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    Quirinale: Il discorso di Mattarella il 3 febbraio 2015

    Ecco il testo del primo discorso di insediamento di Sergio Mattarella il 3 febbraio 2015

    Signora Presidente della Camera dei Deputati, Signora Vice Presidente del Senato, Signori Parlamentari e Delegati regionali,
    Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate.
    Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli.
    Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto.
    Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari.
    A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani.
    Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso.
    Rendo omaggio alla Corte Costituzionale organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell’indipendenza e a tutte le magistrature.Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato.
    La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno.
    Ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini.Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana.
    L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze.
    La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo.
    Ha aumentato le ingiustizie.
    Ha generato nuove povertà.
    Ha prodotto emarginazione e solitudine.
    Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi.
    Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali.
    Sono questi i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo.
    Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione.
    Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea, va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa.
    E’ indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo.
    Nel corso del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo – cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro – ha opportunamente perseguito questa strategia.
    Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza.
    L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte.
    Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente.Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito.
    Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali.
    Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.
    Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana.
    Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza.
    Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società.
    A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all’estero.
    Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso.
    Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese.
    La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica.
    La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti.
    Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento.
    La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti.
    I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare.
    A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare.
    L’idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese.
    Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità.
    Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti.
    E’ necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee.
    La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi.
    E’ significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione.
    Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia.
    Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico.
    Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare.Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento.
    Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione.
    E’ una immagine efficace.
    All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere – e sarà – imparziale.I giocatori lo aiutino con la loro correttezza.
    Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione.
    La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno.
    Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro.
    Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro.
    Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale.
    Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici.
    Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace.
    Significa garantire i diritti dei malati.
    Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale.
    Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi.
    Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni.
    Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità.
    Significa sostenere la famiglia, risorsa della società.
    Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia.
    Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo.
    Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva.
    Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità.La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute.
    La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile.
    Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini.
    Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato.
    Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci.
    L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».
    E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti.
    Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata.
    Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.
    Altri rischi minacciano la nostra convivenza.
    Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti.
    Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi.
    Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano.
    La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa.
    Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore.
    La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza.
    Per minacce globali servono risposte globali.
    Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali.
    I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale.
    La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse.
    Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione.
    La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura.
    Il sentimento della speranza ha caratterizzato l’Europa nel dopoguerra e alla caduta del muro di Berlino. Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra, speranza di affermazione di valori di democrazia dopo il 1989.
    Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio.
    L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia.
    Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi.
    Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia.
    E’ questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale.
    L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo.
    A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, ¬ deve essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi.
    Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza, rivolgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell’assolvimento del proprio dovere.
    Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria.
    Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo.
    Di tre italiani, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di fare presto ritorno nelle loro case.
    Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati,Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo.
    Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani:il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi.
    i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti.
    Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto.
    Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi.
    Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri.
    Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto.
    Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose.
    Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace.
    Viva la Repubblica, viva l’Italia!

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    Salvini incontra Giorgetti, la Lega stabile al governo

    Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha incontrato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, dopo il Cdm sulle nuove norme anti-Covid, disertato dagli esponenti leghisti, sottolineando la fedeltà all’esecutivo.
    “Ci mancherebbe altro!” ha risposto a chi gli chiedeva se il suo partito sia stabile al governo, aggiungendo: “Noi non abbiamo nessun interesse a chiedere rimodulazioni della squadra di governo’. 
    “La Lega- ha detto ancora Salvini –  è impegnata a trovare tutti i soldi e le norme possibili per salvare il lavoro dal nostro paese. Il ritorno alla normalità è un dovere. Per arrivarci non bisogna complicare la vita alla gente, e a scuola non bisogna complicarla alle mamme ed ai papà”. 
    “Qui bisogna trovare miliardi veri e rapidamente da girare sui conti correnti degli aziende e delle famiglie che non riescono a pagare le bollette”, sostiene. Riferendosi all’atteggiamento mantenuto ieri della lega in Consiglio dei ministri, Salvini sostiene che “sindaci e governatori chiedono le riaperture. I guariti oggi sono più al sicuro degli altri, lo dice la scienza. Imporre loro altre dosi e restrizioni e senza basi scientifiche. Io non sono d’accordo sul fatto che mamme e papà siano messi in difficoltà. I discorsi politici, invece, li lascio a Letta e Conte”. 

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    Oggi il giuramento, attesa per il discorso di Mattarella

    Il Consiglio dei ministri è stato sentito in merito all’intendimento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di confermare il Cons. Ugo Zampetti nell’incarico di Segretario generale della Presidenza della Repubblica. Lo si legge nella nota del Consiglio Che la sua rielezione abbia allora un senso, un’utilità immediata per il Paese. Sergio Mattarella non lo dirà mai in questi termini ma al Quirinale è questo il pensiero di fondo che si è metabolizzato in questi giorni, tra rielezione e giuramento. Riflessioni che hanno permesso a Sergio Mattarella di riflettere e sintetizzare, attraverso un’operazione di pulizia dalle tossine accumulate un po’ da tutti la settimana scorsa a causa delle tensioni per il voto. Una semplificazione che, com’è nel suo stile, lo conduce ai problemi reali del Paese, alle sue esigenze. Ecco perchè il presidente della Repubblica nel suo discorso riporterà al posto che merita la politica estera, il ruolo dell’Italia in Europa in un momento in cui venti di guerra si abbattono ai confini del Continente e le navi russe e della Nato si confrontano al largo della Sicilia. Parlerà anche della pandemia, ovviamente. L’emergenza che da due anni flagella il mondo e che uno degli obiettivi per il quale è nato il governo di Mario Draghi, insieme alla messa a terra del Pnrr. Il discorso, al quale lavora il presidente con lo staff, dovrebbe essere conciso e pragmatico. Non ci saranno “j’accuse” al Parlamento che anzi Mattarella ha già ringraziato per la “fiducia” concessagli. Troppo diversa è la situazione rispetto a quando il suo predecessore, Giorgio Napolitano, fu rieletto da un Parlamento disperato e al quale, durante il discorso di insediamento, “re Giorgio” dedicò parole di fuoco ricevendo un mare di applausi proprio da coloro che stava fustigando. Al contrario ci sarà una riflessione sul legame tra democrazia e parlamentarismo, sul necessario equilibrio tra diverse istituzioni. Il presidente volerà alto riflettendo sul rapporto tra diritti e democrazia che da sempre si incrociano nelle esternazioni del suo primo settennato, costruendo quel “fil rouge” mattarelliano che pianta le sue radici nel cattolicesimo progressista. Un’Italia forte e democratica non può che impegnare – e questo Mattarella lo ha spiegato più volte – la propria democrazia nella promozione dei diritti. Dentro e fuori il Paese. Ci sarà tanta Europa nel discorso alle Camere riunite che precederà il simbolico ritorno di Mattarella – no, non nella casa che aveva affittato per stare vicino a figli e nipoti – al palazzo del Quirinale. E’ finita l’era del sovranismo, delle pulsioni contro l’Eurocasta e degli attacchi al concetto stesso di Unione. Oggi è l’Europa del Recovery fund al centro della scena, un’Unione che deve rivedere il Patto di stabilità e non può perdere questo straordinario vento favorevole che silenzia – almeno per ora – i Paesi cosiddetti “frugali”. Ma al di là del Patto di stabilità che richiede tempi lunghi ed una presenza forte del governo di Roma, c’è la crisi Ucraina che non aspetta. Un tema ancora misteriosamente assente nel dibattito tra le forze politiche italiane, delle cui gravissime implicazioni il Quirinale è ben consapevole. Infine non mancherà la consueta iniezione di fiducia al Paese, un riconoscimento ai cittadini che hanno affrontato con responsabilità la pandemia. Altrettanta responsabilità servirà alla politica: solo ieri l’Istat ha certificato una crescita lusinghiera del Pil del 6.5% nel 2021. Non si può rallentare.

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    Più libertà per vaccinati, meno Dad e pass illimitato

    Niente più restrizioni per i vaccinati, anche in zona rossa, green pass con durata illimitata per chi ha completato il ciclo vaccinale ma anche per chi ha fatto solo due dosi di vaccino ed è guarito dal Covid, quarantena a scuola da 10 a 5 giorni e solo per i non vaccinati, Didattica a distanza che scatta da cinque casi in su per nidi, materne ed elementari, stranieri che potranno accedere ad alberghi e ristoranti anche se hanno solo il pass base.
    A distanza di un mese dall’ultimo decreto, il Governo rivoluziona nuovamente le regole anti Covid ma stavolta l’obiettivo, grazie alle vaccinazioni e sulla base dei dati che indicano da giorni il calo della curva dei contagi, è quello di garantire ancora maggiore libertà a chi ha seguito le indicazioni e si è vaccinato, semplificare le regole, ridurre le restrizioni e riaprire l’Italia nelle prossime settimane.
    Il decreto con le nuove norme entrerà in vigore il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dunque nelle prossime ore, in modo che sia operativo per lunedì 7 febbraio. “Siamo in una fase e in un tempo nuovo” sintetizza il ministro della Salute Roberto Speranza. Nulla cambia invece per il lavoro da remoto: “Sullo smart working restano vigenti i provvedimenti attuali, nessuna modifica dal Cdm”, precisa Speranza.    SCUOLA, CAMBIA TUTTO – l’intervento più importante, come era stato ampiamente annunciato, è quello sulla scuola, dove la babele di regole ha creato problemi e disagi a migliaia di famiglie e mandato nel caos il sistema scolastico anche se il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi rivendica, dati alla mano, ciò che è stato fatto finora, che ha consentito di avere “l’81,3% degli alunni, il 92% dei docenti e il 93,2% del personale tecnico amministrativo in presenza”. Ora però si cambia poiché, aggiunge, “stiamo marciando verso una nuova normalità”. Nella bozza si prevede di dimezzare la durata della Dad, che passa da 10 a 5 giorni in tutte le scuole di ogni ordine e grado e rimarrà solo per i non vaccinati, ad eccezione della fascia 0-6 anni, nella quale non è autorizzata la vaccinazione. La differenza, dunque, è che negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, tutti i bambini rimarranno a casa quando in classe ci sono 5 o più casi di positività al Covid e non più alla presenza di un caso come avviene oggi. Alle elementari, medie e superiori, invece, la didattica a distanza scatterà solo per i non vaccinati: alle primarie, così come per la fascia 0-6, dal quinto caso in su, alle secondarie dal secondo in poi. Chi resta in classe e ha più di sei anni dovrà utilizzare le mascherine FFp2 mentre a nidi e infanzia, dove per i bimbi non c’è obbligo di dispositivi di protezione, ad usare le Ffp2 saranno solo i docenti. Il decreto introduce un’ulteriore novità, i tamponi ‘fai da te’ per scuole dell’infanzia ed elementari. Fino a 4 casi, infatti, si rimane tutti in classe, ma se un bambino dovesse mostrare sintomi del virus, dovrà sottoporsi ad un tampone, molecolare, antigenico oppure “autosomministrato”. In caso quest’ultimo desse esito negativo, per rientrare in classe basterà l’autocertificazione. Chi, invece, va in quarantena, in ogni ordine e grado d’istruzione, per tornare a scuola dovrà fare un tampone antigenico o molecolare e non avrà bisogno del certificato medico.    NIENTE PIÙ DIVIETI PER VACCINATI – Un’altra misura che rivoluzionerà radicalmente le regole con cui gli italiani hanno vissuto per mesi è quella che modifica le restrizioni in zona rossa. Le fasce di colore rimarranno ma anche in quelle Regioni che dovessero finire in rosso non ci saranno più divieti per chi ha completato il ciclo vaccinale, come già avviene di fatto in zona gialla e arancione. Le restrizioni rimarranno invece per i no vax.    GREEN PASS SENZA LIMITI – Dopo aver ridotto la durata del certificato da 9 a 6 mesi – a differenza di quel che accade nel resto d’Europa – il governo torna sui suoi passi per risolvere un problema che si sarebbe posto a metà marzo quando migliaia di italiani, poiché hanno fatto il booster a metà settembre e non essendo autorizzata la quarta dose, si sarebbero veduti scadere il green pass e non avrebbero potuto accedere ad attività e servizi pur avendo rispettato le indicazioni del governo. La bozza del decreto prevede dunque che, per chi ha completato il ciclo vaccinale e anche per chi si è contagiato e è guarito dopo essersi vaccinato, il pass ha validità “senza necessità di ulteriori dosi di richiamo”. Dunque, illimitata. Per chi, invece, si è contagiato dopo la prima dose, il certificato varrà 6 mesi.    TURISTI IN HOTEL E RISTORANTI CON PASS BASE – Con il provvedimento si risolve anche un problema sollevato nei giorni scorsi dal mondo del turismo: fino ad oggi, infatti, gli stranieri potevano entrare in Italia con il pass base ma non alloggiare in hotel o mangiare al ristorante o accedere a tutte quelle attività per le quali è previsto il pass rafforzato, che all’estero non esiste. Dall’entrata in vigore del provvedimento, chi è vaccinato e guarito da meno di 6 mesi, potrà accedervi con il pass base. Chi invece ha un certificato di guarigione o vaccinale da più di sei mesi – compresi quelli ottenuti con Sputnik o con altri vaccini non autorizzati dall’Italia – dovrà mostrare l’esito negativo di un tampone effettuato 48 ore prima se antigenico o 72 se molecolare. Tampone che non è obbligatorio se si è guariti dopo aver completato il ciclo di vaccinazione.

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    Centrodestra: Berlusconi, Fi è e sarà il perno della coalizione

     “Forza Italia è il partito che, con la sua fondazione, ha consentito la nascita del centrodestra.    È stato e continuerà ad essere il perno della coalizione che si contrappone alla sinistra. Il centrodestra che abbiamo come orizzonte strategico è saldamente ancorato ai valori del Ppe: europeista, atlantista, garantista, cattolico e liberale”. Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
    “Forza Italia è impegnata, insieme con le altre sigle di centro, per rafforzare l’area centrale di un centrodestra che è ancora oggi per i sondaggi la prima scelta degli italiani, la coalizione che governa la maggior parte delle Regioni e centinaia di Comuni”, ha affermato Berlusconi, al termine di una riunione con il coordinatore nazionale Antonio Tajani e con i capigruppo Annamaria Bernini e Paolo Barelli.    

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    Conte chiede ai ministri 5s un 'patto per i cittadini'

     “Il Movimento 5 Stelle è stato chiaro: serve un patto per garantire risposte ai bisogni dei cittadini, non ad altri interessi. Come ripetiamo da tempo, è il momento di accelerare per sostenere la ripartenza e offrire soluzioni rapide ed efficaci alle urgenze del Paese”. Così il Presidente M5s Giuseppe Conte in un post in cui aggiunge: “I ministri 5 Stelle devono portare avanti questo impegno, questi fatti, queste parole. Sono quelle che si aspettano i cittadini, a cui noi tutti, ora più che mai, dobbiamo risposte e azioni concrete. Senza perdere tempo”.    

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    Pnrr: 45 target entro giugno, spending review per il calo delle tasse

    Fissare gli obiettivi di risparmio della spending review per gli anni 2023-2025, anche per finanziare una riforma fiscale o riforme della spesa pubblica pro-crescita, adottare un programma nazionale per la gestione dei rifiuti, ma anche riformare l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale: sono alcuni dei 45 obiettivi che i diversi ministeri dovranno centrare entro giugno, per poter sbloccare la seconda rata dei fondi Recovery prima dell’estate.La maggior parte sono obiettivi ambientali, in capo al ministero della transizione ecologica, ma sono coinvolti tra gli altri anche Cultura, Mise, Mims, Istruzione, Mef, Interno.”Il Cdm di oggi ha fatto una puntuale ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi PNRR del primo semestre dell’anno”. Lo rendono noto fonti di Palazzo Chigi. Dei 45 obiettivi “previsti entro giugno 2022, tre risultano già conseguiti”.Il Consiglio dei ministri ha valutato positivamente lo stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza dei Ministeri coinvolti. Lo affermano fonti di Palazzo Chigi, sottolineando che nell’ambito delle procedure di attuazione del Pnrr, al 31 gennaio 2022 le amministrazioni titolari di interventi hanno emanato 113 bandi e avvisi per un importo complessivo pari a circa 27,86 miliardi di euro. Ad oggi risultano aperti 48 bandi per un ammontare di risorse da assegnare pari a 23,17 miliardi.
    “Nel 2022 l’Italia deve conseguire complessivamente 100 obiettivi per il PNRR di cui 83 milestone e 17 target. Di questi 45 sono da conseguire entro il 30 giugno 2022, a cui è collegata una rata di rimborso di 24,13 miliardi, e 55 entro 31 dicembre 2022, per la quale è associata una rata di rimborso pari a 21,83 miliardi”. Lo rendono noto fonti di Palazzo Chigi al termine del Cdm. “Tutte le Amministrazioni centrali sono coinvolte” nel raggiungere “milestones e target del 2022”, precisano.

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    M5s: Grillo,non dissolvete il dono del padre in vanità personale

    “Una volta un padre venerabile (Ghandi) disse ai suoi “sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Così egli (l’Elevato) non volle essere un padre padrone, ma un padre che dà ai figli il dono più grande. Sicché rinunciò a sé per consentire il passaggio dall’impossibile al necessario. Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale (figli miei)”. E’ l’appello all’unità che il fondatore M5s Beppe Grillo pubblica sul suo blog. “Il necessario è saper rinunciare a sè per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce. Ma se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”. 
    È scontro nel M5s anche sulla interpretazione del post di Beppe Grillo che nei panni dell’Elevato richiama la dirigenza del Movimento ad accettare “ruoli e regole” e a parlare con “una sola voce”. Se i “dimaiani” leggono le parole di Grillo come l’offerta di proporsi come mediatore, un po’ come fece Di Maio quando Grillo e Conte erano ai ferri corti, al contrario i “contiani” asseriscono che la lettura corretta del post sia quella di accettare che la “sola voce” del Movimento sia quella del suo leader e quindi di Giuseppe Conte. Anche lui sicuro di questa seconda lettura, tant’è che Conte ha messo un suo “like” al post di Grillo.