Non si spengono le polemiche sullo scandalo fiscale che minaccia il ministro britannico Nadhim Zahawi, membro del consiglio di Gabinetto e presidente del Partito Conservatore, imbarazzando il neo premier Rishi Sunak dopo le numerose vicende analoghe abbattutesi sui governi dei suoi predecessori. Una prima richiesta di dimissioni è arrivata oggi anche dall’interno del gruppo parlamentare Tory, per bocca di Caroline Nokes, ex viceministra e voce dell’opposizione interna da diversi anni, che ha sollecitato il compagno di partito a “farsi da parte”, almeno sino alla conclusione dell’inchiesta interna annunciata ieri da Sunak sul caso.
Per ora il primo ministro sembra in realtà voler prendere tempo e attendere il risultato di questa verifica, ma la polemica sui media e a Westminster resta accesa e non si possono escludere accelerazioni. Mentre l’opposizione laburista di Keir Starmer cavalca l’affaire, non senza insistere nello sfidare Sunak a “silurare” il ministro hic et nunc. Intanto un sondaggio-spot realizzato da YouGov, colosso demoscopico co-fondato dal medesimo Zahawi prima del suo ingresso in politica, accredita oggi una maggioranza di britannici favorevole alle dimissioni.
Nadhim Zahawi, 55enne rifugiato curdo-iracheno divenuto nel Regno un facoltoso uomo d’affari prima di entrare in politica, è accusato d’aver cercato di nascondere una disputa sulle tasse – pur senza accuse formali di reati d’evasione – con l’agenzia delle entrate relativa a suoi passati redditi di business. Disputa risolta infine con una transazione e il pagamento di 5 milioni di sterline fra arretrati contestatati e penale, secondo quanto svelato ora dai media, al termine di un negoziato definito mentre lo stesso ministro ricopriva il ruolo di cancelliere dello Scacchiere (titolare del Tesoro, delle Finanze e della politica fiscale) sotto l’allora premier dimissionario Boris Johnson.
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