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    Onorificenza a Paramonov. Partiti chiedono revoca

    Cavaliere all’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia: Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo che ieri ha minacciato l’Italia di “conseguenze irreversibili” in caso di nuove sanzioni, ha ricevuto due onorificenze da Roma, una nel 2018 e una nel 2020.    E ora i partiti ne chiedono la revoca.    A spulciare nei lunghi elenchi dei titoli onorifici è stato Benedetto Della Vedova, segretario di Più Europa e sottosegretario agli Esteri, che non solo si dice convinto che queste ricompense al merito vadano ritirate ma che si attiverà per chiedere al titolare della Farnesina Luigi di Maio di aggiungere il nome del diplomatico russo alla lista di quelli per i quali sono partite le procedura di revoca. Un primo passo per ritirare le onorificenze assegnate ad alcuni cittadini russi negli anni infatti è già stato annunciato il primo marzo. Nelle mani della Farnesina però c’è solo la possibilità di presentare al Quirinale la richiesta di annullare la nomina che riguarda l’Ordine della Stella, che viene assegnato a “quanti abbiano acquisito particolari benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e di collaborazione” con l’Italia; per quanto riguarda quella a Cavaliere al Merito della Repubblica la palla è nelle mani della presidenza del Consiglio. In entrambi i casi infatti le onorificenze vengono concesse dal presidente della Repubblica ma su proposta in un caso del ministro degli Esteri e nel secondo del premier, che all’epoca era Giuseppe Conte.    Destinata, quest’ultima, a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione” incorre nella sua perdita chi “se ne renda indegno”. E, oltre a Più Europa, anche il Pd e Italia Viva non hanno dubbi: “Va certamente ritirata”, dice Andrea Marcucci. “Mi sembra il minimo”, aggiunge la vicepresidente di Iv al Senato Laura Garavini. Non possiamo pensare che i rapporti con la Russia siano quelli di una volta”, aggiunge un’altra senatrice di Italia viva, Elvira Evangelista.    

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    Belgio: auto contro folla, 6 morti e una decina di feriti gravi. Una persona è stata fermata

    Auto contro la folla assiepata per una manifestazione popolare legata al carnevale questa mattina alle 5 a Strépy-Bracquegnies, villaggio La Louviere in Vallonia, nel Belgio.
    Sale a 6 il bilancio delle vittime dell’incidente avvenuto prima dell’alba. Ci sono anche 10 feriti gravi e 27 feriti lievi. E’ il bilancio fornito in conferenza stampa. Due persone sono state fermate e vengono interrogate, entrambe di La Louviere, nate rispettivamente nel 1988 e nel 1990. Sul luogo dell’incidente a Strepy erano presenti al momento dell’incidente 150-200 persone. “Non ci sono bambini o minori” tra le vittime. E’ quanto hanno chiarito dal comitato di crisi nel corso della conferenza stampa al municipio di La Louviere.
    Secondo quanto ha riferito il sindaco della cittadina, Jacques Gobert, “un’auto in corsa si è lanciata nella folla che si era radunata per vedere il ‘ramassage des Gilles’ “, il raduno di alcune maschere tradizionali del carnevale. “L’autista ha poi proseguito per la sua strada, ma l’abbiamo intercettato”, ha aggiunto il sindaco. Successivamente è stata fermata anche un’altra persona.
    Il comune ha fatto scattare il proprio piano di emergenza comunale. “Abbiamo messo a disposizione delle famiglie il palazzetto dello sport comunale ed è stato attivato anche il servizio di assistenza alle vittime”, ha spiegato Gobert.   La città di La Louvière aveva ufficialmente lanciato il periodo del Carnevale all’inizio di marzo dopo l’alleggerimento delle regole legate alla pandemia, con il passaggio in codice giallo. Il carnevale di Strépy-Bracquegnies doveva iniziare il 20 marzo con la tradizionale raccolta dei Gilles, in cui i partecipanti passano di casa in casa, e continuare il 21 e 22 marzo.

    Agenzia ANSA

    Personaggi in maschera danzanti riconosciuti patrimonio dell’Unesco (ANSA)

       

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    Nozze simboliche per Berlusconi, Fascina in bianco

    La cerimonia in una cappella, la sposa in bianco, gli invitati vestiti di tutto punto, i posti assegnati ai tavoli, i fiori e i regali. Sarà stato anche un ‘matrimonio simbolico’ o un ‘non matrimonio’ come dicono i più maliziosi, ma a parte l’assenza di un officiante, quella svoltosi oggi a Villa Gernetto, a Lesmo in Brianza, tra Silvio Berlusconi e la compagna Marta Fascina, aveva l’aria di una cerimonia di nozze. Completo di Armani blu con un mughetto all’occhiello per il Cavaliere, mentre Marta Fascina ha indossato un abito bianco creato dallo stilista Antonio Riva in pizzo francese, con corpetto, mezzo colletto e scollatura casta a V, oltre ad un ampio strascico bianco lungo almeno quattro metri. Di mughetto anche il bouquet, in pendant con l’occhiello di Berlusconi.
    Presenti alla cerimonia tutti i parenti della parlamentare di Forza Italia, mentre dalla parte di Berlusconi erano presenti il fratello Paolo, i figli Marina, Barbara, Eleonora e Luigi con i nipoti. Assente solo il secondogenito Pier Silvio, il quale in questo periodo preferisce tenersi lontano da eventi troppo affollati per paura del contagio da Covid. A proposito del virus, venerdì mattina tutti gli invitati hanno effettuato un tampone molecolare per precauzione. Meno di un centinaio i presenti: dagli amici di sempre Gianni Letta, Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri e Adriano Galliani, ai dirigenti del partito Licia Ronzulli, Anna Maria Bernini e Antonio Tajani, fino agli imprenditori Diego Della Valle, Stefano Sala e Danilo Pellegrino. Presente a sorpresa anche il leader della Lega, Matteo Salvini, unico politico non di Forza Italia ad essere stato invitato alla cerimonia. Nel breve momento solenne nella cappella della Villa, con il suono di un violino sullo sfondo, si è tenuta una sorta di ‘scambio delle promesse’, con il Cavaliere che ha dedicato parole di riconoscenza e di amore nei confronti della campagna, per essergli stata vicino nei momenti più difficili, ma ha anche voluto ringraziare i familiari e gli amici più cari per essere intervenuti in questa occasione di immensa felicità per lui.
    All’interno di Villa Gernetto è stato poi servito il pranzo, preparato dagli chef Bobo e Chicco Cerea del ristorante stellato ‘da Vittorio’ di Brusaporto. Il menù, molto apprezzato dagli ospiti, si è ispirato alla tradizione lombarda, con piatti come i mondeghili di vitello al limone con crema di sedano e rapa, gli gnocchetti di ricotta e patate allo zafferano, robiola e pan pepato e il moscato passito prodotto da un’azienda vinicola del Franciacorta. Tra una portata e l’altra, in attesa della torta a tre piani, a simboleggiare gli anni di fidanzamento della coppia, il cantante Gigi D’Alessio ha intonato una serie di canzoni della tradizione partenopea, tra le quali ‘Malafemmina’ e ‘O Sarracino’. Rinverdendo invece antichi ricordi di quando i due in gioventù si esibivano insieme sulle crociere, Fedele Confalonieri al pianoforte e Silvio Berlusconi alla voce hanno infine rallegrato i presenti con una serie di canzoni francesi.

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    Berlusconi-Fascina, oggi il matrimonio simbolico

     Nella piccola cappella di Villa Gernetto a Lesmo, in Brianza, si è celebrato il ‘matrimonio simbolico’ di Silvio Berlusconi con la parlamentare Marta Fascina. Completo di Armani blu con un mughetto all’occhiello per il Cavaliere, mentre Marta Fascina indossa un abito bianco in pizzo francese, con corpetto, mezzo colletto e scollatura casta a V, oltre ad un ampio strascico bianco creato dallo stilista Antonio Riva. Di mughetto anche il bouquet, in pendant con l’occhiello di Berlusconi.   
    Presenti il fratello Paolo e i figli del Cavaliere Marina, Barbara, Eleonora e Luigi con i nipoti, mentre è assente il secondogenito Pier Silvio, il quale in questo periodo preferisce tenersi lontano da eventi troppo affollati per paura del contagio da Covid. A proposito del virus, ieri mattina tutti gli invitati hanno effettuato un tampone molecolare per precauzione.   
    Sono presenti, tra gli altri, alla cerimonia, accompagnata dalla musica di un violinista, Gianni Letta con signora, Marcello Dell’Utri con la moglie, Fedele Confalonieri, Adriano Galliani con la compagna, Niccolò Ghedini con la moglie e figlio, il medico personale del Cavaliere Alberto Zangrillo, Renato Della Valle, oltre ai parlamentari Licia Ronzulli, Anna Maria Bernini, Antonio Tajani, Valentino Valentini, Vittorio Sgarbi, l’amministratore delegato di Fininvest, Danilo Pellegrino con la compagna, l’ad di Publitalia, Stefano Sala, e il presidente della Commissione di Vigilanza della Rai, Alberto Barachini. Assente il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Paolo Barelli, perché risultato positivo al Covid. Presenti, naturalmente, anche tutti i parenti di Marta Fascina.
    “Il segretario della Lega, Matteo Salvini partecipa al pranzo con Silvio Berlusconi e Marta Fascina in corso a Villa Gernetto” in occasione del ‘matrimonio simbolico’ del Cav. Lo fanno sapere fonti della Lega ricordando che è l’unico politico presente, tranne alcuni esponenti di Forza Italia.
    Al termine della cerimonia, gli invitati si sono spostati all’Interno di Villa Gernetto per l’aperitivo e il pranzo, accompagnati da un’ensemble di viola e tre violini.    Proprio mentre nella sala principale della Villa prendeva il via il ‘matrimonio simbolico’, da un’ala secondaria il pullman della squadra del Monza, della quale Berlusconi è il patron e che si trovava in ritiro proprio a Villa Gernetto, è partito verso lo U-Power Stadium per la partita di serie B contro il Crotone.     Nel corso del pranzo, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri si è messo al pianoforte e ha intonato alcune canzoni, accompagnato dal Cavaliere. Si è esibito anche il cantante napoletano Gigi D’Alessio.

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    Ucraina: Mosca avverte l'Italia, 'basta sanzioni' IL PUNTO alle 14

    Mosca dice basta alle sanzioni e avverte l’Italia che se ci saranno altre sanzioni contro la Russia le “conseguenze potrebbero essere irreversibili”. “Le sanzioni non sono una nostra scelta – afferma Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo – e non vorremmo che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la “totale guerra finanziaria ed economica” alla Russia, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili”. “Ci aspettiamo che a Roma, come in altre capitali europee, tornino comunque in sé – aggiunge – e ricordino gli interessi profondi dei loro popoli, le costanti pacifiche e rispettose delle loro aspirazioni di politica estera”.    Rincara la dose il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che, dopo aver definito “demagogica” la proposta di mandare del “peacekeeper della Nato in Ucraina”, dichiara: “La condotta occidentale conferma che questi paesi non sono affidabili come partner economici”. “La Russia resta aperta alla cooperazione con l’Occidente, ma non intende intraprendere tali iniziative da sola”, precisa il ministro che invece non esita a sottolineare come la cooperazione tra la Cina e la Russia, “si rafforzerà” con questa crisi ucraina “considerato che l’Occidente sta calpestando ogni pilastro del sistema internazionale e noi, le due grandi potenze, dobbiamo ovviamente pensare a come proseguire”.    Un avvertimento, quello russo, che arriva proprio quando da Dubai, il direttore generale dell’Agenzia Ice, Roberto Luongo, avverte come stia “emergendo con forza” una “dipendenza molto forte di approvvigionamenti” per l’Italia “da Russia e Ucraina” per materie varie, “dai metalli ferrosi e non, ai fertilizzanti, al grano”. Una dipendenza che mette “a rischio la catena degli approvvigionamenti del nostro Paese, e non è facile andare su altri Paesi a recuperare queste forniture”, anche se ora si dovranno andare a “scovare” alternative.    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intanto, lancia un appello al dialogo e invita ad ascoltare le parole del Papa (“Punto di riferimento per la pace”) perché “le sue accorate invocazioni contro la guerra assumono la veste di un appello, rivolto soprattutto a coloro che hanno in mano i destini di così tante vite umane, affinché si ritrovino le ragioni del dialogo e si ponga fine a una situazione gravissima e inaccettabile che mette a repentaglio la sicurezza e la stabilità globali”.    E mentre i negoziati sembrano in una situazione di stallo con Kiev che parla di “colloqui che dureranno ancora diverse settimane”, avvertendo che l’Ucraina “non rinuncerà mai a suoi territori”, l’Onu fa un primo bilancio: 816 i civili uccisi e 1.333 i feriti dall’inizio della guerra.    Ma nonostante il tragico numero di vittime, sul campo si continua a combattere. A Leopoli suona per ore un nuovo allarme anti-aereo, poi rientrato. E un reporter belga, Robin Ramaekers, secondo la Bbc, dice di aver documentato le immagini “di 80 cadaveri ritrovati sotto le macerie della base militare di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina”, distrutta dalle bombe. (ANSA).   

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    Mattarella ricorda Marco Biagi, riformatore coraggioso

     “Sono trascorsi vent’anni dall’agguato che tolse la vita a Marco Biagi. Epigoni della criminale avventura brigatista, in preda al più cupo delirio ideologico, colpirono a morte, al ritorno a casa dopo la giornata all’Università, un uomo appassionato e inerme, uno studioso aperto ai fermenti della società. Il pensiero deferente si rivolge anzitutto alla signora Marina Orlandi e ai familiari, così crudelmente provati, capaci di esprimere nel dolore grande dignità, alimentando, negli anni, l’impegno di ricerca degli amici e dei colleghi di Marco Biagi, dando seguito al suo impegno civile, culturale, politico”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione.    “Marco Biagi apparteneva alla schiera di giuslavoristi impegnati a cogliere le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro e ad accompagnarle nelle proposte di innovazione anche normative per confermare il significato dell’affermazione contenuta all’art.1 della nostra Carta Costituzionale. Altri coraggiosi riformatori al pari di Biagi – prosegue il Capo dello Stato – erano stati uccisi, Ezio Tarantelli e Massimo D’Antona.    Ciò che il terrorismo pretendeva di cancellare era proprio la capacità di dialogare, di connettere i diritti con le trasformazioni in atto nell’economia e nella società, di tenere viva la mediazione tra istituzioni, imprese, forze sociali, per sostenere lo sviluppo del Paese unitamente ai valori di equità e giustizia. Le testimonianze di Marco Biagi e di queste personalità fanno parte della memoria della Repubblica e restano esempi per la nostra comunità, ai quali possono guardare i giovani che vogliano essere protagonisti e costruttori di un domani migliore”.    

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    Covid: Giornata nazionale delle vittime, Mattarella: “Ci inchiniamo alla memoria”

    “La data del 18 marzo 2020 rimane incisa nella memoria degli italiani. Una immagine, quella dei mezzi militari che a Bergamo trasportavano le vittime falcidiate da un virus allora ancora sconosciuto, che racchiudeva il dramma dell’intera pandemia. Alla memoria delle vittime ci inchiniamo. Nel dolore dei loro familiari si riconosce l’intera comunità nazionale”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus.

    Agenzia ANSA

    Alcune delle immagini più significative di due anni di epidemia (ANSA)

    “In questa giornata simbolica – sottolinea ancora Mattarella – che il Parlamento ha scelto di istituire abbiamo l’occasione per ricordare i tanti che non ci sono più e, insieme, l’apporto di quanti hanno contribuito alla salvaguardia della salute collettiva, al funzionamento dei servizi essenziali. Scienziati e ricercatori, medici, infermieri, personale sanitario, pubblici amministratori, donne e uomini della Protezione civile, militari e forze dell’ordine, volontari, hanno costituito un caposaldo su cui abbiamo potuto contare. A tutti loro va la nostra gratitudine”. 
    “La Repubblica è fortemente impegnata a garantire i ritmi di una rinnovata vita della nostra comunità, senza dimenticare la lezione di quanto è avvenuto” ha aggiunto il Capo dello Stato. “Lo smarrimento dinanzi a una minaccia così insidiosa ha lasciato in breve tempo spazio a una reazione tenace, fatta di coraggiose scelte collettive e di avveduti comportamenti individuali, che ci ha consentito di affrontare una sfida senza precedenti nella storia recente dell’umanità”.
    “Lo spirito di sacrificio, la consapevolezza di sentirsi responsabili gli uni degli altri, che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha dimostrato di possedere, costituiscono un patrimonio prezioso per le sfide che il Paese si trova ad affrontare, da non disperdere”, ha concluso Mattarella. 
    “Ognuno ha fatto la sua parte, a partire dai sanitari, soprattutto per proteggere i più deboli. Qui è stata cancellata una generazione, le radici di tutti noi. Oggi è il momento del nostro dolore, ma serve avere la forza di non dimenticare e la capacità di far sì che quello che è successo non sia stato invano. È oggi giusto parlare dei limiti che ci sono stati e di cosa non ha funzionato per ripensare la sanità”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, intervenuto a Bergamo per ricordare le vittime del Covid a 2 anni dal passaggio dei camion militari che portavano via le bare con i morti.

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    Fra Stati Uniti e Russia ci sono oltre 10.000 testate atomiche

    La Russia ha a disposizione ben 4.477 testate nucleari di varia potenza, delle quali 1.588 sono già schierate e pronte per l’uso. A queste si possono aggiungere le testate in lista per lo smantellamento, ma ancora potenzialmente utilizzabili, per un totale di 5.977. Sono le stime dal think tank indipendente Federation of American Scientists (Fas).
    Stando al Bulletin of the Atomic Scientists pubblicato da Hans M. Kristensen e Matt Korda il 25 febbraio scorso, 812 testate nucleari sono installate su missili balistici intercontinentale (Icbm), 576 su sottomarini lanciamissili e circa 200 su bombardieri. Circa altre 977 testate nucleari sono in magazzino, insieme ad altre 1.912 testate tattiche, cioè a corta gittata e potenza ridotta da utilizzare ipoteticamente sul campo di battaglia. “In aggiunta alla scorta militare per le forze operative – scrivono i due ricercatori – un ampio numero, circa 1.500, di testate dismesse ma ancora operative sono in attesa di essere smantellate, per un totale di circa 5.977 testate nucleari”. La Russia da tempo vanta inoltre di aver testato con successo missili da crociera ipersonici, capaci potenzialmente di trasportare testate nucleari: un campo in cui gli Stati Uniti al momento si trovano indietro nella tabella di marcia.
    Per gli Stati Uniti, la Federation of American Scientists stima invece un arsenale di testate nucleari di varia potenza che ammonta a un totale di 5.428, di cui 1.744 dispiegate e pronte all’uso: di queste 1.644 sono di tipo strategico e 100 tattiche, cioè costudite in basi militari con gittata di corto o medio raggio e potenza ridotta. A queste sono da aggiungere quelle di riserva, cioè non pronte all’uso, per formare il totale.
    Premesso che l’arsenale atomico di ciascun Paese viene custodito come segreto ed è difficile avere dati precisi, secondo un altro think tank, il World Population Review, la Russia ha attualmente 6.257 testate nucleari, di cui 1.458 pronte per l’uso, 3.039 in magazzino e 1.760 ritirate ma non ancora smantellate, a fonte di un arsenale Usa che ammonta a 5.550 testate totali, di cui 1.389 pronte, 2.361 di riserva e 1.800 ritirate.
    Quanto alle altre potenze nucleari del mondo, la Fas stima, nell’ordine, che la Cina detenga 350 testate, la Francia 290, il Regno Unito 225, il Pakistan 165, l’India 160, Israele 90 e la Corea del Nord 20.