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    Fisco: è muro contro muro. Lega: 'Non ci sono condizioni per approvare delega'

    Non è stato trovato un accordo fra FI, Lega e le altre forze di maggioranza sul pacchetto di emendamenti alla delega fiscale proposto come mediazione dal governo. Nella seduta in programma fra pochi minuti si voteranno uno per uno i circa 440 emendamenti, secondo quanto conferma il presidente della commissione Luigi Marattin, che comunque ribadisce: “Fino all’ultimo le porte restano aperte”.
    “Nonostante la buona volontà messa in campo dal centrodestra, non ci sono le condizioni, al momento, per approvare la delega fiscale: chi cercherà forzature senza accordo di maggioranza si prenderà la responsabilità di mettere in difficoltà il governo”. Lo dichiarano i deputati della Lega Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli, rispettivamente capogruppo in commissione bilancio e vicepresidente della commissione Finanze alla Camera.
    “Uniti nel dire No a qualsiasi aumento della tassazione sulla casa e riforma del catasto, cancellazione delle cedolari sugli affitti e tassazione dei Bot. Il parere vincolante delle commissioni permanenti – aggiungono – diventa così fondamentale per il controllo del Parlamento e il sistema duale porterebbe a una graduale cancellazione di tutti i regimi con aliquote flat e proporzionali per milioni di contribuenti”.    

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    Legge elettorale: M5s chiede di fissare termine emendamenti

    M5s ha chiesto, durante la riunione dell’ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali della Camera, di riprendere l’esame della legge elettorale e di fissare il termine per gli emendamenti al testo base, il cosiddetto Germanicum, presentato dal presidente Giuseppe Brescia (M5s) nel gennaio 2019. La richiesta è stata avanzata dalla capogruppo Vittoria Baldino. 
    Dopo la richiesta avanzata da Baldino, si è aperto un breve dibattito in cui sono intervenuti Andrea Giorgis, responsabile riforme del Pd ed Emanuele Prisco di Fdi. Giorgis ha detto che i tempi non sono maturi per riaprire il dossier sulla legge elettorale, mentre Emanuele Prisco ha detto che “non è la priorità”. “Il correttivo al taglio dei parlamentari – ha detto all’ANSA Prisco – c’è già e oggi, con gli italiani alle prese con il caro energia, la guerra, le bollette che fanno chiudere le imprese, se la priorità è tornare alla prima repubblica con una legge che faccia rimanere al governo chi ha perso le elezioni, noi lo segnaliamo ai cittadini”. L’ufficio di presidenza si è concluso senza una decisione.
    Il Pd è pronto a discutere di legge elettorale, ma non è disponibile ad alcuna forzatura, che tra l’altro non porterebbe da nessuna parte”. Lo ha detto all’Ansa Andrea Giorgis, responsabile Pd per le riforme sintetizzando il proprio intervento in ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali della Camera dove M5s ha chiesto di fissare il termine per gli emendamenti alla legge elettorale. “Premesso che per il Pd – ha detto Giorgis – sarebbe utile discutere e vedere se ci sono condizioni per delle riforme costituzionali che pongano rimedio alle distorsioni conseguenti al taglio del numero dei parlamentari, come l’aumento dei poteri del Parlamento in seduta comune, o come la sfiducia costruttiva, se si vuole discutere allora si parta da lì. Abbiamo sempre detto che l’attuale legge elettorale non è delle migliori, ma occorre discuterne con profitto. Il Pd non è disponibile ad alcuna forzature e la elettorale, con tutte riforme, si cambia a larga maggioranza”.ù
    “La politica fa tutto quello che può per dimostrare che i cittadini non contano niente: mi piacerebbe sapere da Letta cosa pensa di chi dice, penso a Zingaretti, che il maggioritario è instabile. Mi chiedo, ma è normale che in Italia si abbia il costume indegno di cambiare la legge elettorale ogni volta? “. Così la leader di FdI, Giorgia Meloni alla presentazione del Rapporto 2022 Iri Freedoms at risk: the challenge of the century organizzata da Fondazione Fare Futuro. “La legge elettorale deve essere maggioritaria”, aggiunge.
       

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    Il Family Act è diventato legge, riforma organica per famiglie

    Per la prima volta, e da oggi con il voto del Senato è realtà, l’Italia si dota di una riforma organica delle politiche per la famiglia, che prevede un potenziamento del sistema del welfare, con l’introduzione dell’assegno unico e universale, il sostegno alle spese per i percorsi educativi dei figli, la revisione dei congedi parentali con la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura dei figli per entrambi i genitori, misure di incentivo al lavoro femminile e infine il tema della formazione e della emancipazione giovanile. L’assegno unico e universale – che è già in vigore e può essere richiesto dai nuclei familiari di cittadini italiani o con permessi di soggiorno, residenti in Italia, con a carico un figlio minore (a partire dal 7° mese di gravidanza), o un figlio entro i 21 anni di età – sostituisce le detrazioni Irpef sui figli a carico; gli assegni al nucleo per figli minori; gli assegni per le famiglie numerose; il Bonus Bebè; il premio alla nascita e il fondo natalità per le garanzie sui prestiti, con un’unica prestazione calcolata sulla base dell’Isee.
    Con il Family Act vengono inoltre rivisti e rafforzati i congedi parentali di maternità e di paternità fino al compimento dei 14 anni del figlio; vengono introdotte detrazioni fiscali per le spese legate all’istruzione universitaria e per la locazione dell’immobile adibito ad abitazione principale o, per le giovani coppie composte da soggetti aventi entrambi età non superiore a 35 anni alla data di presentazione della domanda, per l’acquisto della prima casa. Il Family Act prevede anche misure premiali per i datori di lavoro che realizzino politiche atte a promuovere una piena armonizzazione tra vita privata e lavoro, quali, ad esempio, il lavoro flessibile. Inoltre una quota della dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese verrà riservata all’avvio delle nuove imprese femminili e al sostegno della loro attività per i primi due anni; premi anche per chi incentiva il lavoro femminile nelle regioni del Mezzogiorno. “Ringrazio per il contributo trasversale di ricomposizione delle posizioni a livello parlamentare. La riforma del Family Act deve essere di tutti, non deve avere l’identità di una parte politica, perché è un riforma di cui tutti noi ci dobbiamo rendere responsabili, è una riforma per il Paese di oggi e per il Paese di domani. Attraverso questo voto proponiamo un nuovo modo di fare politica che richiede mediazione, onestà, attenzione ai tempi e rispetto delle parole, come diceva Tina Anselmi”, ha commentato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Palazzo Madama.
    Dopo l’approvazione il leader di Iv Matteo Renzi ha twittato: “Un’altra idea pensata e presentata alla Leopolda diventa legge dello Stato. Dalla Leopolda alla Gazzetta ufficiale: il Family act. Grazie a Elena Bonetti e a tutta Italia viva. E grazie anche alla Leopolda, vivaio di idee e di speranze”. La presidente della commissione Lavoro, Susy Matrisciano del M5s che è anche relatrice del provvedimento ha sottolineato che “il Family Act riguarda la vita quotidiana di milioni di mamme e papà”.   

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    Roma capitale: relatori presentano testo base

    I relatori alla riforma costituzionale che conferisce i poteri legislativi a Roma capitale, analoghi a quelli di una Regione, Annagrazia Calabria e Stefano Ceccanti, hanno presentato il testo base in Comitato ristretto, testo che sarà sottoposto al voto la prossima settimana nella Commissione plenaria. Il testo prende le mosse da ddl a prima firma Paolo Barelli, uno dei quattro depositati.
    “E’ un ottimo punto di partenza dopo mesi di dibattito e di ascolto preziosissimo delle diverse istanze istituzionali – ha detto Calabria all’ANSA – . Tempi maturi e c’è l’opportunità per una riforma epocale. Ora o mai più”. 

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    Di Maio, l'Italia lavora per conferenza di pace in Ucraina

    “L’Italia auspica, e lavora con i partner in tal senso, una conferenza di pace, che è un passaggio fondamentale per fermare il conflitto, ridare l’Ucraina al popolo ucraino e fermare quelle immagini terribili che stiamo vedendo, come a Bucha”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi di Maio a margine del consiglio atlantico della Nato. Di Maio vedrà il suo omologo turco a margine dei lavori in tal senso, poiché la Turchia “è il Paese che più in questo momento sta facilitando le mediazioni fra Russia e Turchia”.
    Il ministro degli Esteri ha anche dichiarato che l’Italia “sta valutando di riportare in sicurezza l’ambasciata a Kiev”. “Questo presuppone un’analisi di sicurezza sul terreno, che stiamo facendo, e un coordinamento con tutti i nostri partner”, ha aggiunto Di Maio .
    Il ministro ha anche espresso pieno “sostegno” al quinto pacchetto di sanzioni europee “perché ora non si può far altro che indebolire l’economia russa in modo che Putin non continui a finanziare questa guerra”. “L’Italia”, ha inoltre detto Di Maio, “L’Italia non pone veti su eventuali sanzioni al petrolio, gas e carbone russo. Ma è chiaro che se si va a un bando dell’importazione del gas e del petrolio dalla Russia, allora l’Ue deve necessariamente porre un tetto ai prezzi del gas, che subirebbero un ulteriore aumento. E questo non ce lo possiamo permettere per le famiglie e le aziende. Così come dobbiamo creare un fondo compensativo per attutire i costi di questa guerra”.   

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    Papa: 'Nella guerra in Ucraina assistiamo all'impotenza dell'Onu'

    “Nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite”. Così’ il Papa. “Oggi si parla spesso di ‘geopolitica’, ma purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, ideologica e militare, lo stiamo vedendo con la guerra”, ha detto Francesco nell’udienza generale. “Dopo la seconda guerra mondiale si è tentato di porre le basi di una nuova storia di pace, purtroppo non impariamo, ma purtroppo è andata avanti la vecchia storia di grandi potenze concorrenti”, ha aggiunto.
    “Malta rappresenta, in questo quadro, il diritto e la forza dei ‘piccoli’, delle Nazioni piccole ma ricche di storia e di civiltà, che dovrebbero portare avanti un’altra logica: quella del rispetto e della libertà, della convivialità delle differenze, opposta alla colonizzazione dei più potenti. Lo stiamo vedendo adesso, e non solo da una parte anche dalle altre”, ha sottolineato il Pontefice ripercorrendo il suo viaggio a Malta.
    “Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina, anziché portare sollievo e speranza, attestano invece nuove atrocità, come il massacro di Bucha. Crudeltà sempre più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini inermi. Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al cielo e implora: si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione. Preghiamo insieme su questo”, ha detto papa Francesco al termine dell’udienza generale.   

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    Sindaco Imperia ferma riscaldamento scuole, tagliare gas russo

    (ANSA) – IMPERIA, 06 APR – Il sindaco di Imperia Claudio
    Scajola non ha autorizzato la proroga dell’accensione di
    riscaldamenti ad aprile, come ‘sanzione’ alla Russia contro
    l’invasione dell’Ucraina. “Ho letto e ascoltato le richieste che
    sono giunte da alcuni cittadini e dai genitori di qualche alunno
    per prorogare l’accensione del riscaldamento anche nel mese di
    aprile – spiega Scajola -. Non senza turbamento, comunico che
    non ritengo opportuno procedere in questa direzione. Appartengo
    a coloro che sospenderebbero l’acquisto di gas dalla Russia –
    precisa Scajola -, perché quei soldi sono utilizzati dal governo
    di Mosca per finanziare la guerra in corso. Per quanto è in
    nostro potere, cerchiamo almeno di limitarne l’uso il più
    possibile. Lo dico in maniera semplice e schietta, senza giri di
    parole, come sono abituato a fare: in Ucraina è in corso un
    massacro e davanti a questo non possiamo far finta di nulla –
    conclude -. Mettere un maglioncino, ad aprile e per qualche
    giorno, non penso che sia un così grande sacrificio. Diciamocelo
    con la sincerità che ci contraddistingue”. (ANSA).   

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    Stanzione, in 25 anni privacy diventata diritto di tutti 

     In un quarto di secolo la privacy da diritto borghese è diventata una conquista di tutti, a sostegno della libertà e della democrazia. E’ il bilancio che traccia il presidente dell’Autorità Garante per la Privacy, Pasquale Stanzione, in un’intervista con l’ANSA rilasciata alla vigilia della presentazione del libro fotografico “25 anni di Privacy in Italia. Dalla distanza di cortesia all’algoritmo”. Il volume, realizzato in collaborazione con l’agenzia, ripercorre i mandati che si sono succeduti dal 1997 ad oggi e verrà presentato oggi 6 aprile alle 15.30 a Roma, presso la Camera di Commercio – Tempio di Adriano.
    Quali sono le principali conquiste di questo quarto di secolo? “Indubbiamente la democratizzazione della privacy; la sua affermazione come diritto sempre più di tutte e tutti e, soprattutto, degli ultimi. Nato e percepito, in origine, come tradizionale prerogativa borghese, il diritto alla privacy si è progressivamente affermato (in Italia anche grazie allo Statuto dei lavoratori già negli anni ’70) come potente strumento di redistribuzione del potere informativo e, dunque, di garanzia delle fasce deboli nell’ottica dell’eguaglianza sostanziale sancita dalla Costituzione. E’ quello che Rodotà definiva il passaggio dal segreto (borghese) al controllo (del potere informativo)”. La guerra, insieme alle vite umane, spazza via i diritti dei singoli.
    Come tutelare le persone vulnerabili? “Come ogni emergenza, la guerra amplifica la dimensione della necessità e induce a sottovalutare l’importanza dei diritti. A farne le spese sono, quasi sempre, i soggetti più vulnerabili per condizione sociale, economica, personale. E questo è inaccettabile. Ecco perché, ad esempio, proprio rispetto alla guerra abbiamo ribadito l’esigenza di evitare, pur nel prezioso esercizio della libertà d’informazione, la pornografia del dolore, espresso dalla forza drammatica di bambini e corpi straziati”. Nel corso della pandemia si è cercato di conciliare le esigenze di tutela della privacy e della salute pubblica.
    E’ soddisfatto del lavoro svolto? Quali sono le criticità da superare? “La pandemia ci ha insegnato a ricercare sempre, dietro pretesi antagonismi, una sinergia virtuosa tra l’io e il noi, la libertà e la solidarietà. La privacy è stata un’interprete importante di quest’esigenza di bilanciamento, dimostrando la rilevanza della sua “funzione sociale” nel garantire un equilibrio democraticamente sostenibile con le esigenze collettive e nel rendere la tecnica strumentale all’uomo e alla libertà, mai viceversa. Si pensi a Immuni, ma anche al green pass: casi nei quali la tecnica ha fornito soluzioni per minimizzare l’impatto, sulle libertà, delle misure di contenimento sanitarie”. Sui media italiani emergono periodicamente casi eclatanti di cronaca spesso raccontati nei minimi dettagli.
    Dove si ferma il diritto di cronaca? “Il rapporto tra privacy e informazione è governato dal criterio di essenzialità, che legittima la diffusione di dati anche personali purché funzionali a fini informativi rispetto a notizie di pubblico interesse. Ciò consente di adempiere alla fondamentale funzione informativa senza, tuttavia, far scadere il giornalismo a sguardo dal buco della serratura, che nulla aggiunge in termini informativi, ma viola la dignità della persona”.
    Le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale sono una grande incognita per il futuro. Dobbiamo mettere un limite allo sviluppo? C’è il rischio di un conflitto tra uomo e macchina? “C’è bisogno di una guida antropocentrica dell’innovazione, che impedisca di rendere l’uomo strumento della macchina, anziché viceversa. E’ la direzione impressa dalla regolazione europea sul digitale, che sin dal Gdpr mira a coniugare innovazione e umanesimo digitale”.
    Senza una regolamentazione e un coordinamento a livello europeo e internazionale appare sempre più difficile garantire i diritti dei singoli. Sono stati fatti passi avanti, ma sono sufficienti? “L’Europa dei piccoli passi – per riprendere l’idea di Schuman – è andata molto lontano e, soprattutto, ha segnato la direzione giusta da intraprendere per la garanzia della libertà, dell’eguaglianza, della solidarietà: porre la persona – come recita la Carta di Nizza – al centro. La sfida che l’attende è farsi promotrice dell’universalismo dei diritti umani”.