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    Media Usa, autorità di Washington informate da giorni dei piani di Prigozhin

    Le autorità statunitensi erano state informate da giorni dei piani del capo del gruppo di mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin. Lo scrive il New York Times citando fonti dell’intelligence.
    I responsabili della sicurezza nazionale degli Stati Uniti erano stati avvertiti mercoledì scorso che Prigozhin si stava preparando ad agire.  La loro preoccupazione immediata era come questo avrebbe influenzato il controllo di Mosca sul suo arsenale di armi nucleari.
    L’intelligence statunitense seguiva da mesi le crescenti tensioni tra il capo della milizia privata Wagner e i vertici militari russi, incluso il ministro della Difesa Sergei Shoigu.

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    Conte a Schlein in piazza: ‘Ci vedremo e ci confronteremo’

    Una piazza non fa una coalizione, ma quando diventano tre è già qualcosa. Le foto di Elly Schlein insieme a Giuseppe Conte cominciano ad accumularsi. La prima è stata alla manifestazione antifascista di Firenze, a inizio marzo, poco dopo le primarie del Pd. Poi un periodo di stanca. Nelle ultime settimane, l’accelerata: il corteo romano del M5s, poi l’aperitivo a Campobasso per la campagna elettorale in Molise, ora la stretta di mano sotto il palco della Cgil, nella zona Cesarini dell’iniziativa in difesa della sanità pubblica. L’impressione è che Schlein sia quella che non disdegni le occasioni di incontro e Conte quello che un po’ si adegua. Anche se non sfugge al dialogo: “Con Schlein ci vedremo, ci confronteremo, ci fermeremo, ci incontreremo in Parlamento in varie occasioni, ci mancherebbe”, ha detto il presidente del M5s.

    Schlein: ‘M5S? Battaglia sui diritti la faremo con chi vuole’

     
    La difesa della sanità è una delle battaglie comuni di Pd e M5s. Poi c’è quella sul salario minimo, con le due forze che in Parlamento stanno lavorando per convergere su una proposta comune. “Credo che ci sia un’opportunità adesso nel Paese, Conte è qua ed è un fatto positivo – ha sottolineato il governatore dell’Emilia Romagna e presidente del Pd, Stefano Bonaccini, in piazza con la Cgil -. Non dobbiamo ora immaginare quale sarà lo schieramento che si opporrà alla destra la prossima volta, non è domattina che dobbiamo configurare il centrosinistra, ma ci sono alcuni temi su cui già si può immaginare una battaglia politica che può mettere insieme tutte le opposizioni. Conte e Calenda criticano entrambi i tagli del governo alla sanità pubblica. Credo che nelle prossime settimane si possa provare a mettere insieme e un fronte compatto”.
    Conte scherza: ‘Con Schlein ci incontriamo tutti i giorni in Parlamento e anche nei fine settimana’

    Tendendo un orecchio all’ala del Pd che lo ha sostenuto al congresso, Bonaccini punta a un campo largo che tenga dentro anche il Terzo polo. Ma se, da sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Verdi-Si condividono molte delle iniziative di Pd e M5s, al centro Azione e Iv mantengono le distanze. Al corteo della Cgil non c’erano: “Continuiamo a credere – ha detto nei giorni scorsi Calenda – che la situazione di emergenza in cui versa il sistema sanitario nazionale non si possa risolvere da soli o nelle piazze”. E anche in Molise il Terzo polo segue una strada sua: sostiene il candidato di centrodestra, Francesco Roberti, contro quello appoggiato da Pd e M5s, Roberto Gravina. In Parlamento, le azioni comuni sulle battaglie condivise – lavoro, sanità, scuola.. – procedono a passi lenti. Anche se adesso c’è una richiesta (quasi) corale alla ministra del turismo Daniela Santanché di chiarire quanto sta emergendo sulla gestione delle sue società.

    Schlein: ‘Con questo Governo pericolo regressione diritti’

    “La critica fortissima che si fa al governo per i tagli che sta facendo e farà sulla sanità pubblica unisce Terzo polo M5s, Sinistra italiana, Verdi e Pd – ha ricordato Bonaccini – Troviamo due cose su cui possiamo cominciare a strutturare una battaglia politica per parlare al Paese e non fra di noi”. Ma le divisioni nelle Aule non mancano, come i voti discordanti sull’invio di armi in Ucraina e sul Mes, con il M5s che si è astenuto in commissione, mentre Pd e Iv hanno detto “sì” alla ratifica. “Ci sono dei temi che non ci vedono pienamente convergenti – ha detto Conte – questo è evidente ed è inutile ribadirlo ogni volta, ma il nostro è un percorso di dialogo, non siamo in dirittura finale di arrivo, ma continueremo con grande responsabilità, e lealtà, mantenendo alta l’asticella”.

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    Meloni frena sul Mes e dice sì a Santanche’ in Parlamento 

    Meloni frena sul Mes e dice sì a Santanche’ in Parlamento “Errore il meccanismo in Aula ora”. Verso rinvio a Settembre ROMA Rossella Dell’Anno (ANSA) – ROMA, 24 GIU – Giorgia Meloni, dopo giorni di polemiche e indiscrezioni, interviene con nettezza sulla delicata questione della ratifica del Mes: “è un errore portarlo ora in Aula. Chi chiede la decisione subito non aiuta l’Italia”. La presidente del Consiglio dà quindi un indirizzo chiaro al dibattito italiano sul meccanismo “salva stati”, anche alla luce della forte spaccatura nella maggioranza sull’argomento. Si attendono ora le indicazioni della conferenza dei capigruppo di metà settimana per certificare se la posizione politica dell’esecutivo per un rinvio delle decisioni in materia alla ripresa dei lavori a settembre, dopo la pausa estiva, sarà formalmente presa in considerazione. Si dovrà decidere di far slittare l’ordine del giorno che prevede l’esame del Mes in Aula alla Camera venerdì 30 giugno. Un problema pesante per Esecutivo e maggioranza, insieme alla vicenda che vede coinvolta la ministra del Turismo Daniela Santanchè. Anche su questo fronte, dopo qualche giorno di esitazione e tante polemiche, Meloni scende in campo senza giri di parole riconoscendo l’importanza politica di un chiarimento e garantendo, in assoluta tranquillità, che la sua compagna di partito farà tutto quello che sarà necessario, compreso l’intervento davanti al Parlamento per dare tutte le spiegazioni sulla gestione delle sue aziende. La premier, parlando dal forum sui migranti che si è tenuto in Austria, decide di entrare nel dettaglio sul tema del meccanismo europeo partendo da un presupposto: “il Parlamento aveva votato una mozione nella quale chiedeva al governo di non ratificare il Mes, a maggior ragione in attesa delle decisioni che riguardano il quadro complessivo della governance, vuol dire legge di stabilità, unione bancaria, garanzie dei depositi”. Per questo – prosegue nel ragionamento – chi oggi chiede di prendere la decisione in questo momento non sta facendo un favore all’Italia. Per cui io, indipendentemente dal merito, spero che chi l’ha calendarizzata voglia riconsiderare questa decisione”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, aggancia la discussione partendo dalla considerazione che questo strumento è ormai tecnicamente superato.”E’ obsoleto oggi, andava bene tre anni fa. Sul regolamento siamo sempre stati contrari e abbiamo sempre contestato la mancanza di controlli. La nostra è non una critica sovranista ma una critica europeista”. tima. Sono contenta che la ministra Santanchè abbia dato la sua disponibilità, l’ho vista tranquilla in queste ore come sono tranquilla io”

    Agenzia ANSA

    La ministra: ‘Sono vent’anni che faccio politica, c’ho sempre messo la faccia’ (ANSA)

    Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al convegno di Rapallo invece ha chiesto che il Mes possa essere utilizzato come “elemento di politica industriale”. “Non siamo né pro né contro, ma chiediamo di utilizzare quelle risorse finanziarie a favore della crescita del Paese, non solo economica, ma anche sociale agganciandolo alla transizione”. Un ragionamento su cui concorda, sia pure da una diversa angolazione, il segretario della Cgil Maurizio Landini: “se ci sono risorse che l’Europa mette a disposizione per fare investimenti, vanno utilizzate tutte perché ne abbiamo bisogno. Quindi io certe discussioni non le capisco proprio”. Ma su questo tema come sulla questione Santanchè la polemica politica non si spegne. “Chiediamo chiarezza e dimissioni. Anche forze di maggioranza hanno chiesto alla ministra di riferire in Aula perché ministri di Italia e di Europa si sono dimessi per fatti molto meno gravi di quelli che si stanno profilando”, dice Elly Schlein. Santanchè, da un convegno a Capri, risponde alla segretaria dem e a tutti coloro che le chiedono di riferire in Parlamento spiegando di essere fiera di parlare in Aula se le sarà chiesto. Una frase in sintonia con le parole di Giorgia Meloni: “Penso non ci sia nessun problema a riferire, è una richiesta legit

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    Dall’Africa all’Ucraina, l’ascesa del gruppo Wagner

    L’idea iniziale era costituire una milizia sul modello del gruppo di contractor americano Blackwater che operò in Iraq spesso e volentieri ben al di là delle leggi di guerra. Era il 2014 quando Yevgeny Prigozhin, ormai da tempo entrato nell’inner circle di Vladimir Putin, fondava il gruppo Wagner. Da lì in poi per questa brigata, mai ufficialmente riconosciuta dal Cremlino, è stata solo una lunga scesa. La Wagner si è resa protagonista in Siria, Libia, nell’Africa sub-sahariana, creando alleanze con signori della guerra, golpisti, capi di governo. E arrivando ad essere, dal 24 febbraio del 2022, uno dei bracci armati del Cremlino nell’invasione dell’Ucraina.    Secondo Prigozhin, ma anche secondo i dati del Consiglio Nazionale per la sicurezza americano, la Wagner ha schierato nel Donbass 50.000 uomini. Di questi, spiegavano gli Usa, diecimila sarebbero contractor e i restanti 40.000 ex detenuti.    L’arruolamento nella Wagner, nei mesi scorsi, è stato facilitato e anche pubblicizzato dallo Stato centrale russo. Ma un vero e proprio riconoscimento ufficiale delle azioni della brigata in Ucraina non è mai arrivato dai vertici della Difesa.    Il binomio tra Mosca e la Wagner, del resto, è sempre stato segnato da una certa ambiguità e dall’assenza di qualsiasi cornice legislativa. Eppure, per conto di Mosca, il gruppo Wagner ha operato in diverse aree di guerra. In Siria tracce della brigata hanno sin dal 2015, ovvero nello stesso periodo in cui la Russia ha optato per un intervento al fianco di Bashar Assad. La Wagner viene coinvolta nell’offensiva di Palmira, nel 2017 nella cacciata dei ribelli ant-Assad dalla città di Hama e l’anno dopo nella battaglia tra l’esercito siriano e le milizie curde a Deir ez-Zor.    In Africa l’ascesa della Wagner non ha conosciuto sosta. Nel 2018 la brigata approda in Libia, fornendo i suoi servigi a Khalifa Haftar e partecipando alla sua offensiva, fallita, verso Tripoli. Nel 2020, secondo un report dell’Onu, tra gli 800 e i 1200 miliziani della Wagner sono dispiegati in Cirenaica. Sono ben equipaggiati e nei loro ranghi ci sono anche combattenti siriani. Il raggio d’azione del gruppo di Prigozhin si allarga, l’obiettivo non cambia: destabilizzare. La Wagner opera dal 2021 nella guerra civile nella Repubblica Centrafricana dove, secondo Human Rights Watch, si è resa colpevole di torture, abusi e omicidi nei confronti dei civili. E tra i suoi obiettivi c’è anche il controllo delle miniere d’oro. Simile la strategia in Mali: è sulla Wagner che la giunta militare si appoggia nella battaglia all’Isis soprattutto dopo che Bamako ha rotto ogni alleanza con l’Occidente, portando l’esercito francese ad abbandonare il Paese.    Ultimo in ordine cronologico, l’intervento in Sudan. La Wagner era da tempo presente nel Paese sul Nilo, attratta dalle enormi risorse naturali dell’area. E’ Mohamed Dagalo a sfruttare il supporto della brigata nella guerra civile scoppiata contro il presidente de facto Abdel Fattah al-Burham. In tutte queste sue azioni la Wagner è sempre stata accusata di atrocità e crimini di ogni tipo. Washington a gennaio l’ha definita “un’organizzazione criminale transnazionale”, inserendola nella back list. Nel novembre scorso anche il Parlamento europeo si è mosso, facendola rientrare nelle organizzazioni terroristiche.    Ma la sua influenza ha continuato a crescere. Arrivando, secondo alcuni analisti, a lambire anche la nuova crisi in Kosovo.       

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    ‘Prigozhin non può vincere, gli servono le forze armate’

     “La Wagner da sola non può affrontare una guerra civile a meno che non ci sia l’adesione di altre forze armate”. Non ha dubbi il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze, che in queste ore sta seguendo l’evolversi della situazione in Russia.    Un quadro ancora poco chiaro, con contorni tutt’altro che definiti. “E’ presto per lanciarsi in speculazioni, la situazione sul campo è complicata”, afferma l’uomo che è stato anche a capo della Brigata Folgore ed è stato impegnato in molte operazioni all’estero nei vari teatri di guerra: dal Libano alla Somalia, dalla Bosnia all’Afghanistan.    L’analisi di quanto sta avvenendo deve necessariamente partire dal ruolo della milizia di irregolari, che nell’operazione in Ucraina sta impegnando circa 25 mila uomini.    “La Wagner – spiega Bertolini – non essendo inquadrata nell’esercito russo è più permeabile a influenze esterne ma ad oggi è difficile ipotizzare una cosa del genere”. Sulla figura di Evgeny Prigozhin, capo del gruppo militare, Bertolini ricorda come non sia nuovo “a prese di posizioni forti” anche se ciò che sta accadendo in queste ore sembra marcare una sostanziale differenza. “Ricordiamo in passato gli strali lanciati da Prigozhin all’indirizzo del ministro della Difesa, Serge Šojgu. Fino ad oggi, però, non aveva mai preso di mira Putin. Le sue affermazioni polemiche spesso erano state smentite dai fatti e infatti ha continuato le operazioni con la conquista di Bakmuth”. Il quadro però è drammaticamente mutato con le parole di Putin. “Le parole utilizzate dal presidente russo sono state molto dure, ha parlato apertamente di tradimento di ‘coltellate alle spalle’: qualcosa di importante è oggettivamente avvenuto”.    Per il generale è al momento da escludere, però, una sorta di “rivolta globale da parte della Wagner, che è impegnata anche in altre aree come la Siria e la Libia, contro establishment russo.    Quanto sta avvenendo è per molti versi paradossale: in questo frangente, infatti, l’operazione russa stava procedendo bene mentre la controffensiva ucraina era in difficoltà non riuscendo a raggiungere l’osso duro, le linee fortificate dei russi”.    Perché, quindi, si è arrivati a tutto ciò? Per Bertolini ad incidere sarebbero una serie di fattori, una serie di elementi che hanno portato ad un drastico cambio di scenario. “Forse Prigozhin ha ambizioni personali, forse vuole puntare ad una scalata delle gerarchie militari. Una cosa è certa: lui ha sofferto la proposta russa di inquadrare la milizia nell’esercito regolare che comporterebbe una perdita di potere e sappiamo quanto sia legato ai suoi uomini”.    Sull’ipotesi che dietro tutto questo si possa celare un accordo tra Putin e il numero uno della Wagner per attuare sul territorio russo la legge marziale, Bertolini taglia corto: “Le parole del presidente russo sono state molto chiare, nette.    Putin non ha bisogno di una cosa del genere perché per lui i problemi arrivano dai falchi che vorrebbero un ulteriore colpo di acceleratore nelle operazioni in Ucraina”.   

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    Santanchè: ‘Se sarà chiesto sarò fiera di riferire in Aula’

    “Sono vent’anni che faccio politica, la vede la mia faccia? Ce l’ho sempre messa, se verrà formalizzata la richiesta che devo andare a riferire in Parlamento sarò fiera e orgogliosa di farlo”. Lo ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanché a margine di un evento a Ischia. Poi, a chi le chiedeva se tema un rinvio a giudizio, la ministra ha ricordato: “Non ho ricevuto un avviso di garanzia, non capisco come si possa parlare di rinvio a giudizio”.   

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    Le Famiglie Arcobaleno aprono il Pride di Milano

    (ANSA) – MILANO, 24 GIU – Sono Famiglie Arcobaleno e Arcigay
    ad aprire la manifestazione del Pride 2023 di Milano. In testa
    al corteo, che partirà verso le 16 da piazza della Repubblica,
    c’è il trenino che ospiterà le famiglie omogenitoriali che
    dall’evento milanese rilanciano la loro battaglia per il
    riconoscimento dei figli, dopo la sentenza di ieri del tribunale
    di Milano.
    In tutto ci sono circa un trentina di carri, di aziende che
    sostengono il Pride ma anche di partiti politici come il Pd, il
    Movimento 5 stelle, +Europa, Sinistra italiana, c’è poi la Cgil.   
    Sul carro del Pd ci sono volantini con la scritta “Se per caso
    cadesse il governo io mi sposto un po’ più in là”. E la premier
    Giorgia Meloni è ritratta in un altro carro come una delle
    protagoniste della serie Tv The Handmaid’s Tale, con la scritta
    ‘Prejudice’. Non mancano anche i riferimenti ironici alla grande
    letteratura. A 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, un
    carro da Lecco, che è l’ambientazione iniziale dei Promessi
    Sposi, è dedicato a Renzo e Lucio.   
    Al corteo milanese parteciperà anche la segretaria del Pd
    Elly Schlein. (ANSA).   

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    Santanchè in trincea, anche la Lega chiede che chiarisca

    Il caso sollevato da Report sulla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, entra nella carne viva della maggioranza, solleva dei distinguo anche tra gli stessi partiti di centrodestra, con la Lega che invita formalmente la ministra a dare spiegazioni in Parlamento. Un crescendo che mette la premier Giorgia Meloni in ulteriore imbarazzo, si ragiona in ambienti parlamentari della coalzione di governo, e nelle condizioni di dover gestire un altro dossier sempre più complesso che si può chiudere solo con un deciso pressing che porti la ministra a presentarsi davanti alle camere per spiegare.
    Il primo a parlare in modo diretto è Riccardo Molinari, capogruppo del partito di Matteo Salvini. In tv, di buon mattino, chiede che Santanché venga in Parlamento a chiarire la sua vicenda: “I processi non si fanno in televisione – puntualizza – aspettiamo che venga in Aula a spiegare”. Parole a cui fa eco, qualche ora dopo il vice presidente della Camera ed esponente di Forza Italia, Giorgio Mulè: “E’ giusto che lei spieghi i contorni della vicenda affinché non ci siano dubbi, è giusto che la chiarisca, in Parlamento o in tv, contribuendo ad eliminare qualunque possibile velo di incertezza”.
    Una presa di posizione, quella di Lega e di una parte degli azzurri, in linea con quanto chiedono tutte le opposizioni. Da Avs, (che lancia anche una petizione per le dimissioni della ministra), fino al Pd ed Azione, passando per il Movimento Cinque Stelle, la richiesta è sempre la stessa: si presenti in Aula, oppure si dimetta. “Non possiamo permettere che le nostre più alte cariche istituzionali si sottraggano al principio di ‘responsabilità politica’ che impone di fornire i necessari chiarimenti rispetto a condotte censurabili”, attacca il leader M5s Giuseppe Conte. Rincara la dose Sandro Ruotolo della segreteria del Pd “di certo i processi si celebrano nelle aule dei tribunali e le inchieste di approfondimento giornalistico servono a smascherare le malefatte del potere. La ministra Santanché vada in Parlamento – ribadisce l’esponente dem – a chiarire la sua condotta da imprenditrice e a dimettersi da ministro”.

    Santanchè: “Sono tranquilla, mio padre mi ha insegnato che se non rubi non ti devi nascondere”

    Parla di “questione etica dei comportamenti” il leader di Azione Carlo Calenda: “Se tu non sai dare spiegazioni sull’uso fraudolento della cassa integrazione o il non pagamento del tfr e devi rappresentare l’Italia del turismo nel mondo, allora ti devi dimettere”. Oltre alla titolare del Turismo ad essere chiamata in causa è anche Meloni: “Chi ha ruoli istituzionali, nei Paesi civili e democratici, non fugge e non minaccia, ma rende conto all’opinione pubblica, al Parlamento e alla stampa dei suoi comportamenti. Ci aspettiamo a questo punto parole chiare e un intervento deciso della presidente del Consiglio”, è la richiesta di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Voce fuori dal coro quella di Matteo Renzi “Personalmente non attacco su questo – osserva il leader di Iv – ma attacco sul Mes. Perché il Mes è politica, questa è una vicenda che non è politica. Non guardate alla Santanchè, a Pini, il problema nel governo”.
    A gettare acqua sul fuoco ci prova il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Non c’è nessun problema, il governo durerà cinque anni”, taglia corto il vice premier. Il vice capogruppo azzurro alla Camera, Raffaele Nevi invita a “giudicare Santanché per come fa il ministro e lì che l’opposizione dovrebbe essere incalzante, chiedendole conto delle misure che assume per il Paese”. Nella Lega invece la linea è una sola e la ribadisce il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo: “Noi – precisa – abbiamo sempre avuto una posizione garantista. Venendo a spiegare in Aula la questione però, Santanchè potrebbe chiarire ulteriormente”.
    A difendere apertamente la ministra è poi un deputato di Fdi: “Desidero esprimere piena solidarietà al ministro del Turismo per gli attacchi strumentali che sta subendo”, dice ad esempio Umberto Maerna.