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    Mattarella metabolizza bis con i cari e prepara discorso

    Una giornata di decantazione spesa con i familiari dopo lo stress delle ultime 48 ore nelle quali ha dovuto prendere una decisione sofferta che, come lui stesso ha sottolineato, lo costringe a cambiare i piani di vita. Sergio Mattarella ha passato una domenica di riposo al Quirinale tornato ad essere la sua casa per i prossimi anni. La messa all’interno del Palazzo, la presenza dei suoi cari ed una veloce visita nella famosa casa presa in affitto nel quartiere salario, sulla quale il presidente della Repubblica deve ancora prendere una decisione.
    Ma lunedì si torna al lavoro e non sarà leggero. A poche centinaia di metri di distanza il premier Mario Draghi avrà già riunito il primo Consiglio dei ministri post elezioni e sul tavolo c’è il dossier Covid per definire le mosse delle prossime settimane. Sullo sfondo le decisioni per frenare il caro bollette e il nodo dello scostamento di Bilancio.
    Al Quirinale il presidente ha già iniziato a ragionare sul discorso di insediamento che è sempre stato per tutti una sorta di intervento programmatico dei presidenti. Manca parecchio tempo al giuramento che avverrà solo giovedì pomeriggio nel giorno in cui il capo dello Stato termina formalmente il suo primo settennato. E’ prevedibile pensare che Mattarella non recriminerà sullo stallo della politica e sul suo improvviso richiamo al lavoro. Troppo saldo è infatti il suo rispetto per il Parlamento che ieri non a caso ha ringraziato per la “fiducia” nuovamente accordatagli. Sarà un invito a mettersi tutti al lavoro per affrontare le “emergenze ancora in atto”, a partire da quella sanitaria. Un appello a non perdere tempo e, forse nelle pieghe, a non cadere nell’errore di trasformare il tempo che manca alle elezioni politiche del 2023 in un anno elettorale. Difficile che non prosegua nella linea della fiducia che da mesi cerca di inoculare nel Paese e nella politica, invitando a non perdere l’occasione di sfruttare l’onda della ripresa. Che nonostante il Covid si mantiene robusta visto che le previsioni dei dati Istat di lunedì fissano – se confermate – l’asticella ad un ottimo 6.5.
    Insomma si riparte e già oggi le fibrillazioni di questa settimana di voto dei Grandi elettori sembrano lontane. Poi, intanto, c’è da risistemare le sue cose al Quirinale, parlare con i collaboratori che anch’essi erano già con un piede fuori dal Palazzo. Dovrebbero essere confermati tutti. Resta molto in forse la consigliera diplomatica Emanuela D’Alessandro che era già stata indicata come prossima ambasciatrice a Parigi. Ma di questo si parlerà dopo il giuramento.

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    Legge elettorale: Letta, via Rosatellum e cambi di casacca

     “La politica ha un anno per autodeterminarsi. Quando dico no ai cambi di casacca lo dico perchè è una delle cose che rende più lontana la politica. L’altra cosa da fare è la legge elettorale per permettre ai cittadini di scegliere gli eletti. Ed eliminare la peggiore legge elettorale che c’è mai stata, il Rosatellum”. Così Enrico Letta a Mezz’ora in più dove, tra le azioni da intraprendere nei prossimi mesi cita anche il nodo del caro energia, la lotta alle disugualianze e la questione dei precari: “in un anno si possono fare tante cose”. 
    Secondo Letta, “con Mattarella il governo esce più forte, con un altro Presidente ci sarebbero stati mesi di rodaggio, oggi l’esecutivo è più forte ed è un fatto positivo. Ora è importante che affronti le disuguaglianze e la precarietà del lavoro dei giovani, degli stage e sicurezza sul lavoro, da qui il cambio delle regole nei contratti e l’eliminazione dei tirocini gratuiti”.  
    “Noi siamo per il maggioritario ma la riforma elettorale non è una priorità per gli italiani. E poi chi lo dice che con la proporzionale si garantisce la stabilità….”. Così il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, a “Mezz’ora in più”. 

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    Stampa estera, 'vince l'Italia, perdono i partiti'

        Vince l’Italia che ne guadagna in stabilità e credibilità sui mercati; perdono i partiti, rissosi, incapaci di trovare un’alternativa credibile e protagonisti di un “processo di voto parlamentare farsesco”. E’ praticamente unanime la lettura offerta dalla stampa estera alla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Con molti degli opinionisti internazionali che si chiedono ora se le scorie accumulate in questa settimana si trasferiranno sull’azione di governo.    “Una vittoria per l’Italia in un momento delicato” ma una “sconfitta tremenda per i partiti e per la politica italiana”, sintetizza il quotidiano spagnolo El País. Quella di Mattarella è una scelta che permette al Paese di “proteggere la stabilità e figure come Draghi”, aggiunge il giornale pubblicato a Madrid.    Tuttavia, nota anche La Vanguardia, “lo spettacolo di questa settimana è una sconfitta monumentale della politica italiana”.    D’accordo anche El Mundo: il bis di Mattarella rappresenta “un sospiro di sollievo per il Paese, ma una sconfitta assoluta della politica”. Una soluzione che serve a puntellare “ancora una volta un sistema antiquato e atrofizzato, incapace di risolvere i propri problemi”. E pure Abc parla di un esito “imbarazzante per il parlamento”.    Molto simili i commenti dei media britannici. Mattarella era “l’unico in grado di garantire stabilità al fragile Governo Draghi perché potesse sopravvivere”, osserva il Financial Times.    La sua conferma “soddisferà la business community italiana e i mercati internazionali, che hanno seguito da vicino gli eventi temendo che un’elezione presidenziale disordinata e divisiva potesse far deragliare lo slancio di riforma del Paese.    L’Italia – ricorda l’Ft – è il maggiore beneficiario di fondi provenienti dal Recovery fund dell’Ue per 750 miliardi di euro, ma deve rispettare un ambizioso calendario di riforme per ottenere ogni tranche di fondi. Lo stesso Draghi – nota il giornale – era considerato un potenziale successore di Mattarella, ma si temeva che la sua ascesa alla presidenza potesse innescare il collasso del governo e spingere l’Italia alle elezioni anticipate”.    Guardian e Bbc osservano da parte loro come la conferma di Mattarella sia alla fine emersa come la più popolare dopo sette votazioni che non sono riuscite a produrre un candidato alternativo e hanno rivelato “profonde divisioni” nell’ampia coalizione di governo di Draghi. Per la Bbc “non è chiaro se Mattarella intenda svolgere un intero mandato di sette anni, con alcuni in Italia che suggeriscono che l’ottantenne presidente potrebbe farsi da parte per consentire a Draghi di prendere il suo posto dopo le elezioni del 2023”.    “Mattarella e Draghi sono popolari tra gli italiani. Ma la percezione dello ‘status quo’ prevalente nella maggioranza di governo è una lettura superficiale, soprattutto dopo una settimana di dramma politico che ha rispecchiato una mancanza di leadership, fiducia e coraggio”, commenta con il Guardian Wolfango Piccoli, copresidente della Società di ricerca Teneo con sede a Londra. (ANSA).   

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    Mattarella, il secondo presidente più votato

    Sergio Mattarella con 759 voti, è il secondo capo dello Stato più votato della storia repubblicana.    Non supera il record di consensi di Sandro Pertini che ne ottenne 832, ma si piazza sopra Francesco Cossiga che nel 1985 ebbe 752 voti. E anche sopra Giorgio Napolitano che, quando salì per la seconda volta al Colle più alto ottenne 738 voti. Con Napolitano, invece, condivide la rielezione, che avviene, appunto, per la secondo volta nella storia repubblicana.    L’elezione di un capo dello Stato all’ottavo scrutinio rappresenta invece un unicum. In molti casi si è andati ben oltre questo numero di votazioni e solo per due volte il nuovo presidente della Repubblica è arrivato al primo colpo.    Nelle precedenti 12 elezioni presidenziali per quattro volte il quarto scrutinio è risultato decisivo: è accaduto per Luigi Einaudi nel 1948, Giovanni Gronchi nel 1955, Giorgio Napolitano nel 2006 e lo stesso Mattarella nel 2015. Alla sesta votazione è arrivato, nel 2013, il Napolitano-bis. Ma la storia delle corse al Quirinale è costellata di esempi di elezioni più che travagliate, sbloccatesi addirittura oltre il ventesimo scrutinio.    È il caso del record, in negativo, di Giovanni Leone eletto presidente nel 1971 allo scrutinio numero 23. Ma sette anni prima lo stesso Leone era stato protagonista di una via crucis lunga quasi altrettante votazioni. Era stato sul punto di farcela (al quattordicesimo spoglio) ma si era dovuto alla fine arrendere a Giuseppe Saragat eletto alla votazione numero 21.    Anche per un presidente molto amato ed eletto con un ampio consenso (da lui stesso richiesto come conditio per correre) come Sandro Pertini l’elezione non fu certo una passeggiata. L’8 luglio del 1978 salì al Colle più alto al sedicesimo scrutinio con il record di voti: 832 su 995 grandi elettori. Sette anni dopo a Francesco Cossiga riuscì invece l’impresa dell’elezione al primo voto. Il 24 giugno 1985 andò tutto liscio come l’olio: 752 voti su 977. Ampia maggioranza per Oscar Luigi Scalfaro, ma solo alla sedicesima votazione e con l’accelerazione seguita alla strage di Capaci.    A Carlo Azeglio Ciampi va il record di rapidità nello scrutinio e l’elezione al primo voto con 707 preferenze. È il 13 maggio del 1999 e accanto a lui a seguire la lettura delle schede c’è un giovane Mario Draghi.   

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    Il sollievo dell'Europa e degli Usa. Biden: 'Rafforzeremo ulteriormente i legami'

    L’Europa e gli Stati Uniti tirano un sospiro di sollievo per la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, con Mario Draghi saldo a Palazzo Chigi. Una stabilità che diventa innanzitutto garanzia che l’Italia non deraglierà dalle ambiziose riforme finanziate dalla Ue. E che si è evitato un governo elettorale vero e proprio, con i conseguenti timori sulle possibili tentazioni di creare nuovo debito.
     “Congratulazioni al presidente Sergio Mattarella per la sua rielezione” twitta il presidente americano Joe Biden, assicurando che i due leader continueranno gli “sforzi per rafforzare ulteriormente i legami fra Stati Uniti e Italia e affrontare la sfide comuni”.
    “Caro Presidente Mattarella, congratulazioni per la sua rielezione. L’Italia può sempre contare sulla Ue”, è il tweet in serata della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
    Mentre il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si dice convinto che l’Italia continuerà a contribuire costruttivamente alla crescita dell’Ue”. Molto caloroso, anche in considerazione dell’amicizia personale tra i due, il messaggio del francese Emmanuel Macron: “Auguri, caro Sergio.
    “So di poter contare sul tuo impegno affinché viva l’amicizia fra i nostri paesi e questa Europa unita, forte e prospera che stiamo costruendo. Viva l’amicizia tra l’Italia e la Francia!” conclude Macron, in italiano. Messa alle spalle l’incertezza degli ultimi giorni, la soluzione trovata a Roma rassicura insomma le istituzioni a Bruxelles, ma anche le altre cancellerie, per il ruolo che l’Italia potrà avere nella riforma del Patto di stabilità, e per la collaborazione senza soluzione di continuità con la presidenza di turno francese, soprattutto in un momento sensibile come quello che il Vecchio Continente sta vivendo nella crisi ucraina.
    La svolta viene salutata come la miglior soluzione possibile da quanti auspicavano stabilità e continuità nel Paese. La presenza di Mattarella e Draghi ha facilitato il cammino sulla strada della pianificazione del Pnrr. E il Colle è sempre stato un punto di riferimento per l’Europa, che ha rassicurato anche quando ha facilitato l’individuazione di vie d’uscita alle tensioni con l’Ue, evitando crisi maggiori per le tensioni politiche interne (come durante il Governo gialloverde).
    Rispetto al Pnrr, si ragiona ancora tra le istituzioni a Bruxelles, il successo dell’Italia è fondamentale per tutta l’Europa. Nelle prossime settimane dovrebbe arrivare la risposta alla richiesta della prima vera tranche per l’Italia: entro febbraio la Commissione darà la sua opinione al comitato economico e finanziario (Cef), il braccio operativo dell’Ecofin che deve dare il via libera definitivo. E la soluzione trovata per il Quirinale è la massima garanzia che l’Italia può dare all’Europa.
    Dopo la conferma di Mattarella, i riflettori nell’Ue sono ora puntati sulla Francia, dove ad aprile si vota per le presidenziali e a giugno per le politiche. Domenica invece urne aperte in Portogallo, dove per la prima volta c’è un partito di estrema destra che sta crescendo nei consensi.    

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    Quirinale, il discorso di Mattarella

    “Ringrazio i Presidenti della Camera e del Senato per la loro comunicazione.
    Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti.
    I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando – sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento.
    Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”.
    E’ quanto ha dichiarato il Presidente Mattarella al termine dell’incontro con i Presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e della Camera, Roberto Fico, che gli hanno comunicato l’esito della votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica.