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Election day: test sui partiti, caos seggi a Palermo

Un test per i partiti in vista delle future elezioni politiche. E per le coalizioni che, in non pochi casi, sperimentano nuove formule di alleanze, in ordine sparso. Nove milioni di italiani sono chiamati alle urne per rinnovare le loro amministrazioni in un migliaio di comuni e per votare i referendum sulla giustizia. Un test, questo, a rischio quorum ma che non esenta tutti i partiti a misurarsi anche sull’affluenza per il voto amministrativo.

CAOS SEGGI A PALERMO
Sono circa cento i presidenti di seggio che hanno dato forfait alla vigilia del voto per le amministrative a Palermo: molti senza dare alcun preavviso. Il Comune ha informato subito la Prefettura, è intervenuto anche l’assessorato degli Enti locali della Regione siciliana. “Stiamo cercando i sostituti dei presidenti dappertutto, avevamo già allertato gli Ordini degli avvocati e dei commercialisti non appena abbiamo saputo che c’erano dei vuoti e ci sono stati segnalati una serie di nominativi”, dice all’ANSA la responsabile elettorale servizio elettore Alessandra Autore. Dove invece scrutatori e presidenti si sono presentati regolarmente all’orario di convocazione per le procedure di preparazione al voto di domani, il problema è stato il ritardo nella consegna delle schede elettorali. In molte zone della città, le schede sono arrivate con quattro ore di ritardo; gli scrutatori si sono limitati a disporre le misure anti-Covid e a sistema cabine e plichi e null’altro. Per i ritardi, le procedure questa sera dunque andranno per le lunghe. Da sabato mattina, inoltre, sono guasti entrambi gli ascensori dell’ufficio elettorale del Comune di Palermo, nell’edificio di piazza Giulio Cesare. Secondo quanto spiega un consigliere comunale “oggi una signora in sedia a rotelle è rimasta oltre mezz’ora chiusa in ascensore e sono dovuti intervenire i tecnici per liberarla”. Disabili e anziani sarebbero praticamente impossibilitati a ritirare i certificati elettorali, visto che una parte di queste si trova al quarto piano dello storico edificio in cui hanno sede gli uffici dello stato civile”. IE’ stato chiamato un tecnico, a quanto pare, non è riuscito a risolvere il problema.

SALVINI ROMPE IL SILENZIO ELETTORALE
La vigilia del voto, che dovrebbe essere scandita da un ferreo silenzio elettorale, si è poi trasformata in una giornata di accuse e minacciate querele. I leader delle forze politiche hanno chiuso ieri i loro tour elettorali ma Matteo Salvini approfitta di una visita al Salone del Mobile per tornare all’attacco di governo, partiti ed Europa. E mentre si fa il contro alla rovescia per l’apertura delle urne di una votazione già funestata dall’annuncio di una pletora di 18 candidati “impresentabili”, secondo il verdetto della Commissione Antimafia, e dall’arresto di due candidati al Comune di Palermo – uno di Fi e uno di FdI – scoppia anche il caso del biglietto pagato dall’ambasciata russa per il viaggio, poi saltato, Di Salvini a Mosca. Un terremoto che si somma agli attacchi del leader di Via Bellerio alla Bce nuovamente accusata di mettere l’Italia “sotto attacco”, al governo (“altro che 9 miliardi, trovi velocemente i soldi per rinnovare lo sconto benzina e gasolio almeno per tutta l’estate”) e pure al Pd. Con il senatore Andrea Ostellari che si scaglia contro Enrico Letta, accusato di avere “intrattenuto rapporti molto stretti, avendo assunto incarichi in alcune società” con la Cina.

Salvini replica ruvido anche all’alleata Giorgia Meloni, che gli aveva chiesto di firmare un “patto anti-inciucio”. “Non ho bisogno di firmare. Non ho nessuna intenzione di governare col Pd dopo questa fase di emergenza”, assicura. A valle dell’abbraccio tra Salvini e Meloni sul palco a Verona, questa sfida elettorale è infatti la prova del nove per misurare i rapporti di forza tra Lega e Fdi e con Fi. Il centrodestra parte da una posizione di vantaggio nella consultazione di domani con 18 tra le 26 città più grandi che vanno al voto governate da una loro coalizione. Ma nella competizione si segnala proprio il caso di Verona, dove Forza Italia sostiene Tosi, candidato alternativo a Sboarina appoggiato da Lega e Fdi, rischiando così di aprire la porta del ballottaggio al candidato del fronte progressista. A Genova dove si ripresenta il civico Marco Bucci, la situazione si capovolge: il fronte del centrodestra che lo sostiene conta infatti anche sull’appoggio di Italia Viva e Azione.

La tornata elettorale a Palermo è invece molto indicativa per la coalizione di centrosinistra: nel capoluogo siciliano si sperimenta la tenuta dell’alleanza tra Pd e M5s anche in vista delle prossime regionali, dove Letta e Conte hanno messo in cantiere delle primarie comuni. Ma nelle geometrie variabili di questa tornata un caso è anche quello di Parma, governata per due mandati dal sindaco ex M5s, Pizzarotti: lì il Pd sostiene Guerra con la sinistra e con Italia Viva (ma non Azione di Calenda) e senza il M5s che non presenta una sua lista. Il centrodestra va invece al voto con Lega e Forza Italia a sostegno di Vignali da una parte e con FdI che appoggia Bocchi dall’altra. Se per il centrodestra è fondamentale difendere il “fortino” dei comuni che governano, per il centrosinistra la sfida è riconquistare il terreno perduto puntando il più possibile sul campo largo. E’ la scommessa che si gioca Enrico Letta quando esorcizza la debacle del 2017: “all’epoca il Pd fece una scelta che io non condivisi, che era una scelta di autosufficienza, di isolamento. Oggi – ripete sempre – noi stiamo facendo una scelta importante di allargamento”. Nella speranza che il M5s di Giuseppe Conte, perno di questo “allargamento” sostenuto dal segretario del Pd, regga ai prossimi, difficili, appuntamenti che lo attendono sul fronte legale.


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