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    Zelensky, ‘sconfiggeremo i russi anche con la ricostruzione’

       “In Ucraina non rimarrà nemmeno una rovina. Ricostruiremo tutto, ripristineremo tutto, e sappiamo esattamente quali passi devono essere compiuti in quali tempi e con quali risorse per sconfiggere l’aggressione russa anche con la nostra ricostruzione. Quando le rovine spariranno, non sarà solo l’aggressore a perdere, ma l’idea stessa di aggressione. E questo accadrà”: lo scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. 
        Zelensky ha anche scritto su Telegram su una conversazione telefonica con il premier britannico, Rishi Sunak, che gli ha promesso più armi di difesa per Kiev e una stretta sulle sanzioni internazionali a Mosca, per impedirle di fabbricare missili con componenti prodotte in Occidente. “In una conversazione telefonica con il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, abbiamo discusso l’andamento del conflitto, i bisogni della Difesa ucraina e di una ulteriore collaborazione per espandere le capacità ucraine sul campo di battaglia con armi a lunga gittata, scrive Zelensky.
       “Sono grato a Rishi Sunak – continua – per aver organizzato la Conferenza sul finanziamento della  ricostruzione dell’Ucraina a Londra il 21 e 22 giugno e per la leadership britannica nel rafforzare il supporto internazionale all’Ucraina”.
       “Abbiamo coordinato le nostre posizioni alla vigilia del vertice Nato di Vilnius, ed è importante assicurare all’Ucraina concrete prospettive di adesione (all’Alleanza). Abbiamo anche discusso delle mosse per portare a compimento la Formula di pace (ucraina) e per preparare le garanzie di sicurezza per l’Ucraina” prosegue il messaggio Telegram.
       “La Russia sta dando impulso alla produzione di missili con componenti prodotte in Occidente e durante la conversazione ho sottolineato la necessità di incrementare la pressione delle sanzioni”, conclude Zelensky   

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    Mattarella: ‘Il pluralismo alimenta la democrazia e la libertà’

     “Il 70° anniversario della costituzione dell’Unione Stampa Periodica Italiana rappresenta un traguardo importante per una associazione alla quale aderiscono oltre mille testate edite da medie e piccole imprese e da enti e realtà no-profit, espressione di una dimensione che vede nei media locali e specializzati una risorsa vitale e un presidio irrinunciabile del sistema dell’informazione”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio al Segretario Generale USPI, Francesco Saverio Vetere.    “Il pluralismo che alimenta la vita democratica e le libertà degli italiani, garantito dalla Carta Costituzionale – sostiene – è arricchito dalla presenza di un numero significativo di voci indipendenti che offrono ai cittadini la possibilità di soddisfare il diritto fondamentale di essere informati. Ed è certamente compito della Repubblica sostenere le iniziative editoriali che si caratterizzano in questo senso, a partire dalla garanzia di parità delle condizioni di impresa e accesso al mercato”. “Ai giornalisti- aggiunge il Capo dello Stato-, testimoni e certificatori della corrispondenza tra i fatti e la loro rappresentazione, agli editori e ai soggetti chiamati a dare il massimo impegno nel dispiegamento dei principi sanciti nel nostro Patto fondativo, viene affidata una grande responsabilità, tanto più in una stagione di rilevanti trasformazioni che mutano radicalmente il panorama delle fonti e pongono in discussione la loro affidabilità, questione opportunamente affrontata anche in sede di Unione Europea”.   

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    Bandecchi lascia le presidenze della Ternana e di Unicusano

    (ANSA) – TERNI, 18 GIU – Il sindaco di Terni Stefano
    Bandecchi è dimesso da presidente di Unicusano e dalla Ternana
    calcio. La decisione, in vista del Consiglio comunale di lunedì,
    è stata annunciata dall’imprenditore sui social e ufficializzata
    sul sito Tag24 il quotidiano online dell’Università Niccolò
    Cusano.   
    Bandecchi ha spiegato che presidente e amministratore unico
    della Ternana sarà Paolo Tagliavento.   
    L’imprenditore ha sottolineato che quindi nella società
    calcistica e nell’Ateneo telematico “non conterà più niente”.   
    Con la ratifica delle dimissioni “irrevocabili” secondo Tag24
    “non ci sarà più il problema dell’incompatibilità del ruolo come
    sindaco di Terni” chiamato a gestire lo stadio dove gioca la
    squadra.   
    “Mi sono dimesso – ha spiegato Bandecchi – perché voglio fare
    politica in modo serio, voglio essere il Sindaco di Terni e
    farlo per bene, per tutte quelle persone che mi hanno votato, ma
    anche per chi non l’ha fatto. E lo faccio perché voglio portare
    ad alti livelli Alternativa popolare in Italia”. (ANSA).   

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    Leodori nuovo segretario del Pd Lazio

    (ANSA) – ROMA, 18 GIU – Vittoria schiacciante per Daniele
    Leodori alle primarie del Pd del Lazio: anche se non ancora
    ufficiale, secondo i dati che starebbero arrivando al partito,
    Leodori avrebbe vinto con il 95% dei voti. L’esponente dem ha
    così sconfitto nettamente l’avversario, il consigliere
    capitolino Mariano Angelucci. La vittoria molto ampia, si unisce
    anche alla soddisfazione da parte del Pd per la “partecipazione”
    poiché con i dati – che ancora stanno arrivando – si
    arriverebbe oltre i 50mila votanti. Alle scorse primarie, nel
    2018, furono circa 60mila i votanti nei 400 seggi allestiti.   
    Leodori succede così a Bruno Astorre, compagno di partito e
    amico, scomparso il 3 marzo scorso. (ANSA).   

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    Bignami: “L’Emilia-Romagna chiede 2,3 miliardi sulla fiducia. Vi fidereste di Schlein e compagni?”. E’ polemica

       Le parole sui social del viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami sulla conta dei danni dell’alluvione rinfocolano la polemica, dopo l’incontro in settimana a Palazzo Chigi, con la Regione Emilia-Romagna e l’affermazione del ministro Nello Musumeci in corso di incontro: “Il governo non è un bancomat”. La replica a stretto giro, affiancata da diverse voci nel Pd contro l’esponente bolognese di Fratelli d’Italia, uomo di fiducia della premier Giorgia Meloni.   “Ad oggi ancora la Regione non ha trasmesso al Governo, benché richiesto, nessun elenco degli interventi da eseguire. Ha chiesto 2,3 miliardi subito, sulla fiducia. Voi vi fidereste di Schlein e compagni? Ps: la cura del territorio colpito era competenza loro”, ha scritto Bignami.    Per la Regione ha risposto il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Davide Baruffi, definendo “davvero incomprensibile e fuori luogo l’inutile polemica di Bignami” che “sa o dovrebbe sapere, che la ricognizione puntuale dei danni è attivata dal commissario per l’emergenza così come disposto dall’ordinanza del capo del dipartimento della Protezione civile dello scorso 8 maggio, nei 90 giorni successivi”. “Tuttavia – ha proseguito Baruffi – per rappresentare al meglio al ministro competente lo stato dell’arte, nell’incontro di giovedì scorso al Tavolo col Governo il presidente Bonaccini ha già prodotto una prima stima, frutto dell’inteso lavoro condotto da sindaci e presidenti di Provincia, Agenzia regionale di Protezione civile e Consorzi di bonifica, associazioni imprenditoriali e professionisti. Un lavoro estremamente importante che ci ha già consentito di presentare da un lato l’ammontare complessivo dei danni subiti dal sistema dell’Emilia-Romagna, dall’altro – in modo ancor più accurato e dettagliato – individuare e quantificare gli interventi urgenti e necessari per mettere in sicurezza i fiumi entro la fine dell’estate, quelli per riparare le infrastrutture che ancora isolano le comunità e impediscono a diverse imprese di operare, quelli per le prime misure di sostegno alle attività economiche”.    “Le provocazioni e gli insulti del viceministro Bignami alle istituzioni emiliane e al Pd sono la prova che la destra sta giocando sulla vicenda dell’alluvione una partita tutta politica sulla pelle delle amministrazioni, delle imprese e delle famiglie di quel territorio, offendendo tutta la comunità dell’Emilia Romagna”, ha detto il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. “Ieri Musumeci, oggi Bignami con questa polemica volgare e infondata. È un’offesa non solo a Regione e Comuni, ma a imprese e cittadini che meritano risposte urgenti”, ha aggiunto Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera.    Dichiarazioni in tal senso anche dalla deputata Irene Manzi, dal senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd e Sandro Ruotolo, della segreteria del partito. E anche Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera, ha detto che “mentre Bignami parla a vanvera” servono un commissario e le risorse.    

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    Giustizia, la riforma in Parlamento. Test per Meloni

    Il clima non è dei migliori, attorno alla riforma della giustizia. Perché certo, il testo approvato la scorsa settimana in Consiglio dei ministri si prepara ad approdare in Parlamento e il centrodestra sostiene la riforma. Ma il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è sottoposto alla critica di una fetta della magistratura senza che questa circostanza susciti la difesa compatta della maggioranza e del governo.
    Una dinamica culminata sabato nel duro botta e risposta del Guardasigilli contro l’Anm e nella replica dell’associazione delle toghe. Un affondo, quello del titolare di via Arenula, che non sarebbe stato gradito ai piani alti di Palazzo Chigi. Tanto che si vocifera di una telefonata – non confermata – tra la stessa Meloni ed il ministro. E che l’umore del Guardasigilli non sia dei migliori lo fa intuire Enrico Costa di Iv: “Da giorni magistrati vari contestano il ministro, nel silenzio di Palazzo Chigi. Occhio – osserva – che se Nordio si scoccia vi saluta”. Un rapporto, quello tra la presidente del Consiglio e Nordio, che anche in passato ha registrato qualche tensione culminata con un incontro chiarificatore.
    Il testo della riforma, fa sapere il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, dovrebbe essere bollinato lunedì ed approdare alla Camera il giorno successivo. Ma nel vivo della discussione si entrerà la prossima settimana. L’iter della riforma si preannuncia complicato con le opposizioni che già promettono battaglia: “Noi sindaci con l’Anci chiedevamo una riforma del reato di abuso di ufficio. Non il ‘colpo di spugna’ tipico della politica berlusconiana, che punta all’impunità. Siamo garantisti, non berlusconiani”, mette in chiaro il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che di fatto anticipa la battaglia che il Pd intende fare sulla parte che riguarda l’abuso d’ufficio.
    Sul piede di guerra anche il Movimento Cinque Stelle. A far capire che il partito non è disponibile a concedere sconti è direttamente Giuseppe Conte: “non vi fate ingannare dal dibattito sull’abuso d’ufficio – ha messo in chiaro sabato nel corso della manifestazione del suo partito – . Oggi l’abolizione di quel reato significa solo che vuoi rendere legittime le raccomandazioni nei concorsi e nelle assunzioni anche nel pubblico, e chi viene favorito? Gli amici e i soliti ricchi e potenti”. Nessuna sorpresa invece dovrebbe arrivare della maggioranza ed in particolare dai due alleati, Lega e Forza Italia. I riflettori sono accesi in particolare su Fi e sulle ricadute che avrà la scomparsa di Berlusconi nella tenuta dei gruppi parlamentari. Dal partito rassicurano che sul testo di Nordio non ci saranno tentativi di blitz; anzi, gli azzurri rivendicano molte delle decisioni prese.
    In linea con quanto ha sempre predicato il Cavaliere: la stretta sulle intercettazioni e la norma sull’abuso d’ufficio sono due bandierine che gli azzurri rivendicano come loro battaglie storiche: “Le riforme della giustizia andranno avanti e proseguiranno con la separazione delle carriere e la fine della corride delle toghe politicizzate dentro il Csm”, fa sapere Maurizio Gasparri spostando già l’attenzione sull’autunno quando dovrebbe arrivare la seconda parte della riforma messa in cantiere dal Guardasigilli. Riforma della giustizia a parte, dagli azzurri però arrivano i primi avvertimenti su altro tema, cavallo di battaglia di Berlusconi: l’innalzamento delle pensioni minime. Il pressing sul governo sarebbe già iniziato, non solo da Fi, ma anche della Lega e l’ipotesi che i soldi (pochi) a disposizione finiscano solo sul taglio del cuneo è una possibilità che gli alleati di Meloni non sarebbero pronti ad accettare.

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    Il M5s agita il Pd. D’Amato lascia l’assemblea nazionale 

    I rapporti con il M5s continuano ad agitare il Partito democratico. E’ stato un saluto, quello di Elly Schlein alla manifestazione di Conte, e non una vera e propria partecipazione al corteo. Ma le parole dell’ex premier sull’Ucraina e quelle di Grillo sulle brigate di cittadinanza sono state sufficienti a far rialzare la testa alla minoranza Dem. E c’è chi, come l’ex assessore alla Sanità del Lazio D’Amato, sceglie di fare un passo indietro: lascia l’assemblea nazionale del partito, pur tenendo per ora la tessera. “Brigate e passamontagna anche no. È stato un errore politico partecipare alla manifestazione”, scrive su twitter.
    Un segnale, altro si vedrà. Il tema è destinato a essere messo sul tavolo della direzione del partito in programma per lunedì pomeriggio al Nazareno. E’ il primo appuntamento dopo la sconfitta delle amministrative e quindi sarà l’occasione – nelle intenzioni – per tracciare una nuova rotta. A circa tre mesi dai gazebo che l’hanno incoronata segretaria, Schlein potrebbe anche decidere di andare alla conta interna per misurare le forze. E dunque non è escluso che decida di mettere ai voti la relazione che terrà in apertura dei lavori. Lorenzo Guerini, deputato Pd critico nei confronti della segretaria, ha già messo in chiaro la distanza che lo separa dalle scelte di questi giorni. Ma fonti a lui vicine fanno sapere che non si intende drammatizzare, e che ci sarà una normale discussione anche sugli ultimi fatti, una volta ascoltata la relazione della segretaria. Lotta alla precarietà e difesa dei diritti sul lavoro, il no all’autonomia, la necessità di investire su scuola e sanità saranno gli assi lungo i quali si muoverà Schlein. 

    Agenzia ANSA

    Polemiche anche sull’Ucraina. Prima l’abbraccio Conte-Schlein. La segretaria del Pd: ”Lavoriamo insieme per salario minimo e reddito’. L’ex premier: ‘Questa è la piazza della maggioranza del Paese’. Anche Fratoianni presente (ANSA)

    E prometterà battaglia in Parlamento e mobilitazioni sui territori fin da subito. Nelle Aule di Camera e Senato si comincerà già da martedì: il voto sulle mozioni sul Pnrr presentate dalle opposizioni e l’esame del decreto legge sul lavoro forniranno le prime occasioni. L’obiettivo è quello di saldare almeno sulle singole battaglie il Pd alle altre forze politiche di minoranza, incluse in alcuni casi Azione e Italia Viva. I Dem sono dunque pronti a sostenere l’emendamento del senatore di Avs Tino Magni che chiede che la perdita del Reddito di cittadinanza scatti solo quando si rifiuta un’offerta di lavoro “congrua”.
    Certo, nella consapevolezza, che il Terzo polo su alcuni temi è distante: la giustizia ne è l’esempio più lampante. La riforma arriverà in Parlamento in settimana e Schlein dovrà decidere cosa fare sull’abuso d’ufficio. Cancellato dal governo, con il plauso di molti sindaci anche Dem, il reato che più di altri impatta sui primi cittadini per la segreteria del Pd andrebbe rimodulato e non abrogato tout court. In parlamento gli unici favorevoli a mantenerlo in vita sono però i cinquestelle, mentre Calenda e Renzi hanno già fatto ampie aperture di credito nei confronti della maggioranza. Schlein poi tenterà ancora di battere la strada del salario minimo, sulla quale il fronte delle opposizioni è più compatto. Il destino di questa proposta sembra però già segnato: il governo ha fatto sapere di non essere disposto a imboccare la strada di questa riforma. La strategia – che sarà indicata anche domani – punta ad evitare di lasciare al M5s i campi di battaglia che tradizionalmente sono percorsi anche dal Pd, il lavoro su tutti. Obiettivo necessario da qui alle europee, dove la sfida sarà tra i partiti a causa del sistema elettorale proporzionale. Il tempo delle alleanza verrà infatti successivamente, quando si tornerà a parlare di amministrative.

    Agenzia ANSA

    Nell’immagine un cartello con scritta ‘brigate di cittadinanza’ (ANSA)

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    Airshow per i 100 anni dell’Aeronautica, Mattarella a Pratica di Mare

    “Una giornata emozionante oggi alla manifestazione aerea per il centenario dell’Aeronautica militare. Una delle tante iniziative che accompagneranno tutto il 2023 per celebrare i primi 100 anni dell’Arma azzurra. Non solo un Airshow unico e straordinario ma molto di più, per le tante esibizioni di velivoli storici nonché di aereomobili ultramoderni e lo spettacolo acrobatico delle Frecce Tricolori. Una festa meravigliosa che ha richiamato migliaia di visitatori che hanno visto la nostra Aeronautica militare in tutte le sue sfumature e nei suoi impieghi”, sono le parole del sottosegretario alla Difesa, senatrice Isabella Rauti, presente oggi alla manifestazione per i 100 dell’Aeronautica militare nell’aeroporto “Mario De Bernardi” di Pratica di Mare (Rm) con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro della Difesa Guido Crosetto. 

    “Aerei di ieri e di oggi che hanno attraversato i cieli del mondo – ha detto Rauti – e continuano a servire l’Italia e gli italiani. Dietro la manifestazione di oggi e il calendario annuale delle celebrazioni del centenario c’è un grande lavoro di squadra e tanto impegno; anche a questo dobbiamo pensare quando ci emozioniamo e stiamo con lo sguardo rivolto verso l’alto. A tutti coloro che sono impegnati nella gigantesca macchina organizzativa, un immenso e infinito grazie”.