Il solo fatto che Mario Draghi avesse un posto a quel tavolo” con Emmanuel Macron e Olaf Scholz sul treno per Kiev “rifletteva come, con la forza della sua statura e della sua credibilità, avesse reso il suo Paese – gravato dai debiti e da una persistente instabilità politica – un partner alla pari con le più importanti potenze europee. Fondamentale per quel successo non è stata solo la sua capacità come ex presidente della Banca centrale europea, ma anche il suo incrollabile riconoscimento che la guerra russa rappresenta una sfida esistenziale all’Europa e ai suoi valori”. Lo scrive il New York Times in un lungo articolo sulla crisi politica italiana.
“Tutto ciò ora è a rischio da quando una ribellione populista, motivata da una presa opportunistica del potere, ha silurato il governo di Draghi”, aggiunge il quotidiano americano sottolineando come i sondaggi per le elezioni di settembre “mostrino che un’alleanza dominata da nazionalisti e populisti di estrema destra è fortemente favorita per guidare l’Italia il prossimo autunno”.
Questo, si legge ancora nell’articolo di Jason Horowitz, “solleva preoccupazioni, ben oltre l’Italia”, su quali “danni un governo italiano più solidale con la Russia e meno impegnato nei confronti dell’Unione europea potrebbe causare alla coesione dell’Occidente di fronte a quella che è forse la più grande combinazione di sfide economiche e di sicurezza dalla Guerra Fredda”.
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