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Bagarre sul dl scuola alla Camera, il voto sabato mattina

Si invertono i ruoli tra maggioranza e opposizione nel muro contro muro sul decreto scuola, all’esame della Camera. Dopo la giornata di giovedì in cui le opposizioni, specie la Lega, hanno fatto ostruzionismo nel tentativo di farlo decadere, è stata poi la maggioranza a chiudere i canali di dialogo, mentre diversi esponenti del centrodestra, specie Fi e Fdi, hanno cercato invano contatti con i gruppi della coalizione di governo per trovare un accordo e concludere il voto in giornata. L’eventuale decadenza del decreto farebbe saltare gli esami di maturità, scenario che susciterebbe la rabbia delle famiglie che potrebbe scaricarsi contro le opposizioni. Giovedì pomeriggio, dopo il voto di fiducia incassato dal governo, è iniziato l’ostruzionismo sugli ordini del giorno, i documenti di indirizzo sull’applicazione del decreto. L’obiettivo era impedire l’approvazione del decreto entro domenica, la sua decadenza, con conseguente richiesta di dimissioni del ministro Azzolina. Un tentativo di spallata al governo. Di qui la decisione della maggioranza giovedì a mezzanotte di ricorrere alla seduta fiume, vale a dire senza interruzioni, tranne quelle ogni tre ore per sanificare l’Aula. I lavori sono dunque proseguiti tutta la notte e tutta la giornata di venerdì e proseguono, ininterrottamente, fino a sabato mattina con il voto finale. 

L’ostruzionismo ha potato a momenti di grande tensione in Aula a Momnteciorio, con la sospensione della seduta quando i leghisti hanno innalzato un stiscione con sopra scitto “Azzolina bocciata”. Una scelta, quella dell’ostruzionismo, criticata dalla maggioranza, con Vito Crimi che ha definito “irresponsabili” e “incoscienti” le opposizioni che con l’ostruzionismo farebbero saltare gli esami: “capricci di forze politiche miopi e assetate di potere”, ha rincarato la dose. “Faremo di tutto per impedirlo, ma è giusto che gli italiani sappiano che livello di incoscienza si sta toccando alla Camera”, ha detto Gianluca Vacca (M5s). Ma la preoccupazione che gli esami saltino davvero e che una vittoria parlamentare si risolva in una sconfitta politica ha raggiunto le opposizioni. Pur ribadendo la contrarietà al complesso delle norme, il vicecapogruppo di Fdi Tommaso Foti, in Aula, ha preso le distanze dalla linea dura della Lega (“se avessimo voluto fare ostruzionismo ora saremmo ancora alla discussione generale”), sollevando però il tema di un decreto rimasto per 53 giorni in Senato e che la Camera si è trovata a dover ratificare in poche ore. 


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