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    Regionali: Fitto lancia 'Casa Puglia' a Bruxelles

    (ANSA) – BARI, 01 SET – La creazione di una sede efficiente della Regione Puglia a Bruxelles, una sorta di ufficio di collegamento, una “ambasciata” del territorio pugliese in Europa, chiamata “Casa Puglia”, è la prima proposta programmatica di Raffaele Fitto, candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra. L’iniziativa è stata presentata oggi a Bari da Fitto con una delegazione degli europarlamentari di Fratelli d’Italia guidata da Carlo Fidanza.    “La Regione Puglia – ha spiegato Fitto – dal 2003 ha una sede che non è stata mai utilizzata e che da due anni non ha più neanche un referente. Nel frattempo noi abbiamo difficoltà, uso un eufemismo, se non problemi seri con tutto il sistema delle risorse europee che arrivano alla Regione Puglia, uno dei grandissimi handicap dell’amministrazione uscente che ha fatto un disastro”. Fitto cita su tutti il dato dei fondi per l”agricoltura: “su un miliardo e seicento milioni di euro per l’agricoltura in Puglia – dice – si e no un terzo è la somma impegnato e comunque non utilizzata, bloccato nei ricorsi, e poi c’è un altro miliardo non speso, un dato incredibile, vergognoso e scandaloso”.    “Casa Puglia” potrà essere il punto di contatto della Regione con istituzioni e organi europei, fornire consulenza alle imprese per l’internazionalizzazione e la promozione del territorio, per la redazioni di bandi e per stage formativi.    (ANSA).   

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    Scuola: Cobas, il 26 settembre in piazza

    I Cobas, insieme a Priorità alla Scuola ed altri soggetti, indicono una manifestazione nazionale per il 26 settembre in piazza del Popolo a Roma “per imporre al governo un profondo cambiamento di rotta, un’altra agenda, altre priorità, affinché il diritto allo studio possa essere veramente tale”.”Il nuovo anno scolastico che sta per iniziare – scrive l’esecutivo nazionale dei Cobas – vede Ministero e Governo totalmente impreparati. Le condizioni materiali delle scuole sono sostanzialmente rimaste uguali al periodo precedente la pandemia, gli stessi nuovi arredi (banchi monoposto) arriveranno, forse, entro il mese di ottobre.
    I criteri di formazione delle classi sono rimasti invariati, con il paradosso dell’aumento delle classi pollaio per la mancanza di “ripetenti” in particolare nelle prime superiori, l’assunzione di nuovo personale docente e ATA non supererà, nella migliore delle ipotesi, le 40.000 unità, a fronte di un fabbisogno reale (nelle valutazioni più contenute) almeno quadruplo. E’ particolarmente scandalosa la formula “usa e getta” con cui saranno assunti 50mila lavoratori licenziabili in tronco in caso di nuova sospensione. E’ evidente che così non potranno essere garantite né la sicurezza, né il diritto allo studio con la didattica che non può che essere “in presenza”, dato che la scuola ha bisogno di relazioni sia emotive che cognitive. Occorre un cambio di passo immediato”.    

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    Riaprono le scuole, primo test post-lockdown

    La scuola riparte con i corsi di recupero e gli istituti si organizzano per far fronte alle nuove linee guida. E si parte con l’accordo sul trasporto pubblico locale.
    “Lavoriamo tutti insieme e riconsegniamo le scuole ai nostri studenti: il Paese ce ne sarà riconoscente. Abbiamo una responsabilità storica grande. Sarà un anno duro. Ma anche l’inizio di un percorso diverso. Avremo le risorse dall’Europa con cui costruire la scuola di domani, a partire dagli insegnamenti di questi mesi. Abbiamo le idee e il coraggio per realizzarle”. Lo scrive la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in una lettera (IL TESTO) inviata ai docenti, ai presidi e a tutto il personale scolastico alla vigilia della riapertura della scuola.
    “Respingeremo sempre con forza le insinuazioni che mirano a gettare discredito sulle istituzioni scolastiche e soprattutto su chi ci lavora – ha aggiunto la ministra -. Come quelle che danno già per certa una fuga ipotetica di insegnanti dalle classi. O le narrazioni secondo cui non ci saranno corsi di recupero perché i docenti si rifiutano di farli. Traduzioni semplicistiche che rischiano di fare danno al sistema. Dimostriamo ancora una volta che il corpo dei docenti è sano. Composto da insegnanti che ci credono. Che amano il proprio lavoro e lo svolgono con professionalità e impegno”. 
    Già a giugno è stato varato il Piano per la ripartenza di settembre, preparato insieme ai tanti attori del sistema scolastico e istituzionale. Da allora – scrive la ministra – non ci siamo mai fermati. Abbiamo collaborato con le autorità sanitarie per avere regole condivise. E se queste sisono evolute nel corso dell’estate è perché il quadro di una pandemia non è una fotografia, non è statico, e al mutare delle condizioni la politica può e deve prendere nuove decisioni. Lo abbiamo fatto. Oggi abbiamo regole chiare, tra le più rigorose in Europa”.
    “Ci troveremo a convivere con regole di sicurezza da rispettare e con una maggiore attenzione agli aspetti sanitari. Non era mai successo prima – affaerma ancora Azzolina -. So che c’è preoccupazione, è comprensibile. Ci darà sostegno la garanzia del gran lavoro fatto. Lo dico senza alcun trionfalismo, ma con soddisfazione: dati alla mano, nessuno in Europa si è impegnato così tanto nei mesi estivi per preparare la scuola a questa nuova stagione”.
    La ministra promette che non ci saranno più classi pollaio. Nella lettera spiega che i fondi ci sono: “Porteremo avanti questo percorso. Così come dobbiamo immaginare e realizzare un Piano pluriennale di investimenti sull’edilizia scolastica, grazie all’impiego delle risorse provenienti dal cosiddetto Recovery Fund. Abbiamo un obiettivo preciso, da raggiungere in tempi certi: dotare il nostro Paese di scuole migliori, più sicure e funzionali alle esigenze di studentesse e studenti”.
    Una “coalizione tra i nostri Stati membri per informare delle nostre azioni e andare avanti congiuntamente per attuare le migliori misure possibili sull’offerta di un’istruzione scolastica sicura per tutti”. Questo il primo punto degli impegni sottoscritti in una dichiarazione congiunta del direttore Regionale per l’Europa dell’Oms Hans Kluge e del ministro della Salute, Roberto Speranza, al termine del summit con 53 Paesi. I Paesi si sono impegnati poi a condividere una serie di dati per raccogliere più informazioni sull’impatto del Covid-19 sui bambini, le loro famiglie e le comunità in funzione delle politiche future e si sono impegnati a preservare l’equità come principio guida fondamentale. “Non possiamo lasciare che i bambini diventino le vittime nascoste di questa pandemia”, si legge nella dichiarazione.  
    4 misure chiave per riduzione rischio – Quattro misure chiave la riduzione del rischio negli ambienti scolastici: dalle norme di igiene base, al distanziamento, a politiche specifiche per bambini a rischio con esigenze di apprendimento o condizioni di salute speciali, nonché per docenti con condizioni di salute che li rendono vulnerabili a infezioni più gravi. Promossa la didattica online in particolari situazioni. A sottoscriverle nella dichiarazione congiunta l’Oms e il ministro della Salute.
    In particolare, si legge, “è realistico preparare e pianificare la disponibilità dell’ apprendimento online per integrare l’apprendimento scolastico nel prossimo anno scolastico”.Necessario in caso di chiusure temporanee, o durante la quarantena episodica, o a integrazione per l’apprendimento scolastico in circostanze in cui i bambini alternano la presenza scolastica per rispettare le esigenze di allontanamento fisico nelle aule più piccole”.
    “Ancora una volta l’Italia in prima fila per elaborare strategie utili per combattere il coronavirus. Grazie al ministro @robersperanza oggi 53 Paesi si confrontano con l’Oms sulla riapertura delle scuole in sicurezza. Questa oggi è la nostra priorità”, ha scritto il premier Giuseppe Conte su twitter.
    “La volontà di fare il bene dei nostri ragazzi ha fatto superare polemiche e ostacoli e permesso di raggiungere un obiettivo fondamentale: permettere a tutti gli studenti di arrivare a scuola e di farlo in sicurezza. Quando tutti i soggetti che hanno responsabilità su questi temi si impegnano in modo unitario i problemi si risolvono. La conferenza Unificata termina quindi in modo positivo ed è per me motivo di profonda soddisfazione. Anche perché sono stato sempre convinto della possibilità di una proficua conclusione”, ha detto il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, al termine della Unificata.
    La Giunta regionale, riunita a Pescara, ha deliberato la modifica del calendario scolastico 2020-21, fissando l’inizio delle lezioni per giovedì 24 settembre, per tutte le scuole di ogni ordine e grado. La conclusione dell’anno scolastico è prevista per giovedì 10 giugno 2021 per la scuola primaria e le scuole secondarie di primo e secondo grado e per mercoledì 30 giugno per la scuola dell’infanzia. Inoltre, è stato stabilito che per l’anno scolastico 2020-21, i giorni di attiività didattica nella scuola primaria e nella scuola secondaria di 1° e 2° grado, sono dal lunedì al sabato 201 (200 compresa la festa del Santo Patrono), dal lunedì al venerdì 168 (167 compresa la festa del Santo Patrono).

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    Solinas chiede danni per campagna anti Sardegna

    (ANSA) – CAGLIARI, 31 AGO – Il governatore della Sardegna Christian Solinas ha dato mandato ai legali della Regione di valutare il danno reale della campagna mediatica seguita al boom dei contagi nell’Isola a ridosso di Ferragosto. Lo svela la vicepresidente della Giunta Alessandra Zedda (Fi), a margine di un vertice con tutti i segretari del centrodestra. “Continuano ad arrivare disdette e soprattutto si è rappresentata una situazione di assoluta falsità”, spiega.    La conferma della possibilità di azioni legali arriva anche dalla segretaria regionale di Fdi Antonella Zedda: “L’allarmismo infondato che alcuni hanno procurato sul fronte Covid – attacca – ha compromesso il settembre turistico”. La prima forza politica a proporre i risarcimenti era stata la Lega. Intanto il presidente del Consiglio regionale Michele Pais sta lavorando a un ordine del giorno sugli attacchi subiti dalla Sardegna che domani mostrerà ai capigruppo prima della seduta dell’Aula. (ANSA).   

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    Mattarella, scuola risorsa decisiva per il futuro della comunità

    “La comunità della scuola è risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale, proprio in quanto veicolo insostituibile di socialità per i bambini e i ragazzi: ne comprendiamo ancor più l’importanza dopo le chiusure imposte dalla pandemia. Esempi come quello di Maria Montessori esortano ad affrontare efficacemente le responsabilità di questo momento difficile”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una dichiarazione in occasione del 150/mo anniversario della nascita di Maria Montessori.
    “Maria Montessori – ricorda il Capo dello Stato – nasceva centocinquanta anni fa, a Chiaravalle. La sua umanità, i suoi studi, la sua coraggiosa esperienza di educatrice, hanno impresso un segno profondo nelle scienze pedagogiche e indicato orizzonti nuovi per la scuola, a beneficio di milioni di giovani in ogni parte del mondo, che hanno potuto e saputo accrescere in piena libertà la loro personalità. Proprio negli anni più duri del Novecento Maria Montessori è riuscita a infrangere antichi pregiudizi, dimostrando la irragionevolezza di metodi di insegnamento basati sull’autoritarismo e contrastando pratiche di emarginazione ai danni di chi era sofferente o veniva considerato diverso, aprendo la strada a un percorso di crescita dei bambini basato sulla piena espressione della loro creatività, nella formazione responsabile alla socialità”.
    Regioni e Governo si confronteranno oggi sul tema dei trasporti in vista della ripresa della scuola, alla luce anche delle nuove linee guida definitive del Cts. I presidi ipotizzano una autocertificazione dei genitori per i minori. Gli infermieri si propongono invece in 9.000 per presidiare ogni plesso scolastico e verificarel’applicazione delle misure anti-Covid.
    Partiranno da domani – in alcuni casi in presenza, in altri, per il secondo grado, a distanza, a seconda dell’autonoma scelta delle singole scuole – i corsi per i recuperi degli apprendimenti degli studenti. Nei giorni scorsi il ministero dell’Istruzione ha inviato alle scuole una nota di chiarimento nella quale ricorda tra l’altro che il recupero degli apprendimenti non è “un mero adempimento formale”, ma nasce dalla “necessità di garantire l’eventuale riallineamento degli apprendimenti dato il particolare anno scolastico vissuto da marzo a giugno dai nostri ragazzi”. “Lo sforzo compiuto lo scorso anno scolastico è stato considerevole ed è stato per molti versi esemplare di come comunità educanti coese abbiano dato una pronta risposta alla necessità di garantire, seppure in una situazione drammatica, il diritto all’istruzione”, ricordava la nota, “si tratta ora di recuperare ciò che si è inevitabilmente perso”.

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    Scuola, Tuttoscuola, a rischio tempo pieno per mezzo milione di studenti

    Mezzo milione di alunni e di famiglie rischiano di restare senza tempo pieno. L’allarme arriva da Tuttoscuola.Nell’ultimo quinquennio la crescita di tempo pieno è stata costante sia per numero di alunni sia per classi, toccando nel 2019-20 il 37,8% degli alunni che se ne sono avvalsi e il 36,2% di classi funzionanti con questo modello organizzativo. Ma nel nord-ovest si arriva a un alunno su due. Addirittura il 94% a Milano, il 71% a Torino. Ormai la regione dove è più diffuso è diventata il Lazio con il 54,7%, che ha superato la Lombardia (50,8%): a Roma il 72% degli alunni della primaria fanno tempo pieno. Quest’anno per assicurare nuovi spazi interni a favore delle classi sdoppiate o con capienza non conforme ai parametri di distanziamento, molti dirigenti scolastici sono costretti a utilizzare (oltre alle palestre) i locali adibiti a mensa e anche i laboratori utilizzati per il tempo pieno.
    Tempo pieno dunque a rischio, anche se è difficile sapere per quanti, in assenza di rilevazioni. Un’ipotesi pessimistica – si legge nel nuovo numero di Tuttoscuola – ma purtroppo fondata in base alle scuole interpellate è che mezzo milione di alunni che nel 2019-20 si avvaleva del tempo pieno potrebbe essere costretto a rinunciarvi, determinando sulle loro famiglie una difficoltà di organizzazione familiare e lavorativa non da poco.
    Cosa potrebbe succedere quest’anno, in particolare, nelle grandi città? A Milano, dove nel 2019-20 gli alunni in classi a tempo pieno nella scuola primaria sono stati 122.130 (il 94% del totale), nell’ipotesi peggiore (metà classi a tempo pieno declassate), vi sarebbero 61mila alunni privati del tempo scuola con conseguenti disagi per altrettante famiglie. Se classi declassate fossero un quarto, vi sarebbero oltre 30 mila alunni milanesi orfani di tempo pieno. 
    A Roma, dove gli alunni che si avvalgono del tempo pieno sono 124.819 (72% del totale), nella peggior ipotesi si dovrebbero accontentare del tempo normale in quasi 62.500; se fosse declassato un quarto, vi sarebbero oltre 31 mila alunni romani senza TP.A Torino, con 63.197 alunni in tempo pieno, sarebbero costretti a utilizzare il tempo normale in 31.600 (ipotesi peggiore) oppure quasi 16 mila (declassamento di un quarto delle classi).    

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    Referendum: Di Maio, taglio parlamentari ora o mai più

    “Il nostro slogan per il referendum è ‘Ora o mai Più’ perché votando per il Sì tagliamo 345 parlamentari. Altrimenti rimane tutto com’è”. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parlando a Pozzuoli, nel corso del suo tour di due giorni in Campania. Domattina intanto  si riunirà la segreteria del Pd che convocherà la direzione che si dovrà esprimere sulla posizione da tenere nei confronti del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Lo ha confermato il segretario del Pd Nicola Zingaretti che alla Festa dell’Unità di Modena è intervenuto anche sulla legge elettorale. “Ho grandissimo rispetto per le preoccupazioni per il referendum senza riforme e sto facendo di tutto per andare incontro a queste preoccupazioni. E’ un tema della maggioranza e del governo Conte, rinnovo l’appello a rispettare gli accordi e fare, senza furbizie e trucchi, i passi necessari per garantire che siamo quella parte che vuole cambiare l’Italia. Se le cose non vanno bisogna lavorare per farle andare bene”. 
    Di Maio: ‘Prima il Sì al Referendum poi la legge elettorale’ – “Non dobbiamo temere il Sì. Anche il nostro Movimento perderà parlamentari, ma saremo ripagati di questo atteggiamento. Nel futuro i giovani scopriranno che si lavorerà con più qualità. Con questi numeri ognuno aggiunge la sua norma, ognuno aggiunge il suo emendamento, ognuno aggiunge la sua ‘marchetta’ e così si arriva a leggi incomprensibili. Poi metteremo mano alla legge elettorale e ai regolamenti parlamentari come detto. Il nostro è un disegno complessivo”. “Abbiamo un numero elevato di parlamentari per un principio nobile. Uscivamo dal fascismo ed i nostri padri costituenti mancando una solidità delle istituzioni a livello territoriale pensarono che la presenza di un alto numero di parlamentari rappresentasse meglio tutti i cittadini. Ma da allora ad oggi sono nate: le regioni, le province, i comuni, i consigli di quartiere, le città metropolitane e le comunità montane che arrivano al mare. Credo che abbiamo abbastanza rappresentanti e quindi possiamo tagliare qualche parlamentare”.