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    Il caso Durigon, pronta la mozione di sfiducia

    “Durigon? Le sue affermazioni sono molto gravi, ci aspettavamo delle scuse mai arrivate. A questo punto dovrebbe fare un passo di lato”, così Luigi Di Maio interpellato telefonicamente dall’ANSA.”E’ incompatibile con la Costituzione italiana intitolare una piazza a Mussolini. Credo che Durigon in questo senso abbia dimostrato la sua totale incompatibilità con il ruolo che sta avendo che è quello di rappresentante delle istituzioni che ha giurato sulla Costituzione. Credo che sia talmente evidente questa incompatibilità che starebbe a lui fare un passo indietro. Per quanto ci riguarda faremo il possibile perché questo avvenga”. Così il segretario del Pd Enrico Letta a margine del suo intervento al Caffè de La Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca).”Credo che sia intollerabile ciò che ha detto il sottosegretario Durigon e credo che non sia compatibile con la sua permanenza al governo”. Così il ministro delle Politiche agricole e forestali, Stefano Patuanelli (M5s), a margine del sopralluogo nelle zone dell’Oristanese colpite dagli incendi a luglio. “Io mi auguro che non si arrivi alla mozione di sfiducia – ha aggiunto – credo sarà necessario, appunto, un passo indietro da parte di Durigon”.
    “Voterò la mozione di sfiducia a Durigon presentata dal M5S. Perché l’antifascismo è un valore fondante la Repubblica e perché non possiamo pubblicare ogni anno foto di Falcone e Borsellino e poi restare indifferenti. Spero di non essere il solo in FI”, ha scritto su Twitter, Elio Vito, deputato di Forza Italia. Andrea De Maria, deputato Pd, segretario d’Aula Camera dei Deputati: “Grazie a Enrico Letta per le parole molto chiare che ha detto su Durigon. Il Pd così si schiera a difesa dei valori dell’antifascismo dopo l’appello dell’Anpi. La parte giusta per la nostra democrazia”.  
    “Mentre continua il silenzio del presidente Draghi, silenzio che dura da alcuni mesi, vedo che, con le parole chiare di Letta e Conte, si estende sempre più l’arco di forze che chiede le dimissioni del sottosegretario Durigon dal governo”, dice il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. ‘Ora – conclude Fratoianni – la mozione di sfiducia è l’unico strumento per ridare un minimo di dignità’. 
    “Il sottosegretario Durigon aveva già dato prova della propria inadeguatezza. Ora, con la proposta di cambiare denominazione alla Piazza Falcone e Borsellino di Latina per dedicarla ad Arnaldo Mussolini, ha oltrepassato un limite invalicabile – dice il senatore di LeU Francesco Laforgia -. Sono pronto a votare la mozione di sfiducia nei suoi confronti e penso che il Presidente Draghi debba prendere le distanze da un membro del suo Governo che pratica il revisionismo storico infangando i principi Costituzionali, l’antifascismo e due figure simbolo della lotta contro le mafie come Falcone e Borsellino”. “Non è ammissibile – aggiunge – Nessuna esigenza di mantenere gli equilibri politici su cui si fonda questo Governo può essere una giustificazione”.
    Per la deputata M5S, Rosalba Cimino “il leghista Claudio Durigon va sfiduciato, a meno che non decida di dimettersi. Non possiamo accettare che al governo di un Paese costituzionalmente antifascista, occupi un posto chi strizza l’occhio al neofascismo tentando di oscurare la memoria di due veri eroi italiani: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Arnaldo Mussolini, a cui lui vorrebbe intitolare il parco che porta il nome dei due magistrati, è stato fratello e braccio destro del duce nelle sue campagne di propaganda nazionale, per cui Durigon può tentare tutte le giustificazioni del caso, cosa che sta già facendo, ma la storia e la nostra Costituzione sono contro di lui”. 

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    Monopattini: Giani, legge in Toscana per casco obbligatorio

    (ANSA) – FIRENZE, 10 AGO – Al prossimo Consiglio regionale
    il presidente della Toscana Eugenio Giani proporrà una legge
    che, in nome della sicurezza stradale, preveda in Toscana
    l’obbligo del casco per chi utilizza il monopattino elettrico
    anche oltre la maggiore età (non solo fino a 18 anni, come già
    stabilito dalla legge nazionale Comma 75- quater art. 1 Legge
    nr. 160/2019). Tutto questo, spiega la Regione, verrà fatto
    sulla base delle competenze di legge concorrente in materia di
    polizia locale e in materia sanitaria, con l’auspicio che anche
    una legge a livello nazionale possa arrivare a prevedere l’uso
    del casco per i monopattini nel codice della strada. “La legge
    regionale è ormai imprescindibile – ha detto Giani – di fronte a
    fatti che vedono nell’uso e abuso di monopattini che sfrecciano
    a velocità incompatibili in zone pedonali, o ancor più con
    monopattini che si avventurano in assi stradali che li portano a
    contatto con mezzi di ben altra velocità e solidità”. Giani
    porterà la proposta di legge nella seduta di giunta del 30
    agosto, con l’auspicio che possa essere affrontata ed approvata
    dal Consiglio regionale nel mese di settembre. (ANSA).   

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    Milano: De Corato, 596 incidenti monopattino da giugno 2020

    (ANSA) – MILANO, 10 AGO – A Milano dal giugno del 2020 a oggi
    ci sono stati 596 interventi di ambulanze per incidenti dovuti
    ai monopattini. Il dato è stato fornito dall’assessore alla
    Sicurezza di Regione Lombardia e consigliere comunale di
    Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato.   
    “Con la città semi deserta in due giorni ci sono stati 6
    interventi di ambulanze a soccorso dei viaggiatori in
    monopattino – ha aggiunto De Corato -. Intanto parte oggi una
    mia petizione online per raccogliere adesioni e sollecitare il
    Governo a non perdere tempo stante l’iter iniziato di una
    proposta di legge parlamentare che regolamenti i monopattini.   
    Sulla mobilità ecologica il sindaco Sala e i suoi assessori
    hanno sempre minimizzato il problema”.   
    L’assessore regionale ha poi spiegato che a settembre la
    Regione Lombardia “proporrà un progetto di legge che ripercorre
    le proposte di Luca Bernardo”, candidato sindaco del
    centrodestra, per rendere obbligatori “casco, targa e
    assicurazione”. (ANSA).   

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    Recovery: -15% di evasione nel 2024, sanzioni a chi rifiuta il Pos

    La “propensione all’evasione” di tutte le imposte (tranne accise e Imu) nel 2024 “deve essere inferiore” del 15% rispetto al 2019. Lo indica la road map del governo delle riforme legate al Recovery plan. Contro l’evasione si prevedono “incentivi mirati ai consumatori” e una spinta al digitale per portare a 2,3 mln le dichiarazioni Iva precompilate entro giugno 2023 e a un +40% le “lettere di conformità” entro il 2024 (+30% di gettito). Previste “sanzioni amministrative effettive” contro gli esercenti che rifiutino pagamenti col Pos. Si punta a ridurre a 30 giorni (60 per la sanità) i tempi di pagamento della Pa entro fine del 2023.
    Una “spending review” è prevista tra il 2023 e il 2025 per “risparmi diretti a sostenere le finanze pubbliche o finanziare una riforma fiscale o riforme della spesa pubblica favorevoli alla crescita”, emerge dalla road map inviata ai ministri. Entro dicembre sono previste norme per “migliorare l’efficacia della revisione della spesa” con un ruolo rafforzato del Mef. A giugno 2022 saranno individuati gli obiettivi di revisione della spesa dal 2023. Ed entro il 2023 il bilancio dello Stato sarà “riclassificato con riferimento alla spesa ambientale e a quella che promuove la parità di genere”.
    Un quadro delle riforme da adottare in relazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, divise per ministero e con l’indicazione per ciascuna della scadenza prevista dal Pnrr. E’ la roadmap indicata da Palazzo Chigi ai ministeri, con una email, anticipata oggi dal quotidiano la Repubblica, indirizzata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli a ciascun ministro. Nella lettera Garofoli ricorda la necessità di rispettare “le scadenze e il programmato e approfondito esame delle riforme e delle iniziative legislative delle singole amministrazioni”.
    Sono 63, secondo quanto si legge anche sul portale del Recovery plan, le riforme legate al Pnrr italiano. Il lavoro del governo è già iniziato, ma molte scadenze ricorrono a dicembre 2021. Sono 23 le riforme da approvare o attuare entro l’anno, tra cui anche quelle della Pa, della giustizia e delle semplificazioni già varate. Si va dalla rete ferroviaria e la sicurezza dei ponti al “Cloud”, dalle residenze per universitari alla riforma delle classi di laurea, dal biometano pulito alla concorrenza, da una relazione sulla lotta all’evasione fiscale “anche attraverso incentivi mirati per i consumatori”, fino alla Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol), uno strumento per i disoccupati.
    “La predisposizione di un’ordinata agenda di governo – scrive Garofoli ai ministri – oltre a rispondere a puntuali prescrizioni normative, è coerente con l’esigenza di organizzare al meglio la spesso complessa attività istruttoria. Un’esigenza ancor più forte in considerazione degli impegni assunti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del quale costituiscono una componente centrale le riforme anche settoriali”. Il rispetto delle scadenze e “il programmato e approfondito esame delle riforme” è quanto “impone un rinnovato approccio al modo stesso di intendere il processo di produzione normativa, quale fattore di impulso alle politiche di sviluppo”, conclude Garofoli, sottolineando l’obiettivo di migliorare “la qualità della regolazione”.
    Nell’ambito della riforma dell’amministrazione fiscale, il ministero dell’Economia dovrà adottare una relazione per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione fiscale dovuta alla omessa fatturazione, in particolare nei settori più esposti all’evasione fiscale, “anche attraverso incentivi mirati per i consumatori”. A via XX Settembre spetta anche la “revisione del quadro di revisione della spesa (spending review)” con un “rafforzamento della struttura ministeriale” e l’attuazione di uno “Sportello unico doganale”. Di competenza del ministero dei Trasporti sono il trasporto pubblico locale, il contratto con Rfi, l’accelerazione dell’iter di approvazione dei progetti ferroviari, le linee guida per la sicurezza dei ponti, il trasferimento della titolarità di ponti, viadotti e cavalcavia dalle strade di secondo livello a quelle di primo livello (autostrade e strade statali). Sempre entro dicembre il ministero per la Transizione ecologica deve emanare una nuova normativa per la promozione della produzione e del consumo di gas rinnovabile, rafforzando il sostegno al biometano pulito, e adozione di programmi nazionali di controllo dell’inquinamento atmosferico. Per triplicare gli alloggi per gli studenti fuorisede, portandoli da 40mila a oltre 100mila entro il 2026, il ministero dell’Università deve approvare entro l’anno una legge per modificare le norme vigenti in materia di alloggi per studenti, incentivando anche i privati, perché entro il 2022 ci siano almeno 7500 posti nuovi. Entro l’anno è prevista anche la riforma delle classi di laurea, per “ridurre i rigidi confini esistenti che limitano fortemente” i percorsi interdisciplinari e creare “classi di laurea innovative professionalizzanti”.
    Bisogna completare nel 2021 anche la riforma delle lauree abilitanti, semplificando l’accesso alle professioni, e riformare i dottorati, semplificando le procedure per il coinvolgimento di imprese e centri di ricerca e potenziando la ricerca applicata. Nell’ambito della riforma delle politiche attive del Lavoro, il ministero entro l’anno è chiamato a introdurre la “Garanzia di occupabilità dei lavoratori” per i disoccupati insieme a un “Piano Nazionale Nuove Competenze”. Il ministero della Giustizia è impegnato nell’entrata in vigore della legislazione attuativa per la riforma del processo civile e penale, della legislazione attuativa per la riforma del quadro in materia di insolvenza. C’è anche una legge quadro, che consiste in una legge delega, sulla disabilità per rafforzare l’autonomia delle persone con disabilità e promuovere deistituzionalizzazione (vale a dire il trasferimento dalle istituzioni pubbliche o private alla famiglia o alle case della comunità). Per il ministro per la transizione digitale entro dicembre è prevista l’entrata in vigore dei decreti-legge per la riforma “Cloud first e interoperabilità” e l’adozione di norme per dare alla Pa la possibilità di acquistare soluzioni ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) “più rapidamente e efficacemente”. Il ministro per il Sud è chiamato alla semplificazione delle procedure e rafforzamento dei poteri del Commissario nelle Zone economiche speciali. Il ministro della Pa ha la titolarità della riforma, già approvata, per la semplificazione e la governance del Pnrr. Entro il 2021 è infine prevista la semplificazione del sistema degli appalti pubblici.

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    Scontro su Ius soli, Salvini attacca Lamorgese

    Accelerare sullo ius soli? La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese apre alla proposta lanciata dal presidente del Coni Giovanni Malagò per gli sportivi, auspicando che sull’argomento si arrivi ad “una sintesi politica”. “E’ un tema che si pone e di cui dobbiamo ricordarci non solo quando i nostri atleti vincono delle medaglie – afferma la titolare del Viminale -. Dobbiamo aiutare le seconde generazioni a sentirsi parte integrante della società”. Parole che accendono l’ira di Matteo Salvini ed innescano l’ennesimo scontro nella maggioranza. “Invece di vaneggiare di Ius Soli, il ministro dell’Interno dovrebbe controllare chi entra illegalmente in Italia”, tuona il leader leghista. A lui replica a tono il segretario dem Enrico Letta: “Chi gioca e lucra sullo Ius soli semplicemente è fuori dalla realtà. E’ un tema che non c’entra nulla con la sicurezza e la gestione dei migranti. C’entra con l’equità, l’integrazione, la vitalità di una società che è cambiata a dispetto della lettura faziosa che ne fanno i populisti”.    La querelle tra Salvini e la ministra dell’Interno prosegue su un altro tema caldo: quello dei migranti. “I numeri sono aumentati, certamente, ma non parlerei di invasione…Salvini evidentemente non ha ben chiare quelle che sono le difficoltà che stiamo vivendo quotidianamente, ma se ci sono iniziative che non abbiamo adottato e lui ci può suggerire per bloccare gli arrivi via mare io le raccolgo volentieri”, lo incalza Lamorgese. “Annuncia ‘controlli a campione’ nei bar e nei ristoranti. Quanto dobbiamo aspettare per ‘controlli a campione’ anche nei porti e ai confini?”, ribatte il suo predecessore. A cavalcare l’argomento arrivano anche gli ‘alleati’ del centrodestra. “Ormai sbarcano quasi 1000 migranti al giorno.    Chiediamo un’azione Ue condivisa nella gestione dei flussi e dei rimpatri – afferma il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani -. E poi un piano per l’Africa. Fermiamo questa tratta di esseri umani”. Mentre Giorgia Meloni rilancia l’idea del blocco navale per fermare subito “l’immigrazione illegale di massa”.    Il sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, intanto, critica esplicitamente l’uscita del numero uno del Coni definito un “maldestro”: “La cittadinanza è uno status non un diritto. La legge sulla cittadinanza non si cambia. Lo Ius soli non passerà mai – promette -. E la Lega è la garanzia di ciò”.    Per il Nazareno, che incassa l’apertura di Lamorgese, “le Olimpiadi non hanno fatto altro che confermare quanto il Pd ripete da tempo: lo Ius soli è già nei fatti, è nella società, è nelle scuole, è tra i nostri ragazzi. Adesso la politica e le istituzioni hanno il dovere di adeguarsi a queste trasformazioni”. Cerca di smorzare i toni l’azzurra Deborah Bergamini, secondo cui “più che pensare ad introdurre nuove forme di ius soli” servirebbe “far funzionare al meglio il sistema di regole attualmente in vigore. Ad ogni modo, complimenti al Presidente Malagó e a tutto lo sport italiano per questa Italia da record”.    Plaude, invece, alla responsabile del Viminale il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli: “Questi ragazzi devono sentirsi parte integrante della societa’. Ed è paradossale che Salvini parli di ‘vaneggiamenti’ mentre gioiva delle medaglie olimpiche vinte da atleti non nati in Italia”.    (ANSA).   

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    Reddito di cittadinanza, il centro destra all'attacco

    “L’euforia sul balcone di Palazzo Chigi, i proclami per aver abolito la povertà e poi? Il reddito di cittadinanza si sta rivelando un vero disastro: l’aumento di chi beneficia del sussidio non va di pari passo alla ricollocazione nel mondo del lavoro, infatti solo il 15% degli aventi diritto ha trovato un impiego. Il premier Draghi, che si è ultimamente detto sostenitore del ‘concetto del reddito di cittadinanza’, perché piuttosto non commenta questi dati imbarazzanti?”. Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Il Comitato scientifico lavora “in relazione ai dati”, per “migliorare” la misura del Reddito di cittadinanza. Lo dichiara, interpellata al telefono, la professoressa Chiara Saraceno, che presiede il Comitato per la valutazione del Rdc. “Ci siamo dati una prima scadenza per fine settembre o al massimo metà ottobre, in tempo per dare indicazioni al ministro per prime modifiche alla misura da approvare eventualmente in legge di stabilità”, spiega. A chi vorrebbe cancellare il Rdc, Saraceno obietta: “Siamo d’accordo su una misura di sostegno al reddito? Sì. C’è? Sì. Prendiamola e miglioriamola, senza procedere a colpi di machete”. 
    “Sul reddito di cittadinanza non è più tempo di battaglie ideologiche: i numeri forniti da fonti ufficiali sono inequivocabili e dicono che va modificato perché non ha raggiunto in troppi casi le vere povertà e il 38 per cento delle somme è invece andato a chi non ne aveva diritto, per non parlare della percentuale irrisoria di chi ha ottenuto un lavoro attraverso i navigator. L’obiettivo comune, si tratti di sostituirlo o di modificarlo, dovrebbe essere quello di sostenere i più poveri senza alimentare sacche di illegalità e di far funzionare le politiche attive per il lavoro. Tutto il resto, appunto, è solo battaglia ideologica di retroguardia”. Lo afferma in una nota la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini.
    “Il primo obiettivo per l’agenda dello sviluppo sostenibile 2030 dell’Onu è la lotta alla povertà. In Italia è stato importante agire con urgenza con il reddito di cittadinanza, perché una politica degna non può voltare le spalle ai più fragili”. Lo scrive in un post su Facebook il deputato del m5s Luigi Gallo. “Uno dei più importanti obiettivi è il conseguimento dei titoli scolastici o di formazione professionale per chi percepisce il reddito (Il 72% dei percettori ha al massimo la licenza media, rileva la Caritas), questo favorirebbe crescita culturale e loro collocazione nel mondo del lavoro con un intervento di medio e lungo termine. In legge di bilancio insieme alla commissione lavoro ho proposto la creazione di progetti nazionali che siano attivabili in ogni comune, garantendo così impiego dei percettori e lo sviluppo di competenze “, conclude. (
    “Per sconfiggere la povertà non serve il Reddito di cittadinanza ma un nuovo modello di welfare. Lotta alla povertà, inclusione sociale, politiche attive, formazione, sconfitta della povertà educativa, sono strettamente legati. Serve il sostegno alle famiglie e alle persone fragili e contemporaneamente percorsi mirati di formazione e inserimento nel mercato del lavoro. Tutto quanto non è accaduto in questi anni”. Così la presidente di Italia Viva, Teresa Bellanova, viceministra alle Infrastrutture e mobilità sostenibili. “Leggere oggi dell’ipotesi di un’app nazionale per incrociare domanda e offerta è scandaloso”, prosegue Bellanova, “Dà solo la misura del danno prodotto finora da chi, Movimento 5 Stelle in testa ma non solo, ha fatto di tutto perché questo non accadesse e ha osteggiato in tutti i modi, nel passato Governo, chi come la sottoscritta si è sempre battuta in questa direzione. Dire che il Reddito di cittadinanza è stata una misura fallimentare, che ha drenato risorse enormi ma non ha centrato gli obiettivi non è una bestemmia in chiesa, perché constata semplicemente lo stato delle cose. La povertà non è stata sconfitta, la giustizia sociale non è aumentata, i percettori di reddito il lavoro regolare non l’hanno trovato ma sono andati invece a ingrossare le sacche di lavoro nero e irregolare, con un danno enorme per l’economia pulita e le imprese che scelgono la legalità. E’ su questo che l’Anpal targata Parisi ha completamente fallito, tradendo un progetto lungimirante e ambizioso”, continua.   

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    E' morto Nadir Tedeschi, ex deputato Dc fu gambizzato da BR

    (ANSA) – MILANO, 09 AGO – E’ morto all’età di 91 anni Nadir
    Tedeschi, ex dirigente Olivetti, ex segretario milanese della Dc
    e a lungo parlamentare. Lo ha reso noto il Comune di Trezzano
    sul Naviglio (Milano), dove Tedeschi è stato consigliere
    comunale, sulla sua pagina Facebook, con un post del sindaco,
    Fabio Bottero, che di lui ha scritto un lungo ricordo.   
    Nadir Tedeschi il 1º aprile 1980 era stato gambizzato dalle
    Brigate Rosse della Colonna Walter Alasia durante un’incursione
    nella sede della Democrazia Cristiana in via Mottarone a Milano.   
    Nel 2020 aveva ricevuto la Medaglia d’oro come vittima del
    terrorismo.   
    Tedeschi era stato eletto alla Camera già nel 1976 divenendo
    correlatore della legge istitutiva del Servizio Sanitario
    Nazionale. Dirigente della DC provinciale e nazionale, è stato
    segretario della DC milanese. Rieletto deputato nel 1983, è
    rimasto alla Camera fino al 1987. Terminato l’impegno
    parlamentare ha proseguito la sua attività sul territorio, ad
    esempio come consigliere comunale di Trezzano sul Naviglio,
    alle porte di Milano, che era il suo Comune di adozione. (ANSA).   

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    Governo: Todde, allo studio norme antidelocalizzazione imprese

    Sono allo studio da parte della viceministra Todde alcuni strumenti utili per cercare di mettere un argine alle delocalizzazioni che colpiscono il Paese. Proprio la Todde lo scorso anno aveva ideato il Fondo di salvaguardia, che consiste nella possibilità per le aziende in crisi di ricevere un aiuto pubblico fino a 10 milioni tramite Invitalia, a patto però di non delocalizzare per cinque anni. Ora sta prendendo forma l’ipotesi di una norma ad hoc, notevolmente rafforzata rispetto a quella del 2018.
    Le misure ad hoc dovrebbero impedire alle imprese – si apprende da fonti di governo vicine al dossier – di delocalizzare in modo aggressivo. Andrà trovata una sintesi politica dentro la maggioranza, e soprattutto bisognerà capire come configurare i nuovi strumenti per contenere il fenomeno della delocalizzazione. L’obiettivo della stretta, nel pieno rispetto della libertà d’impresa, è stabilire delle regole affinchè l’Italia non sia più per alcuni imprenditori stranieri solo un passaggio, giusto il tempo di usufruire di alcune agevolazioni e contributi per poi chiudere l’attività licenziando lavoratori e danneggiando l’indotto. La nuova legge antidelocalizzazioni, su cui stanno lavorando Todde per il M5S e Orlando per il Pd – si legge sempre nella nota diffusa dall’ufficio stampa della viceministra – potrebbe essere varata a settembre. E non è escluso si trovi il modo di applicarla alle vertenze in corso (GKN, Whirlpool).
    Ecco alcune direttrici di intervento che riprendono in parte la cosiddetta “legge Florange” francese. Tra le proposte quella di comunicare ogni scelta in maniera preventiva alle istituzioni, di convocare un tavolo istituzionale, di redigere un Piano di reindustrializzazione che indichi le potenzialità del sito produttivo ed eventuali riqualificazioni, obbligare le imprese all’utilizzo forzoso degli ammortizzatori nel caso in cui non rispettino la procedura, obbligare a comunicare alle istituzioni con congruo anticipo (circa 6 mesi) se si vuole chiudere. Sarà nominato un “advisor” al quale toccherà esplorare se esistono davvero soluzioni alternative, nuovi investitori interessati. Le aziende che non rispetteranno la procedura dovranno obbligatoriamente accedere agli ammortizzatori sociali. Se nei precedenti cinque anni hanno preso soldi pubblici dovranno restituirli con gli interessi. E se violeranno la nuova procedura dovranno anche pagare una multa salata: il 2% del fatturato. Inoltre, la proprietà deve cercare per almeno tre mesi un potenziale compratore. In caso di violazioni lo Stato può chiedere indietro gli eventuali incentivi pubblici concessi e comminare multe fini al 2% dei ricavi.