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    Quirinale: il film della seconda giornata

    Seconda fumata nera, nuova pioggia di schede bianche.
    20.21 – Sono 527 le schede bianche al secondo scrutinio per l’elezione del capo dello Stato. Ieri erano state 672. Aumentano rispetto alla prima votazione invece i voti dispersi: salgono infatti a quota 125 contro gli 88 registrati ieri. Le schede nulle sono pari a 38.
    20.20 – Fumata nera nella seconda votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati delle regioni per eleggere il presidente della Repubblica. Nessuno, ha detto il presidente della Camera Roberto Fico proclamando il risultato dello spoglio, ha raggiunto il quorum previsto dalla Costituzione dei due terzi dei componenti del Collegio. Servirà una nuova votazione, la terza, prevista per domani a partire dalle 11.
    20.11 – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato con 39 voti il più votato insieme al giurista Maddalena (39 voti anche per lui) nella seconda votazione per il Quirinale finita con una nuova fumata nera.
    20.08 – “Oggi abbiamo deciso di non presentare una rosa di nomi. In questo modo acceleriamo il dialogo con il centrodestra con l’impegno di trovare nelle prossime ore una soluzione condivisa. L’Italia non ha tempo da perdere. Non è il momento del muro contro muro”. Così il Presidente M5s Giuseppe Conte.
    19.44 – “La proposta che facciamo è quella di chiuderci dentro una stanza e buttiamo via le chiavi, pane e acqua, fino a quando arriviamo a una soluzione, domani è il giorno chiave”. Lo ha detto Enrico Letta al termine del vertice di centrosinistra.
    19.40 – Si è concluso nell’Aula di Montecitorio lo spoglio delle schede della seconda votazione per il Presidente della Repubblica. Lo spoglio è durato un’ora. E’ ora un corso il conteggio dei voti.
    19.17 – “Non contrapponiamo una nostra rosa dei nomi” di candidati al Quirinale. È quanto scritto in un comunicato congiunto al termine della riunione Pd, M5S e Leu, alla Camera. “Prendiamo atto della terna formulata dal centrodestra che appare un passo in avanti, utile al dialogo. Pur rispettando le legittime scelte del centrodestra, non riteniamo che su quei nomi possa svilupparsi quella larga condivisione in questo momento necessario”, affermano Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza dopo il vertice di centrosinistra. “Riconfermiamo la nostra volontà di giungere ad una soluzione condivisa su un nome super partes e per questo non contrapponiamo una nostra rosa di nomi”.
    19.11 – Quirinale: seconda fumata nera, nuova pioggia schede bianche. Scrutinio ancora in corso alla Camera
    18.35 – Il metodo scelto dal centrodestra “non credo sia il più agevole ma credo sia giusto valutare le proposte come ha detto il nostro segretario Letta”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
    18.27 – Si è conclusa nell’Aula di Montecitorio la seconda votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati delle regioni per eleggere il presidente della Repubblica. Parte ora lo spoglio, che viene effettuato personalmente dal presidente della Camera Roberto Fico.
    18.12 – Finita nell’Aula di Montecitorio la chiama dei deputati per l’elezione del presidente della Repubblica. Parte ora la chiama dei delegati della regioni.
    17.50 – È iniziato nella sede del gruppo Pd alla Camera il vertice fra M5s, Pd e Leu. Presenti Giuseppe Conte, Enrico Letta, Roberto Speranza e i capigruppo di Camera e Senato delle tre forze politiche.
    17.14 – “Abbiamo affidato al timoniere una nave che è ancora in difficoltà ma non ci sono le condizioni per cambiare e il timoniere non può lasciare”. Lo afferma il presidente del M5s, Giuseppe Conte, rispondendo ad una domanda sulla candidatura di Mario Draghi per il Colle.
    16.57 – “Abbiamo intenzione di muoverci di comune accordo con gli alleati. Mi fido di Conte, senza nessun dubbio”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, conversando con i giornalisti in Transatlantico.
    16.46 – Quelli proposti dal centrodestra sono “nomi sicuramente di qualità e li valuteremo senza spirito pregiudiziale”. Lo ha detto Enrico Letta conversando con i giornalisti in Transatlantico.
    16.34 – “I nostri nomi sono Marcello Pera, Letizia Moratti e Carlo Nordio. Nessuno di loro ha una tessera di partito ma hanno ricoperto ruoli importanti”. Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini nel corso della conferenza stampa del centrodestra.
    16.24 – Letizia Moratti, Carlo Nordio, Marcello Pera. Sarebbero queste, a quanto si apprende, le candidature decise dal centrodestra nel corso del vertice con i leader della coalizione.
    16.09 – Si è conclusa nell’Aula della Camera la votazione dei senatori per l’elezione del presidente della Repubblica. Ora votano i deputati.
    15.54 – Secondo quanto si apprende, si è concluso il vertice del centrodestra con tutti i leader, che si è svolto negli uffici della Camera.
    15.28 – “Spero che la presidenza inizi a far votare due volte al giorno: c’è una crisi pensantissima in Ucraina, la crisi economica su energia e gas, regole assurde a scuola per la dad, almeno il Parlamento abbia la consapevolezza di quello che si sta giocando. Il mio è un appello a fare presto”. Lo dice Matteo Renzi, leader di Iv, parlando in transatlantico alla Camera.
    15.24 – “Ho sentito anche Draghi perché si parla di Quirinale ma oggi l’emergenza è il costo di luce e gas e la crisi tra Russia e Ucraina e mi auguro non ci siano venti di guerra, da questo punto di vista il presidente della Repubblica sarà fondamentale”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, parlando con i cronisti fuori da Montecitorio.
    Ore 15 – Al via nell’Aula di Montecitorio la seconda votazione del Parlamento seduta comune integrato dai delegati regionali per eleggere il presidente della Repubblica. Al banco della presidenza ci sono i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati. Il quorum richiesto è di due terzi dei componenti del Collegio.
    Ore 14.49 – Slitta alle 17.15 il vertice di M5s, Pd e Leu che era previsto alle 15: i leader dei tre partiti, a quanto si apprende, valuteranno di presentare una rosa di candidati per il Quirinale. La decisione sarà assunta anche alla luce dell’esito del vertice di centrodestra.
    Ore 14.45 – “Draghi è a Chigi e lavora bene a Chigi”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini a chi gli chiedeva se il premier sia nella rosa dei nomi proposti dal centrodestra per il Quirinale.
    Ore 13.46 –  In attesa che inizi il vertice del centrodestra, i leader della coalizione provano a definire una rosa dei nomi da presentate al resto dei partiti. L’idea è quella di arrivare ad una terna ed al momento i nomi sarebbero quello dell’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati dell’ex magistrato Carlo Nordio e dell’ex presidente di palazzo Madama Marcello Pera. 
    Ore 12.20 – “La Commissione europea ha tutto l’interesse affinché la situazione attuale” di stabilità in Italia “continui, perché vediamo che ci sono molte rassicurazioni e fiducia che i soldi” del Recovery fund “siano ben spesi”. Così il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, soffermandosi sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica in Italia nel corso di un’intervista a un gruppo ristretto di media internazionali tra cui l’ANSA. “Non ho dubbi che gli oltre mille grandi elettori incaricati siano pienamente consapevoli della posta in gioco”, ha aggiunto.
    Ore 11.14 –  “Il mio ruolo è proteggere Mario Draghi ed è assolutamente importante averlo nelle istituzioni del Paese”. Il segretario del Pd Enrico Letta, in un’intervista alla Cnbc, ha aggiunto di ritenere il premier ed ex presidente della Bce “un asset straordinario”. 
    Ore 10.55 – “Non poniamo veti su Mario Draghi visto che sosteniamo il suo governo, ma come abbiamo detto, la sua autorevolezza e capacità necessitano che resti a Palazzo Chigi e per la presidenza della Repubblica proponiamo nomi di area culturale del centrodestra e di area politica”. Così il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari entrando a Montecitorio per la riunione con gli altri parlamentari e con Matteo Salvini.
    Ore 10.30 – “Non è in corso alcuna trattativa tra il Senatore Matteo Salvini e il Presidente del Consiglio Mario Draghi a proposito di un presunto rimpasto. È infondato e irrispettoso per il senatore Salvini e per il Presidente Draghi immaginare che in questa fase – anziché discutere di temi reali come caro-energia, inflazione, scenari internazionali, opere pubbliche o Covid – siano impegnati a parlare di equilibri di governo. A proposito di Quirinale, il Senatore Salvini è al lavoro su alcuni nomi – donne e uomini – di altissimo profilo.Nessuna confusione né perdite di tempo: la Lega vuole essere garante di stabilità, responsabilità e concretezza”. E’ quanto si legge in una nota della Lega
    Ore 10.07 – “Il totonomi impazzirà in questi giorni, non aggiungerei altri elementi. Per esperienza i nomi che meno si fanno sono quelli che hanno più possibilità di essere eletti”. Così il presidente di Italia Viva Ettore Rosato in un’intervista a Il Piccolo. ” Candidato di Italia Viva ? Non c’è . L’elezione del capo dello Stato – aggiunge Rosato – non può essere la proposta di uno che piaccia più degli altri, ma è il punto di equilibrio tra oltre mille grandi elettori. Mai come stavolta dovrà essere una personalità capace di costruire un largo consenso”. 
    Ore 9.30 –  Pierferdinando Casini, uno tra i candidati alla presidenza della Repubblica più citati in questi giorni, esce dal riserbo dell’ultimo periodo con un post su Instagram: “La passione politica è la mia vita!!”, esclama l’ex presidente della Camera a commento di una sua foto quando, giovanissimo, guidava i giovani Democratici Cristiani. 
    Ore 9.04 – “Lo dico chiaro in vista delle votazioni di oggi, Italia viva non sosterrà candidati che non abbiano un chiarissimo pedigree filo atlantico e filo europeista. Chi ha orecchie per intendere intenda”. Lo ha detto il leader di Italia viva Matteo Renzi a Radio Leopolda.

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    Quirinale: neodeputata Sessa, debutto fra emozione e tristezza

    Avrebbe decisamente preferito debuttare nel 2018, quando invece alle politiche risultò la prima dei non eletti del listino plurinominale Campania 2 di Forza Italia. Il destino ha voluto che Rossella Sessa approdasse alla Camera quasi quattro anni più tardi, subentrando a Enzo Fasano, amico e collega di partito morto domenica, alla vigilia dell’elezione del presidente della Repubblica. Così la neodeputata ha esordito alla Camera nel momento più importante della politica italiana, con uno stato d’animo combattuto.
    “Sento un turbinio di emozioni ma con un po’ di tristezza”, ha raccontato all’ANSA la commercialista salernitana classe 1973, proclamata a mezzogiorno dal presidente di turno Andrea Mandelli: “Enzo era un amico e una guida: ci conoscevamo da tanto, ho iniziato con lui come riferimento sul territorio e con Mara Carfagna come riferimento nazionale”.
    Avvisata ieri dal capigruppo di FI alla Camera, Paolo Barelli, la neo deputata stamattina presto è partita per Roma assieme al marito, lasciando le figlie a Salerno. “Sono abituata a viaggiare per lavoro e loro sono abituate alla mia presenza a intermittenza. Mi sarebbe piaciuto entrare in Parlamento in un altro modo, ma non ero lì ad attendere con ansia di riuscirci. Faccio politca come valore aggiunto alla mia vita privata e professionale”, ha spiegato la deputata azzurra, funzionario di FormezPA, con il ruolo di coordinatore delle attività con la Regione Calabria, in particolare per le attività riconducibili al dl Brunetta (dal Pnrr alla semplificazione amministrativa). Proprio il ministro della Pubblica amministrazione è stato tra i primi ad accoglierla in Transatlantico prima della votazione, in cui proprio per l’ingresso di Sessa il numero dei grandi elettori è tornato a 1.009 e il quorum per i primi tre scrutini a 673. Salvo nuove crisi, ha davanti poco più di un’anno di legislatura.
    “Con il mio gruppo – ha detto Sessa – mi confronterò per fare scelte adeguate per il territorio campano e per la nazione”. Intanto la prima è l’elezione del capo dello Stato. “Speriamo – si è augurata – che vada nel migliore dei modi per il bene di tutti gli italiani”.

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    Mattarella lascia Palermo, bimba lo accoglie in strada

    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lasciato la sua abitazione di Palermo. Prima di salire in macchina, un piccolo fuori programma: ad attenderlo, davanti alla sua abitazione di via Libertà, una bimba, Emilia, 8 anni, sua fan, accompagnata dalla mamma. Ieri Emilia aveva consegnato una lettera alla scorta, indirizzata al Capo dello Stato.
    Mattarella, prima di salire in macchina per raggiungere l’aeroporto, si è fermato a parlare con la piccola che frequenta la quarta elementare, stringendole la mano.   

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    TEMPO REALE – La cronaca del voto

    Oggi è il giorno delle rose per il Quirinale. Quella a tre petali del centrodestra (Moratti, Pera, Nordio) e quella che il centrosinistra valuta a lungo di contrapporre nel vertice pomeridiano di Letta, Conte e Speranza per poi decidere di no, bocciando la terna degli avversari che non porta alla “condivisione” anche se è “un passo avanti” nel dialogo, che dovrà proseguire domani. Nella terna di Salvini, Meloni e Tajani – partorita nel giorno della ormai certa seconda fumata nera – c’è un petalo coperto, il più prezioso: la presidente del Senato Elisabetta Casellati, che lo stesso Salvini evoca: “ha già in sè la dignità di essere una possibile scelta” in quanto seconda carica dello Stato, chiamata il 3 febbraio al ruolo di supplenza di Sergio Mattarella nel caso di mancata fumata bianca. Questo petalo coperto, di fatto, indebolisce già la corsa degli altri tre che comunque Enrico Letta si premura di definire “nomi di qualità”, prima di bocciarli. Coperto forse ancora anche il nome di Frattini, che per Salvini “è follia definire filorusso”. Ma nella rosa ci sono forse più spine che petali per il centrosinistra, perchè il leader della Lega – dopo il no secco a Berlusconi – già avverte: “non possono solo dire no no no”. Giorgia Meloni chiede “rispetto” al centrosinistra, che peraltro “ha espresso almeno 4 degli ultimi Capo dello Stato”. Dalla terna si scarta Tajani, reggente di Fi, e si invoca dialogo e assenza di pregiudizi, giacchè “nessuno dei nomi fatti ha in tasca la tessera di partito”. Letta, Conte, Speranza valutano a lungo se contrapporre loro nomi o no, mentre scorre lo spoglio della seconda votazione con centinaia di schede bianche. Ma oggi è anche il giorno dei 468 morti di Covid, della grave crisi russo-ucraina, delle emergenze (bollette, pnrr, patto stabilità). Per questo Salvini rimarca più volte “da Draghi non vado a chiedere poltrone ma a parlare della vita reale, perchè si schierano soldati e carriarmati e se si chiudono i rubinetti del gas l’Italia resta al buio”. Conte a sua volta cerca di tenere a bada i 5s chiedendo “al timoniere, a cui abbiamo affidato la nave in difficoltà, di restare al comando”. “Il mio ruolo non è difendere il destino dei singoli ma l’interesse del paese”, si contrappone esplicitamente a Letta, che si era dato il compito di “proteggere Draghi”. Chissà se la bocciatura dei nomi del centrodestra porterà di nuovo al centro delle manovre Draghi – ieri attivissimo e oggi assai meno esposto – e magari di nuovo ancora Mattarella, di rientro da Palermo. Un altro ‘papabile’, Casini , oggi sul web mette una foto di sè ventiduenne e con chioma nerissima, con la chiosa “la passione politica è la mia vita”. E intanto Renzi mette fretta: “si voti due volte al giorno, manca una regia come nel 2013, non è il momento delle rose ma del coraggio di votare un nome”.

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    Quirinale, i nomi del centrodestra: Moratti, Nordio e Pera

    La manager, il magistrato e il filosofo. È la terna che il centrodestra schiera per il Colle. Ecco, in sintesi, i profili dei candidati.
    LETIZIA MORATTI – Prima presidente donna della Rai negli anni ’90, prima sindaca di Milano dal 2006 al 2011, oggi è la vicepresidente della Regione Lombardia, guidata da Attilio Fontana, con delega al Welfare. Milanese, classe 1949, figlia di un partigiano, a 25 anni inizia la sua carriera di manager, nel campo assicurativo. Ma la passione politica non si fa attendere. Nel 2006 vince la corsa per Palazzo Marino, da cui guida la città per 5 anni, dopo altrettanti da ministra dell’Istruzione nel governo Berlusconi. È, invece, dell’allora premier Romano Prodi la nomina nel 2007 a commissario per la candidatura di Milano a Expo 2015. L’amico Indro Montanelli, nel descrivere il suo temperamento, ne sottolineava il “soave pugno di ferro”. Nel 2019 va presiedere per circa un anno il Cda di Ubi Banca. Letizia Brichetto Arnaboldi è la vedova del petroliere Gian Marco Moratti, presidente della Saras, da cui ha avuto due figli. Insieme a suo marito è stata sempre vicina ai ragazzi della comunità di recupero di San Patrignano. In epoca Covid viene chiamata dalla Regione Lombardia come assessore a vice del leghista Fontana.
    CARLO NORDIO – Magistrato per 40 anni, ha ricevuto nelle scorse settimane l’ultimo incarico: consulente della commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, l’allora capo comunicazione di banca Mps. Trevigiano, 74 anni, è tuttora tra i protagonisti del dibattito sulla giustizia: da ultimo si è schierato per il sorteggio per la composizione del Csm e ha firmato i referendum di Radicali e Lega. Negli anni ’80 conduce le indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona. Poi, si sposta sul fronte di Tangentopoli e mette sotto inchiesta, con il sistema politico e amministrativo veneto, anche le coop rosse. Questa l’indagine che gli regala la celebrità. Vent’anni dopo, da procuratore aggiunto, coordina l’inchiesta sul Mose, che nel 2014 porta a 35 arresti e a un vero terremoto politico e amministrativo. Nordio è anche presidente della Commissione per la riforma del Codice penale, con l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli (Lega) e in seguito consulente di diverse Commissioni parlamentari. Nel commentare la proposta di Giorgia Meloni di mandarlo al Colle, l’ex magistrato ha fatto sue le parole del centurione di Cafarnao: “Domine non sum dignus. Signore, non sono degno”.
    MARCELLO PERA – Già presidente del Senato dal 2001 al 2006, viene eletto a Palazzo Madama con il Popolo delle Libertà e con la Casa delle Libertà dal 1996 al 2013. Tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000 è vicepresidente del gruppo di Forza Italia e responsabile del dipartimento Giustizia di Fi. Lucchese, 79 anni, nel novembre 2018 viene nominato presidente del Comitato storico-scientifico per gli anniversari di interesse nazionale istituito presso la presidenza del Consiglio. Accademico di filosofia, inizia il suo percorso universitario e di ricerca negli anni Settanta: prima borsista, poi assistente ordinario, infine professore ordinario, coordinatore del dottorato in Filosofia della scienza a Pisa e membro del Comitato scientifico dell’Associazione “Fondazione Karl Popper”, di cui è grande studioso. Tra i numerosi volumi pubblicati c’è il libro ‘Perché dobbiamo dirci cristiani’ introdotto dal Papa emerito Joseph Ratzinger. Nel 2000, quando morì Bettino Craxi, nel definirlo “un grande statista e un grande socialista”, Pera puntò il dito contro “l’ingratitudine di molti”, la “pavidità” di altri e “l’ipocrisia e il cinismo di altri ancora’ che lo avevano “condannato”.

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    Quirinale: voti anche ad Amadeus, Cruciani e Mauro Corona

    Da Bruno Vespa ad Amadeus ad Alberto Angela. Sono molti i nomi ‘strani’ emersi tra le schede del voto di ieri per il Quirinale. Voti anche aD Alfonso Signorini, Fulvio Abbate, Mauro Corona e Claudio Sabelli Fioretti o a Giuseppe Cruciani della trasmissione radiofonica la Zanzara.

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    Quirinale: Casini su Instagram, la passione politica è mia vita

    Dopo un periodo di deciso riserbo Pier Ferdinando Casini rompe il silenzio con un post su Instagram in cui dichiara il suo amore per la politica. “La passione per la politica è la mia vita!!”, sottolinea allegando una sua foto in bianco e nero. Un giovane Casini, diciannovenne, che parla dal palco di un convegno del movimento giovanile della Dc. Quasi cinquant’anni di impegno per la democrazia e le istituzioni, dunque, sembra rivendicare con orgoglio proprio mentre in molti appaiono pronti, invece, a celebrare il funerale della politica. A più di qualcuno appare come un segnale in questi giorni concitati, quando il suo nome è entrato a più riprese nel toto Quirinale.
    Anche oggi molti lo citano come possibile inquilino del Colle più alto. Lo fa un altro democristiano doc come Clemente Mastella che in una intervista alla Stampa racconta: ‘Diversi Cinque Stelle sono venuti da me a dire: meglio Casini che Draghi’. ‘Se dovessi dare un consiglio – aggiunge il sindaco di Benevento – Draghi è bravissimo, continui a fare il premier. Non vedo perché Casini non possa essere un buon nome’. Il diretto interessato si schermisce con i cronisti che, dopo il secondo scrutinio, gli chiedono se debbano già chiamarlo presidente: ‘Mi dovete chiamare Casini, come mi avete sempre chiamato da quarant’anni’, replica con il consueto piglio bolognese.
    E ancora, a chi gli chiede come viva questo momento che lo vede nella rosa dei papabili per l’incarico di capo dello Stato, risponde semplicemente: ‘L’importante è la salute’.
    Insomma, il silenzio è rotto, ma non troppo. Anche perché – come ricorda un altro politico di lungo corso, il capogruppo di Italia Viva alla Camera Ettore Rosato – è proprio questa la regola aurea per chi aspira alla presidenza della Repubblica: ‘Chi è meno nominato ha più chances’. Il silenzio è d’oro, dunque. E fino ad oggi è proprio questa la strategia osservata dall’ex presidente della Camera. 

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    Processo fondi Santa Sede: nuovo rinvio a giudizio per 4 imputati

    Il Tribunale vaticano, su richiesta del promotore di giustizia, ha oggi nuovamente rinviato a giudizio i quattro imputati del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, nato dall’acquisto del palazzo di Londra, per i quali gli atti erano stati rinviati allo stesso ufficio dell’accusa: sono mons. Mauro Carlino, ex segretario del card. Angelo Becciu, il finanziere Raffaele Mincione, l’avv. Nicola Squillace e il funzionario vaticano Fabrizio Tirabassi, per tutti i reati contestati. Il troncone di processo con questi quattro imputati sarà riunito a quello con gli altri sei, intanto proseguito, il prossimo 18 febbraio.
    Le nuove citazioni firmate oggi dal presidente Giuseppe Pignatone riguardano anche il cardinale Angelo Becciu limitatamente all’accusa di subornazione dell’imputato mons. Alberto Perlasca, che così rientra anch’essa nel processo. Per l’altro imputato Tommaso Di Ruzza, ex direttore dell’Authority anti-riciclaggio vaticana, invece, è stata decisa l’archiviazione per un’ipotesi di peculato, mentre restano in piedi le altre accuse agli atti.
        Parlando con i giornalisti, il promotore di giustizia aggiunto Alessandro Diddi ha spiegato che “in questi mesi, in cui le difese degli imputati avevano chiesto maggiori approfondimenti e gli interrogatori di chi non vi era stato sottoposto nella fase istruttoria, nessuno degli imputati si è presentato per essere interrogato”. “Noi però gli approfondimenti li abbiamo condotti ugualmente – ha aggiunto -, depositando sette faldoni di nuovi accertamenti”.    All’inizio dell’udienza di oggi nella Sala polivalente dei Musei vaticani – la sesta -, chiedendo scusa per le quasi due ore e un quarto di ritardo, il presidente Pignatone ha attribuito il contrattempo al fatto che proprio stamane sono state depositate dall’Ufficio del promotore di giustizia le nuove richieste di citazione a giudizio riguardanti il troncone di processo precedentemente stralciato.    Pignatone ha riferito di aver firmato il decreto di citazione, non avendo il potere di opporsi, fissando l’udienza alla data del 18 febbraio prossimo, quando il troncone con i quattro nuovi rinviati a giudizio sarà riunito a quello con gli altri sei che nel frattempo è continuato. Oggi l’atto viene notificato alle parti, insieme a diverse decine di pagine di motivazione.
    Nella sesta udienza del processo al Tribunale vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, durata oggi poco più di 40 minuti, le difese degli imputati hanno nuovamente avanzato eccezioni di nullità “assoluta e radicale” del procedimento per l’ancora omesso o incompleto deposito degli atti da parte dell’Ufficio del promotore di giustizia.
        In particolare, l’avv. Fabio Viglione, difensore del card.Angelo Becciu, ha eccepito che c’è “un’amplissima parte dei documenti informatici” che non è stata consegnata nelle copie richieste. In particolare, di una totalità di 255 supporti informatici sequestrati, 239 non sono stati rilasciati in copia, mentre nessuna delle copie consegnate “può essere qualificata come copia forense” e “la totalità delle copie è costituita da dati più che parziali”.    L’avvocato Maria Concetta Marzo, sempre della difesa di Becciu, ha spiegato che proprio la discussione odierna su questo mancante deposito di atti “ha motivato l’assenza del cardinale, per non ascoltare contenuti di dialoghi”, in particolare con riferimento alle dichiarazione del testimone-chiave mons. Alberto Perlasca. Secondo la legale, infatti, “ci sono punti di prova trattati negli interrogatori di cui negli atti consegnati non viene riportata neanche una parola, e neanche un omissis”.    Il riferimento è a quando, nell’interrogatorio di Perlasca del 23 novembre 2020 “viene esplorato un sospettato rapporto intimo tra il card. Becciu e Cecilia Marogna”. Si sente il promotore di giustizia chiedere a Perlasca dei rapporti tra il cardinale e la donna e la risposta dell’interrogato è di non saperne nulla, “neanche una parola”. Ma il magistrato insiste: “ma come non sa nulla? L’ha mai sentito Crozza che cosa ipotizza nelle sue trasmissioni? Il cardinale ha querelato l’Espresso e non fa niente a Crozza? Io l’avrei massacrato, gli avrei fatto male, cosa fai, non lo sfidi?”. Ma Perlasca si limita a osservare che magari col settimanale procedere per vie legali “era più facile”. “Di questo tema di prova nel verbale non c’è neanche una parola”, ha sottolineato l’avv. Marzo, secondo cui comunque sia i riferimenti alle “voci correnti” come nel caso di Crozza, sia i riferimenti alla “moralità” del cardinale eccepiscono la nullità del processo di trascrizione “perché viziato”.    “L’imputato ha diritto a che non si facciano domande sulla moralità o su fatti mai accaduti – ha sottolineato, associandosi, l’avvocato Luigi Panella, difensore di Enrico Crasso -, pena la nullità radicale e assoluta”.    Il promotore di giustizia aggiunto, Alessandro Diddi, ha spiegato di non sapere quali parti di atti mancano nei supporti consegnati in copie, materialmente fatte dalla Polizia giudiziaria, e il presidente Pignatone gli ha dato un termine fino al 31 gennaio per verificare. Per quanto riguarda le mancate trascrizioni citate, ha aggiunto, “si è cercato di rappresentare tutto quello che è stato dichiarato, ma anche di non lasciare tracce che avrebbero potuto ledere la reputazione.    Si è cercato di tutelare la moralità dell’assistito”. Le eccezioni, quindi, per l’accusa “sono destituite di ogni fondamento”. Il Tribunale deciderà nell’udienza fissata per il 18 febbraio prossimo.