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    Il Papa contro oroscopi e cartomanti, solo superstizioni

    Oroscopi e cartomanti non possono essere un punto di riferimento per i cristiani. Lo ha ribadito oggi Papa Francesco, mettendo in guardia dalle superstizioni. All’Angelus, partendo dal Vangelo di oggi che parlava di un profeta, Papa Francesco ha detto: “C’è chi lo immagina come una sorta di mago che predice il futuro” ma “questa è un’idea superstiziosa”. “Il cristiano non crede alle superstizioni, come la magia, le carte, gli oroscopi o cose simili”, ha sottolineato il Pontefice. Poi, alzando lo sguardo dal foglio, ha commentato a braccio: “Tra parentesi: tanti, tanti cristiani vanno a farsi leggere le mani: per favore…”. Non è la prima volta che il Papa tuona contro coloro che affermano di predire il futuro dando così illusorie soluzioni alle vite degli altri. Qualche anno fa, sempre nel corso di un Angelus, disse: “Quando non ci si aggrappa alla parola del Signore, ma per avere più sicurezza si consultano oroscopi e cartomanti, si comincia ad andare a fondo”. E se un cristiano si lascia influenzare da questo tipo di cose “vuol dire che la fede non è tanto forte”, aveva ammonito. Nel viaggio in Africa all’inizio di quest’anno, toccò il delicato tema della stregoneria.
    Parlando ai giovani di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, li mise in guardia non solo dalla droga ma anche dalla “dipendenza dall’occultismo e dalla stregoneria, che rinchiudono nei morsi della paura, della vendetta e della rabbia. Per favore, non lasciatevi affascinare da falsi paradisi egoisti, costruiti sull’apparenza, su guadagni facili o su religiosità distorte”, diceva il Pontefice nell’incontro allo Stadio dei Martiri nella capitale congolese. Il cristiano invece può essere davvero “un profeta” perché – ha spiegato oggi all’Angelus al quale erano presenti circa 15mila fedeli – “in forza del Battesimo, aiuta gli altri a leggere il presente sotto l’azione dello Spirito Santo. Questo è molto importante: leggere il presente non come una cronaca, ma sotto l’azione dello Spirito Santo, che aiuta a comprendere i progetti di Dio e corrispondervi. In altre parole, il profeta è colui che indica agli altri Gesù, che lo testimonia, che aiuta a vivere l’oggi e a costruire il domani secondo i suoi disegni. Quindi – ha concluso Papa Francesco – tutti siamo profeti”.
       

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    Meloni, l’Italia cresce i dati Istat sul lavoro sono incoraggianti

    “I dati Istat continuano a certificare la costante crescita dell’occupazione, con il tasso di disoccupazione ai minimi dal 2009. Incoraggianti notizie che ci spronano a fare sempre meglio, per un’Italia che torna a crescere, a lavorare, a creare ricchezza e a puntare in alto”. Lo scrive su Facebook, la premier Giorgia Meloni. 

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    Mercoledì la giunta valuta sindacabilità di Sgarbi per 2 processi

    Si discuterà mercoledì in giunta per le autorizzazioni della Camera l’insindacabilità nei confronti di Vittorio Sgarbi nell’ambito di due processi, uno penale e uno civile a Macerata e ad Ancona riguardanti la stessa vicenda e cioè alcune dichiarazioni del sottosegretario su Facebook contro due consiglieri trentini, una del Pd e uno di M5s definiti, tra l’altro “inetti pagati 6mila euro al mese per dire castronerie” che “con i loro argomenti inesistenti si rivelano onanisti, con la destra e con la sinistra”. I due avevano criticato il via libera dell’Anac alla nomina di Sgarbi a Presidente del consiglio di amministrazione del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART). Si tratta della seconda autorizzazione a procedere richiesta in questa legislatura per processi nei confronti di Sgarbi. Il 4 aprile scorso, infatti, la giunta di Montecitorio ha dato il via libera pressoché all’unanimità alla sua sindacabilità per alcune affermazioni contro Mara Carfagna che lo aveva citato in giudizio dopo che l’aveva offesa perchè lei, da vice presidente della Camera durante una seduta d’Aula, lo aveva ripreso per come indossava la mascherinamonica.diamanti@ansa.it

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    Trenta anni fa la battaglia del “Checkpoint pasta” in Somalia

    Ricorre oggi il trentesimo anniversario della battaglia nota come “Battaglia del pastificio” o “Checkpoint pasta”, del 2 luglio 1993 quando il Comando italiano presente in Somalia nell’ambito dell’Operazione IBIS II, venne coinvolto negli scontri con dei miliziani. Tre soldati, Andrea Millevoi, Stefano Paolicchi e Pasquale Baccaro morirono e altri 31 soldati rimasero feriti. 
    E’ considerata la prima battaglia nella quale è stato impegnato l’esercito italiano dopo la Seconda Guerra Mondiale.
    Mattarella: “Una pagina di grande significato per il Paese””Rivolgo un deferente pensiero alla memoria dei tre soldati italiani che persero la vita in terra somala, per contribuire a ripristinare la pace in un Paese stremato da anni di guerra civile, di carestia e di pestilenze. In quel 2 luglio 1993, nel corso di una operazione di ricerca di armi nascoste da miliziani, soldati di leva operarono fianco a fianco con le forze speciali in un ambiente complesso e ostile, affrontando un soverchiante avversario con grande coraggio, meritando la concessione di quattro Medaglie d’Oro al Valor Militare per meriti individuali. Nelle ore dei combattimenti si susseguirono innumerevoli atti di eroismo frutto di un alto senso dell’onore militare e del dovere, segnando una pagina di grande significato per il nostro Paese e l’intera Comunità internazionale. Agli uomini impegnati nell’operazione la Repubblica guarda con ammirazione e rispetto e il loro atto eroico rimane esempio per tutti coloro che servono in armi l’Italia. Con questi sentimenti, il Paese si stringe oggi ai familiari dei caduti e dei feriti con riconoscenza»
    Meloni: “Onoriamo i caduti””Sono trascorsi trent’anni dalla tragica battaglia del Checkpoint Pasta a Mogadiscio. Il 2 luglio 1993, miliziani somali attaccarono una colonna del contingente nazionale italiano impegnato nella missione condotta sotto egida ONU per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari al popolo della Somalia, ridotto alla fame e alla sofferenza dalla lotta di potere tra fazioni tribali. Tre giovani e valorosi militari italiani – il Sottotenente Andrea Millevoi, il Sergente Maggiore Stefano Paolicchi e il Caporale Pasquale Baccaro – caddero vittime dell’attacco. Altri trentadue rimasero feriti, alcuni dei quali anche molto gravemente. Uno di loro, il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, perse l’uso delle gambe ma in questi anni non ha mai fatto venire meno il suo impegno per mantenere vivo il ricordo di quello che è successo e dei suoi commilitoni. Nel trentennale di quel tragico evento il Governo onora la memoria dei caduti e si stringe con affetto ai loro famigliari e ai loro cari. Oggi ribadiamo il nostro ringraziamento per tutti i militari che servono la Patria e le Istituzioni e tengono alto il Tricolore nel mondo, mettendo anche a rischio la propria vita nell’assolvimento del dovere e per contribuire a portare pace, sicurezza e stabilità negli scenari più complessi”.
    Bernini, ricordo vivo nella memoria nazionale”Il ricordo di quel giorno è ancora vivo nella memoria nazionale come lo è il sacrificio dei nostri militari caduti, fulgido esempio di coraggio e abnegazione.Tenere per sempre alta la memoria di quei momenti è un dovere perché il sacrificio dei nostri soldati non venga disperso”
    Sangiuliano, penso commosso al sacrificio di tre italiani”Da trent’anni mi onoro dell’amicizia della medaglia d’oro Gianfranco Paglia. Nel trentesimo anniversario della Battaglia del ‘Pastificio’, penso commosso al sacrificio di tre soldati italiani”. “Tre eroi – aggiunge il ministro in un altro tweet – che facevano parte di un contingente delle Nazioni Unite, e persero la vita in terra somala, il #2luglio del 1993 per aiutare una nazione dilaniata da anni di guerra civile e di carestia”.
    Crosetto, episodio che racconta il coraggio dei soldati italiani”Oggi ricordiamo i nostri caduti a Mogadiscio del 2 luglio del 1993, un episodio che racconta il coraggio dei soldati italiani e della continuità con cui l’Italia si è sempre adoperata per aiutare Paesi amici, bisognosi di sicurezza, libertà, pace”.

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    Il Papa, preghiamo per la pace, in Ucraina e nel mondo

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 02 LUG – “Anche in questo
    periodo estivo non stanchiamoci di pregare per la pace, in modo
    speciale per il popolo ucraino, tanto provato. E non trascuriamo
    le altre guerre purtroppo spesso dimenticate, i numerosi
    conflitti e scontri che insanguinano molti luoghi della terra.   
    Tante guerre ci sono oggi! Interessiamoci di quello che accade,
    aiutiamo chi soffre, preghiamo, perché la preghiera è la forza
    mite che protegge e sostiene il mondo”. Così il Papa all’Angelus
    ha rinnovato il suo appello per la pace. (ANSA).   

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    Il Papa, il cristiano non crede agli oroscopi o alle carte

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 02 LUG – “Il cristiano non crede
    alle superstizioni, come la magia, le carte, gli oroscopi o cose
    simili”. Lo ha detto il Papa all’Angelus, commentando il Vangelo
    di oggi nel quale si parla del profeta. “C’è chi lo immagina
    come una sorta di mago che predice il futuro; questa è un’idea
    superstiziosa”, ha sottolineato Papa Francesco. (ANSA).   

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    Il padre di Michelle: ‘era generosa, non è stata uccisa per soldi’

         “Flavio, il fidanzatino di Michelle, è andato a comprare le fedi. Il loro sogno era sposarsi tra un anno, al compimento della maggiore età. Mi ha detto che si sposeranno lo stesso, mercoledì, il giorno del funerale”. Così sul Corriere della Sera il padre di Michelle, la ragazza assassinata a Roma.
        “Michelle era buona, aiutava tutti, i bambini disabili, gli extracomunitari – aggiunge – Dove c’era qualcuno in difficoltà, là trovavi Michelle. Probabilmente, anche chi l’ha uccisa l’avrà attirata a sé chiedendole aiuto, poi, l’ho già detto, deve aver provato ad abusare di lei e davanti al suo rifiuto l’ha aggredita. Gente così, con i coltelli al posto delle mani”.
        “Secondo voi – prosegue – una persona che aiuta gli altri si mette a questionare perché uno le deve 20 euro? E poi lei i soldi li aveva, perché lavorava con i bimbi disabili in piscina e metteva da parte sempre un gruzzoletto: i carabinieri le hanno trovato 150 euro in un cassetto. Io sono due anni che non lavoro e non guadagno, Michelle per rispetto non mi ha mai chiesto un soldo e anzi dava il suo contributo in casa”.
        Rispetto alle sue precedenti dichiarazioni sulla ‘giustizia della strada’, l’uomo afferma oggi: “Ma quale Bronx. Se uno è un criminale, lo è a Primavalle come ai Parioli. Io non sono razzista, ho detto tante cose solo perché accecato dal dolore: se a quello daranno un anno o dieci di galera per me non cambia più niente. Otterrà la seminfermità mentale? Eh già, che bravo ragazzo vero? Michelle ormai non c’è più”.    

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    Lula, ‘la condanna di Bolsonaro è un problema della giustizia’

       Il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva (Pt) ha rilasciato il suo primo commento sulla condanna all’ineleggibilità del suo predecessore  ultraconservatore, Jair Bolsonaro, dichiarando che si tratta di un problema della giustizia e che non influirà sul suo governo.
        Bolsonaro “sa cosa ha fatto. Se ha avuto ragione sarà premiato, se ha sbagliato sarà giudicato e punito in base all’errore che ha commesso”, ha affermato Lula, evidenziando: “Questo è un problema di Giustizia che non interferisce con la tranquillità del governo”. 
        Il Tribunale superiore elettorale (Tse) ha condannato Bolsaro -con il voto di cinque giudici su sette- riconoscendo l’ex capo di Statocolpevole di abuso di potere e uso distorsivo dei media a fini elettorali. L’episodio della riunione con gli ambasciatori del luglio 2022, che ha portato Bolsonaro alla sbarra, è stata solo l’occasione da cui partire per esplorarne le responsabilità nelle trame cospirative, sfociate nell’attaccosovranista ai Palazzi della democrazia dell’8 gennaio a Brasilia.
       Dopo la sentenza, Lula ha criticato il suo predecessore, senza però fare il suo nome, in un evento pubblico a Rio Grande do Sul. “Per Dio del cielo, non so cosa sia stato fatto per quattro anni se non bugie, instillazione di odio,  bugie, e offese a tutti – ha affermato -. Questo Paese non è così. Il popolo brasiliano non è così. Il popolo brasiliano è molto fraterno, affettuoso, gentile. Non vogliamo litigare”.