(ANSA) – TERNI, 10 SET – “In un Paese in cui i privilegi
della Chiesa sono sedimentati, sono assolutamente soddisfatto
che dopo 13 anni sia stata riconosciuto che nessun dirigente
della pubblica amministrazione può imporre in maniera autorativa
l’affissione di un simbolo religioso, in quanto collide con il
principio di laicità dello Stato. Peccato che i giudici non
abbiano ancora mostrato coraggio sotto il profilo della
questione discriminatoria verso le altre religioni”: a parlare
con l’ANSA è Franco Coppoli, il docente di lettere di Terni
sospeso nel 2008 dall’insegnamento per un mese per avere rimosso
il crocefisso da un’aula dell’istituto dove insegnava, vicenda
sulla quale, al termine di un lungo iter giudiziario, si è
espressa la Cassazione. Sentenza che lo stesso insegnante, al
quale è stata annullata la sospensione, definisce “bella”.
“Le mie ragioni vengono affermate – spiega – in quanto
finalmente viene detto che imporre il crocefisso in un ufficio
pubblico è in contrasto con la Costituzione. Per quanto fosse
facile dedurlo non era altrettanto facile ottenerlo”.
Tra l’altro, ricorda, “nessuna tradizione storica prevede la
presenza del crocefisso nelle aule e nei tribunali”. Per Coppoli
– che ora insegna in un altro istituto superiore della città –
il fatto però che secondo la Cassazione sia possibile, in caso
di richiesta, affiggere anche altri simboli religiosi, “se da
una parte è interessante perché ribadisce che la scuola è una
comunità e dunque riconosce la centralità di tutte le
componenti, dall’altro può generare il rischio concreto che
ancora una volta siano le maggioranze ad imporre i loro simboli
nelle aule”. “Noi, come insegnanti – conclude il docente -,
vigileremo su questo aspetto. Si tratta di una battaglia civile,
per evitare discriminazioni delle minoranze rispetto a presunte
maggioranze”. (ANSA).
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