More stories

  • in

    Sindacati convocati lunedì alle 10 a palazzo Chigi, in arrivo 8 miliardi di aiuti

     I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, sono stati convocati per domani, lunedì 2 maggio alle ore 10 a Palazzo Chigi. Lo si apprende dai sindacati. Domani è atteso il nuovo decreto sugli aiuti a famiglie e imprese che verrà varato dal consiglio dei ministri tra poche ore, probabilmente nel primo pomeriggio, e poi illustrato da Mario Draghi in conferenza stampa.
    Almeno un miliardo e mezzo in più, con la possibilità di ritagliare ancora qualcosa fino a domattina. Il primo maggio del governo e’ stata una giornata di lavoro per trovare il modo di aumentare la dote (che dovrebbe passare da 6 a 7,5 miliardi almeno). La stretta finale è un gioco a incastri in cui non è ancora certo l’intervento sul cuneo fiscale, su cui è forte il pressing, soprattutto dal Pd. Sul tavolo, si racconta dai partiti, due ipotesi: un bonus una tantum di 200 euro nella prossima busta paga, oppure un rafforzamento della decontribuzione dello 0,8% per i redditi fino a 35mila euro, decisa per tutto il 2022 nell’ultima manovra e costata circa 1,5 miliardi. La seconda soluzione è considerata più concreta, dal momento che lo stanziamento finora valutato è vicino al miliardo.
    Una cifra però considerata troppo esigua da Confindustria e parti sociali, nonché da alcune anime della variegata maggioranza, e il problema è stato sollevato anche dal ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Non è escluso, si ragiona in ambienti della maggioranza, che l’intervento sul cuneo possa essere rinviato a un secondo momento, quando saranno a disposizione risorse più ingenti per realizzare una misura strutturale. Di fatto, con il nuovo decreto si supereranno i 20 miliardi di euro stanziati dal governo in quattro mesi per fronteggiare la crisi energetica, divenuta più grave con la guerra in Ucraina. Palazzo Chigi e Mef non prevedono ancora uno scostamento, in attesa di capire se l’Ue metterà in campo un Energy Recovery Fund. Da Bruxelles intanto arriveranno a breve le nuove linee guida della Commissione per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund per il Pnrr, con indicazioni utili ai singoli Paesi per modificare e aggiornare i rispettivi Piani nazionali. L’Ue, inoltre, sta ragionando su una possibile ipotesi di incremento di risorse alla luce dell’impennata dei prezzi delle materie prime, per evitare il rischio che le imprese rinuncino agli appalti. Ma prima ancora di valutare qualsiasi ipotesi attenderebbe il lavoro di analisi che starebbero facendo Ocse e Fmi. In attesa che in Europa si trovi una difficile sintesi fra interessi contrastanti anche sul tetto al prezzo del gas, il governo Draghi aggiunge nel nuovo decreto altri strumenti per l’emancipazione dalle forniture russe: si prevede la realizzazione “urgente” di rigassificatori galleggianti oltre le 12 miglia nautiche dalla costa, ma anche di impianti fissi a terra.
    I presidenti delle Regioni dove saranno localizzati i nuovi rigassificatori saranno nominati Commissari straordinari per l’autorizzazione delle opere. Si prevedono poi semplificazioni per sburocratizzare e accorciare i tempi dell’avvio di impianti per le energie rinnovabili, eolici e fotovoltaici. E si va verso una deroga di almeno sei mesi per massimizzare l’utilizzo delle centrali a carbone in Italia, senza rinunciare al percorso di decarbonizzazione, una volta venuta meno l’emergenza. In parallelo, continua l’impegno a tamponare l’emergenza per famiglie e imprese, missione difficile a fronte dell’inflazione.
    Oltre alla proroga fino a giugno della riduzione di 30 centesimi delle accise sui carburanti e l’estensione del credito di imposta per imprese energivore, sarà varato un nuovo allargamento del bonus sociale per le bollette. Il tetto Isee per ottenere lo sconto, alzato a marzo da 8mila a 12mila euro, dovrebbe salire fino a 14-15mila euro. Al Mise si è studiato un meccanismo per rendere realmente automatico il bonus contestualmente alla presentazione dell’Isee, per risolvere criticità emerse in queste settimane. In arrivo anche un fondo da circa 200 milioni di euro per le imprese con forti interscambi con le aree coinvolte nella guerra (come Russia, Ucraina e Bielorussia). Avranno invece una ‘corsia rapida’, grazie a una serie di semplificazioni, quelle che effettueranno investimenti oltre i 50 milioni di euro in produzioni strategiche. Allo studio anche il sostegno ai lavoratori pendolari per gli abbonamenti ai servizi di trasporto. Di fronte a misure tanto variegate si era pensato inizialmente di spacchettarle in due decreti diversi, ipotesi per ora accantonata anche per evitare di intasare ulteriormente il calendario. In mattinata gli ultimi accorgimenti e probabilmente – si ragiona in ambienti parlamentari -un check con i partiti della maggioranza. il Consiglio dei ministri che dovrebbe varare il nuovo decreto sugli aiuti a famiglie e imprese. 

  • in

    1 maggio: Accoto, “lavoro sia equo, stabile e sicuro”

    (ANSA) – ANCONA, 01 MAG – “Lavoro sia equo, stabile e
    sicuro”. Così la sen. M5s Rossella Accoto, sottosegretaria al
    Lavoro e alle Politiche Sociali che oggi ha partecipato oggi,
    alla Mole Vanvitelliana di Ancona, alla cerimonia di consegna
    delle decorazioni della “Stella al Merito del Lavoro” a 36
    lavoratori marchigiani, insigniti dal Capo dello Stato per
    “particolari meriti di perizia, laboriosità e condotta morale”.   
    “Oggi, primo maggio non è una festa qualsiasi; – ha detto
    Accoto – è una giornata per il ricordo di tutte le lotte e del
    lungo percorso fatto per ottenere diritti. C’è ancora tanto da
    fare per arrivare al diritto ad una retribuzione equa per tutti
    e ad avere stabilità e garanzie per il futuro. E’ ora di
    introdurre il Salario Minimo anche nel nostro Paese, l’Europa ce
    lo chiede e, oggi, anche il Papa ha ricordato la necessità di un
    lavoro dignitoso per tutti. Dobbiamo impegnarci molto anche
    affinché questo diritto sia esercitato in totale sicurezza”.   
    “Sono ancora troppe le morti bianche, un numero
    inaccettabile. – ha sottolineato la sottosegretaria . Bisogna
    lavorare per diffondere una educazione alla legalità che
    permetta di far diventare la cultura alla sicurezza un modo di
    vivere. Solo con un patto di corresponsabilità tra aziende,
    lavoratori e parti sociali si potrà innescare quella scintilla
    che porterà ad azzerare realmente le morti sui luoghi di lavoro
    dovute a negligenza o imprudenza”. (ANSA).   

  • in

    Primo Maggio e sicurezza sul lavoro. Mattarella: “L'obiettivo sia quello di avere zero morti”

    Primo Maggio, celebrazione della Festa del lavoro con il presidente della Repubblica Mattarella.
    “La festa del lavoro è festa per la Repubblica. Rappresenta motivo di riflessione e di impegno. Il primo articolo della Costituzione costituisce il fondamento su cui poggia l’architettura dei principi della nostra democrazia e della nostra civiltà. Al tempo stesso è un pungolo, un senso di marcia, una sfida costante alle istituzioni, ai corpi sociali, alle forze produttive. Il lavoro è misura di libertà, di dignità, rappresenta il contributo alla comunità. Il lavoro è strumento di realizzazione di diritti sociali. È motore di rimozione delle disuguaglianze”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella in occasione del 1 maggio.
    La sicurezza sul lavoro e “l’integrità della persona e dei lavoratori è parte essenziale del nostro patto costituzionale” e “vorremmo che intorno a questa necessità si mobilitasse il fronte più ampio, un patto di alleanza tra istituzioni, società civile, forze sociali ed economiche, per sottolineare con forza l’impegno a combattere un flagello che sconvolge la vita di troppe famiglie, rappresenta una umiliazione per il mondo delle imprese e una sconfitta per chi, producendo beni e servizi, vede la propria attività sfigurata da queste morti”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando in occasione della festa del lavoro.
    “Venerdì mattina, in Friuli, ho sottolineato la inaccettabilità, specie per i più giovani, di dover associare la prospettiva del lavoro con la dimensione della morte. Vanno incentivate le esperienze e le buone pratiche che, come in quella Regione, si propongono la stipula di protocolli tra imprese e sindacati con l’obiettivo “Zero morti”, ha aggiunto Mattarella parlando al Quirinale.
    “Il lavoro è strumento di progresso e affermazione delle persone, non un gioco d’azzardo potenzialmente letale. L’obiettivo di più lavoro non può tradursi in più incidenti sul lavoro. Per questo occorre porre in essere uno sforzo eccezionale. L’impegno per la ripresa è, insieme, impegno per migliorare le condizioni produttive e per battere la tragedia delle morti sul lavoro”, ha detto il presidente della Repubblica.
    “La pandemia ha sconvolto questi ultimi due anni. Ha portato morte, sofferenza, paure. E ci ha fatto scoprire i valori della solidarietà, della responsabilità, anche delle istituzioni a servizio del bene comune. Abbiamo dimostrato di saper affrontare la crisi. Analoga risolutezza occorre avere oggi di fronte al brusco stop alla ripresa economica indotto dall’aggressione della Russia. Scoraggiarci – ha contunuato Mattarella – per le prove che i tornanti della storia propongono sui diversi fronti, interno, dell’Unione Europea, internazionale, è atteggiamento vacuo. Sterile”.
    “Una unità consapevole tra le forze sociali deve consentire al “Cantiere Italia” di realizzare gli obiettivi del PNRR, con un capitolo di relazioni sociali all’altezza di tempi moderni. Non è tempo di slogan. Non sono consentite pause nell’impegno: è indispensabile un dialogo consapevole e fruttuoso”, ha detto Mattarella.
    “La nuova ‘fabbrica’ del Paese deve saper tenere insieme funzione sociale dell’impresa, innovazione e produttività, crescita dell’economia e occupazione, dignità del lavoro. Ci ha soccorso in questi anni la svolta che abbiamo concorso a realizzare nella Ue, che ha scelto di adottare politiche espansive come mai in passato. Ne è emersa l’idea di un’Europa sempre più credibile nel rappresentare l’ambito necessario della nostra rinnovata partecipazione alla dimensione globale e la chiave del nostro futuro. Perché il domani non aspetta, ha detto ancora il presidente Sergio Mattarella al Quirinale.
    “Sappiamo che sul terreno della condizione economica e sociale non mancano sfide come l’inflazione, indotta anzitutto dai rincari dell’energia e delle materie prime. Non possiamo permetterci di sbagliare: i due terzi della domanda dipendono in Italia dai consumi delle famiglie. A loro dobbiamo guardare”, ha detto Mattarella.
    LA DIRETTA

  • in

    1 maggio: Decaro, lavoro forma di emancipazione e libertà

    (ANSA) – BARI, 01 MAG – “Mi sento di dedicare questa festa
    del 1 maggio a tutti i lavoratori, ma anche a chi il lavoro non
    ce l’ha, a chi l’ha perso e a chi ha smesso di cercarlo e invece
    devono continuare a cercarlo, perché il lavoro non è solo una
    fonte di reddito ma anche una forma di emancipazione e di
    libertà”. Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente Anci
    Antonio Decaro in occasione del 1 maggio, partecipando della
    deposizione di una corona floreale nei pressi della lapide che
    ricorda Giuseppe di Vittorio, nella città vecchia di Bari, tra
    bandiere della pace, nell’ambito delle iniziative promosse dalla
    Cgil.   
    “Grazie alle associazioni e alle organizzazioni sindacali
    possiamo ricordare questi momenti – ha detto Decaro – ,
    ricordare che ci sono stati donne e uomini che hanno lottato e
    alcuni hanno sacrificato anche la loro vita per i diritti dei
    lavoratori, per l’emancipazione. Diritti che ancora oggi non
    sono così scontati e quindi è giusto continuare a ricordare, e
    finalmente dopo due anni di restrizioni torniamo a vivere
    insieme questi momenti di memoria collettiva”. (ANSA).   

  • in

    Giustizia, l' Anm compatta vota lo sciopero contro la riforma Cartabia

    Compatta e forte di un voto che ha raccolto una maggioranza ‘bulgara’ attorno a una mozione unitaria e collettiva, l’Associazione nazionale magistrati guidata da Giuseppe Santalucia e Salvatore Casciaro si lascia alle spalle la disfatta del caso ‘Palamara and friends’, e marcia decisa con ritrovato orgoglio verso l’individuazione della data nella quale indire il giorno di sciopero – contro la riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario – al quale le toghe hanno dato il disco verde con 1081 voti a favore, 169 contrari e 13 astenuti, dopo un dibattito di otto ore al quale hanno partecipato come ospiti anche parlamentari esperti del ramo giustizia.    Per non essere “invadente” in un momento così delicato, la Guardasigilli Marta Cartabia ha declinato l’invito al meeting delle toghe mandando però il suo capo di gabinetto Raffaele Piccirillo e tenendo aperta la porta del dialogo con un messaggio a una convention antimafia in cui ha scritto che “la nostra magistratura è un presidio del nostro vivere democratico”.    “Per me la riforma non va chiusa così: la mia idea è che si tratta di una riforma blanda, serve invece che sia molto più incisiva, va migliorata al Senato e si possono prendere in considerazione anche alcuni spunti tecnici che ho sentito qui oggi”, ha detto Giulia Bongiorno della Lega – pronta a mettere in discussione il testo della riforma a Palazzo Madama – sottolineando che “il cuore del problema politico è se al Senato si cambierà o meno questa riforma: perchè da un lato c’è l’esigenza delle imminenti elezioni del Csm e di chi vuole che si svolgano a luglio con le nuove norme, io invece credo che le riforme devono essere incisive altrimenti è meglio non farle”.    E’ probabile che l’astensione dalle udienze, che potrebbe essere seguita da altre ‘repliche’ se la politica non presterà ascolto, si tenga prima che il Senato approvi la riforma, attorno 20 al maggio. “Abbiamo assistito all’accentuazione delle criticità della riforma” e “siamo qui per trovare forme di protesta, che siano anche attraverso atti” che manifestino all’esterno “le ragioni” delle nostre obiezioni alla riforma che “sarà inutile e credo anche dannosa”, ha sottolineato Santalucia nel suo intervento all’assemblea in “convocazione straordinaria” e che ha contato sulla partecipazione al voto di oltre 1423 toghe, anche tramite delega. In tutto, i magistrati sono poco meno di 10mila, e il 96% è iscritto all’Anm.    “E’ una riforma permeata da logiche aziendalistiche, – ha proseguito il segretario Casciaro – che mira all’efficienza e pensa ai tribunali come a catene di montaggio, che forniscono, possibilmente in tempi rapidi, un prodotto, poco importa se sia o meno di qualità. Una riforma che altera profondamente il modello costituzionale di giudice” e che “è animata dal risentimento” della politica, nonostante siano passati trenta anni da Mani Pulite.    Ci ha pensato Giulia Sarti, molto applaudita, a mettere in guardia dal rischio di modifiche della riforma al Senato. “Il pericolo – ha detto la parlamentare Cinquestelle – è che se si riaprirà il dibattito in Senato sulla riforma dell’ordinamento giudiziario, nei numeri non ci sarà una maggioranza come quella che finora è riuscita ad evitare la responsabilità diretta dei magistrati e l’azzeramento del passaggio di funzioni. La complessità delle posizioni e la loro eterogeneità ha portato e porta il Parlamento a fare riforme fatte anche di cose che siamo riusciti ad evitare”. “Spero che se non sarà al Senato, sarà nei decreti attuativi” che potranno esserci “modifiche”, ha aggiunto Sarti.    Nessuna ‘mano tesa’ da Enrico Costa di Azione che ha subito bocciato lo sciopero, “è sbagliato” e ha sferzato i magistrati “a riflettere sulla drammatizzazione degli effetti rispetto alle riforme in campo” ricordando che la tanto temuta riforma sulla responsabilità indiretta delle toghe in 12 anni ha portato solo a otto ‘condanne’. Sulla stessa linea il leader dei penalisti.    “Non vi è nessun altro Paese al mondo – ha detto il presidente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza – dove per ogni governo che si forma vengono messi fuori ruolo 200 magistrati, e tacete su tutto questo. Volete che il capo di gabinetto e il capo dell’ufficio legislativo del ministero siano dei magistrati e non degli appartenenti al funzionariato di carriera. Non potete chiudervi in un fortino per cui ogni modifica riformatrice la vivete come un assalto”.      

  • in

    Lunedi 2 maggio Cdm e conferenza di Draghi

     Questi gli appuntamenti della prossima settimana del presidente del Consiglio Mario Draghi.  Lunedì 2 maggio si terrà il Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi e, a seguire, conferenza stampa presso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio. Il 3 maggio  il premier Draghi interverrà alla seduta plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo alle 11.30. Mercoledì 4 maggio alle 12.30 a Roma incontro con il Primo Ministro del Giappone, Fumio Kishida. Previste dichiarazioni congiunte alla stampa a Palazzo Chigi

  • in

    Colpito villaggio russo. Kiev, stop propaganda, il punto alle 14.30

    Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, assicura che i “difficili negoziati” tra Mosca e Kiev stanno andando avanti, ma sul campo le armi non si fermano. Il governatore della regione russa di Bryansk, Alexander Bogomaz, dice che “un caccia ucraino” avrebbe colpito “con 2 missili un villaggio russo nel distretto di Starodubsky, al confine con l’Ucraina” e che “l’onda d’urto” avrebbe “danneggiato impianti usati per il carico di petrolio”, anche se non si sarebbero registrate vittime. Grave anche la denuncia del capo della polizia della regione di Kyiv, Andriy Nebytov, che parla del ritrovamento di “una fossa con i corpi di tre uomini torturati, imbavagliati e uccisi con un colpo al capo”. La macabra scoperta sarebbe stata fatta nel bosco vicino al villaggio di Myrotske, nel distretto di Bucha. Le vittime sarebbero state “torturate a lungo” e “ferite di proiettili” sarebbero state trovate “negli arti”. I tre uomini sarebbero stati “finiti con colpi di arma da fuoco a un orecchio”. In totale, finora, gli investigatori ucraini avrebbero “esaminato 1.202 corpi di civili uccisi” nella regione di Kiev.
    Combattimenti sempre più aspri si registrerebbero soprattutto a Mariupol dove molti soldati ucraini resterebbero asserragliati nell’acciaieria, si dice anche insieme a civili e a stranieri. E proprio da qui, il comandante della 36ma brigata marina ucraina Sergiy Volynsky (Volyn), lancia un appello al presidente turco Erdogan affinché applichi per loro la procedura di “estradizione” portandoli direttamente in Turchia. Il comandante aggiunge che la situazione nell’acciaieria di Azovstal “è molto difficile” e che “i combattimenti” non si sarebbero “mai fermati”. Il negoziatore ucraino e consigliere del presidente Zelensky, Mikhailo Podoliak, accusa Mosca, infatti, di aver “respinto tutte le proposte per aiutare a salvare la popolazione di Mariupol dai bombardamenti”.
    Mentre proseguono gli scontri, la Bbc scrive che diversi “enti di beneficenza” starebbero lavorando “per consegnare pillole contraccettive d’emergenza agli ospedali ucraini in seguito alle crescenti segnalazioni di stupri”. E sono state inviate pillole “per l’aborto farmacologico che possono essere usate fino alla 24ma settimana di gravidanza”.
    Sul fronte delle evacuazioni, Mosca respinge le critiche sostenendo, con il ministro Lavrov, che “più di un milione di persone” sarebbe stato “evacuato dall’Ucraina in Russia dal 24 febbraio scorso”. E questo, mentre il ministro dell’Informazione ucraino Oleksandr Tkachenko, accusa il Cremlino di diffondere la propria propaganda anche in Europa creando “il caos”. Tkachenko, chiede, infatti, “ai colleghi europei di sanzionare” tutti i canali russi “che ancora trasmettono sulle piattaforme satellitari”.
    Decisamente pessimista il giudizio che la pronipote di Krusciov dà sul conflitto in corso. Secondo Nina Khrushcheva, docente di affari internazionali negli Stati Uniti, la Russia e l’Occidente non sarebbero mai stati così vicini “alla guerra nucleare di quanto non lo fossero stati l’Urss e gli Usa durante la crisi dei missili di Cuba”. Forse anche perché la guerra rischia ogni giorno di più di uscire dai confini di Russia e Ucraina. L’assistente Segretario di Stato Usa per Europa e Eurasia, Karen Donfried, ha appena concluso un giro in Kosovo, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Albania e Montenegro per assicurare il sostegno degli Stati Uniti. “Gli Usa – spiega Donfried – appoggiano fortemente il cammino euroatlantico di tutti i sei Paesi dei Balcani occidentali”.
    Intanto, per colpa della guerra, i prezzi dei vari prodotti continuano ad aumentare. In Italia, Assoutenti lancia l’allarme per gli straordinari rincari di pasta, pane e olio di semi. La maglia nera spetta senza dubbio all’olio di semi di girasole, che in soli due mesi, tra gennaio e marzo 2022, registra aumenti di prezzo superiori anche al 40%. 

  • in

    Ucraina, a 10 anni seconda fuga da guerra

     A soli dieci anni è già la seconda volta che fugge dalla guerra. È la storia di un bambino ucraino arrivato a inizio marzo a Norcia, in provincia di Perugia, assieme alla mamma, la bisnonna ottantenne e un cagnolino. Da un paio di settimane vivono in una delle casette Sae degli sfollati del sisma, rimasta libera dopo che i precedenti occupanti sono tornati nella loro abitazione tornata agibile. Il bambino, capelli scuri e occhi furbi, sa cosa sia un terremoto.    “Le case che ho visto qui crollate – racconta all’ANSA – somigliano a quelle distrutte dai bombardamenti”. La mamma annuisce e con le lacrime agli occhi racconta il loro calvario che ormai dura da otto anni. “Nel 2014, quando di fatto è iniziata la guerra – spiega -, vivevamo, assieme anche a mio marito, a Donetsk e fummo costretti a fuggire. Lui era molto piccolo. Ci trasferimmo a Kramators’k da dove siamo dovuti di nuovo scappare. È dura fuggire, lasciare i genitori, il marito e tutti gli affetti. Voglio che la guerra finisca subito così da tornare nel mio Paese”. La nonna se ne sta seduta su una poltrona in un angolo della Sae, ascolta e non proferisce parola se non per dire che le manca la sua casa. Al piccolo, invece, manca soprattutto il suo papà. “Lo sento tutti i giorni – racconta -, mi chiede come mi trovo in Italia, se mangio e cosa faccio”. Sentono la nostalgia dell’Ucraina, ma mamma e figlio non scartano nemmeno l’idea di un futuro in Italia, “ovviamente se mio marito può raggiungerci”, precisa la donna. Al piccolo, appassionato di calcio e tifoso della Juventus, dell’Italia piace soprattutto il clima – “qui fa più caldo” – e la pasta.