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    Nella banya a Kiev, dove si esorcizza la guerra

    La ‘banya’ del mondo russo-ucraino è uno stato mentale. Un po’ come la dacia. Puoi provare a tradurlo, usare parole che rendano l’idea, ma sarà sempre un’approssimazione. Ci devi andare, per capire. In pratica è la sintesi perfetta tra la spa e il pub. È dove gli uomini abbassano la guardia. Un luogo per la mente e per il corpo, gli affanni restano fuori. Lo spettro della guerra, quasi. Perché le parole di Vladimir Putin sono sulla bocca di tutti, rimbalzano dentro ai telefonini anche se non vorresti, pure se sei nudo come mamma ti ha fatto.
     Ascolta “Nella banya a Kiev, dove si esorcizza la guerra (di Mattia Bernardo Bagnoli)” su Spreaker.

     “Certo che siamo preoccupati, non si parla d’altro. E guarda, la cosa che mi fa impazzire è che non capisco come sia possibile essere arrivati a questo punto, di nuovo, dopo il 2014. Ecco, siamo sempre nel Maidan”. Misha ha 35 anni, lavora per una grande compagnia informatica. Ha una moglie e una figlia. Alla banya Kurenevskie ci viene quando vuole trattarsi bene, è forse la più rinomata di Kiev, con una solida tradizione che affonda nei tempi sovietici. Il rito è semplice. Si entra, il cameriere ti assegna un posto, tipo panca del tram, ci si sveste lì, senza spogliatoi o altri ammennicoli, si poggiano i vestiti su un gruccia, telo intorno alla vita e berretto di feltro sul capo (per proteggerlo dalle alte temperature della sauna), poi si ordina. Tè, birra, vodka. Vanno forte i gamberi di fiume. Si beve, si mangia e naturalmente si parla. Ed è un attimo attaccare bottone.    “Putin vuole fare il duro. Ma per me non ha capito che il socialismo è finito, quell’epoca lì è finita. Non dico che il capitalismo vada tutto bene, questo no. Ma quella guerra l’abbiamo persa, il mondo è cambiato. E l’Ucraina è pronta a guardare al futuro, noi vogliamo costruirci un futuro nuovo. La Russia non so, mi pare di no. Che poi io con i russi non ho problemi, leggiamo gli stessi libri, sentiamo la stessa musica.    Ma se scoppia la guerra non ci parlo più con loro, giuro”. Misha gronda acqua, è appena tornato dalla pozza gelata e ha la pelle rossa. Alexander lo sente parlare e s’intromette. Ha un’altra età, ha 50 anni. È di Donetsk. La terra contesa. “L’Ucraina non è tutta uguale”, abbozza. “Giù da noi il 50% sta coi russi. Che poi… ormai sono tutti stanchi. L’economia è un disastro. Te lo dico io, quello che vuole la gente è la pace, qualsiasi pace”.    La stranezza però è che, a volte, per avere la pace ti tocca fare la guerra. “Io potrei andarmene, l’azienda mi ha anche offerto di andare in Polonia o in Turchia”, confida Misha. “Ma ho detto di no, sento che ora devo stare qui”. Un piano B comunque c’è. “Mia suocera vive a Ferrara, il suo compagno alleva cani. Si vive bene da voi. Se scoppia il finimondo mia moglie e mia figlia le mando in Italia”, dice ancora Misha. “Io no però, io resto a Kiev”. Serghei, il cameriere, approva. “E sennò noi come campiamo?”. Il nostro pezzo di banya ride. Altro giro di birra. Alexander lo stuzzica. “Con questi prezzi campate anche bene, mi sa”. Qui Serghei non ci sta. “Zuccone, non li leggi i giornali? Sta aumentando tutto”. E non solo in Ucraina, a dire il vero. L’inflazione ad ogni modo pare poca cosa, rispetto al resto. C’è un segreto, per vincere la partita? “Stare calmi, continuare le nostre vite”. Approvazione generale.    “Putin ha torto, se scoppia il panico facciamo il suo gioco”, sentenzia Misha. E via dentro la sauna, a sudare la paura.   

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    Salvini incontra Mattarella: 'Se dati Covid vanno bene, stop a restrizioni'

    Il leader della Lega, Matteo Salvini ha incontrato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella al Quirinale. Lo riferisce una nota della Lega, parlando di un incontro “cordiale” e spiegando che “Salvini ha espresso personalmente al presidente grande soddisfazione per la rielezione. Il leader della Lega aveva già avuto modo di complimentarsi telefonicamente con il capo dello Stato, subito dopo la riconferma, ma a causa del covid non era stato presente al discorso di insediamento”. 
    “Salvini ha espresso grande preoccupazione per le tensioni internazionali sottolineando la necessità di garantire la pace e gli interessi degli italiani”, dice la nota della Lega. Salvini si è augurato che, fa sapere la Lega, “con il miglioramento dei dati pandemici, possa finire lo stato di emergenza e di conseguenza le restrizioni”. Tra gli altri argomenti, Salvini ha espresso preoccupazione per crisi energetica e inflazione.   

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    Vaccini: gruppo Alt contro D'Incà, lancio dei fogli in Aula

     Attacco del gruppo di Alt nei confronti del ministro del Rapporti col Parlamento Federico D’Incà nell’Aula della Camera mentre poneva la fiducia sul decreto legge relativo all’obbligo vaccinale. Mentre il ministro pronunciava la formula di rito ai banchi del governo, un gruppo di deputati di Alternativa gli si è fatto intorno ed ha cominciato a tirargli addosso dei fogli di carta, ricoprendolo.    Sono intervenuti i commessi. La seduta, nel frattempo, stava comunque per essere sospesa per la convocazione della conferenza dei capigruppo.    

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    Elezioni: ok del Senato al ddl per risolvere contenziosi liste

    Via libera del Senato alla proposta di legge a prima firma del senatore del Pd Dario Parrini che “senza allungare i tempi decisionali consentirà di risolvere più equamente il contenzioso riguardante la presentazione di candidature, liste e simboli prima delle elezioni politiche”. Il testo fa sapere Parrini è stato approvato con 204 voti favorevoli ed 1 astenuto. “Sono contento – dice l’esponente Dem – che abbia raccolto un consenso unanime sia in commissione che in sede plenaria. E ovviamente spero che la Camera completi l’opera arrivando al più presto all’approvazione definitiva”.
    “Ancorché di natura prevalentemente tecnica – prosegue Parrini – è una novità importante sul piano dei principi. E lo è per più ragioni: perché finalmente, e per la prima volta, trova compiuta e organica attuazione legislativa un appello-monito contenuto in una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 48 del 26 marzo 2021; perché si aumentano le garanzie per i cittadini e le forze politiche, colmando un vuoto di tutela giurisdizionale giustamente stigmatizzato dalla Consulta. Si tratta di una scelta seria”.    

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    Ucraina, il Papa: 'Astenersi da azioni belliche, rispettare il diritto'

    “Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina”, ha detto il Papa. “Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane, si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti”. “Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche – ha continuato Francesco – perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra, il padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici”. “Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, screditando il diritto internazionale”. “Come me, tanta gente in tutto il mondo sta provando angoscia e preoccupazione – ha affermato il Papa nel suo appello – Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte”. “Prego tutte le parti coinvolte – ha aggiunto – perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”. 
    “Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti – ha detto il papa -. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti, perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.
    Un messaggio destinato a tutto il popolo ucraino per chiamare ciascuno alla “responsabilità” e al “sacro dovere dei cittadini” di difendere la patria: mons. Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, indirizza un messaggio “ai figli e alle figlie del popolo ucraino in Ucraina e negli insediamenti e a tutte le persone di buona volontà”, in un momento drammatico per la nazione. L’arcivescovo sottolinea che il riconoscimento da parte della Federazione Russa delle auto-proclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk “rappresenta una seria sfida e minaccia all’intera comunità internazionale e al diritto internazionale”.

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    Bombardamenti e propaganda, polveriera Donbass

    Due soldati ucraini e un miliziano filo-russo uccisi, almeno una dozzina di combattenti feriti, scambi d’artiglieria continui e sempre più pesanti. Lungo la linea di contatto del Donbass la guerra è ormai un fatto. E mentre il riconoscimento di Vladimir Putin della sovranità dei separatisti “sull’insieme delle regioni” di Lugansk e Donetsk apre la strada al tentativo di prendere il controllo con le armi delle porzioni di quei territori ancora in mano a Kiev, sul terreno gli scontri si intensificano tra reciproche accuse di escalation: una polveriera attorno a cui la macchina della propaganda corre a pieni giri.
    Tra le autoproclamate repubbliche filo-russe e l’esercito ucraino i bombardamenti sono costanti. Il bilancio di Kiev parla di almeno due soldati uccisi e altri 12 feriti dalla notte tra lunedì e martedì, con 84 violazioni del cessate il fuoco registrate in 24 ore, 64 delle quali con armi vietate dagli accordi di Minsk. Sull’altro fronte, i miliziani secessionisti denunciano almeno una vittima tra le loro fila ed elencano un’ottantina di attacchi dalla mezzanotte di martedì, con centinaia di colpi d’artiglieria e di mortaio, e più di 4mila munizioni sparate dall’inizio di questa escalation. Secondo il viceministro della Difesa di Mosca, Nikolai Pankov, alle porte del Donbass Kiev ha schierato una task force di 60 mila uomini con blindati, sistemi missilistici e lanciarazzi, mentre i separatisti che hanno accolto le prime colonne di soldati dalla Russia – pronta all’azione con 150 mila uomini stimati ai confini ucraini – ora invocano la protezione del sistema di difesa antiaereo di Mosca: “così”, suggerisce il portavoce delle milizie di Donetsk, Eduard Basurin, “nessuno potrà volare sopra di noi”.

    A far temere un inasprimento del conflitto sono anche le segnalazioni di spostamenti tattici: da un lato le truppe russe nelle province del Donbass, svuotate nel frattempo di 90 mila profughi tra donne, bambini e anziani, mentre gli uomini serrano i ranghi delle milizie; dall’altro i carri armati e i cinque lanciarazzi multipli ucraini BM-21 Grad individuati dall’intelligence militare di Donetsk in movimento verso Mariupol, la località strategica sul mar d’Azov da dove il territorio dei separatisti può essere bombardato ma che Kiev teme possa essere il primo obiettivo di un’invasione, privando l’Ucraina di un cruciale accesso al mare e della cintura che separa le zone sotto controllo russo del Donbass e della Crimea.
    Per Donetsk, “è la prima volta dal 2018” che l’Ucraina usa i Grad, mentre altri cinque sistemi missilistici Buk-M1 schierati in allerta da combattimento ai confini del Donbass potrebbero colpire fino a 30 km di distanza. E poi, avvertono ancora i miliziani appoggiati da Mosca, c’è lo spostamento dei sistemi missilistici antiaerei S-300 nei pressi degli aeroporti internazionali di Kiev, Dnepropetrovsk e Cherkassy.
    I due fronti, insomma, si rafforzano, pronti a un’escalation militare ben più pesante. E a dimostrarlo ci sono anche i piani di evacuazione dei civili: i quasi centomila già rifugiatisi dal Donbass in 11 province russe, da Rostov sul Don a Mosca, potrebbero moltiplicarsi presto: solo a Donetsk, le autorità hanno già preparato la fuga di 700 mila persone.    

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    Open: ok del Senato al conflitto attribuzione, 167 sì, 76 no

    L’Aula di palazzo Madama approva, con 167 voti favorevoli, 76 contrari e nessun astenuto la relazione della Giunta delle immunità sul caso Open che vede coinvolto il leader di Italia Viva Matteo Renzi, indagato per finanziamento illecito. In sostanza viene sollevato un conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale contro i magistrati di Firenze che avrebbero inserito nel fascicolo dell’inchiesta, chat e mail di quando Renzi era già senatore, dunque, secondo la relazione votata, avrebbero dovuto chiedere prima una formale autorizzazione al Senato. “Chi dice che siamo in presenza del tentativo di un senatore di allontanarsi dal processo mente sapendo di mentire. Questo non ha niente a che vedere con la posizione dell’imputato, non cambia niente nel processo che mi riguarda. Siamo qua perché su questo tema si combatte una battaglia di civiltà giuridica e di dignità della politica. Qua parliamo di Costituzione”. Lo ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, intervenendo al Senato sul conflitto di attribuzione contro i magistrati fiorentini per il caso della Fondazione Open. “Le carte sono illegittimamente acquisite, lo dice la Corte di Cassazione”. “Che i pm non abbiano seguito le regole lo ha stabilito la Cassazione, con cinque decisioni. Si vergogni chi pensa che qua stiamo attaccando la magistratura, noi la rispettiamo. Noi chiediamo che la politica faccia i conti con la realtà, senza alcun attacco alla magistratura” ha detto il leader di Iv.

    “Non è consentito a nessuno violentare la vita delle persone pensando che questo sia giusto”. Lo ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi, intervenendo al Senato sul conflitto di attribuzione contro i magistrati fiorentini per il caso della Fondazione Open e parlando della lettera “intima” di suo padre Tiziano. M5s e Pd divisi dal voto: il Pd ha votato sì al conflitto di attribuzione, M5s contro

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    L'Italia apre ai turisti extra Ue, Pass base basterà

    Il 31 marzo si avvicina e l’Italia sente già il profumo della libertà. Che, all’indomani del probabile addio allo stato d’emergenza Covid, non sarà totale ma passerà per una serie di allentamenti progressivi delle restrizioni. Qualcosa però già si muove: il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato oggi un’ordinanza che allarga ai viaggiatori che arrivano dai paesi extra Ue le stesse regole che valgono per i comunitari. Stop quindi alla ‘quarantena’: dal primo marzo per entrare in Italia basteranno le stesse condizioni del Green pass ‘base’, cioè certificato di vaccinazione, di guarigione, o test negativo. Una manna per il mondo del turismo, che aspetta le festività pasquali come la prima vera finestra utile del 2022 per una boccata d’aria.    Intanto, il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha annunciato per lunedì 28 febbraio prossimo il passaggio della sua regione in zona bianca.    La mossa di Speranza arriva a poche ore da un altro segnale di apertura, stavolta da Bruxelles: i ministri per gli Affari europei dei 27 hanno raccomandato ai Paesi Ue di “revocare la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l’Unione per le persone vaccinate con un vaccino approvato dall’Ue o dall’Oms”.    Ma nonostante i passi avanti, il 31 marzo non dovrebbe segnare una cesura netta col passato. Almeno, questo sembra essere l’orientamento del governo che forse già la prossima settimana, ha spiegato la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, dovrebbe riunire la cabina di regia con i rappresentanti della maggioranza per discutere proprio i termini della de-escalation. “Tutti pensiamo, in primis Draghi, Berlusconi, ma anche Salvini – ha tenuto a specificare la ministra ai microfoni della Rai – che si debba andare verso un graduale allentamento delle misure perché, grazie ai vaccini, curva e numeri fanno ben sperare”. L’iter dovrebbe rimanere il solito: le evidenze epidemiologiche, poi il passaggio politico in cabina di regia, infine l’imprimatur del presidente del Consiglio, più che mai intenzionato a tenere salde le briglie della situazione, nonostante gli strattoni dell’ala ‘aperturista’ della maggioranza.    Qualche novità intanto era già stata decisa nei giorni passati, e arriverà anche prima del 31: dal 1 marzo scatterà l’aumento della capienza di stadi e palazzetti (al 75% e 60%).    Tappa successiva il 10: si potrà tornare a visitare i familiari in ospedale. Sempre dal 10 marzo sarà permesso consumare cibo al cinema e negli impianti sportivi.    Ma è dal 1 aprile in poi, con lo stato d’emergenza alle spalle, che dovrebbero aprirsi davvero scenari nuovi, in particolare rispetto al Green pass. Che venga abolito tout court sembra inverosimile: più probabile che ne venga limitato via via l’uso, con sempre meno applicazioni della versione ‘rafforzata’.    Dovrebbe essere possibile, comunque, tornare a mangiare all’aperto in bar e ristoranti senza doverlo esibire; nei locali al chiuso invece potrebbe rimanere, magari in versione ‘base’.    Stesso regime – più libertà all’aperto, più cautela al chiuso – potrebbe valere anche per le attività sportive. Nei luoghi chiusi dovrebbe rimanere poi l’obbligo della mascherina, che all’aperto è stato abolito l’11 febbraio scorso. Dal 1 aprile inoltre, sempre nell’ottica di incentivare il turismo per la Pasqua, potrebbe arrivare un allentamento sui trasporti a lunga percorrenza – al momento serve il pass rafforzato – così come sulle ‘regole d’ingaggio’ negli hotel. Più delicata la questione lavoro: con la caduta delle regole sul distanziamento e quindi dello smartworking estensivo dovrebbero tornare a riempirsi gli uffici. Ma almeno per qualche mese solo di lavoratori con il pass, ‘rafforzato’ per gli over 50 per i quali resta in vigore l’obbligo di vaccinazione fino al 15 giugno.    Infine, che fine faranno le strutture e gli organismi pensati appositamente per l’emergenza Covid? Un ruolo di ‘contenitore’ potrebbe averlo la Protezione civile, in seno alla quale potrebbe trovare posto in qualche forma il Cts. C’è poi la struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo, che ieri parlava apertamente di “passare la mano”. Ma a quanto pare non uscirà di scena: dovrebbe mantenere un ruolo di coordinamento in particolare della macchina vaccinale, ma in una veste diversa, con un maggiore coinvolgimento della Protezione civile e dei governatori, che vedranno comunque ridimensionati dal 31 marzo i loro poteri emergenziali. Rispetto infine alla ormai familiare mappa a colori della Penisola, le ‘zone rosse’, in caso di emergenza, dovrebbero rimanere. (ANSA).