More stories

  • in

    Meloni, ho segnali altalenanti sulla volontà di vittoria del centrodestra

     “I rapporti con Salvini non sono il problema né con quanta costanza ci si sente. Il problema sono le scelte di fondo e capire se da parte degli altri partiti del centrodestra l’obiettivo sia ancora dare a questa nazione un governo di centrodestra. Da questo punto di vista ho segnali altalenanti, non sempre ho l’impressione che la priorità sia far vincere il centrodestra. A volte sembra che si prenda anche in considerazione di riproporre maggioranze arcobaleno”. Così la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni sui rapporti nel centrodestra e dopo aver ribadito di non vedere Salvini dalla rielezione di Sergio Mattarella.    

  • in

    Brasile: licenziato capo della campagna elettorale di Lula

     L’ex presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha licenziato il suo addetto al marketing politico, Augusto Fonseca, responsabile della sua campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2 ottobre. La decisione è dovuto a “ragioni amministrative e finanziarie”, ha spiegato in una nota il Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra) per il quale Lula è candidato.    Fonti dello stesso partito hanno ammesso che l’uscita di scena di Fonseca è legata allo scarso impatto ottenuto dai primi spot televisivi di Lula, giudicati da alcuni dirigenti come privi della “emozione” necessaria per far presa sull’elettorato.    Secondo il portale di notizie Brasil 247, vicino al Pt, l’insoddisfazione si sarebbe nel frattempo estesa anche a Franklin Martins, capo della comunicazione di Lula.    Intanto un nuovo sondaggio condotto dall’azienda Idea ha confermato il recupero delle intenzioni di voto a favore dell’attuale presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro (33%), nonostante Lula mantenga ancora la prima posizione con il 42% delle preferenze.    Rispetto al precedente rilevamento, condotto a marzo, la distanza tra Lula e Bolsonaro è scesa dal 13% al 9%.    

  • in

    Calenda, gravissimo che il presidente dell'Anpi neghi i valori della Resistenza

    “Se c’è un valore della Resistenza che rimane è quello della dignità nazionale di un popolo che si solleva contro l’invasore. Ed è quello che sta succedendo in Ucraina. Dunque negare quel diritto è negare i valori della Resistenza e che lo faccia il presidente dell’Anpi è un fatto gravissimo”. Lo ha detto all’ANSA il segretario di Azione Carlo Calenda, che oggi si è iscritto alla Fiap, la Federazione italiana associazioni partigiane, a proposito delle parole del presidente della Repubblica sul “disinteresse” mostrato nelle ultime settimane nei confronti di chi si sta battendo contro l’invasione. 
    “La Fiap, Federazione italiana delle associazioni partigiane, è di aria azionista, repubblicana, liberale, mazziniana. La rappresentanza della memoria della Resistenza non è solo di un’associazione. Alla resistenza ha partecipato l’intero spettro dei partiti italiani di allora. Per questo mi sono iscritto alla Fiap. Il 25 aprile saremo alle 9.30 a largo Argentina per testimoniare che c’è una resistenza che resiste anche oggi”, ha affermato Calenda iscrivendosi alla federazione nata nel ’49 a seguito di una scissione nell’Anpi, con la fuoriuscita di 12mila iscritti che nel secondo dopoguerra “non si riconoscevano nella logica degli schieramenti internazionali contrapposti”

  • in

    Vicepresidente Anpi, 'Condivido la riflessione profonda del presidente Mattarella'

     “Sono assolutamente in sintonia con le parole del presidente Mattarella. La sua è una profondissima riflessione che condivido. Per questo sostengo che vada riconosciuta la Resistenza ucraina”.
       Lo ha detto all’ANSA la vicepresidente dell’Anpi, Albertina Soliani, commendando le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul “disinteresse” mostrato nelle ultime settimane nei confronti di chi si sta battendo contro l’invasione, così come accaduto in Italia durante la Resistenza. 
      

    Agenzia ANSA

    ‘Ci si dimentica dei valori del 25 aprile e della Resistenza’. ‘L’attacco di Mosca ricorda le pagine buie dell’imperialismo’ (ANSA)

  • in

    Come cambia il reclutamento dei prof, 60 crediti e concorso

     Da un lato il rafforzamento della formazione iniziale degli aspiranti prof, dall’altro un percorso per precari “storici”, con almeno tre anni di servizio: tutti in ogni caso dovranno poi superare un concorso. Cambia ancora, per la sesta volta in vent’anni, il reclutamento nella scuola. Il Consiglio dei ministri ha approvato le nuove misure, inserendole nel decreto per accelerare la realizzazione del Pnrr.    “Oggi facciamo un ulteriore passo avanti per dare stabilità al sistema d’Istruzione”, dice il ministro Patrizio Bianchi: “Prevediamo un percorso chiaro e definito per l’accesso all’insegnamento e per la formazione continua dei docenti lungo tutto l’arco della loro vita lavorativa. Puntiamo sulla formazione come elemento di innovazione e di maggiore qualificazione di tutto il sistema”. Entro il 2024, sono previste 70.000 immissioni in ruolo, attraverso concorsi che saranno banditi con cadenza annuale.    Critici però i sindacati della scuola, che contestano il metodo e lo strumento: “È possibile che un piano di questa portata sia definito per decreto, senza un vero confronto, né con il Parlamento, né con i sindacati?”, affermano in una nota unitaria.    La riforma prevede un percorso universitario di formazione iniziale da almeno 60 crediti formativi, aggiuntivi rispetto alla laurea, e una prova finale per sviluppare e accertare “le competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, didattiche e metodologiche”. Vi potranno accedere i neolaureati o gli studenti “anche durante i percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico”. È previsto un periodo di tirocinio nelle scuole. E vi saranno dei docenti “tutor”, per affiancare il percorso formativo. Al termine, si dovrà sostenere un “concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale” e un periodo di prova di un anno.    Sarà il ministero dell’Istruzione – secondo quanto prevede la bozza entrata in Cdm – a stimare il fabbisogno di docenti per tipologia di posto e per classe di concorso nel triennio successivo, comunicando al ministero dell’Università, per arrivare a un numero di abilitati sufficiente a garantire la selettività delle procedure concorsuali, ma evitando che ci siano troppi abilitati, che la scuola non potrà assorbire. In attesa che il nuovo sistema vada a regime, per coloro che già insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale è previsto l’accesso diretto al concorso. I vincitori dovranno poi conseguire 30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione per poter passare di ruolo. Nel pacchetto sulla scuola rientra poi la “formazione in servizio”, continua e strutturata. I percorsi saranno definiti dalla Scuola di alta formazione, che è stata introdotta con la riforma.    Contro le nuove misure protestano i sindacati. “Siamo sempre stati favorevoli al rafforzamento della formazione in ingresso – osserva Manuela Pascarella, responsabile precari e reclutamento della Flc Cgil – quindi l’idea di una formazione specifica ci vede favorevole. Ma così dopo aver speso denaro e tempi, gli abilitati faranno un altro concorso a quiz per entrare in ruolo.    Sembra si voglia costituire un albo professionale. E non si affronta il tema del precariato”. Nel pomeriggio si era innescata una polemica in maggioranza. Il ministro Bianchi aveva infatti convocato le forze politiche per un vertice nel primo pomeriggio, prima che il governo si riunisse. I senatori della Commissione Istruzione non si sono presentati, perché “coinvolti solo all’ultimo”, come ha spiegato il responsabile istruzione della Lega, Mario Pittoni. Presenti invece i capigruppo della Commissione Istruzione della Camera.    

  • in

    Il Vaticano scagiona Dziwisz dalle accuse di aver coperto abusi

    Le accuse di copertura di abusi contro il cardinal Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Giovanni Paolo II, vengono archiviate dal Vaticano. Oggi la Nunziatura in Polonia, con una comunicazione diffusa a Cracovia, ha informato che “la Santa Sede ha esaminato la documentazione consegnata dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, raccolta durante la sua vista in Polonia avvenuta nei giorni 17-26 giugno 2021, il cui scopo era la verifica di alcune questioni legate alle attività del card.    Stanislaw Dziwisz durante il suo ministero in qualità di arcivescovo metropolita di Cracovia (2005-2016). L’analisi della documentazione raccolta ha permesso di valutare queste attività del card. Dziwisz come corrette e pertanto la Santa Sede ha stabilito di non procedere oltre”. la questione dunque, per il Vaticano, si chiude così.    Soddisfazione viene espressa dal cardinale polacco che si era sempre dichiarato innocente e che aveva lui stesso sollecitato una Commissione indipendente sulla questione. “Esprimo la mia gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rispondere in modo responsabile alle accuse sollevate contro di me durante il mio ufficio di arcivescovo di Cracovia”, sottolinea riferendo che con la sua visita a nome della Santa Sede, il card. Bagnasco (ex arcivescovo di Genova ed ex presidente della Cei) “si è adoperato per chiarire le suddette accuse, per me così immeritate e dolorose. Mi auguro che l’annuncio della Nunziatura apostolica in Polonia oggi pubblicato contribuisca non solo a chiarire la questione, ma anche a riportare la serenità in tutti coloro che si sono sentiti offesi dalle accuse sollevate contro di me. Sono molto grato alla Santa Sede per il giusto giudizio riguardo al caso”.    Il Vaticano, in seguito alle accuse di alcune presunte vittime in Polonia, aveva dunque istituito una Commissione per fare chiarezza rispetto alle denunce di abusi e pedofilia. Si accusava Dziwisz di coperture. In un docufilm – “Don Stanislao.    L’altro volto del cardinale Dziwisz” – che ha fatto scalpore in Polonia, si puntava il dito proprio contro l’ex segretario di Wojtyla, accusato da vittime di aver coperto alcuni fatti in cambio di offerte per la Chiesa. Fu in quell’occasione che l’ex arcivescovo di Cracovia invocò appunto una commissione indipendente che potesse fare chiarezza sui fatti da lui sempre respinti come “calunnie”.    

  • in

    Salta incontro del Papa con Kirill a giugno a Gerusalemme

    I rapporti col patriarca di Mosca sono “molto buoni”, ma “mi rammarico che il Vaticano abbia dovuto sospendere un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme”. Lo dice papa Francesco in un’intervista al quotidiano argentino La Nacion. “Ma la nostra diplomazia ha capito che un incontro di noi due in questo momento potrebbe creare molta confusione”, aggiunge.
    “Ho sempre promosso il dialogo interreligioso – sottolinea Francesco nell’intervista al giornalista Joaquín Morales Solá -. Quando ero arcivescovo di Buenos Aires, ho riunito cristiani, ebrei e musulmani in un dialogo fruttuoso. È stata una delle iniziative di cui sono più orgoglioso. È la stessa politica che promuovo in Vaticano. Come mi avete sentito dire molte volte, per me l’accordo è superiore al conflitto”.   

  • in

    Anpi: morto all'età di 93 anni Lionello Bertoldi

    (ANSA) – BOLZANO, 22 APR – E’ morto all’età di 93 anni a
    Bolzano Lionello Bertoldi, ex senatore e per molti anni
    presidente dell’Anpi Alto Adige. Nato il 31 agosto 1928 a Levico
    Terme, in Trentino, Bertoldi è stato consigliere comunale a
    Laives e poi a Bolzano fra il 1964 e il 1988. Nel 1987 venne
    eletto al Senato della Repubblica, sempre nelle file del Pci. In
    seguito alla svolta della Bolognina, aderì al Partito
    Democratico della Sinistra, che rappresentò a Palazzo Madama
    fino al 1992. Successivamente è stato a lungo presidente
    dell’Anpi provinciale di Bolzano. (ANSA).