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    Bonus: Garante Privacy, nessun ostacolo a pubblicità dei beneficiari

    “La privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato”. Lo sottolinea, in relazione alla vicenda del bonus Covid, il Garante per la protezione dei dati personali. Ciò vale a maggior ragione rispetto a coloro che svolgono una “funzione pubblica”, aggiunge il Garante, che aprirà un’istruttoria sulla metodologia seguita dall’Inps.
    “In relazione alla vicenda del bonus Covid, il Garante per la protezione dei dati personali – si legge in una nota diffusa dall’Autorità – precisa che, sulla base della normativa vigente, la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato (art. 26, comma 4, d.lgs. 33 del 2013)”. “Ciò vale, a maggior ragione, rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono – spiega il Garante – anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti (cfr., ad es., artt. 9 L. 441/1982 e 5 d.l. 149/2013, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 13 del 2014)”. Il Garante contestualmente comunica che “sarà aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse”.
    “Come promesso, se qualcuno ha preso un bonus verrà sospeso, anche se quei soldi sono stati dati in beneficienza”. Lo dichiara il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari (Lega). 
    “Adesso non ci sono più scuse. Anche il garante della privacy ha detto che non ci sono ostacoli alla diffusione dei nomi dei deputati che hanno richiesto il bonus di 600 euro malgrado i loro stipendi da 13mila euro netti al mese. È giusto che gli italiani sappiano chi sono, che ne conoscano i volti, i nomi e i cognomi”. Lo scrive Luigi Di Maio su Fb, sottolineando che “non è una gogna mediatica, non è questione ideologica o di propaganda. È una questione di giustizia e trasparenza”.
    Ex sfidante Nardella,preso bonus per darlo beneficenza  – Anche Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra in Palazzo Vecchio che nel 2019 sfidò Dario Nardella nella corsa a sindaco di Firenze, ha chiesto, e percepito, il bonus per i professionisti in difficoltà a causa dell’emergenza Covid. Bocci, ex dirigente Azimut, come riportano oggi i quotidiani locali, spiega di non aver problemi di finanze ma di averlo fatto “per dimostrare che il governo stava sbagliando non dando soldi ad hoc per disabili e tossicodipendenti” e di aver “dato tutto in beneficenza”. “E’ vero ho preso quei soldi ma non li ho tenuti per me – aggiunge Bocci -. Il commercialista mi disse che avrei potuto averli anche io visto che si trattava di denari a pioggia, dati in maniera sbagliatissima, senza distinguere reddito e posizione di ciascuno. E allora pensai che potevo richiederli per donarli a chi ne aveva davvero bisogno. E così ho fatto”. “Ho i bonifici che lo testimoniano – conclude -. Lo dichiarai anche in una riunione dei capigruppo in Palazzo Vecchio”.

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    Mascherine e distanziamento, il protocollo per le elezioni

    Accessi contingentati agli edifici che ospitano i seggi, percorsi distinti di entrata e di uscita, distanziamento tra i componenti del seggio e tra questi e gli elettori, definizione del numero e della disposizione delle cabine elettorali tenendo conto dello spazio disponibile e delle necessità di movimento. Sono alcune delle misure di prevenzione previste da un Protocollo Salute-Interno varato in occasione delle consultazioni elettorali e referendarie del 20 e 21 settembre. Per accedere ai seggi elettorali è obbligatorio l’uso della mascherina da parte di chiunque.
     “Per prevenire il rischio di contagio da Covid-19 e, contemporaneamente, garantire il regolare svolgimento del procedimento elettorale, i ministri dell’Interno e della Salute – sottolinea il Viminale – hanno sottoscritto un protocollo sanitario e di sicurezza da applicare in occasione delle consultazioni referendarie e delle elettive suppletive, regionali e comunali del 20 e del 21 settembre 2020”.    Il documento, che può essere consultato sul sito del dipartimento Affari interni e territoriali-Servizi elettorali, prevede le modalità operative e precauzionali rivolte ai componenti dei seggi e agli oltre 51 milioni di elettori distribuiti in 61.572 sezioni. Ciò “al fine di contemperare i diritti costituzionalmente garantiti del voto e della salute”.    Tra le misure per l’allestimento e l’ingresso ai seggi, sono previsti, come detto, “accessi contingentati agli edifici che li ospitano, percorsi distinti di entrata e di uscita, distanziamento tra i componenti del seggio e tra questi e gli elettori, in particolare nel momento in cui questi devono rimuovere la mascherina per il riconoscimento, definizione del numero e della disposizione delle cabine elettorali, tenendo conto dello spazio disponibile e delle necessità di movimento.    Per accedere ai seggi elettorali è obbligatorio l’uso della mascherina da parte degli elettori e di ogni altro soggetto che ha diritto ad entrarvi, come i rappresentanti di lista”.    Il protocollo, inviato ai prefetti dal capo del dipartimento, Claudio Sgaraglia, contiene anche le indicazioni sulla igienizzazione dei luoghi e delle operazioni di spoglio.    

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    Ponte Stretto: Santelli, c'è progetto esecutivo, si realizzi

    (ANSA) – CATANZARO, 11 AGO – “Il premier Conte entra nel tunnel del Ponte per non decidere nulla e tenere tranquilla la sua coalizione. Il Ponte sullo Stretto ha un progetto esecutivo e una gara effettuata. Si realizzi l’opera”. Lo afferma, in una nota, Jole Santelli, presidente della Regione Calabria.    “Il premier Conte ha ben pensato dalla piazza di Ceglie Messapica della sua Puglia – prosegue Santelli – di affrontare un tema molto serio del piano delle infrastrutture nazionali proponendo il niente mischiato al nulla. Aspettare le condizioni necessarie, pensare, immaginare un ponte sottomarino, ma prima realizzare collegamenti interni e l’alta velocità. Quella di Conte è l’antica retorica del Gattopardo che annuncia a parole che tutto deve cambiare perché poi tutto resti come prima.    Evidentemente il presidente del Consiglio ha ispirato la sua esternazione estiva leggendo quel vecchio numero di Topolino del 1982 quando zio Paperone in una storia di copertina si cimentava in stravaganti soluzioni per costruire il Ponte in maniera immaginifica”.    “Sono dieci anni che il contraente generale – sostiene ancora la Governatrice calabrese – ha consegnato (come previsto dal contratto di appalto) il progetto definitivo dell’opera elaborato da società di ingegneria specializzate estere. Anche il progetto definitivo è stato approvato. Sono stati spesi soldi pubblici per un’opera indispensabile portata avanti dalla determinazione del governo Berlusconi. Poche settimane fa, il Consiglio regionale della Calabria ha approvato un ordine del giorno in cui si chiede al governo centrale di realizzare il Ponte dello Stretto utilizzando anche le risorse del Recovery Fund. Se il premier Conte vuole essere serio si confronti su questi atti ed esca da questa boutade del tunnel. Siamo in presenza di un passatempo estivo che in metafora calcistica lancia il pallone nelle tribune senza risolvere nulla. Anzi una sola questione. Tenere a bada con un tunnel impossibile una maggioranza con idee contrastanti e che non riesce a trovare una linea comune su una delle opere che modificherebbero il ruolo dell’Italia nell’Europa. La Calabria è fuori dal tunnel”.    (ANSA).   

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    I 'furbetti' del bonus: consigliera di Milano: 'L'ho preso'. Di Maio e Zaia: 'Fuori i nomi''. Tridico nel mirino

    Pressing di governo e partiti, ma l’Inps non darà i nomi dei deputati che hanno chiesto il bonus di 600 euro riservato alle partite Iva in difficoltà dopo il Covid: ‘È vietato dalle norme sulla privacy’. Sarebbero 3 su 5 quelli che hanno ottenuto il sussidio. Si pensa alla possibilità di convocare formalmente il presidente Tridico perché dica i nomi davanti a una commissione parlamentare. Intanto, ammettono di aver preso il bonus tre consiglieri di Comuni e Regioni: Anita Pirovano, della lista progressista a Milano; Jacopo Zannini della lista L’altra Trento a sinistra; Franco Mattiussi, consigliere di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia. ‘Non viviamo di politica’, dicono.
    Le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Inps. Una regola che vale in questo, come in altri casi. E’ quanto ricordano fonti vicine all’istituto di previdenza e che ne conoscono bene normative e regole interne, dopo la vicenda dei deputati e consiglieri che hanno usufruito del bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà per l’emergenza Covid. 
    Intanto da fonti parlamentari si apprende che tre deputati avrebbero ricevuto dall’istituto il bonus per gli autonomi introdotto dal governo per far fronte all’emergenza Covid. Non cinque, quindi, come era emerso inizialmente emerso. 
    La Pirovano si autodenuncia. “Mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza”.
        Così Anita Pirovano, consigliera comunale di Milano per la lista ‘Milano progressista’ si autodenuncia con un post su Facebook per aver richiesto all’Inps il bonus Covid da 600 euro al mese per le partite Iva.    “Pur non cedendo alle sirene antipolitiche – scrive Pirovano su Fb – ho capito sulla mia pelle che avere un lavoro (nel mio caso più d’uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere ‘più libera’ nell’impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto”. Come tanti, prosegue, “mi indigno, perché è surreale, se un parlamentare in carica fruisce ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito”. 

    Pirovano nel post spiega di aver saputo dai media che nella vicenda del bonus incassato da cinque deputati “sarebbero coinvolti addirittura duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci”. E per questo chiarisce di aver deciso di autodenunciarsi. “Ho studiato – scrive – fino al dottorato e all’esame di stato per diventare psicologa e ricercatrice sociale, professione in cui negli ultimi tempi mi sembra spesso di essere ‘più utile’ alla società che in Consiglio comunale (attività a cui comunque dedico tutto il tempo non lavorato e la passione di cui sono capace)”. “Tutto ciò premesso qualcuno – aggiunge ancora – magari anche più lucido e meno incazzato di me, mi spiega perché da lavoratrice (e la politica non è un lavoro per definizione) non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori destinata perché faccio anche politica? Considerato ovviamente che pur lavorando tanto ed essendo componente di un’assemblea elettiva (il che non mi garantisce né un’indennità né banalmente i contributi Inps) ho un reddito annuo dignitoso e nulla di più”. “Mi arrabbio – conclude la consigliera comunale – ancor più se penso che nel calderone dei 2.000 probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco (accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca) di un piccolissimo comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue”. 
     “Io ho un altro lavoro part time e ringrazio Dio di averlo. Durante il Covid ho ricevuto la cassa integrazione. Dovevo rinunciarvi?”. Così il consigliere comunale di Milano Progressista e presidente della Commissione Antimafia del Comune di Milano, David Gentili, si esprime in un commento al post della collega a Palazzo Marino Anita Pirovano, che si è autodenunciata su Facebook per aver richiesto all’Inps il bonus Covid da 600 euro al mese per le partite Iva. In tanti, infatti, hanno lasciato commenti al post della consigliera. In uno di questi si legge: “Perché lo stipendio da consigliere comunale è pari al mio di dipendente pubblica e anch’io pago mutuo, mantengo figlio ecc??? Eddai c… uno stipendio ce l’hai. Hanno negato i 600 euro ad un disabile che vive con pensione di invalidità che ha anche partita IVA…”. E proprio a questo commento ha risposto il consigliere Gentili: “Avere un altro lavoro è fondamentale, perché se sei malato o devi essere al lavoro il gettone da consigliere non lo prendi. Ti ricordo che non siamo consiglieri a vita. L’anno prossimo i consiglieri comunali termineranno il loro mandato e quindi interromperanno di prendere i loro gettoni. Sappi – aggiunge Gentili – che in questi anni non ho mai ricevuto i contributi e quindi parlare di stipendio è inappropriato. Attenta a colpire con la falce indiscriminatamente. Cogliere le differenze è fondamentale”. 
    “Anche io non vivo di sola politica, pago l’affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto come te i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese … ed è giusto rivendicarlo”. Così il consigliere comunale di Trento Jacopo Zannini con un commento su Facebook ha voluto ringraziare Anita Pirovano, la consigliera comunale milanese che ha reso pubblico di aver richiesto il bonus Covid. “Grazie Anita Pirovano anche io sono in Consiglio Comunale a Trento e anche io non vivo di sola politica”, scrive Zannini in un commento al post di Pirovano.”Ho utilizzato quei soldi anche per far quadrare conti che comunque dovevano essere saldati. Perché nonostante tutto fosse fermo, bollette continuavano ad arrivare. Quindi, calma. Sangue freddo e razionalità. Che puntare il dito è fin troppo facile. Vedere la luna un’altra cosa”. Così Franco Mattiussi, consigliere regionale Fvg, di Forza Italia, albergatore, in un lungo post su Fb – ripreso dal sito del Messaggero Veneto- ha rivendicato anche lui di avere fatto domanda per il bonus autonomi.
    Tuona intanto Luigi Di Maio “Dalla lettura dei giornali di questa mattina emerge un quadro sconcertante. Oltre ai 5 deputati furbetti, ci sarebbero altri 2000 politici tra amministratori locali e regionali in tutta Italia ad aver fatto richiesta del bonus partita Iva destinato ai liberi professionisti in difficoltà per l’emergenza Covid. Siamo davanti a fatti di una gravità assoluta. I nomi devono essere resi pubblici. Gli italiani hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia. Questa gente non deve più avere l’occasione di rivestire una carica pubblica. Deve essere allontanata dallo Stato, deve essere punita”. Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Fb. “Hanno remato contro il Paese nel momento più difficile. Hanno offeso la nostra bandiera, hanno offeso la memoria di chi non ce l’ha fatta. Hanno macchiato il nome dell’Italia nel mondo ed è giusto che paghino. Non possono e non devono passarla liscia”, ha detto Di Maio.
    “Il sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi . E penso che i cittadini debbono essere ascoltati” Così il presidente del Veneto, Luca Zaia il quale fa “appello a tutte le forze politiche: è fondamentale chiarire la vicenda, perchè viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarsi dietro alla privacy – ammette – non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no”, col pericolo poi che ci sia “una caccia all’untore”. “Non vorrei che con la scusa della privacy qualcuno scappa anche dalla ‘conta’. Non esprimo giudizi perchè ognuno avrà la sua giustificazione , le sue motivazioni”. Zaia fa sapere di aver “già chiesto ai consiglieri veneti di darmi un ragguaglio, e spero che in giornata abbia questo censimento, poi a cascata ci saranno gli altri amministratori. Ci mettiamo poco a fare una sorta di ‘me too’ al contrario. Nel mio partito il segretario è stato chiaro indicando la sospensione che apre uno scenario peggiore. La sospensione – spiega – è già un atto importante: si chiede di fare un passo a lato. E visto il fronte delle candidature, vuol dire perdere quel treno. Se fosse per me quella persona non la candiderei”.
    “Nessun nostro parlamentare ha ricevuto il bonus. Le notizie di queste ore che affermano il contrario sono prive di fondamento. Sarà nostra cura difenderci in tutte le sedi da chi sostiene il contrario”. Lo annuncia all’Ansa il vicepresidente della Camera e presidente di Italia Viva Ettore Rosato.
       

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    Consigliere comune Lamezia, chiesto bonus, zero introiti

    (ANSA) – LAMEZIA TERME, 10 AGO – “Ho chiesto e ottenuto, così come 142.000 avvocati in Italia, il bonus professionisti legato al Covid-19 semplicemente perché ne avevo diritto e ne avevo bisogno. 600 euro per il mese di marzo e 600 per aprile. E non me ne vergogno: perché di professione faccio l’avvocato e non il politico! E lo sanno tutti che anche la giustizia, così come tanti settori, nei mesi di marzo e aprile è stata completamente paralizzata e noi avvocati non abbiamo lavorato: non abbiamo svolto cause e non abbiamo potuto ricevere clienti”. Lo scrive sul suo profilo facebook Rosario Piccioni, consigliere comunale a Lamezia Terme, candidato sindaco – sconfitto – col sostegno di due liste civiche di ispirazioni di sinistra alle amministrative del novembre scorso.    “Come spesso accade – prosegue – si tende a mettere tutti in un unico calderone e a fare di tutte le erbe un fascio. Mi chiedo e vi chiedo: come si fa ad accostare e a mettere sullo stesso piano i Parlamentari, che ricevono un’indennità di oltre 12.000,00 euro mensili, i Presidenti di Regione, gli Assessori e i Consiglieri regionali che ricevono un’indennità pari o comunque di poco inferiore rispetto a quella dei Parlamentari, con consiglieri comunali e amministratori locali che invece fanno politica per passione e ricevono una somma legata alle presenze nelle commissioni consiliari che nella maggior parte dei casi ammonta a poche centinaia di euro mensili? Ma soprattutto come si fa ad accostare Parlamentari, assessori e consiglieri regionali che hanno ricevuto l’indennità anche durante il lockdown con i consiglieri comunali come me che invece non abbiamo giustamente ricevuto alcun emolumento perché non si è tenuto alcun consiglio comunale né alcuna attività di commissione? Eppure in quei mesi il mutuo per la casa, il fitto per lo studio, la rata per l’auto, le bollette per i consumi non hanno avuto alcuna sospensione. A marzo e aprile il sottoscritto non ha ricevuto alcun emolumento dal Comune e il consigliere in una città come Lamezia, partecipando a tutti i lavori consiliari, può ricevere al massimo 845 euro lorde al mese che con le trattenute diventano all’incirca 580. Basta con l’ipocrisia e basta soprattutto con le generalizzazioni”.    (ANSA).   

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    Ponte: sogno mai tramontato,28 anni stop and go

    Un sogno mai tramontato, tra decenni di stop and go, cui ora si aggiunge l’idea futuristica di un collegamento sottomarino. Il sogno di collegare la Sicilia al continente con ponte sullo Stretto affascina dai tempi dei romani e ha visto fiorire proposte fin dall’unità d’Italia.
    Il primo progetto preliminare si concretizza nel 1992, ma è nel 2002 che il progetto parte sotto il terzo governo Berlusconi ed è il 2005 quando la Impregilo vince la gara come general contractor. Nel 2006, però, con la vittoria del centrosinistra, il progetto torna nel cassetto. Torna in auge nel 2008, ma qualche anno dopo con il governo Monti l’Italia sembra aver chiuso col Ponte. Viene rilanciato da Renzi nel 2016, ma poi incontra il ‘no’ di Toninelli nel 2019. Il tema però si riaffaccia ad ogni legislatura: a giungo la ministra De Micheli annunciava una decisione tra qualche mese; ora il premier Conte propone il tunnel sottomarino.
       Ecco, in sintesi, le fasi dall’avvio del progetto:
    2002:GOVERNO BERLUSCONI VARA DECRETO. La società Stretto di Messina riprende in mano il progetto preliminare predisposto nel 1992. All’inizio del 2003 il cda della società approva un nuovo progetto corredato di studio di impatto ambientale. In aprile il Governo vara il decreto per la realizzazione dell’opera.
    2004: IMPREGILO VINCE LA GARA. In primavera viene approvato il bando di gara per la scelta del general contractor. Nel 2005 la Commissione aggiudicatrice dichiara la vittoria del raggruppamento guidato da Impregilo. Il contratto viene siglato il 27 marzo.
    2005: LAVORI AL VIA NON PRIMA DEL 2007 – Prima di aprire i cantieri, Impregilo deve presentare il progetto definitivo (che deve essere approvato da Cipe e Stretto di Messina) e quello esecutivo. Per la realizzazione dell’opera ci vorranno altri 5 anni, fino al 2012.

    2006: PER IL GOVERNO PRODI NON E’ PRIORITA’. Nel programma dell’Unione il Ponte sullo Stretto non è fra le priorità’.
    2008: CAMERA APPROVA RISOLUZIONE CONTRO PONTE. I deputati, l’11 ottobre 2008, approvano la risoluzione secondo cui il ponte sullo Stretto di Messina non si farà.
    2008: MATTEOLI, IL PONTE SI FARA’, LAVORI INIZIERANNO ENTRO 2009. Ennesimo dietrofront con il ministro delle Infrastrutture, Matteoli, che annuncia che l’opera si farà.
    2011: UE, PONTE NON E’ TRA LE PRIORITA’. La Commissione europea fa sapere che non prenderà alcun impegno riguardo a un possibile inserimento tra i progetti prioritari Ue del ponte sullo Stretto di Messina.
    2012: MONTI FERMA IL PROGETTO. Il governo Monti, in piena crisi, decide di fermare il progetto e di prorogare, per un periodo complessivo di circa 2 anni, i termini per l’approvazione del progetto definitivo. Eurolink, general contractor di cui è capofila Impregilo, decide di recedere.
    2013: CHIUDE LA STRETTO DI MESSINA. Con il Dpcm del 15 aprile la società Stretto di Messina costituita nel 1981 e controllata da Anas, è posta in liquidazione.
    2015: RENZI RILANCIA L’OPERA. Il ponte “si farà di certo, il problema è quando”, annuncia il premier Renzi, che indica la necessità di concludere prima strade e ferrovie. L’idea è riproposta nel 2016 dal ministro dell’Interno Angelino Alfano che presenta alla Camera una proposta di legge.
    2019: L’IPOTESI REFERENDUM. Il presidente della Sicilia Musumeci, in replica alla posizione del ministro Toninelli (“non è priorità”), lancia l’idea di indire un referendum tra i siciliani per capire se l’opera sia realmente condivisa dalla popolazione.
    2020: SPUNTA L’IPOTESI SOTTOMARINA. Il dibattito sul ponte non tramonta, fino a che la ministra dei trasporti De Micheli annuncia a giugno una decisione “tra qualche mese”. Ad agosto spunta l’idea del tunnel. “Non posso dire faremo il ponte sullo Stretto, non ci sono i presupposti”, annuncia il 9 agosto il premier Conte, che apre alla nuova ipotesi: “Dobbiamo pensare a un miracolo di ingegneria. Una struttura ecosostenibile, leggera, che tuteli l’ambiente, anche sottomarina”. (ANSA).

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    Ponte Stretto: Musumeci, tunnel?Idea per tacitare e rinviare

    (ANSA) – PALERMO, 10 AGO – “Ho rispetto per tutte le proposte, l’obiettivo è il collegamento stabile tra le due sponde sia per il trasporto su gomma che per quello ferroviario.    Che si faccia in superficie o sotto il mare ai fini economici ed infrastrutturali non mi pare molto rilevante. Sarebbe utile capire se il presidente del Consiglio sia dotato di un progetto di massima e se il piano abbia avuto un consenso di carattere tecnico”. Così il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, all’ANSA, sull’ipotesi di realizzare un tunnel sottomarino nello Stretto di Messina.    “Volendo pensare male – aggiunge il presidente della Regione Siciliana – si può credere che il tunnel sottomarino sia una comoda trovata per mettere a tacere il coro sempre più robusto di quanti chiediamo il Ponte sullo Stretto e di rinviare ulteriormente il tavolo di confronto sul tema”. (ANSA).   

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    Scritte razziste su palazzo Ivrea, indaga polizia

    (ANSA) – IVREA, 10 AGO – La polizia di Ivrea indaga su alcuni episodi di razzismo in città. Nei giorni scorsi è comparsa una scritta eloquente sul muro di una palazzina di via Olivetti che invita le persone di colore a lasciare la città. Ad una residente di quelle palazzine poi, una 40enne di colore ma nata in Italia, è stato recapitato un pacco contenente un grosso ratto morto. Gli accertamenti degli agenti del commissariato cittadino sono al momento in corso e non è escluso possa trattarsi di una questione tra condomini. (ANSA).