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    Alluvione, Meloni: ‘Un tavolo permanente in attesa del commissario’

    “Questo è un tavolo operativo che serve per stabilire gli interventi necessari per fronteggiare i danni, per discutere su cosa fare e su come agire al meglio”. Lo ha detto, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aprendo l’incontro con sindaci presidenti di Regione e delle Province colpite dall’alluvione in Emilia Romagna, Marche e Toscana, spiegando che “sarà un tavolo permanete che, in attesa della definizione della struttura commissariale, sarà coordinato all’interno del governo dal ministro Musumeci”. 
    “Credo – ha aggiunto Meloni – che questo momento di confronto sia molto importante, dico subito che non considero questo contesto occasionale, intendo rendere questo tavolo permanente, finché sarà necessario. Sappiamo tutti che abbiamo a che fare con un evento particolarmente complesso, non che le Regioni coinvolte non siano già state teatro di altre situazioni emergenziali. In questo caso specifico ci rendiamo conto che l’evento é non solo particolarmente vasto per l’estensione ma particolarmente vasto nei fenomeni che produce, e quindi ha bisogno di molti piani di intervento diversi fra loro”.
    “Più siamo precisi nella ricognizione dei territori per dare a chi ha bisogno e non disperdere quelle risorse, più quelle risorse andranno dove devono andare. Così come più si sarà capaci di distinguere quello che è il frutto dell’evento alluvionale dai problemi che erano preesistenti, più si avranno risorse per avvicinarsi a indennizzi che siano il più possibile alti con l’obiettivo del 100%”. Lo dice, secondo quanto si apprende, la premier Giorgia Meloni al tavolo sull’alluvione. “Siccome le risorse – lo sappiamo tutti – non sono infinite, anzi, tutti siamo chiamati – conclude – a un lavoro di grande accuratezza e responsabilità”.
    “Il governo non è in ritardo su nulla, sta dando esecuzione a ciò che è previsto nel decreto legge, hanno espresso grande soddisfazione al tavolo e quindi stiamo lavorando insieme”. Lo ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, rispondendo a una domanda sui dubbi espressi da alcuni sindaci sulla tempistica della nomina del commissario per la ricostruzione dopo l’alluvione. Musumeci sarà il responsabile in questa fase? “Siamo tutti responsabili in questa fase – ha replicato Mantovano -. Non c’è bisogno di un garante, ci sono differenti istituzioni, centrali e territoriali”.
    “Non tocca a me stabilire chi debba essere” nominato Commissario per la ricostruzione post alluvione in Emilia-Romagna, “è competenza del Governo. Noi oggi” all’incontro con i sindaci e i presidenti di Provincia delle aree colpite, “abbiamo chiesto che decidano in tempi brevi. Decidano chi vogliono, la cosa vera è che tanto più si conosce un territorio tanto più si è capaci di collaborare”. Lo ha detto, intervenendo alla trasmissione ‘Oggi è un altro giorno’ su Rai 1, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
    “Il tavolo permanente” sull’alluvione. coordinato dal ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, “è utile perché dovremo lavorare ogni giorno con tuti i ministeri, come stiamo facendo” in queste settimane. Lo ha detto, alla trasmissione ‘Oggi è un altro giorno’ su Rai 1, Stefano Bonaccini. “Abbiamo bisogno di mettere insieme emergenza e ricostruzione, perché le cose vanno di pari passo – ha osservato -: entro l’autunno dovremo ripristinare e ricostruire alcune sponde arginali, una parte dei fiumi. Bisogna cambiare e migliorare – ha proseguito il governatore emiliano-romagnolo -: adesso dovremo ridisegnare il reticolo idrografico perché è stato distrutto e chiameremo esperti nazionali e internazionali. Il ministro Musumeci ha detto una cosa che condivido: non chiediamoci se risuccederà ma quando e dove risuccederà. Dobbiamo avere una società che a partire dal suo modello di sviluppo non sia uguale a quello del Novecento e quindi, ad esempio consumare sempre meno suolo vergine e arrivare a garantirci un nuovo modello di costruzione. Bisogna tenere insieme emergenza e ricostruzione – ha concluso Bonaccini -: vogliamo collaborare con il Governo per fare insieme il meglio possibile”   

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    Harry contro i tabloid, ‘ci sono prove che mi spiavano’

    Dispositivi di tracciamento degli spostamenti nascosti nelle auto di un amico o dell’ex fidanzata Chelsy Davy; e messaggini scomparsi nel nulla per anni sui suoi cellulari, come succede fra gli effetti collaterali prodotti da certe tecniche d’intercettazione telefonica. Sono i conigli tirati fuori dal cilindro in forma d’indizi pesanti – se non di evidenze certe – dal principe Harry, secondogenito di re Carlo, nelle battute finali della storica deposizione-fiume che lo ha visto ieri per circa sei ore e oggi per altre tre sul banco dei testimoni all’Alta Corte di Londra: nell’ambito dell’ultima puntata delle sue crociate giudiziarie contro la persecuzione e le violazioni della privacy imputate ai tabloid della stampa popolar-scandalistica britannica.    La partita stavolta è con il Mirror Group Newspapers (Mgn), holding editoriale titolare della testata omonima, e riguarda l’ennesimo presunto caso di intrusioni illegali nella vita privata di diversi vip, risalenti a un periodo compreso fra il 1995 e il 2011. In un contesto non privo di rischi e motivi d’imbarazzo per il resto di casa Windsor, segnato com’è dalla prima apparizione in tribunale dopo oltre un secolo di un reale dello status del duca di Sussex in veste di teste sotto giuramento.
    Una sfida alle regole di cautela, agli interessi e al quieto vivere della dinastia che ieri Harry – quinto, malgrado lo strappo del 2020 dalla Royal Family e il trasferimento negli Usa con la consorte Meghan Markle, nella linea di successione al trono di suo padre Carlo III – aveva giustificato come necessaria per ragioni sia oggettive sia soggettive: puntando il dito tanto contro la caccia “assolutamente vile” subita fin da bambino a colpi d’inseguimenti e pettegolezzi feroci ad opera dei tabloid, quanto sulle mani “sporche di sangue” (il sangue di sua madre Diana e non solo) di certo giornalismo; non senza arrivare a evocare relazioni incestuose fra media e governo, a danno della reputazione di entrambi. E che oggi ha spiegato anche come una manovra obbligata, per cercare di “fermare l’odio indirizzato tuttora contro me e mia moglie” Meghan.    Manovra condotta con piglio via via più convinto nei due giorni di botta e risposta con l’avvocato difensore di Mgn, Andrew Green, che lo ha sfiancato in un controesame senza tregua sui dettagli delle sue ricostruzioni, per evidenziarne ogni contraddizione o esitazione. E conclusa, prima di lasciare il tribunale per tornare in California, con la breve coda dei quesiti del suo legale, David Sherborne: concepiti a mo’ d’imbeccate per consentirgli di argomentare meglio i sospetti e negare esplicitamente di aver denunciato il giornale sulla base di mere “congetture” o dei soli precedenti già provati in tribunale contro i tabloid in anni passati rispetto ad altre vicende.    Ecco quindi la sottolineatura dei supposti indizi concreti, destinata a essere approfondita nel seguito delle udienze e delle testimonianze dei vertici del Mirror che insistono a negare tutto o quasi tutto. Indizi che non bastano certo ai detrattori del principe ribelle, a cominciare da tanti royal correspondent d’establishment e da una larga maggioranza d’opinione pubblica del Regno (concentrata peraltro soprattutto nella popolazione adulta, anziana e bianca). Ma che suggeriscono prudenza sui pronostici di un disastro d’immagine annunciato per Harry a Dominic Casciani, legal analyst della Bbc: persuaso che il duca (cui spetta l’onere della prova), pur non disponendo in effetti di “una pistola fumante” in piena regola, abbia saputo corroborare almeno le accuse con elementi concreti che il giudice Timothy Fancourt non potrà non vagliare. E comunque non appaia “in alcun modo” fuori gioco in partenza sugli esiti di questo procedimento, come di quelli avviati separatamente, in parallelo, contro altri giornali sensazionalisti ‘nemici’ quali il Sun di Murdoch o il Mail.    

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    Kiev, 29 villaggi colpiti dall’inondazione, 10 in zona russa

    KIEV – Il ministro dell’interno ucraino, Igor Klymenko, che è stato nominato responsabile dell’emergenza inondazione dopo la rottura della diga di Nova Khakovka, ha detto che finora il disastro ha colpito 29 villaggi e insediamenti, 19 dei quali nella zona controllata da Kiev, sulla riva destra (occidentale) del Dnipro, e 10 su quella occupata dai russi.   

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    Aperto il bando per le iscrizioni alla scuola politica ‘Vivere la comunità’

    Anche quest’anno la Scuola Politica “Vivere nella Comunità” rinnova il suo impegno a favore dei giovani per la formazione di una futura classe dirigente preparata.
    Dopo il successo della terza edizione, con oltre 700 richieste di partecipazione per 40 posti disponibili, la Scuola Politica ha rilasciato un nuovo bando per la quarta edizione in partenza il prossimo novembre. L’iniziativa è riservata a laureati di qualsiasi disciplina. La selezione è aperta a quanti non abbiano compiuto il quarantesimo anno di età alla data di scadenza del bando.
    La Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, fondata da Pellegrino Capaldo, Sabino Cassese, Marcello Presicci e Paolo Boccardelli, in pochi anni è diventata un punto di riferimento nazionale per la formazione d’eccellenza della classe dirigente. Il progetto rappresenta un unicum nel panorama formativo, visto il suo essere apartitico, multidisciplinare e del tutto gratuito per i partecipanti grazie alle 40 borse di studio messe in palio dalle aziende e fondazioni sostenitrici come: Intesa Sanpaolo, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Generali, Fondazione CRT, A2A, Iren, ANIA, Cassa Depositi e Prestiti, Compagnia di San Paolo, Istituto per il Credito Sportivo, Engineering, AIMUW, ANSA, FORTUNE Italia e Angel Capital Management.
    L’obiettivo, oltre a formare gli studenti, è quello di individuare attraverso un ciclo di incontri promossi dal supervisory board delle riflessioni utili al mondo istituzionale, finanziario e politico anche grazie alla creazione di position paper e ricerche come l’ultima presentata di recente presso la sede dell’ABI in collaborazione con la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e il Risparmio (FEduF). “Il nostro impegno a favore del Paese continua anche quest’anno con vero spirito di servizio. Formeremo gratuitamente, investendo energie e tempo, 40 giovani leader ognuno dei quali auspichiamo possa rafforzare la futura classe dirigente. Come ha sottolineato in un nostro evento il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, iniziative formative dedicate ai giovani e al rafforzamento delle loro competenze sono indispensabili per sostenere la crescita di una comunità. Per questo la nostra Scuola è capace di formare competenze specifiche, con un’attenzione particolare alla figura moderna dei civil servant”, ha spiegato il Segretario Generale Marcello Presicci.
    Come è noto nella Scuola Politica “Vivere nella Comunità” sono presenti figure istituzionali e manageriali di primissimo piano come Sabino Cassese, Carlo Messina, Maria Bianca Farina, Andrea Sironi, Fabrizio Palenzona, Luigi Ferraris, Silvia Rovere, Stefano Lucchini, Massimo Lapucci, Dario Scannapieco, Giampiero Massolo, Bernardo Giorgio Mattarella, Magda Bianco, Francesco Profumo, Maximo Ibarra, Giulio Anselmi e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.
    Per inviare la candidatura alla quarta edizione della Scuola Politica “Vivere nella Comunità” è necessario consultare il bando all’indirizzo https://www.scuolapoliticanuovomillennio.it/programma/bando/

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    Erdogan propone un’indagine internazionale sulla diga (2)

    (ANSA) – ISTANBUL, 07 GIU – Secondo il presidente turco la
    commissione d’inchiesta potrebbe essere formata da delegati di
    Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite, fa sapere Anadolu.   
    Ankara è pronta a fare la sua parte per assicurare la pace tra
    Mosca e Kiev, ha aggiunto Erdogan durante la telefonata con
    Zelensky. (ANSA).   

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    Parolin: ‘L’ipotesi sulla missione di Zuppi a Mosca resta in piedi’

    “Adesso si vedrà con il cardinale Zuppi, una volta che torna, lui dovrebbe essere qui tra qualche ora, è già tornato, si vedrà con lui che cosa fare, quali ulteriori passi compiere. Da parte del Papa l’idea era nata proprio come una missione da compiersi nelle due capitali. Quindi dovrebbe rimanere aperta la prospettiva di Mosca, però adesso concretamente si vedrà”. Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha risposto a una domanda dei giornalisti su che tempi avrà l’eventuale missione del card. Zuppi a Mosca, dopo quella appena compiuta a Kiev.
    Alla domanda se il card. Zuppi si sia già sentito, magari per telefono, col Papa, il card. Parolin ha risposto negativamente: “Adesso dovremo vedere con lui appena ritorna. Poi naturalmente riferiremo al Papa”, ha spiegato.
    “La missione del cardinale Zuppi – ha sottolineato il cardinale segretario di Stato vaticano – era intesa come una collaborazione, un contributo, un ulteriore contributo che anche la Santa Sede può dare alla pace. Credo che, per quello che è avvenuto lì, non è avvenuto niente di nuovo rispetto a quanto il presidente Zelensky aveva detto al Papa, a quanto aveva spiegato al Papa”. Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin. “La posizione dell’Ucraina è sempre quella – ha aggiunto -, ma il fatto di parlarsi e di sentire anche posizioni o prospettive un po’ diverse certamente può essere utile e favorevole alla pace. Quali sviluppi ci saranno non lo so”.

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    Mattarella, la scuola solo per ricchi non è una scuola

    (ANSA) – PARIGI, 07 GIU – “Don Milani è stata una figura
    straordinaria, ha seminato molto più di quanto si possa
    immaginare”. E ha parlato tanto di una scuola per tutti perchè
    “una scuola che offra solo a chi ha condizioni economiche non è
    una scuola”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella
    parlando a Parigi agli studenti dell’Istituto statale italiano
    Leonardo da Vinci. (ANSA).