All’indomani dalla clamorosa decisione di spiccare un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin e per la commissaria Maria Alekseyevna Lvova-Belova con l’accusa di deportazione illegale di bimbi ucraini, è il procuratore capo della Corte penale internazionale in persona, Karim Khan, a precisare quello che in molti in queste ore si sono chiesti, ovvero se quella decisione può davvero concretizzarsi in qualcosa di più che un ‘segnale’ pur forte ma astratto: ebbene Khan ha ricordato i processi storici contro i criminali di guerra nazisti, l’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic e l’ex leader liberiano Charles Taylor, portandoli come esempi di figure apparentemente intoccabili che hanno dovuto affrontare la giustizia. Il procuratore ha argomentato così, parlando con la Cnn, la sua convinzione che Putin possa essere effettivamente processato nonostante Mosca sostenga di non essere soggetta alle decisioni della Corte dell’Aja.
Parole, quelle di Khan, che hanno fatto reagire Mosca con una pesante accusa: la portavoce del ministero russo degli Esteri, Maria Zakharova, si è infatti scagliata contro il procuratore del Cpi rievocando, sul suo canale Telegram, una vicenda che riguarda il fratello di Khan, Imran Ahmad Khan, un ex deputato conservatore che è stato rilasciato lo scorso 23 febbraio da una prigione in Gran Bretagna dopo avere scontato, sostiene Mosca, solo la metà di una condanna a 18 mesi di reclusione per avere molestato un ragazzo minorenne. “Il 17 marzo, tre settimane dopo il rilascio del fratello pedofilo – afferma Zakharova – Karim Khan emette un ordine d’arresto non solo per Putin, ma anche Maria Llova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini in Russia, cioè una persona che protegge i bambini da gente come il fratello del procuratore. Non si vergognano più di niente”.
Però non basta, o non basta più: le reazioni all’annuncio del Tribunale dell’Aja arrivano a valanga sui social e continuano anche quelle ufficiali. Il presidente Usa Joe Biden sostiene che Putin ha chiaramente commesso dei crimini di guerra e che quindi il mandato di arresto della Corte penale internazionale nei suoi confronti è giustificato. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha accolto con favore la decisione: nel corso di una conferenza stampa congiunta con il primo ministro giapponese Fumio Kishida a Tokyo, ha dichiarato che la decisione della Corte penale internazionale ha dimostrato che “nessuno è al di sopra della legge”. “La Corte penale internazionale è l’istituzione giusta per indagare sui crimini di guerra. Il fatto è che nessuno è al di sopra della legge ed è quello che sta diventando chiaro in questo momento”, ha affermato il cancelliere tedesco. Un ‘fatto storico’ appunto, perchè pur essendo la Russia tra le principali nazioni a non aver firmato il trattato che ha istituito la Cpi, il presidente russo è però adesso il primo capo di Stato di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il quale è stato spiccato un mandato d’arresto, come ha sottolineato lo stesso Khan.
Intanto da Kiev -che plaude alla decisione del Cpi – arriva il fermo appello della vice primo ministro alla consegna immediata da parte di Mosca della lista dei minori ucraini deportati: “di tutti gli orfani e i bambini privati ;;;;delle cure parentali che il 24 febbraio 2022 erano cittadini ucraini, fino all’età di 18 anni inclusi; di quelli che si trovano ora nel territorio temporaneamente occupato territori dell’Ucraina; di quelli che sono stati temporaneamente portati via dal territorio occupato dell’Ucraina verso il territorio russo”, scrive sul suo profilo Facebook la vicepremier ucraina e ministra per il reinserimento dei territori temporaneamente occupati, Iryna Vereshchuk, fornendo anche l’indirizzo mail ufficiale del governo al quale inviare gli elenchi. (ANSA).
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