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    ‘L’ex rabbino capo di Mosca dichiarato agente straniero’

       Le autorità russe hanno dichiarato l’ex rabbino capo di Mosca Pinchas Goldschmidt “agente straniero”. Lo riportano i media israeliani. Il bando di Goldschmidt avviene ad un anno di distanza dalla sua partenza da Mosca a seguito dell’invasione dell’Ucraina. L’ex rabbino capo di Mosca aveva più volte espresso critiche all’operato di Mosca e invitato gli ebrei russi a lasciare il Paese nel timore che sarebbero potuti diventare dei capri espiatori per via delle difficoltà causate dalla guerra.
       Il nome di Goldschmidt, secondo i media israelian,i che citano l’agenzia Interfax, è stato inserito nell’elenco degli agenti stranieri venerdì scorso dal ministero della Giustizia russo per aver disseminato “informazioni false sulle decisioni prese dalle autorità russe e le loro politiche. Inoltre, per la sua opposizione “alla operazione militare speciale in Ucraina”. La risposta dell’ex rabbino capo non si è fatta attendere: “orgoglioso – ha detto citato dai media – di essere dalla parte giusta della storia e di raggiungere una lista di gente che è contro questa terribile guerra costata la vita a centinaia di migliaia di persone”.     

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    Santanchè, io tranquilla, risponderò in Senato molto volentieri

    “Non ho alcun tipo di imbarazzo per l’inchiesta di Report. Mercoledì prossimo andrò in Senato a rispondere tranquillamente a tutto”. Lo ha detto Daniela Santanché, Ministro del turismo, al microfono di Giuliano Guida Bardi su Giornale Radio. “Lo farò non perché me l’hanno chiesto ma perché voglio difendere il mio onore, la mia storia imprenditoriale. Quindi ci vado molto volentieri”.”Ma quali accuse pesanti… Sono contenta di andare e dire tutto quello che devo dire. Se ne inventeranno altre? Risponderò a tutto senza alcun tipo di problema – ha aggiunto – mettendoci la faccia come ho sempre fatto da 23 anni che faccio politica”.
    L’indagine su VisibiliaDovrebbe arrivare in autunno e comunque dopo la decisione dell’Agenzia delle Entrate sulla richiesta di transazione avanzata da Visibilia srl in liquidazione e dei Tribunale sul capitolo fallimentare, la chiusura delle indagini sul gruppo fondato da Daniela Santanchè e in cui la ministra del Turismo e senatrice di Fdi, è tra gli indagati per bancarotta e falso in bilancio. La risposta del fisco alla proposta avanzata di saldare il debito di un milione e 200 mila euro, in pratica spalmato in 10 anni, potrebbe essere una sorta di spartiacque con ricadute sul profilo fallimentare e penale. Si chiuderebbe la posizione di Visibilia srl in liquidazione con la revoca da parte della Procura dell’istanza di fallimento come è già accaduto per Visibilia Editore e Visibilia Holding. Rimarrebbe aperta la posizione solo di Visibilia Concessionaria oggetto, come si legge in una memoria difensiva, di “rilevanti interventi posti in essere tempestivamente dalla Società e dai suoi Soci” in base ai quali “i rilievi contenuti nel ricorso per la dichiarazione di apertura della liquidazione giudiziale presentata dal Pubblico Ministero sono da considerarsi superati”. Nel caso in cui la situazione venisse in qualche modo sistemata, cadrebbe per legge l’accusa di bancarotta. Rimarrebbe solo il falso in bilancio, accusa per la quale dopo la conclusione dell’indagine, salvo ripensamenti dei pm e indagini difensive solide, si profila per la ministra – nonostante nel 2022 non abbia più incarichi e le quote di maggioranza – e i suoi coindagati una richiesta di processo. A sostengo delle irregolarità “estremamente significative” nei bilanci del gruppo ai tempi in cui l’imprenditrice Santanchè era alla guida, è il quadro offerto da due consulenze disposte dai pubblici ministeri. Nelle relazioni si parla di “situazione paradossale” e deficit “occultato” e si descrivono operazioni che secondo Nicola Pecchiari, commercialista e docente della Bocconi, avrebbero “ritardato l’emersione di un dissesto patrimoniale” testimoniato, per esempio, dal fatto che in Visibilia S.r.l. in liquidazione “il patrimonio netto rettificato assume un valore negativo per oltre 5,4 milioni di euro già al 31 dicembre 2014 e che tale aggregato peggiora nel periodo sino ad assumere al 31 dicembre 2018 un valore negativo per oltre 8,2 milioni di euro”. Nella relazione del consulente ci sono anche passaggi dedicati alla D1 Partecipazione, con sede in Piazza Duse, in pieno centro di Milano e alla quale nel maggio 2019 Visibilia srl aveva concesso” un finanziamento di 680 mila euro. “Dalla visura camerale” del marzo scorso, “risulta che tale società è partecipata al 10% da Visibilia S.r.l. e per il restante 90% da Daniela Garnero Santanchè a titolo di nuda proprietà e da Alessandro Sallusti a titolo di usufrutto”. E poi che la senatrice è stata “Amministratore Unico” fino al “25 novembre 2019 quando è stato nominato Luciano Moggi, attualmente liquidatore della società”. Ma ciò che inquirenti e investigatori, vorrebbero capire, è il senso del contratto con cui Visibilia “intende cedere – si legge nell’atto del gennaio 2016 – a titolo oneroso e pro solvendo al Signor Sallusti, che intende acquistarla, una porzione” del credito vantato nei confronti di D1 Partecipazione per 240.000 euro. A Milano ci sono altre due inchieste legate, in qualche modo alla ministra. Quella, ancora conoscitiva, su Ky Group in cui aveva qualche quota, e quella per aggiotaggio su Negma, il fondo, con base negli Emirati e alle British Virgin Islands, che ha tra le varie socieà in difficoltà, ha finanziato, attraverso la sottoscrizione di un prestito obbligazionario convertibile, Visibilia Editore. Il pm Paolo Filippini, tra l’altro, è in attesa di una relazione di Consob sull’analisi delle operazioni per verificare se ci siano state o meno condotte manipolative per poi eventualmente fare iscrizioni nel registro degli indagati. Dal canto suo la Commissione si è già espressa ufficialmente sui Poc lo scorso 3 maggio e, da ambienti Consob, si è saputo che le recenti operazioni di prestiti obbligazionari convertibili sono all’attenzione dell’organismo di vigilanza in tutti i loro aspetti.    

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    Ricci, per migranti servono ‘flussi più larghi e legali’

    (ANSA) – PESARO, 01 LUG – “Occorre gestire l’emergenza
    migranti con la testa, non con la pancia. Con flussi più larghi
    e legali, salvando le persone e dando loro la possibilità di
    concretizzare il diritto alla ricerca della felicità”. Lo ha
    detto il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, durante l’incontro sul
    soccorso umanitario organizzato nell’ambito del CaterRaduno
    2023, sul palco di teatro Sperimentale insieme a Cecilia Strada
    della Onlus ResQ – People Saving People, l’attore Renato Sarti,
    Cristina Cattaneo responsabile Labanof (Laboratorio di
    antropologia e odontologia forense dell’Università degli Studi
    di Milano), Massimo Cirri e Sara Zambotti di Caterpillar.   
    “La disperazione è più forte di qualsiasi propaganda. – ha
    aggiunto Ricci – Quella migratoria è un’emergenza che si
    contrasta con pragmatismo e razionalità. Su questi temi si
    perdono o si guadagnano voti, ma dire che chi scappa dal proprio
    paese se l’è cercata, significa che dal punto di vista valoriale
    non riconosce il diritto alla ricerca della felicità per tutti”.   
    (ANSA).   

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    Il Papa nomina monsignor Fernandez nuovo Prefetto per la Dottrina della Fede

        Il Papa ha ringraziato il card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, a conclusione del suo mandato di Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede e di Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale, ed “ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi mons. Víctor Manuel Fernández, finora Arcivescovo di La Plata (Argentina). Prenderà possesso degli incarichi a metà settembre 2023”. Lo riferisce il Bollettino della sala stampa vaticana. 
       Il pontefice ha accompagnato la nomina con una lettera all’interessato per indicare le linee che dovrà seguire il dicastero. “Il dipartimento che lei presiederà in altri tempi è arrivato ad usare metodi immorali. Erano tempi in cui più che promuovere la conoscenza teologica si perseguitavano eventuali errori dottrinali”, premette Papa Francesco aggiungendo: “Quello che mi aspetto da te è senza dubbio qualcosa di molto diverso”.
       Francesco che non ci può essere “un unico modo” di esprimere la dottrina perché “le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere anche la Chiesa. Questa crescita armoniosa conserverà la dottrina cristiana più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo”. Il Papa vuole anche con non ci si accontenti di “una teologiada tavolo, con una logica fredda e dura che cerca di dominare tutto”.
       Il “criterio fondamentale” – indica il Papa in questa lettera di accompagnamento alla nomina, che è del tutto irrituale – è “considerareinadeguata qualsiasi concezione teologica che alla fine metta in dubbio l’onnipotenza di Dio e, soprattutto, della sua misericordia. Serve un pensiero che sappia presentare convincentemente un Dio che ama, che perdona, che salva, che libera, che promuove le persone e le chiama al servizio fraterno”. E conclude: “il pericolo maggiore si verifica quando questioni secondarie finiscono per oscurare quelle centrali”
       Fernandez è da sempre una delle persone più vicine a Papa Bergoglio. E’ soprannominato proprio ‘il teologo del Papa’, per indicare la sua piena aderenza al pontificato di Francesco. Proprio di ieri è il tweet con il quale, dal Vaticano, mostra una suo foto con il Pontefice e commenta: “Ho condiviso una settimana con Francesco, lavora tutto il giorno. Ha udienze e riunioni al mattino e al pomeriggio. Lavora più ore di chiunquealtro in Vaticano. Lo vedono stanco dopo cinque ore con cose intense ma dopo la ‘siesta’ sta perfetto e felice”
       Monsignor Fernández é nato il 18 luglio 1962 ad Alcira Gigena, nella provincia di Córdoba (Argentina). È stato ordinato sacerdote il 15 agosto1986 per la Diocesi di Villa de la Concepción del Río Cuarto. Ha conseguito la Licenza in Teologia con specializzazione biblica presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma, e successivamente il Dottorato in Teologia presso la Facoltà di Teologia di Buenos Aires.
       Dal 1993 al 2000 è stato parroco di Santa Teresita a Río Cuarto. È stato fondatore e direttore dell’Istituto di Formazione Laicale e del Centro di Formazione per Insegnanti Jesús Buen Pastor nella stessa città. Nella sua diocesi è stato anche formatore del seminario, direttore perl’Ecumenismo e Direttore per la Catechesi. Nel 2007 ha partecipato alla V Conferenza dei Vescovi Latinoamericani (Aparecida) come sacerdote rappresentante dell’Argentina e, successivamente, come membro del gruppo di redazione del documento finale.
       Dal 2008 al 2009 è stato Decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Cattolica Argentina e Presidente della Società Teologica Argentina. Dal 2009 al 2018 è stato Rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina. Il 13 maggio 2013 è stato nominato arcivescovo da Papa Francesco. Ha partecipato, come membro, ai Sinodi dei Vescovi del 2014 e del 2015 sulla famiglia, nei quali ha fatto parte anche dei gruppi di redazione. Nell’Assemblea della Conferenza Episcopale Argentina del 2017 è stato eletto presidente della Commissione episcopale per la Fede e la Cultura (Commissione Dottrinale).
       Nel giugno 2018 ha assunto la carica di arcivescovo di La Plata. È stato membro del Pontificio Consiglio della Cultura e Consultore della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Attualmente è membro del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Tra libri e articoli scientifici, ha più di 300 pubblicazioni, molte delle quali tradotte in varie lingue. “Questi scritti mostrano un’importante base biblica ed un costante sforzo di dialogo della teologia con la cultura, la missione evangelizzatrice, la spiritualità e le questioni sociali”, sottolinea il Vaticano.

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    Sede Giovani democratici devastata, ‘avete rovinato l’Italia’

    (ANSA) – FILOTTRANO, 01 LUG – Blitz vandalico nella sede dei
    Giovani democratici di Filottrano, in provincia di Ancona:
    danneggiamenti di mobili, oggetti rubati, bandiere strappate e
    scritte offensive tra cui “avete rovinato l’Italia” sulla
    tovaglia posta su un tavolo. La federazione provinciale del Pd
    di Ancona parla di “fatti di inaudita gravità” di una “sede
    devastata in un blitz mosso dall’odio e dalla violenza politica.   
    Un episodio gravissimo”.   
    L’intero locale è stato messo a soqquadro. “Tornano alla
    mente – scrive il segretario provinciale dem Jacopo Falà –
    immagini che credevamo relegate a un lontano passato. Non ci
    faremo intimidire da questi atti violenti. Confidiamo nelle
    autorità affinché i responsabili dei fatti sia presto
    individuati e puniti”. (ANSA).   

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    Francia, Salvini: ‘Permessivismo ed errori su immigrazione’

    “Siamo in Occidente o all’inferno? Dalla Francia arrivano immagini devastanti”. E’ quanto afferma il vicepremier Matteo Salvini sui social nei quali parla di “scene e scenari intollerabili in un Paese occidentale, nel cuore della società europea”. Per Salvini si tratta di “una spirale di violenza alimentata anche dalla solita, estrema, vigliacca sinistra” che è “risultato di anni di errori e follie ideologiche in tema di immigrazione, soprattutto islamica, di permissivismo giudiziario, di banlieue in mano alla criminalità, di tolleranza verso comportamenti inaccettabili”.
    Nello stesso post Salvini esprime “cordoglio e preghiere per il ragazzo ucciso”. “Spero – aggiunge – spero che l’agente che ha sbagliato venga giudicato senza sconti. Ma nulla può giustificare la guerriglia urbana, l’aggressione alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco, l’attacco ai municipi, l’incendio di scuole e autobus, il saccheggio dei negozi”.   

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    Consiglio Ue, niente accordo sui migranti. Meloni: ‘Ho tentato la mediazione fino all’ultimo’

    Il momento chiave dell’intero Consiglio europeo è andato in scena all’ottavo piano dell’Europa Building. Nella sala della delegazione italiana, su dei divanetti, erano seduti Giorgia Meloni, Mateusz Morawiecki e Viktor Orban. I primi due per l’intera riunione hanno tenuto sotto scacco i leader Ue opponendosi alle conclusioni sul patto sulla migrazione già siglato a Lussemburgo. La prima era stata da poco investita dell’arduo ruolo di mediatrice con i due leader sovranisti. 

    Migranti, Meloni: ‘Non sono mai delusa da chi difende i suoi interessi’

    “Era una missione in salita”, avrebbero osservato poi qualificate fonti europee. E la mediazione, infatti, non è riuscita. Il capitolo sulla migrazione è stato stralciato dal testo delle conclusioni e sostituito con una dichiarazione del presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Che ha ribadito con nettezza la necessità di finalizzare il patto, ma “prendendo nota” del veto di Varsavia e Budapest. Il tentativo di Meloni è arrivato sulla base di una duplice spinta. Quella della stessa premier, che voleva convincere in zona Cesarini Morawiecki e Orban. E quella di Michel e degli altri leader, che avevano puntato sulla vicinanza politica di Meloni soprattutto al premier polacco. 

    Pnrr, Meloni: ‘Non si sta aggravando la situazione sulla terza rata’

    Alla fine la premier ha comunque assolto i due omologhi: “Non sono mai delusa da chi difende gli interessi delle proprie nazioni. La questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, sono i due Paesi che si stanno occupando più di profughi ucraini, lo fanno con risorse Ue che non sono sufficienti”, ha spiegato Meloni al termine del summit. Puntando ancora di più su quello che, per l’Italia, era e resta la vera priorità: il contrasto ai movimenti primari. “L’unica vera mediazione è la dimensione esterna della migrazione, su quello ci può essere l’accordo di tutti”, ha puntualizzato. Con i cronisti Meloni si è detta “molto soddisfatta” del ruolo da “protagonista” di Roma e del Consiglio europeo in tutte le parti delle conclusioni, inclusa quella in cui si fa riferimento alla “flessibilità dei fondi di Coesione e del Pnrr, che ci permetterà di spendere meglio circa 300 miliardi”. La premier ha poi negato ogni ombra sui dossier economici.
    Sull’ok alla terza rata “non c’è alcun aggravamento”, mentre il tema del Mes “non mi è stato posto, evidentemente qui non c’è l’attenzione che c’è nel dibattito italiano”, ha sottolineato. In realtà, su entrambi i dossier, Ue e Italia trattano. E dopo il duro intervento alle Camere prima di volare a Bruxelles, la stessa Meloni ha smorzato i toni. Del resto non era l’economia il cuore dell’agenda del vertice Ue che si è incagliato sul patto sui migranti. Un patto per il quale, con sarcasmo, Morawiecki ha augurato “buona fortuna” alla sua alleata con la quale, ha spiegato, “abbiamo convenuto di non essere d’accordo”. Sarà davvero difficile superare la trincea di Polonia e Ungheria per l’Ue in un contesto nel quale la Commissione continua a tenere fermi i fondi del Pnrr da versare ai due Stati. La Polonia inoltre si avvia ad elezioni, a fine anno, che saranno cruciali per l’intera Europa. A sfidare Morawiecki ci sarà Donald Tusk, il cui partito milita nel Ppe. Non a caso, fonti dei Popolari hanno avvertito la premier italiana: attenta a non restare “incastrata” in alleati sovranisti che “ostacolano i progressi sui migranti”. Tema sul quale, pur difendendoli, l’Italia si è comunque schierata con l’Ue, sulla sponda opposta di Varsavia e Budapest. E chissà che un’eventuale sconfitta di Morawiecki non porti al graduale allontanamento tra FdI e i polacchi di Pis, oggi entrambi in Ecr. Per ora l’alleanza regge. Mercoledì Meloni sarà a proprio a Varsavia per il seminario del partito dei Conservatori. Mentre sul dossier migratorio l’Italia ha sminuito l’importanza del veto polacco e ungherese. Il partenariato con la Tunisia, inserito su iniziativa italiana nel capitolo relazioni esterne, non è stato stralciato. “Sul nostro lavoro c’è un consenso unanime in Ue”, ha rimarcato Meloni. Che ora attende la firma del Memorandum d’intesa tra Bruxelles e Tunusi. A siglarla, per l’Ue, sarà, ironia della sorte, un commissario ungherese: Olivier Varhelyi.

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    Harry al processo contro il gruppo Mirror chiede 370 mila euro

       Il principe Harry ha chiesto, tramite i suoi legali, 320 mila sterline (372 mila euro) al gruppo editoriale del tabloid Daily Mirror a titolo di risarcimento nell’ambito del processo a Londra sulle accuse di spionaggio e intercettazioni illegali innescate dalla causa intentata dal secondogenito di re Carlo III e da altri vip in relazione a storie e rivelazioni pubblicate fra il 1995 e il 2011. E’ quanto si legge sul sito della Bbc, secondo cui la richiesta di danni degli avvocati per violazione della privacy riguarda in tutto 33 articoli del Mirror Group Newspapers.    I dettagli degli importi sono stati comunicati nell’ultimo giorno del processo che ha visto all’inizio del mese la storica deposizione-fiume di Harry (durata circa sei ore) sul banco dei testimoni all’Alta Corte. Si arriva a un massimo di 30 mila sterline chieste per un singolo articolo relativo alla rottura con la ex fidanzata del duca di Sussex, Chelsy Davy. Stando agli avvocati del reale, i dettagli sul rapporto in crisi rivelati dai tabloid, come le tante altre informazioni sulla vita principe, sono stati ottenuti tramite il ricorso a sofisticate intercettazioni telefoniche e il coinvolgimento di investigatori privati. Il verdetto in questo caso legale, parte della crociata giudiziaria di Harry contro la persecuzione e le violazioni della privacy imputate ai tabloid della stampa popolar-scandalistica britannica, arriverà nei prossimi mesi.