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    Cgil, non ci sono condizioni per un ritorno a scuola in presenza

    “Oggi le condizioni per cui le scuole riaprano in presenza non ci sono: inutile continuare a raccontare che le cose vanno bene, bisognerebbe essere onesti. A causa del ritardo con cui il confronto è iniziato e la scarsità delle risorse la situazione delle scuole è drammatica. I dirigenti scolastici sono a caccia di spazi; serve un organico straordinario che al momento non c’è. La preoccupazione che sta nascendo è che siccome il tempo scuola si ridurrà si tornerà alla didattica a distanza”. Così Francesco Sinopoli segretario Flc Cgil scuola.
    Sinopoli ha parlato nel corso della conferenza stampa “La scuola si fa a scuola” promossa da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda della scuola.
    “La preoccupazione che sta nascendo è che poichè il tempo scuola si ridurrà si tornerà alla didattica a distanza. Noi sindacati vogliamo che si ritorni a scuola non vogliamo soluzioni diverse. Abbiamo bisogno di un decreto legge sulla scuola. Il governo deve dire con chiarezza che bisogna riaprire la scuola in presenza”, ha concluso il sindacalista.

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    Tv: Agcom, forte enfasi su premier, poco spazio M5S

    “Una forte enfasi per il presidente del Consiglio, il governo e in generale l’apparato istituzionale, particolarmente marcata sulle reti ammiraglie dei vari network”, un dato “non solo prevedibile ma plausibile” nella fase di emergenza. Ma anche “un eccesso di scarto” rispetto alla rappresentanza dei soggetti politici”, in testate già richiamate dall’Autorità come SkyTg24, TgCom24 e Studio Aperto, con una “sottostima informativa del Movimento 5 Stelle che, pur essendo il partito di maggioranza relativa, si trova ad occupare mediamente la quarta posizione”. E’ quanto emerge dall’analisi del monitoraggio della par condicio del trimestre marzo-maggio da parte del Consiglio dell’Agcom.
    “Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, in esito a quanto emerso dal monitoraggio dei dati tendenziali e specifici dell’informazione politica nei telegiornali nel trimestre marzo-maggio, ha assunto – su proposta del relatore, Prof. Mario Morcellini – alcune decisioni in materia di par condicio”, spiega una nota dell’organismo di garanzia.
    “Anzitutto, l’analisi dei dati – si legge nella nota – ha evidenziato una forte enfasi per il presidente del Consiglio, il governo e in generale l’apparato istituzionale, particolarmente marcato sulle reti ammiraglie dei vari network. È tuttavia evidente che in una drammatica situazione di emergenza come quella del Covid 19 l’interesse mediale per gli interventi istituzionali era non solo prevedibile ma plausibile, tenendo conto delle inevitabili priorità nei momenti di emergenza come quelli che il paese ha vissuto”.
    “Più sorprendente – fa notare ancora l’Agcom – è invece la circostanza che, soprattutto nelle testate oggetto dei provvedimenti di richiamo assunti all’unanimità dall’Autorità (SkyTg24 da un lato e TgCom24 e Studio Aperto, dall’altro), si sia registrato un eccesso di scarto rispetto al punto di riferimento dato dalla rappresentanza dei soggetti politici nell’attuale composizione parlamentare. In particolare, sorprende la sottostima informativa del Movimento 5 Stelle che, pur essendo il partito di maggioranza relativa, si trova ad occupare mediamente la quarta posizione, arrivando talvolta a beneficiare di un tempo inferiore a quello concesso ai partiti minori. Tutto ciò determina una novità abbastanza rilevante, in forza della quale la copertura mediatica della maggioranza parlamentare risulta profondamente indebolita a vantaggio dell’opposizione”.
    “Quest’ultima, già di per sé forte per le attenzioni mediatiche di cui gode la Lega, si configura come una criticità quando ad essa si aggiunge su alcune emittenti una chiara sopravvalutazione di Forza Italia rispetto ai parametri di riferimento”, conclude la nota.   

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    Dl Rilancio è legge. Da superbonus alle auto, tutte le novità

    A 48 ore dalla scadenza, il decreto Rilancio incassa l’ok definito al Senato.  Anche qui il governo ha posto la fiducia, confermata con 159 sì e 121 voti contrari. Supera quindi la ‘prova’ senza sorprese per la maggioranza né modifiche al testo (rispetto alla Camera) e si avvia a diventare legge. Il provvedimento prevede interventi da 55 miliardi di euro per tamponare gli effetti economici dell’emergenza coronavirus. In particolare per imprese, lavoratori con partite Iva e dipendenti, famiglie e associazioni del terzo settore introducendo, fra gli altri, l’estensione alle seconde case del superbonus al 110%, gli incentivi per l’acquisto di auto Euro 6, l’aumento dei fondi per le scuole paritarie, lo slittamento di un mese dei congedi per i genitori e l’anticipo della cassa integrazione prevista per l’autunno. Vista la portata degli aiuti, non sono mancate proteste e critiche delle opposizioni sui tempi strettissimi per l’esame a Palazzo Madama. “Il governo e la maggioranza hanno dato 3 giorni per convertirlo”, è la denuncia di Nicola Calandrini di Fratelli d’Italia che ha negato la fiducia insieme a Lega, Forza Italia e frange del Misto. Del resto “delusione” per l’iter blindato è stata ammessa dallo stesso presidente della commissione Bilancio, il 5S Daniele Pesco.
    Ecco il decreto nel dettaglio
    – SUPERBONUS: la detrazione al 110% per gli interventi che rendano gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico e più sicuri in caso di terremoti è estesa anche a immobili del terzo settore e alle seconde case, tranne case di lusso, ville e castelli. Potranno invece usufruirne i proprietari delle villette a schiera. Per l’efficientamento energetico rivisti al ribasso i tetti di spesa detraibile, che variano in base al tipo di abitazione. Resta la possibilità di interventi senza mettere mano al portafogli, cedendo il superbonus alle imprese che eseguono i lavori o a un istituto finanziario.
    – ECOBONUS AUTO E MOTO: incentivi fino a 3.500 euro per chi acquista un’auto Euro 6 (categoria che comprende anche mezzi a benzina e gasolio) e ne rottama una vecchia di almeno 10 anni.  L’incentivo si dimezza senza rottamazione. Il bonus vale fino al 31 dicembre 2020 per auto con prezzi fino a 40 mila euro. Auto green: l’incentivo arriva a 10 mila euro per le elettriche e a 6.500 per le ibride. Per moto e motorini elettrici o ibridi, l’ecobonus sale fino a 4 mila euro in caso di rottamazione di un mezzo vecchio. L’incentivo scatta anche senza rottamazione, ma si ferma a 3 mila euro.
    – CIG E CONTRATTI: le quattro settimane di cassa integrazione Covid, previste per l’autunno, si potranno anticipare da subito. Proroga, inoltre, dei contratti di apprendisti e lavoratori a termine, per tanti giorni quanti sono stati quelli di stop imposto dal lockdown. Via libera anche all’adeguamento delle pensioni per gli invalidi totali, che passano da 285 ad almeno 516 euro.
    – SCONTO IMU: i Comuni potranno premiare con uno sconto fino al 20% chi pagherà l’Imu scegliendo l’addebito sul conto corrente.
    – DOCUMENTI: resteranno valide fino alla fine dell’anno le carte d’identità e le patenti scadute nei mesi del lockdown.
    – CONGEDI: chi ha figli fino a 12 anni potrà usare i 30 giorni di congedo retribuito al 50% fino al 31 agosto, quindi un mese in più del previsto. Inoltre i Comuni dovranno usare i 150 milioni aggiuntivi stanziati con il decreto per organizzare e pensare a centri estivi per i bambini fino a 3 anni e per i più grandi. La fascia di età è stata infatti modificata, passando da 3-14 anni a 0-16 anni.
    – SCUOLE PARITARIE: raddoppiati i fondi con altri 150 milioni. Grazie a una nuova deroga poi, le classi delle elementari potranno avere anche meno di 15 alunni.
    – SERVIZI TELEFONICI ‘SGRADITI’: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni può “ordinare, anche in via cautelare” la rimozione dei servizi di telefonia attivati senza il consenso degli utenti. Previste anche multe fino a 5 milioni per chi non si adegua.
    – SMART WORKING: per il 50% dei dipendenti della pubblica amministrazione con mansioni che possono essere svolte da casa, lo smart working viene prorogato fino al 31 dicembre 2020. La modifica al decreto Rilancio introduce poi il “Piano organizzativo del lavoro agile”, con il quale dal primo gennaio 2021 la percentuale salirà ad almeno il 60%.
    – ZONE ROSSE: stanziati 40 milioni per i Comuni delle zone rosse esclusi dai primi fondi ad hoc. Altri 20 milioni andranno a puntellare le amministrazioni in dissesto, compresi i Comuni sciolti per mafia.
    – TOSAP: per gli ambulanti arriva l’esenzione, per due mesi, della tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (Tosap) e del canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (Cosap).   

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    Conte: 'Approvare subito il Recovery Fund. E' il tempo delle responsabilità'

    “Non è questo il tempo dei rinvii, ma delle decisioni. L’Italia deve correre”. Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Il “decreto rilancio” è stato definitivamente convertito dal Parlamento ed è legge dello Stato. Questa sera il “decreto semplificazioni” sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In queste settimane abbiamo definito i dossier su Banca popolare di Bari, Alitalia, Autostrade e stiamo per chiudere quello sull’Ilva di Taranto”.
    Adesso è la volta di Bruxelles: sono in partenza e tra qualche ora incontrerò il Presidente Macron per preparare il Consiglio europeo di domattina. È una partita fondamentale per il futuro dell’Europa e dei nostri cittadini. Dobbiamo approvare al più presto il Recovery Fund e il Quadro Finanziario Pluriennale”. Lo scrive su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Confrontiamoci duramente, lavoriamo meticolosamente sui dettagli, ma non perdiamo di vista la prospettiva e la visione “politica” che guida la nostra azione. È il tempo della responsabilità”.
    E proprio in vista del vertice di domani, il premier stamattina aveva detto: “Stiamo affinando le armi, vorrei dire affilando le armi ma mi sembra una metafora impropria. Siamo al rush finale, spero in un incontro proficuo a Bruxelles”.  
    “Ben venga la leadership femminile, gli uomini non hanno dimostrato di portare il mondo verso la salvazione. Con le donne avremo più garanzie di poterlo salvare”, ha aggiunto.
       
    Conte vede Macron,’affiliamo armi’ – I leader europei tornano a riunirsi a Bruxelles dopo la pandemia che li ha tenuti lontani da febbraio, ma la vicinanza fisica non riduce la distanza che ancora li separa sulla strategia per la ripresa dalla crisi post-Covid. “Siamo al rush finale, affiliamo le armi”, scherza il premier Giuseppe Conte prima di incontrare in serata Emmanuel Macron descrivendo praticamente alla lettera l’umore dei suoi 27 colleghi: l’Olanda e i frugali irremovibili sulla riduzione dei 750 miliardi del Recovery fund, il Sud determinato a difenderli, i Visegrad ad accaparrarsene una fetta maggiore. Come se non fosse già complicata la battaglia sulle cifre, a togliere speranze alla possibilità di un rapido accordo se ne aggiungono almeno altre due: quella sulla cosiddetta ‘governance’, cioè chi approverà i piani di rilancio preparati dai Paesi, e quella sulla condizionalità legata allo stato di diritto, cioè i fondi li avrà solo chi rispetta leggi e valori europei. L’Olanda ha già minacciato barricate sulla prima, perché vuole voce in capitolo sui programmi di rilancio di ciascuno, e Ungheria e Polonia minacciano il veto sulla seconda, perché hanno in corso procedure proprio per il mancato rispetto dello stato di diritto. Paradossalmente, il negoziato sui numeri del Recovery e del prossimo bilancio pluriennale sembra al momento il più semplice. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che tornerà a fare gli onori di casa e guiderà la riunione che ha un orario d’inizio ma non quello di fine, ha proposto di mantenere intatti i 500 miliardi di sovvenzioni e i 250 di prestiti proposti dalla Commissione. L’Italia, con Spagna, Portogallo, Francia e altri, difenderà le cifre il più possibile, soprattutto quelle dei trasferimenti a fondo perduto. L’obiettivo per Roma è portare a casa quasi per intero quegli 81,8 miliardi di sussidi che le ha assegnato la von der Leyen, e se durante il negoziato fosse costretta a cedere qualcosa, certamente cederebbe sul fronte di alcuni singoli programmi (come il Just Transition o gli aiuti umanitari) ma non sulla parte riservata ai piani di rilancio, cioè la Recovery and resilience Facility. Nemici su questo fronte sono i frugali, cioè Olanda, Danimarca, Svezia e Austria, che vogliono invece vedere ridotta soprattutto quella parte. Ma l’ostacolo maggiore, su cui l’Italia non è disposta a cedere nulla, è quello della governance. La Commissione aveva proposto di approvare lei stessa i piani di rilancio e gli esborsi delle diverse tranche di sovvenzioni. Michel, accogliendo una proposta tedesca, ha invece spostato l’onere – e quindi il controllo sui piani nazionali – sul Consiglio, che li deve approvare a maggioranza qualificata. All’Olanda non basta: chiede l’unanimità, perché vuole avere possibilità di veto su quelli che considera soldi di tutti, visto che vengono da un debito comune. Nonostante sia isolata sulla richiesta, si siederà al tavolo senza accennare a cedimenti. Ma il premier Mark Rutte ha anche un’altra battaglia che gli sta a cuore, e che quindi lo rende debole nel negoziato: difendere e possibilmente aumentare il suo ‘rebate’, cioè lo sconto sul bilancio che gli altri considerano invece un meccanismo obsoleto.

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    Lamorgese a Sarraj: 'Evacuare migranti da Centri libici'

    La “necessità di attivare operazioni di evacuazione dei migranti presenti nei centri gestiti dal Governo libico attraverso corridoi umanitari organizzati dalla UE e gestiti dalle agenzie dell’Onu: Oim e Unhcr” è stata ribadita dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che a Tripoli ha incontrato il Fayez al Serraj, il vicepresidente del Consiglio presidenziale Ahmed Maitig, il ministro dell’Interno Fathi Bashagha e quello degli Esteri Mohamed T.H.Siala.
    “L’esigenza di gestire il controllo delle frontiere e i flussi dell’immigrazione irregolare sempre nel rispetto dei diritti umani e della salvaguardia delle vite in mare e in terra” è stata espressa dalla Lamorgese nei suoi colloqui con al Sarraj.
    L’impegno a “imprimere un’accelerazione a tutte le attività di collaborazione” tra Italia e Libia è stato assicurato dalla ministra. Auspicata “una nuova e più stringente tabella di marcia” per prevenire l’immigrazione irregolare. Un obiettivo da raggiungere “anche attraverso un partenariato strategico in grado di sostenere l’azione del governo libico che ha già conseguito importanti risultati”. Oggi sono stati consegnati al governo di Tripoli 30 mezzi per il controllo delle frontiere terrestri.   
    Lamorgese ha quindi “confermato l’orientamento già espresso dal governo italiano secondo il quale, seppure con le dovute distinzioni di contesto, l’impegno profuso dall’Unione europea nell’ambito dell’accordo con la Turchia possa e debba essere replicato anche nel quadrante del Mediterraneo centrale, interessato, come quello orientale, da consistenti flussi migratori”.
    Nei colloqui, informa il Viminale, è stata “condivisa l’esigenza di perfezionare la cooperazione tra le forze di polizia, attraverso progetti di formazione, anche al fine di rafforzare le capacità operative nella lotta contro le reti di trafficanti di migranti e la criminalità transnazionale”. In particolare è stata verificata l’attuazione del progetto del ministero dell’Interno, co-finanziato con fondi dell’Unione Europea, che ha l’obiettivo, fin dal 2017, di rafforzare i livelli di ‘capacity building’ mirato anche al settore del controllo delle frontiere. A tutto questo, prosegue il ministero, “va aggiunto il pieno supporto in favore delle popolazioni locali dei Paesi di transito, come la Libia, per sviluppare iniziative in grado di fornire alternative ai guadagni illeciti offerti dalle organizzazioni criminali”.
    La ministra ha, infine, “confermato la volontà del Governo italiano di consolidare e sviluppare i rapporti e l’intensa collaborazione tra i due Paesi, con l’implementazione dei programmi di cooperazione in atto. E’ stato affrontato anche il tema delle fasi preliminari per il ritorno all’attività delle aziende italiane in Libia”.

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    Migranti: corpo in mare da 15 giorni, nessuno lo recupera

    Un corpo di un migrante abbandonato da 15 giorni in mare, sorretto da un relitto di gommone, avvistato più volte dall’aereo della ong Seabird, ma mai recuperato nonostante le segnalazioni. I primi a pubblicare la foto sono stati quelli di Sea Watch Italy su twitter il 30 giugno, come segnala oggi La Repubblica, spiegando che il migrante potrebbe essere vittima di uno dei naufragi avvenuti tra il 29 e il 30 giugno davanti alla Libia, quando in diverse operazioni di soccorso furono salvate in più occasioni un’ottantina di persone, in particolare dalla Mare Jonio.

    Ieri, nella sua prima missione, #Seabird ha avvistato in SAR libica ciò che non avremmo mai voluto essere costretti a mostrarvi: il corpo senza nome di una persona sui resti di un gommone semiaffondato di cui non sappiamo nulla.Chiediamo alle autorità che si faccia chiarezza. pic.twitter.com/oidpKGV85E
    — Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) June 30, 2020
        La nuova foto simbolo della tragedia delle migrazioni, è stata commentata anche dalla Caritas: “Un corpo in mare da due settimane a largo della Libia. Nessuno vuole dargli una degna sepoltura. Quattro avvistamenti e quattro alert inviati da Seabird. Ma le guardie costiere di Italia, Libia e Malta li hanno ignorati Il corpo del migrante ancora in acqua, alla deriva”.    

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    Speranza: stop da Serbia, Montenegro e Kosovo

    “Ho firmato una nuova ordinanza che aggiunge Serbia,, Montenegro e Kosovo alla lista dei paesi a rischio”. Lo annuncia su Fb il ministro della salute Roberto Speranza.  “Chi è stato negli ultimi 14 giorni in questi territori – ha affermato Speranza – ha il divieto di ingresso e transito in Italia. Nel mondo l’epidemia è nella fase più dura. Serve la massima prudenza per difendere i progressi che abbiamo fatto finora”.L’ ordinanza firmata oggi dal ministro della Salute Roberto Speranza prevede il blocco dei voli aerei, dei treni e di tutti gli altri mezzi di trasporto per il collegamento da e per la Serbia, il Montenegro e il Kosovo, i tre Paesi aggiunti alla lista di quelli a rischio per la pandemia da Covid-19, che già comprendeva 13 nazioni. Attualmente lo stop riguarda dunque 16 paesi: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana, Serbia, Montenegro e Kosovo.   

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    Il governo chiede un nuovo piano economico ad Aspi entro il 23 luglio

    Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiesto ad Autostrade per l’Italia la presentazione, entro il 23 luglio, del piano economico finanziario nel quale siano riportati puntualmente tutti gli elementi anticipati dal concessionario nella proposta transattiva sottoposta alla valutazione del consiglio dei ministri del 14 luglio. Lo si legge in una nota del Dicastero, in cui si precisa che, nell’ambito della proposta transattiva presentata al Mit sulla quale il cdm ha deciso, insieme alla proposta relativa all’assetto societario, di avviare l’iter per la definizione formale della transazione, il concessionario ha confermato la disponibilità a rivedere il testo di Convenzione e gli impegni economici recependo le indicazioni del governo su alcuni punti specifici e qualificanti.
    In particolare, spiega il Mit, è stata ribadita la volontà di effettuare interventi compensativi senza effetto sulla tariffa per un importo di 3,4 miliardi e di aggiornare il Piano economico finanziario, assumendo un programma di investimenti sulla rete autostradale pari a 13,2 miliardi di euro, incrementabili fino a 14,5 miliardi, nonché una consistente riduzione della tariffa.Il Mit è in attesa di ricevere il Piano economico finanziario per valutarne la rispondenza alle condizioni definite e accettate da Aspi.
    “E’ il segnale di uno Stato forte, autorevole che riprende nelle proprie mani un’infrastruttura strategica, pubblica che era stata data in concessione, ma quando le cose non vanno bene lo Stato deve avere la forza di poterle riprendere nelle proprie mani”. L’ha detto il presidente della Camera Roberto Fico commentando al Gr Rai1 il dossier Autostrade. E ha aggiunto: “E’ quello che è successo e quindi io sono molto soddisfatto. Un’operazione che fa sì che ci sia uno Stato davvero autorevole”.
    “Credo che possa essere un asset importante, dove lo Stato può essere guida e certamente avrà alcune capacità che sono quelle di guidare meglio le necessarie manutenzioni. Se la guardiamo dal punto di vista induistriale è un’operazione fondamentale le per il nostro paese”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli parlando dell’operazione Aspi durante il question time al Senato.
    “Credo che in questo momento storico lo Stato investa in alcune infrastrutture. Quella autostradale è una di quelle che secondo noi sono fondamentali”, ha dichiarato Patuanelli, sottolineando che “al di là di tutti i punti di vista da cui si può vedere il dossier Aspicredo che dal punto di vista industriale sia un modo giusto e intelligente per lo Stato di investire”.
    “Faccio presente – ha osservato – che è difficile pensare di mettere a rischio il capitale di risparmio degli italiani con un’operazione come quella che è stata fatta: basta guardare l’Ebitda di Aspi degli ultimi 10 anni per rendersi conto che è un po’ complesso pensare di perderci in quel business”.
    Oltre all’operazione Aspi, “altrettanto sarà fondamentale la presenza dello Stato nella gestione della rete unica per la digitalizzazione del Paese. In parte c’è già attraverso Open Fiber, dove Cdp è già insieme a Enel azionista di riferimento”, ha aggiunto il ministro.
    “La revisione dell’assetto societario” di Aspi, con “l’ingresso di Cdp e la quotazione in borsa va nella direzione di una strategia industriale di cui il Paese ha bisogno di dotarsi”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ai microfoni di Radio Rai Uno. “Come organizzazioni sindacali, nel rispetto della discussione che c’è stata, abbiamo sempre immaginato – sottolinea Landini – che era meglio trovare un’intesa, che avesse un elemento di qualità dal punto di vista delle politiche industriali e che salvaguardasse i livelli occupazionali”.
    La Lega ha depositato oggi al Senato la mozione su Autostrade, primo firmatario il leader del partito e senatore, Matteo Salvini. Sarà discussa in Aula il 21 luglio. “Il governo non ha ancora spiegato chi pagherà i danni del crollo del ponte Morandi, quelli economici dovuti al caos autostrade in Liguria, chi pagherà le opere di manutenzione – si legge in una nota – Vogliamo un impegno preciso su indennizzi, posti di lavoro, piccoli azionisti e infrastrutture. Non vogliamo che l’entrata dello Stato in Autostrade sia un regalo ai Benetton e che a pagarne il conto siano gli italiani”.
    il titolo ha concluso in calo del 5,2% a 13,73 euro. Per la controllante di Autostrade per l’Italia scambi forti ma in frenata: nella seduta sono passate di mano 7,5 milioni di azioni, contro gli oltre 17 milioni della giornata precedente.
    L’accordo in Cdm per Aspi è solo il primo di una serie di accordi che riguarderà tutte le concessioni. Lo ha detto il ministro dei trasporti Paola De Micheli a margine della celebrazione dei 50 anni di Sacbo