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    Mozione Pd, non usare i fondi Pnrr per le armi all’Ucraina

    (ANSA) – ROMA, 20 GIU – “Escludere l’utilizzo delle risorse
    di pertinenza del Pnrr per la produzione di armi e munizioni in
    conseguenza degli aiuti forniti all’Ucraina”. E’ quanto chiede
    l’ultimo punto della mozione del Pd sull’attuazione degli
    impegni previsti dal Pnrr che verrà presentata in Aula al Senato
    nel pomeriggio insieme alle mozioni di Iv-Az e della
    maggioranza. I documenti saranno esaminati e votati
    dall’Assemblea oggi stesso. (ANSA).   

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    Maturità, l’esperto: ‘Studiare con altri e confrontarsi’

    Il fattore ansia e come gestire questo sentimento: una base importante è la consapevolezza dei propri mezzi e del percorso fatto per affrontare nel modo migliore l’esame, che resta un vero e proprio rito di passaggio verso l’età adulta e che segna il termine della relazione educativa fra gli studenti e i propri maestri, sancendone l’autonomia finale. Di tutto questo e di altro ancora si parla in 4 clip gratuite su https://corsi-scuola.edulia.it/maturita-2023 firmate da Christian Raimo, docente di Storia e Filosofia e scrittore, che affronta alcuni aspetti e temi fondamentali legati all’esame di maturità, da oggi on line.    L’approccio allo studio, come prepararsi, riassumere, e, più in generale, fare un ripasso di tutto il programma, è certamente una sfida educativa importante. Per affrontarla al meglio, è utile trasformarla in una sfida collettiva – spiega l’esperto -, dove l’intera classe si unisce e impara a confrontarsi, dove ognuno capisce le proprie debolezze e si mette in dialettica con gli altri. Fra i suggerimenti indicati, anche il concedersi il tempo di un apprendimento metacognitivo e sedimentato.    Sul tema della capacità di fare collegamenti interdisciplinari, sempre più richiesto da 10-15 anni, specialmente nel colloquio orale finale, Raimo sottolinea che non esiste per questo una disciplina specifica e che è concreto il rischio di associazioni arbitrarie; è invece utile saper valorizzare il percorso studi seguito durante i 5 anni, durante i quali, per saper fare collegamenti e associazioni più consapevoli è fondamentale aver acquisito l’apprendimento dei metodi del sapere: quello matematico, scientifico, filosofico e argomentativo, storico, dell’analisi del testo… La valutazione finale a seguito dell’esame di Stato, infine, che, secondo il docente, “rischia di appiattire la riflessione educativa su un mero voto numerico, resta una sfida per docenti e studenti per cercare di condividere insieme i criteri valutativi, all’interno di una relazione educativa virtuosa”.

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    Emanuela Orlandi, 40 anni senza una soluzione

    E’ ancora un giallo senza risposte quello di Emanuela Orlandi, la figlia di un alto dipendente del Vaticano scomparsa senza lasciare traccia, un mistero che va avanti da quasi 40 anni. Tanti sono passati da quel 22 giugno 1983 quando Emanuela sparì nel nulla, appena quindicenne. Indagini, illazioni, depistaggi, che hanno portato ad una altalena di speranze e delusioni. La famiglia non si è mai arresa. “E’ un sacrosanto diritto avere verità e giustizia, non ci rinunceremo mai”, ripete da anni il fratello Pietro, persino di recente in occasione della scomparsa del papa emerito Benedetto XVI.    Dopo l’archiviazione delle indagini da parte della Procura di Roma, Pietro era tornato a chiedere giustizia direttamente al Tribunale Vaticano, presentando una denuncia di scomparsa alla Gendarmeria e al Promotore di Giustizia. Con il Pm vaticano che a gennaio ha dato seguito alla richiesta.    La famiglia Orlandi aveva presentato un’istanza per la prima volta nel 2017. Il fascicolo era stato aperto “ma da allora non è stato fatto niente, non è stato interrogato nessuno”, ha denunciato più volte l’avvocato di famiglia, Laura Sgro’. Che invano ha anche chiesto che venisse sentito il boss mafioso Pippo Calò. All’epoca dei fatti, nel 1983, era a Roma, era un personaggio a conoscenza “di quello che succedeva”, collegato alla banda della Magliana, ritenuta, nel novero delle ipotesi, coinvolta nella scomparsa della ragazza.    Emanuela Orlandi, che oggi avrebbe più di cinquant’anni, scompare verso le 19 del 22 giugno 1983, dopo essere uscita dalla scuola di musica sacra che era nelle vicinanze di palazzo Sant’Apollinare. La ragazza è la figlia quindicenne di un messo della prefettura della Casa pontificia ed è cittadina del Vaticano. A maggio era già scomparsa un’altra ragazza romana, Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, e i due casi vengono quasi subito collegati. In questi termini – come di “una stessa cosa” – ne ha parlato Ali Agca, l’attentatore del Papa, ma non sono mai emersi elementi concreti che avvalorassero questa pista. Mirella Gregori, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, a Roma, studentessa, non conosceva Emanuela Orlandi, né le due ragazze avevano frequentazioni in comune.    Anche perché il caso di Emanuela, che sembrava la comune scomparsa di una adolescente, si trasforma in un giallo internazionale che coinvolge in pieno la Santa Sede. Il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi anche con l’attentato di Agca contro Wojtyla. Il Papa polacco interviene con diversi appelli, fatti anche all’Angelus, pochi giorni dopo la scomparsa, quando la questione non era ancora di dominio pubblico.    La presenza della Orlandi, negli anni, è segnalata in diverse località, anche all’estero, ma le rivelazioni non sono mai risultate attendibili. Senza elementi, la prima inchiesta viene chiusa nel luglio 1997. Poi la banda della Magliana, che spesso era stata tirata in ballo nella vicenda, rientra in primo piano a giugno 2008 con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis, uno dei capi della banda,. Emanuela Orlandi, secondo la Minardi, sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all’Ospedale San Camillo. Ma neanche su questa pista emergono prove concrete.    Nulla di fatto neanche dopo le analisi svolte sulle ossa rinvenute nella cripta di Sant’Apollinare, a Roma, nella quale era stato sepolto, in deroga ad ogni norma, proprio il boss Renatino De Pedis, ucciso in un agguato a via del Pellegrino, sempre nella zona della sparizione di Emanuela.    Nel 2016 l’archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Roma, confermata dalla Cassazione. Poi la denuncia alle magistratura vaticana. Nell’ottobre 2018, un altro giallo: il Vaticano dà il via libera all’analisi del dna su alcune ossa ritrovate durante dei lavori nella sede della Nunziatura Vaticana di Via Po a Roma. Ma le indagini accertano che non ci sono legami né con Emanuela Orlandi, né con Mirella Gregori.    L’11 luglio 2019 si effettua un’ulteriore ispezione ma stavolta in Vaticano, in due tombe del cimitero Teutonico, quelle delle principesse Sofia di Hohenlohe-Waldenburg-Bartenstein e Carlotta Federica di Meclemburgo-Schwerin. Al loro interno non vengono però rinvenuti resti umani; tuttavia, nell’adiacente edificio che ospita il Collegio Teutonico, é stata individuata una grande quantità di ossa, che raccolte in ventisei sacchi, sono poi esaminate da un perito. Terminata tale procedura, gli organi inquirenti del Vaticano chiedono e ottengono l’archiviazione del fascicolo penale da parte del giudice unico, il quale concede agli Orlandi di esaminare privatamente i reperti. Il decreto di archiviazione è stato comunque impugnato dal legale di fiducia della famiglia Orlandi. Gli ulteriori accertamenti, hanno infine escluso la presenza dei resti di Emanuela tra i reperti esaminati. Il caso resta irrisolto.   

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    Sala, non mi candido a europee, continuo a fare il sindaco

    (ANSA) – MILANO, 20 GIU – “Segnalo solo che da quando sono
    sindaco ogni tre o quattro mesi esce la voce che voglio fare
    dell’altro ma io sono sempre qua. Per cui anche questa volta io
    continuerò a fare il mio mestiere”. Lo ha detto il sindaco di
    Milano, Giuseppe Sala, commentando le indiscrezioni di una sua
    possibile candidatura alle elezioni europee del prossimo anno.   
    “Se una persona viene eletta e ha la fiducia dei cittadini ha
    il dovere di andare avanti e portare a termine il mandato, e io
    lo farò”, ha concluso. (ANSA).   

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    Schlein,contestiamo al governo freno agli investimenti in sanità

    (ANSA) – ROMA, 20 GIU – “Abbiamo lanciato alcune proposte di
    mobilitazione per questi mesi, senz’altro ha una priorità la
    salute e la difesa della sanità pubblica. Abbiamo la
    preoccupazione di un trend negativo, dopo anni in cui c’era
    stato un maggiore finanziamento del fondo sanitario nazionale.   
    Contestiamo al governo la scelta di venire via da questo trend,
    la pandemia ha insegnato quanto serva investire maggiormente
    nella salute delle persone”. Lo ha detto la segretaria del Pd
    Elly Schlein aprendo l’incontro ‘Benessere della persona e
    salute mentale’ al Nazareno. Il 24 ci sarà una manifestazione
    indetta alla Cgil, a cui andremo per dare il nostro sostegno”.   
    (ANSA).   

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    Mattarella, non ignorare il dramma dei rifugiati

    “Circa 100 milioni di uomini, donne e bambini, in tutti i continenti, sono costretti a lasciare le proprie case per trovare protezione contro la persecuzione, gli abusi, le violenze. Il senso di umanità e il rispetto per i più alti valori iscritti nella Costituzione repubblicana impongono di non ignorare il loro dramma”: così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato.
    “Da sempre l’Italia è in prima linea nell’adempiere all’alto dovere di solidarietà, assistenza e accoglienza, secondo quanto previsto dalla Costituzione per coloro ai quali venga impedito nel proprio paese l’effettivo esercizio dei diritti e delle libertà democratiche”, è ancora un passaggio della dichiarazione di Mattarella.
    “Nel celebrare oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato è opportuno ribadire che le iniziative di assistenza a queste persone – e in particolare ai rifugiati che si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità – devono essere accompagnate dalla ricerca di un’indispensabile e urgentissima soluzione strutturale di lungo periodo”. “Per superare definitivamente – prosegue – la gestione emergenziale di tali fenomeni con un’azione di respiro europeo ed internazionale è indifferibile intervenire sulle cause profonde che spingono un così gran numero di esseri umani bisognosi ad abbandonare i loro Paesi. Essi meritano opportunità alternative ai rischiosi viaggi che, spinti dalle circostanze, intraprendono in condizioni anche proibitive”.

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    La prima di Meloni all’Eliseo, faccia a faccia con Macron

    L’incertezza fino all’ultimo, poi l’annuncio: alla sua prima visita in Francia da quando è premier, Giorgia Meloni varcherà la soglia dell’Eliseo per l’atteso faccia a faccia con Emmanuel Macron. L’occasione per volare a Parigi è in realtà quella del sostegno alla candidatura di Roma a ospitare l’Expo 2030, ma il mancato invito, dopo lo scontro frontale sui migranti, le accuse dei ministri francesi, e gli incontri a latere di altri eventi per smorzare i toni, sarebbe certamente diventato un caso. Le diplomazie hanno lavorato fino all’ultimo per creare lo spazio, e preparare il terreno, per un bilaterale (con dichiarazioni alla stampa) che assume un valore simbolico, nella speranza di una virata nelle relazioni Italia-Francia, piuttosto burrascose nei primi mesi del governo di centrodestra. I rapporti tra i due, si continua a sottolineare da parte italiana (ma lo ha detto più volte la stessa Meloni) sono sempre stati “buoni”.
    E i toni sopra le righe di alcuni ministri ed esponenti del partito che sostiene Macron derubricati a mere necessità di politica interna. Lo stesso presidente francese a metà maggio a Reykjavik aveva dichiarato pubblicamente che l’Italia non può essere “lasciata sola” davanti alla “pressione” dei flussi migratori. Ma la distanza tra le parole e i fatti si misurerà presto, quando a Bruxelles il Consiglio europeo di fine mese dovrà affrontare il dossier migranti. Il più urgente, per il governo italiano, perché con l’estate gli sbarchi, che già si sono moltiplicati in modo esponenziale in questi mesi, non faranno che aumentare, a maggior ragione se non si troverà una soluzione per la Tunisia. Un tema, quello degli aiuti a Tunisi, e più in generale degli equilibri nel Mediterraneo, che saranno nel menù dell’incontro, dopo i due viaggi di Meloni in Tunisia e quello, giusto alla vigilia del faccia a faccia, dei ministri dell’Interno tedesco e francese, Nancy Faeser e quel Gérald Darmanin che non era stato affatto tenero con la gestione italiana dei migranti.
    Nei confronti dell’Africa, ma in generale dei paesi in via di sviluppo, il presidente francese è peraltro parecchio attivo, e giovedì e venerdì sarà padrone di casa di un summit promosso da Parigi per un nuovo patto finanziario internazionale con la presenza di numerosissimi paesi africani (è atteso anche Kais Saied), cui l’Italia, che sta a sua volta promuovendo il piano Mattei per l’Africa, dovrebbe partecipare anche se non si sa ancora a quale livello. Meloni arriva a Parigi per partecipare all’assemblea del Bureau international des exposition dove le quattro candidate a ospitare l’Expo del 2030 ancora in gara cercheranno di convincere i delegati a dare loro il voto a novembre. Prima dell’Italia toccherà alla saudita Riad – la più agguerrita e sostenuta fin dall’inizio proprio da Macron – e alla coreana Busan, mentre gli ucraini spingeranno Odessa in chiusura. Poi la premier si sposterà all’Eliseo, dove sarà accolta da Macron ai piedi della scalinata alle 17.30.

    Agenzia ANSA

    Lo ribadiscono il cancelliere Scholz e il segretario atlantico Stoltenberg, che aggiunge “per Kiev le porte restano aperte’. L’Ucraina libera un villaggio a sud di Zaporizhzhia (ANSA)

    In serata dovrebbe poi partecipare al ricevimento all’ambasciata italiana sempre per Expo. Il vertice con Macron sarà anche l’occasione per stringere i rapporti bilaterali (il Trattato del Quirinale, non a caso, sarà al centro dei colloqui) ma potrebbe segnare un punto, per l’Italia, anche nella ricerca di alleati sulla riforma del Patto di stabilità Ue. Lì le “convergenze”, sottolinea un ministro, si possono trovare, sullo scorporo di alcuni investimenti (quelli strategici, e legati al Pnrr, come chiede l’Italia, o quelli sulla Difesa, su cui preme la Francia), con l’obiettivo di rinsaldare l’asse Roma-Parigi per contrastare il rigorismo di Berlino. Tra i temi del bilaterale, come ha fatto sapere la presidenza francese, ci sarà anche la Nato, in vista del vertice di Vilnius di luglio, che dovrà affrontare anche la controversa questione dell’ingresso dell’Ucraina, altro tema su cui l’allineamento non è, al momento, in discussione.

    Meloni con Macron in una foto di archivio

    Prima dell’Italia toccherà alla saudita Riad – la più agguerrita e sostenuta fin dall’inizio proprio da Macron – e alla coreana Busan, mentre gli ucraini spingeranno Odessa in chiusura. Poi la premier si sposterà all’Eliseo, dove sarà accolta da Macron ai piedi della scalinata alle 17.30. In serata dovrebbe poi partecipare al ricevimento all’ambasciata italiana sempre per Expo. Il vertice con Macron sarà anche l’occasione per stringere i rapporti bilaterali (il Trattato del Quirinale, non a caso, sarà al centro dei colloqui) ma potrebbe segnare un punto, per l’Italia, anche nella ricerca di alleati sulla riforma del Patto di stabilità Ue. Lì le “convergenze”, sottolinea un ministro, si possono trovare, sullo scorporo di alcuni investimenti (quelli strategici, e legati al Pnrr, come chiede l’Italia, o quelli sulla Difesa, su cui preme la Francia), con l’obiettivo di rinsaldare l’asse Roma-Parigi per contrastare il rigorismo di Berlino. Tra i temi del bilaterale, come ha fatto sapere la presidenza francese, ci sarà anche la Nato, in vista del vertice di Vilnius di luglio, che dovrà affrontare anche la controversa questione dell’ingresso dell’Ucraina, altro tema su cui l’allineamento non è, al momento, in discussione.

    Agenzia ANSA

    L’economista Feld: “Meloni ha coraggio, e affronta il consolidamento del bilancio” (ANSA)

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    Qatargate: il giudice Claise lascia. Le Soir: ‘Suo figlio ha lavorato con il figlio dell’eurodeputata Arena’

    Il potenziale conflitto di interessi che ha portato il giudice Michel Claise a lasciare la guida delle indagini sul Qatargate riguarda il figlio maggiore, Nicolas, in affari dal 2018 con il figlio dell’eurodeputata Maria Arena, mai indagata ma finita più volte al centro delle vicende riguardanti l’inchiesta di corruzione. Lo scrive il quotidiano belga Le Soir, riportando alcune dichiarazioni del legale dell’eurodeputato Marc Tarabella, tra gli indagati del dossier.
    Il figlio di Claise, si legge in un lungo articolo online, ha co-fondato “in quote paritetiche con altri cinque azionisti”, tra i quali Ugo Lemaire, figlio di Arena, “la società Brc&Co, specializzata nella vendita di cbd, la cannabis venduta legalmente”. Una società della quale i due sono ancora oggi co-azionisti. Le informazioni sono state portate alla luce dal legale di Marc Tarabella, Maxim Toeller, costringendo il giudice a lasciare il caso. La rinuncia di Claise “è diventata inevitabile quando, alle 16:04 di lunedì, Toeller ha inviato una lettera direttamente al giudice, informandolo della scoperta e chiedendogli di dimettersi”, si legge nell’articolo. In caso contrario, il legale avrebbe presentato un secondo ricorso, dopo la richiesta di ricusazione presentata a febbraio ma poi respinta dalla giustizia belga.
    “In via cautelare e per consentire alla giustizia di continuare serenamente il suo lavoro e di mantenere una necessaria separazione tra vita privata e familiare e responsabilità professionali, il giudice istruttore Michel Claise informa di aver deciso questa sera di ritirarsi dal fascicolo”, scrive la procura in una nota, evidenziando che nel dossier “di recente sono comparsi alcuni elementi” che “potrebbero sollevare alcune domande sul funzionamento oggettivo dell’indagine”.

    Qatargate, Eva Kaili ai domiciliari a Bruxelles

    L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, coinvolta nell’inchiesta belga sul Qatargate, ha fatto causa allo stesso Parlamento “per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue”. Lo annunciano i legali dell’europarlamentare greca. Arrestata il 9 dicembre scorso, Kaili è stata rilasciata il 25 maggio con condizioni dopo una detenzione preventiva di oltre cinque mesi. Il team legale dell’eurodeputata, precisano i difensori Michalis Dimitrakopoulos e Sven Mary, ha deciso di procedere con un ricorso interno alla commissione Legale del Parlamento europeo affinché si apra un procedimento per chiarire se e in quali termini la sua immunità sia stata violata durante l’indagine sul Qatargate. La pubblicazione delle notizie sul monitoraggio da parte dei servizi segreti dell’attività degli eurodeputati ha suscitato “notevole interesse”, evidenziano i legali, aggiungendo che “la triste realtà” sembra essere “che a Bruxelles, capitale d’Europa, si siano installati i conflitti geopolitici del Golfo Persico, del Nord Africa, della Penisola Arabica, di cui oggi è vittima la signora Eva Kaili, domani i giudici e i pubblici ministeri, dopodomani chi?”. 
    La procura belga vuole chiudere il Qatargate nel 2023

    L’eurodeputato Andrea Cozzolino si trova in stato di fermo a Bruxelles nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Lo riferisce il portavoce della procura federale belga al termine di un interrogatorio fiume durato quasi quattro ore tra l’eurodeputato e il giudice istruttore Michel Claise, alla guida delle indagini. “Il giudice dovrà ora verificare la testimonianza offerta da Cozzolino e domani deciderà se convalidare il fermo o disporre il suo rilascio sotto condizioni o con il regime di braccialetto elettronico”, spiega il portavoce.