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    CANADA: AFFONDA PESCHERECCIO SPAGNOLO, SI TEMONO VARI MORTI

    (ANSA) – MADRID, 15 FEB – Un peschereccio spagnolo è naufragato al largo dell’isola di Terranova, in Canada; si teme che varie persone siano morte. Lo hanno reso noto le autorità spagnole.    Tre marinai sono stati trovati in vita, secondo la portavoce del governo spagnolo, Isabel Rodríguez, spiegando che per il momento non può fornire altri dati. A bordo, informano media iberici, c’erano 22 persone.    Sono in corso ricerche per trovare eventuali altri superstiti.    (ANSA).   

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    Sant'Egidio, con 'Bravo' per i diritti dei minori invisibili

       ‘Ninos indocumentados’, ‘unofficial’, ‘sans papiers’, ‘vidomegons’, ‘enfants de la rue’, ‘esclaves domestique’. I bambini ‘invisibili’ sono chiamati in mille modi diversi, tranne che con il loro vero nome, quello che gli spetta, quello che gli potrebbe garantire i diritti civili, che gli potrebbe dare una dignità, che li farebbe esistere agli occhi del mondo. Ed è per combattere questa piaga, drammatica soprattutto in Africa, che la Comunità di Sant’Egidio è scesa in campo con il suo programma ‘Bravo!’ (Birth Registration for All Versus Oblivion) grazie al quale hanno ricevuto un’identità oltre 5 milioni di bambini nel mondo. Un’impresa raccontata in un libro dal titolo ‘Nascere non basta’, ispirato ai celebri versi di Pablo Neruda: “Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno”. Un volume curato da Adriana Gulotta e presentato, tra gli altri, dal fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dal ministro della Scuola Patrizio Bianchi, che descrive la terribile situazione in cui una moltitudine di minori è costretta a vivere, senza che nessuno la riconosca, vittima della tratta di schiavi, che interessa ormai “10 milioni di bambini” e del traffico di organi umani.    Nascere senza poter avere un’identità, perché non iscritti al registro dell’anagrafe, afferma Riccardi, significa non avere protezione, né assistenza sanitaria, “significa, quand’anche liberati dalla varie forme di schiavitù, non aver diritto a un posto, un luogo, una famiglia”, una comunità a cui poter tornare. “Senza documenti – sottolinea – sono di fatto dei senza patria”. E questo rende il “popolo degli invisibili” merce preziosa per il traffico di esseri umani, che in Africa si stima che renda 9,5 miliardi di dollari l’anno (profitto spesso superiore a quello del commercio illegale delle armi), o per i terroristi che trasformano i bambini in soldati agguerriti pronti a tutto. I dati contenuti in questo libro importante, ma assai doloroso, sono allarmanti: nel mondo, “un miliardo di persone non ha alcun documento di identità e la metà di questi invisibili è in Africa sub-sahariana, sebbene nel continente viva il 15% della popolazione mondiale”.    Il diritto negato all’identità esiste in realtà un po’ ovunque, come dimostrano il popolo dei Rohingya, per la maggior parte considerato apolide perché privo di documenti o i bambini ‘indocumentados’ che, in Messico, grazie alle “politiche contro l’immigrazione clandestina” di Trump, sono stati strappati ai genitori e a questi, molti non riescono più a ricongiungersi, perché privi dei documenti che ne dimostrino l’identità.    Ed è proprio per riuscire a garantire il diritto al nome – come previsto nell’articolo 7 della Convenzione sui diritti dell’infanzia – ai ‘minori fantasma’ che l’azione di Sant’Egidio diventa fondamentale. “Grazie alle campagne di ‘Bravo’ – spiega Colette Guiebre, coordinatrice del programma in Burkina Faso – ho capito che si può far molto per migliorare le cose. Vedo le donne cambiare: capiscono che con l’atto di nascita possono difendere la vita dei loro figli. E aumenta la scolarizzazione”.    “Ma è soprattutto in un momento come questo, in cui tutto sembra provvisorio – osserva il ministro Bianchi – che si deve ricostruire lo spessore di un contesto civile”. Esattamente uno degli obiettivi che si pone il programma ‘Bravo’ garantendo una “seconda nascita” che apre “a una nuova vita libera e dignitosa”.    

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    Mattarella, democrazia lungo cammino scritto in Costituzione

    “Ognuno di noi come singolo cittadino e tutti insieme come comunità dobbiamo sentire la responsabilità di continuare a tessere la tela dell’uguaglianza con il filo che ci è stato consegnato dalle generazioni che ci hanno preceduto”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella prefazione al libro di Ernesto Maria Ruffini “Uguali per Costituzione. Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 a oggi”, pubblicata dal Corriere della Sera. 
    “Le leggi da sole non bastano – scrive Mattarella – Le parole scritte nelle raccolte legislative rischiano di rimanere fissate solo sulla carta se non sono anche accompagnate dalla capacità di ognuno di fare il proprio dovere, di sentirsi parte di una comunita’”. “I segni e i semi lasciati nella nostra storia dai principi fondamentali della Carta costituzionale rappresentano tuttora il nostro patrimonio più prezioso”, nota il presidente della Repubblica. Il saggio di Ruffini “e’ il racconto di come noi italiani siamo stati capaci di riempire di contenuto e spessore una parola speciale, impegnativa: uguaglianza”.
    E “passo dopo passo, ci riporta al momento in cui l’Italia usciva dalla tragedia della dittatura e della guerra e, nella liberta’, cominciava a costruire la sua nuova democrazia”. Per Mattarella “non sempre è stato un cammino facile. Semmai, a volte, faticoso. Di certo inarrestabile, anche se per molti aspetti ancora incompleto. Capace di porsi nuovi traguardi, da raggiungere insieme”. E nei decenni “abbiamo raccolto da quella straordinaria stagione un’eredità che dobbiamo a nostra volta consegnare alle nuove generazioni”. Nel leggere i resoconti parlamentari dei dibattiti sulle principali leggi, “vediamo lo straordinario viaggio della nostra democrazia e cogliamo lo sguardo attento dei cittadini che chiedono al Parlamento di dare vita ai principi costituzionali”. E poi “comprendiamo il ruolo della Corte costituzionale chiamata a garantire la piena osservanza della nostra Costituzione. E intuiamo anche come sia responsabilità di ognuno proseguire il cammino”.    

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    In treno a Leopoli,'via dalle tensioni di Kiev'

    Il treno che da Kiev porta a Leopoli, città mitteleuropea dell’Ucraina occidentale a poche decine di chilometri dalla Polonia e dall’Ue, parte prima dell’alba. Sulla banchina della stazione, ancora al buio e con temperature rigide, salgono a bordo dell’InterCity 705 diretto nella città polacca di Przemysl studenti, uomini d’affari, famiglie con bambini assonnati e piangenti.    Non è l’assalto alla diligenza, e nemmeno la grande fuga dalla capitale prima dell’attacco russo: l’afflusso di passeggeri – assicura Vadym, il controllore col nome sul cartellino – è lo stesso di qualsiasi altro lunedì mattina. Ma tra i viaggiatori c’è comunque chi ha deciso di lasciare Kiev per sfuggire alla tensione, agli allarmi degli occidentali, all’incertezza costante degli ultimi giorni, alcuni anche alla paura.    Lo smartworking imposto dal Covid in questo caso aiuta: una coppia di giovani web designer ha deciso di andare qualche settimana dai parenti a Leopoli, lavorare a distanza e aspettare da lì l’evolversi della situazione. Due studenti turchi, al primo anno di medicina all’università di Kiev, sono stati invitati dalla loro ambasciata – come molti altri stranieri – a lasciare il Paese: una volta a Leopoli prenderanno, a malincuore, un aereo per Izmir per tornare a casa dalle loro famiglie che – raccontano all’ANSA – li aspettano preoccupate.    “Sto andando a Leopoli per lavoro”, spiega al contrario un manager di Kiev in giacca e 24ore. “Non sto scappando”, aggiunge subito, intuendo la domanda successiva. Una giovane donna seduta accanto a una bambina stenta a prendere sonno sul sedile della prima classe e racconta, sorridendo, tutta un’altra storia: “Domani è il mio compleanno, voglio solo visitare Leopoli con mia figlia e tra due giorni torniamo a Kiev”.    Alcuni passeggeri sonnecchiano, con la mascherina sugli occhi anziché sulla bocca, altri tentano di svegliarsi andando a prendere un caffè al vagone-bar, mentre il treno corre fino a 150 km, lasciandosi l’alba alle spalle tra campagne sterminate e foreste di pini e betulle. Solo due le fermate intermedie sui 560 km di percorso, e dopo 5 ore l’arrivo a Leopoli sotto un sole già alto.    La città patrimonio dell’umanità dell’Unesco, nota per la sua università e meta turistica fino alla pandemia e alle attuali tensioni, appare già in Ue e rivendica un’antica identità antirussa. “Vladimir Putin sa che non potrà mai sottomettere l’ovest dell’Ucraina”, ci aveva avvertito Natalia Fedorovych, ex viceministra per le politiche sociali dell’Ucraina e originaria di Leopoli, indignata per come Mosca abbia sottratto la Crimea e il Donbass all’est del Paese.    Da qui un’eventuale nuova invasione appare ancora più remota, di certo fisicamente più lontana. Ma il punto non è solo territoriale, spiega don Andriy Bodnar, direttore della casa salesiana e della scuola professionale San Giovanni Bosco di Leopoli: “La questione non è l’adesione dell’Ucraina alla Nato, quello è un pretesto per creare questo caos. La verità è che la Russia ha paura di avere una democrazia come vicino. Noi siamo pronti a difenderci, ma non con le armi, con la testa: ci sentiamo europei, e ci muoviamo decisi verso l’Unione europea”.    Ma intanto la nuova guerra ibrida è arrivata anche qui, con un allarme bomba in una filiale dell’Ukr Exim Bank. La polizia isola il marciapiede ed evacua l’edificio, i curiosi vengono tenuti a distanza mentre si attendono gli artificieri. Alla fine sembra solo uno dei numerosi allarmi che nelle ultime settimane si moltiplicano in tutto il Paese e che poi, fortunatamente, si rivelano falsi. Ma tanto basta per paralizzare, ancora e ancora, le attività e gli stati d’animo.   

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    Domani il Cdm sui balneari. Poi caro-bollette e Superbonus

      La riforma delle concessioni balneari che dovrebbe arrivare domani sul tavolo del Consiglio dei ministri, secondo quanto si apprende da fonti di governo, dovrebbe essere introdotta con un emendamento al disegno di legge delega sulla concorrenza, attualmente all’esame del Senato.”Noi siamo sotto un attacco inaudito da circa un mese a questa parte. Riteniamo che ci sia un piano ben organizzato e con un regista preciso. Abbiamo di fronte la magistratura e Palazzo Chigi che sta cercando di fare tutto il possibile per mettere in liquidazione le spiagge italiane, oltre all’attacco da parte dei soliti media organizzato e ben confezionato”. Così Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, interpellato dall’ANSA in vista del cdm di domani. Secondo Licordari “Lega e FI stanno cercando di difenderci ma allo stesso tempo sorreggono il governo. Anche loro non conoscono il testo che andrà domani in cdm”.Scatteranno velocemente le novità che il governo introdurrà per far ripartire, in sicurezza, i lavori collegati al Superbonus. Le norme, secondo quanto si apprende saranno inserite nel prossimo decreto sulle Bollette che il governo porterà nel Consiglio dei Ministri che potrebbe tenersi o giovedì o venerdì prossimo. Nelle norme, oltre al codice identificativo, una sorta di bollino, che accompagnerà le operazioni di cessioni del credito, è anche previsto un limite massimo di tre cessioni del credito se queste operazioni avvengono all’interno del sistema bancario.Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha firmato il decreto che fissa i tetti massimi per gli interventi del Superbonus 110%. I massimali aggiornano quelli già vigenti per l’Ecobonus, aumentandoli almeno del 20% in considerazione del maggior costo delle materie prime e dell’inflazione. “Con questo decreto – commenta il ministro – si completa l’operazione che sta portando avanti il Governo ponendo un freno all’eccessiva lievitazione dei costi e riportando il Superbonus a un esercizio ragionevole che tuteli lo Stato e i cittadini venendo incontro alle esigenze del settore e dell’efficientamento energetico”. Governo al lavoro per mettere a punto il nuovo decreto contro il caro bollette: in mattinata, secondo quanto si apprende, il ministro dell’Economia Daniele Franco è stato a lungo a Palazzo Chigi con il suo staff in riunione con il sottosegretario alla presidenza Daniele Garofoli. Insieme Franco e Garofoli hanno poi incontrato anche la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, per fare un punto sulle linee generali del provvedimento. Le nuove misure dovrebbero da un lato dare nuovi aiuti a famiglie e imprese e dall’altro, su un orizzonte di medio periodo, aumentare la produzione di gas nazionale – e lo stoccaggio – e delle rinnovabili, anche attraverso la spinta a scuole e uffici pubblici a dotarsi di pannelli solari.”Il caro bollette è una emergenza nazionale, troppi settori rischiano di fallire. Ne parlerò con Draghi: servono subito il decreto Energia e idee chiare per il futuro. L’Italia ha bisogno di aumentare l’estrazione di gas e, per i prossimi anni, serve una riflessione seria sul nucleare di ultima generazione. I troppi No ideologici fanno male al Paese”. Lo dice il leader della Lega, Matteo Salvini citando il caso di una palestra nel centro di Bologna che “ha ricevuto una bolletta del gas più che raddoppiata a parità di consumi: da 2.426,37 euro da pagare a fine dicembre 2021 a 5.090,65 da saldare entro il 31 gennaio 2022. Nello stesso periodo di riferimento – continua la nota – il costo dell’energia elettrica è passato da 3.025,69 a 4.294,20 euro. Simili prezzi, uniti alle difficoltà che il settore delle palestre ha accusato per la pandemia, rischiano di stroncare molte attività”.
    “Questa è la settimana giusta per dare un messaggio forte alle famiglie e alle imprese, perché la ripresa è a rischio. Spingiamo il governo ad andare nella giusta direzione, aiutare famiglie e le imprese”. Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta parlando del caro bollette a margine della presentazione del libro L’uomo delle regole, di Nicola Graziani, a Roma. “Famiglie e imprese, già in difficoltà a causa della crisi economica, subiranno l’ennesima stangata dovuta al rincaro di luce e gas. Il governo, incapace e senza alcuna strategia, continua a non fare nulla”. Così la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni su Twitter.

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    Lettera di Tiziano Renzi al figlio:'Per te sono ostacolo'

     “In questi anni ho avuto la netta percezione, la certezza, di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli unici colloqui erano conditi di rimproveri e di sfiducie preventive”. Lo si legge in un passo del testo sequestrato nell’ottobre 2019 dalla Guardia di Finanza in un pc di Tiziano Renzi. Lo scritto, una lettera, è finito agli atti del processo per bancarotta in corso a Firenze che vede tra gli imputati i genitori dell’ex premier. Secondo un’istanza della difesa di Tiziano Renzi, in cui si chiedeva di considerarlo non utilizzabile – e che è stata respinta dal Tribunale – il documento sarebbe “una missiva del signor Tiziano Renzi al figlio senatore”. Risalirebbe ai primi giorni del marzo 2017. Il padre sembra rivolgersi al figlio con rammarico e costernazione, in una specie di sfogo. L’estensore accusa Renzi jr. di non prenderlo in considerazione e si lamenta dei guai giudiziari che sta passando.    Nel testo, che non è chiaro se sia mai stato recapitato a Matteo Renzi, non mancano stoccate ai fedelissimi dell’ex premier: “Carrai – si legge nel testo attribuito a Tiziano Renzi – non si deve mai più far vedere da me, uomo falso”, quindi si legge ancora di una “banda Bassotti Bianchi, Bonifazi e Boschi” che “hanno lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi e io sono stato quello che è passato per ladro”.     “Riguardo al tuo auspicio che vada in pensione – si legge in un altro passaggio – devo con forza affermare che in pensione mi ci manda il buon Dio non te”. “Questa vicenda – affermerebbe ancora Tiziano Renzi, ritenuto l’autore della missiva – mi ha tolto la capacità di relazione. Tutti quello che hanno avuto rapporti con me sono stati attenzionati solo per questo fatto”. “Sono – aggiunge – come il re Mida della m.., concimo tutti, stanno interrogando tutti”.    Il tribunale ha rigettato un’eccezione della difesa di Tiziano Renzi secondo cui il documento sarebbe stato sequestrato violando le regole sul sequestro della corrispondenza e le guarentigie dei parlamentari. Per il tribunale al testo non sarebbero applicabili le regole per i sequestri di corrispondenza ma “la disciplina ordinaria in materia di sequestro, con riferimento a lettere o pieghi non ancora avviati dal mittente al destinatario o già ricevuti da quest’ultimo, poiché tali oggetti non costituiscono corrispondenza, implicando tale nozione un’attività di spedizione in corso”. La difesa ha tentato di far uscire la lettera dal fascicolo processuale del processo in corso per la bancarotta relativa a cooperative di servizi pubblicitari. Ma il tribunale ha detto no così le parti potranno chiedere di discuterne con imputati e testi durante il dibattimento.  La circolazione del documento con la lettera di Tiziano Renzi al figlio Matteo è “l’ennesima conferma di un modus operandi degli inquirenti fiorentini che si commenta da solo e che in assenza di violazioni del codice penale si concentra sulle difficoltà di rapporto tra padre e figlio. Nel merito l’ennesima dimostrazione del fatto che Matteo Renzi non ha mai agevolato suo padre nelle sue attività professionali. Nel metodo l’ennesimo schiaffo alla civiltà giuridica, alla vita delle persone e alla privacy di una famiglia colpita da una pervicace campagna mediatica senza precedenti”. Si legge in una nota della difesa di Tiziano Renzi.    

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    Superbonus: Salvini a Giorgetti, non basta ma è fondamentale

    Sono gli sconti per l’edilizia a fare traballare le larghissime intese: a scatenare le polemiche erano state a dire il vero le parole dello stesso premier e del ministro dell’Economia, Daniele Franco sulle “truffe più grandi della storia” che si nascondono dietro a incentivi pensati per dare una spinta all’economia. Ma quelle parole hanno fatto riemergere dubbi da parte degli altri partiti che “si sono subito accodati” a Draghi, dicono dalle file pentastellate, pur avendo sostenuto finora la misura di bandiera del Movimento, da ultimo anche con la battaglia in manovra per levare il tetto Isee per le villette.
    “Il superbonus è uno strumento assolutamente efficace, stiamo lavorando per rinnovarlo aumentando la possibilità della cessione del credito, perché bloccare la cessione del credito significa bloccare l’edilizia che è l’unico settore che sta correndo in questo momento”. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini in diretta su Radio Rtl 102.5. Alla domanda se è d’accordo con il ministro leghista Giancarlo Giorgetti e se i rapporti tra loro si sono ricuciti, Salvini ha risposto: “No, Giorgetti dice che non basta il superbonus. Ovvio che non basta, però è fondamentale andare avanti sulla via del superbonus per aiutare gli italiani e un settore come l’edilizia”. 
    “Il Governo Draghi ha compiuto un anno. Prima o poi, anche i critici riconosceranno che la svolta Conte-Draghi ha salvato il Paese. E dire che a noi è costato tantissimo in termini umani prima ancora che politici: chi va contro la corrente deve essere particolarmente forte e motivato. Se vi fossero tra noi, ancora, inconsolabili nostalgici del Governo Conte vorrei mostrare loro i dati sulle frodi che sono state permesse da leggi scritte malissimo come quelle del Governo Conte (110% ma anche bonus facciate). Secondo l’Agenzia delle Entrate, aver scritto male le norme ha prodotto frodi per oltre 4 miliardi di euro. Avete letto bene: oltre 4 miliardi di euro. Una cifra enorme”. Così il leader Iv Matteo Renzi nell’enews. “L’onestà in politica non sta soltanto nella fedina penale pulita ma – afferma Renzi – anche nella capacità di scrivere leggi giuste. Per un politico la prima forma di onestà è la competenza. Il Governo Conte non è stato il governo della competenza, purtroppo: averlo mandato a casa resterà per sempre un grande merito di Italia Viva e di chi ci ha creduto, contro corrente e contro tutti”.
    “Leggi scritte e approvate dal Governo di cui ⁦@matteorenzi⁩ e Italia Viva facevano parte. Stesso inaccettabile atteggiamento dei 5S sul Tap. Io non c’ero e se c’ero dormivo non funziona e non fa bene alla credibilità della politica”, scrive su Twitter il leader di Azione, Carlo Calenda, commentando la e-news di Renzi sul superbonus.
    La nuova e più restrittiva norma del superbonus in materia di detrazioni fiscale e cessione dei crediti che escludono la facoltà per il soggetto che ha già acquistato il credito di cederlo ulteriormente, “genera molteplici criticità innanzitutto per il settore edilizio e quindi per l’economia dell’Italia e, a valle, anche per le banche che sono tra i maggiori acquirenti dei crediti in questione”. E’ quanto ha detto il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini in un’audizione in Senato sul dl sostegni. “Pur comprendendo le finalità di prevenzione delle frodi, le previsioni recate dall’articolo 28 citato hanno determinato una interruzione del positivo effetto registrato negli ultimi due anni e hanno generato incertezza per i contratti di cessione già stipulati: nonostante la previsione di un periodo transitorio (per i crediti oggetto di opzione esercitata entro il 6 febbraio, termine poi prorogato al 16 febbraio dal Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 4 febbraio scorso), la norma – ha messo in guardia Sabatini – rischia di mettere in discussione le operazioni già poste in essere e di modificare rapporti e impegni contrattuali già assunti”. Il responsabile dell’Abi ha ricordato infatti che il meccanismo della cessione del credito fiscale (unitamente allo sconto in fattura), infatti, “ha costituito fin dalla sua introduzione un volano per favorire la crescita degli investimenti volti a migliorare l’efficienza energetica e di contenimento dei rischi sismici e idrogeologici connessi agli immobili e, per questa via, ha sicuramente contribuito in misura significativa al recupero del Pil”. Questo meccanismo inoltre “sostiene la ripresa dell’economia – a fronte dell’attuale periodo emergenziale – consentendo di monetizzare sin da subito il beneficio fiscale altrimenti utilizzabile in un prolungato arco temporale e garantendo, dunque, maggiore liquidità immediata a famiglie e imprese” ha concluso Sabatini. Nella gestione del Superbonus, “in caso di frodi dovrà rispondere esclusivamente il cedente originario, beneficiario della detrazione o impresa che ha operato lo sconto in fattura, assieme agli eventuali soggetti che abbiano concorso alla realizzazione dell’operazione fraudolenta. Nessuna conseguenza deve pertanto ricadere sull’acquirente in buona fede”, sottolinea il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini. Il responsabile dell’Associazione bancaria ricorda che “in ordine ai profili di responsabilità solidale e di concorso nella violazione dei cessionari del credito d’imposta relativo al Superbonus, l’art. 121, comma 4, del Decreto Rilancio, prevede che questi ultimi rispondano solo per l’eventuale utilizzo in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d’imposta acquisito. In presenza di concorso nella violazione, invece, i cessionari sono responsabili in solido per il pagamento dell’importo corrispondente alla detrazione non spettante e dei relativi interessi”. Secondo Sabatini, “occorre che siano chiariti in modo univoco le casistiche in cui trova applicazione il concorso di colpa con riferimento al Superbonus affinché la possibilità di utilizzare – correttamente – in compensazione i crediti d’imposta acquistati in buona fede non sia messa in discussione e non sia compromesso il buon funzionamento del meccanismo di cessione”. 

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    Covid: primo caso alle isole Cook dopo due anni pandemia

    (ANSA) – ROMA, 14 FEB – Le Isole Cook, uno dei pochi posti al
    mondo che non aveva registrato finora nessun caso di
    coronavirus, ha rilevato il primo contagio dall’inizio della
    pandemia. Lo riportano i media internazionali citando l’annuncio
    del primo ministro Mark Brown. Si tratta di una persona
    risultata positiva a Rarotonga, la più grande delle Isole Cook,
    che proveniva dalla Nuova Zelanda. (ANSA).