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    Maggioranza fibrilla su ex Ilva, governo “salvato” da FdI

    Un gigante di acciaio difficile da gestire, difficilissimo da ‘riconvertire’ e che divide ancora la politica. Il futuro dell’ex Ilva di Taranto si ferma di nuovo in Parlamento e spacca la maggioranza sul voto per la bonifica. Al Senato M5s, Pd e Leu votano un emendamento dei 5 Stelle che si oppone alla proposta del governo di spostare i 150 milioni previsti per le bonifiche verso la produzione delle Acciaierie italiane, gli eredi di ArcelorMittal. Forza Italia e Lega invece si allineano all’esecutivo. Finisce in parità – 14 sì e altrettanti no – e maggioranza salva per 3 voti. Sono quelli del renziano Mauro Marino e di due senatori di Fratelli d’Italia che si astengono. Un voto che manda in fibrillazione la coalizione a poche ore dal voto sul decreto Ucraina bis in Aula, a cui è collegato l’emendamento della discordia. Tant’è che per non avere sorprese il governo sta pensando di chiedere la fiducia per blindarlo.
    Per gli impianti del quartiere Tamburi non c’è pace né futuro, al momento. Per la politica è un forte malumore che travolge di nuovo i partiti. “E’ la seconda volta che la maggioranza si spacca e alla fine non si vota a favore dell’Ilva: una cosa fondamentale”, tuona Matteo Salvini ricordando il caos vissuto a febbraio a Montecitorio sul decreto Milleproroghe, anche allora sull’Ilva. Il leghista non ci sta e chiama in causa il premier: “Ora mi aspetto da Draghi che intervenga al suo rientro dall’America”. Chiarimento urge anche fra i dem che ammettono di aver sbagliato a cedere alla “forzatura” voluta dall’alleato di centrosinistra e in dissenso con l’input dato dei vertici del Pd. E’ il senatore Stefano Collina a fare il mea culpa, assumendosene la responsabilità pubblicamente: “La scelta nasce solo dalla volontà di non rompere un’alleanza politica che sul territorio tarantino sostiene un candidato sindaco”, si giustifica. All’attacco va invece il Movimento. “Lo stop all’emendamento è uno schiaffo a Taranto e un segnale molto negativo per il Paese. Perciò lo ripresenteremo nel prossimo decreto Aiuti”, annuncia Mario Turco, vicepresidente del M5s e primo firmatario dell’emendamento.
    Come a febbraio, anche il second round dell’ex Ilva si gioca in notturna. Cambia solo il ring: stavolta sono le commissioni Industria e Finanze di Palazzo Madama, messe al lavoro ‘eccezionalmente’ di domenica sera, per il decreto Ucraina bis. E’ l’ennesimo provvedimento varato dal governo per arginare gli effetti della guerra, partendo dal taglio delle accise sui carburanti fino al controllo dei prezzi, concedendo più poteri al Garante, il cosiddetto mister prezzi. I tempi stretti – il decreto va convertito entro il 20 maggio, e prima deve passare alla Camera – costringono alla seduta ‘straordinaria’. Ma è sull’Ilva che gli animi si agitano. I 5 Stelle tentano il blitz chiedendo di votare un loro emendamento (nonostante il parere contrario del governo) che prevede di cancellare la proposta del ministero dello Sviluppo economico di destinare a progetti di decarbonizzazione i fondi per le bonifiche. I 5S puntano i piedi: “Il progetto di decarbonizzazione, così com’è, è indefinito. Vogliamo chiarezza sull’entità dei fondi, sul reale fabbisogno economico e l’impatto preventivo su ambiente e salute”, è il loro mantra.
    Alla fine convincono a seguirli, Dem e Leu. Il pareggio – insieme al ‘paracadute’ degli astenuti – fa fallire la mossa ma certifica l’ennesima frattura nella coalizione di governo. La evidenzia Andrea de Bertoldi di FdI: “Abbiamo scelto l’astensione anche per dimostrare plasticamente le spaccature che ci sono nella maggioranza su temi fondamentali”. E per Marino di Iv è il segno che “la smania elettorale è troppa e punta a far fibrillare un governo autorevole come quello di Draghi pur di risalire nei sondaggi”. Per i pentastellati è un boccone amaro da mandar giù.    

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    Putin, Marinella: 'Nostra la cravatta di oggi, regalo del Cav'

     La cravatta indossata da Vladimir Putin? “Penso proprio fosse una delle nostre, mi sembra proprio sia una delle mie. Si tratta di un modello punta a spillo blu e bianco, forse regalatagli da Silvio Berlusconi o forse facente parte di uno stock mandato al presidente Putin. Si tratta di un modello classico, elegante, che di solito si mette nelle occasioni importanti”. A rivendicare la paternità del capo indossato oggi dal presidente russo – a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora – è Maurizio Marinella, a capo dell’omonimo marchio noto per le cravatte sartoriali, intervistato da Giorgio Lauro e Francesca Fagnani.    Secondo lei è probabile che il capo in questione sia stato acquistato da Putin o che glielo abbia regalato il Cavaliere? gli hanno chiesto i conduttori. “L’ultima fornitura fatta a Putin risale a circa un anno fa – ha detto a Rai Radio1 l’imprenditore partenopeo – tra cui questo modello che gli era stata spedita in grandi numeri. Diciamo che negli ultimi anni ne avremo mandate a Putin circa 3/400, di cui una grande parte ‘regalate’ da Berlusconi, che è stato il ‘creatore’ e ‘divulgatore’ del modello”. Quanto costa la cravatta in questione? “Centotrenta euro”. A suo avviso anche le cravatte inviate al Cremlino vengono controllate a fondo per verificare siano ‘sicure’? “Sicuramente sì – ha spiegato Marinella a Un Giorno da Pecora -, perché viene fatto un controllo, vengono aperti i pacchi, controllati per vedere che nelle cravatte non ci siano microspie ed altro, anche col metal detector”.    

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    Il Papa ai cattolici Lgbt, 'la Chiesa non vi rifiuta'

    La Chiesa è madre e non rifiuta i cattolici Lgbt. “Una Chiesa ‘selettiva’, di ‘sangue puro’, non è la Santa Madre Chiesa, ma piuttosto una setta”. E’ quanto dice papa Francesco in una mini-intervista, di sole tre domande, sui cattolici Lgbt rivoltagli da padre James Martin, gesuita, redattore della rivista America e consultore del Dicastero vaticano per la Comunicazione, prelato tra i più impegnati in favore della causa gay. “Il 5 maggio, a nome di Outreach, ho chiesto a papa Francesco se fosse disposto a rispondere ad alcune delle domande più comuni che mi vengono poste dai cattolici Lgbtq e dalle loro famiglie”, racconta padre Martin sul sito dei cattolici Lgbt, Outreach. “Nella mia nota, scritta in spagnolo, ho fatto tre domande e ho detto al Papa che poteva essere breve quanto desiderava, soprattutto perché soffriva di una riacutizzazione del dolore al ginocchio, e rispondere in qualsiasi forma volesse. Abbiamo proposto questa come una mini-intervista. Tre giorni dopo, ho ricevuto una nota scritta a mano con le sue risposte”. “Riguardo alle tue domande”, ha scritto il Papa, “mi viene in mente una risposta molto semplice”. Alla prima – “quale diresti che sia la cosa più importante che le persone Lgbt sappiano su Dio?” – Francesco risponde: “Dio è Padre e non rinnega nessuno dei suoi figli. E ‘lo stile’ di Dio è ‘vicinanza, misericordia e tenerezza’. Lungo questa strada troverete Dio”. Alla seconda domanda – “cosa vorresti che le persone Lgbt sapessero della Chiesa?” – il Pontefice replica: “vorrei che leggessero il libro degli Atti degli Apostoli. Là troveranno l’immagine della Chiesa vivente”. E alla terza domanda – “cosa dici a un cattolico Lgbt che ha subito un rifiuto dalla Chiesa?” – il Papa ribatte: “vorrei che lo riconoscessero non come ‘il rifiuto della Chiesa’, ma piuttosto di ‘persone nella Chiesa’. La Chiesa è madre e chiama insieme tutti i suoi figli. Prendiamo ad esempio la parabola degli invitati alla festa: ‘i giusti, i peccatori, i ricchi e i poveri, ecc’. [Matteo 22:1-15; Luca 14:15-24]. Una Chiesa ‘selettiva’, di ‘sangue puro’, non è la Santa Madre Chiesa, ma piuttosto una setta”. Dal celebre “chi sono io per giudicare?”, rivolto agli omosessuali che “cercano Dio” e “hanno buona volontà”, e risalente all’estate del 2013 – sul volo di ritorno da Rio de Janeiro – quindi ai primi mesi del suo pontificato, si tratta ancora di una nuova apertura di papa Bergoglio nei confronti dei gay. Per il Pontefice, la Chiesa è “madre” e non esclude nessuno, e lo “stile di Dio” è quello della misericordia e della tenerezza: nessuno può permettersi di dire che anche gli omosessuali non siano “suoi figli” e “figli della Chiesa”.

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    Aldo Moro, ucciso dalle Br 44 anni fa. Oggi la commemorazione a Via Caetani

    Il 9 maggio di 44 anni fa veniva trovato il cadavere di Aldo Moro. A via Caetani il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente della Camera Roberto Fico hanno deposto una corona di fiori per ricordare la tragedia. Ma oggi è anche il Giorno della memoria per le vittime del terrorismo e sono previste celebrazioni nell’Aula di Montecitorio.Una delegazione del Partito Democratico si reca oggi 9 Maggio, alle 13,30 in Via Caetani, a 44 anni dalla morte di Aldo Moro.    Parteciperanno, fra gli altri, la presidente dell’Assemblea Pd, Valentina Cuppi, il coordinatore della segreteria, Marco Meloni, la vicepresidente e Capogruppo dei deputati Debora Serracchiani, la vice presidente e sottosegretaria allo Sviluppo Economico Anna Ascani, la portavoce della Conferenza delle donne democratiche Cecilia D’Elia e il senatore Bruno Astorre in rappresentanza del gruppo del Senato. 
    “Quando parliamo di vittime del terrorismo non parliamo di numeri, ma di donne e di uomini, di figli, di padri e madri, di persone strappate alla vita e all’affetto dei loro cari. Onorare e celebrare il loro ricordo, nella data in cui ricorre l’anniversario del barbaro assassinio di Aldo Moro da parte delle Br e di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, non è solo dovere morale ma anche un richiamo a quei valori di giustizia e libertà che hanno ispirato la loro esistenza e che sono alla base del nostro vivere, della nostra democrazia Valori che oggi più che mai devono essere difesi nella consapevolezza che il cammino della legalità è un dovere civico e morale che nessuno di noi deve dimenticare”. Lo scrive sui social il Presidente di Italia Viva Ettore Rosato in occasione della giornata in ricordo delle vittime del terrorismo.
     Fico: democrazia va difesa, non è per sempre
     Il giorno della memoria delle vittime del terrorismo deve servire ai giovani per dar loro “la piena consapevolezza che i diritti, le libertà, la democrazia, garantiti dalla Costituzione, figlia della Resistenza, non sono per sempre. Sono stati nei decenni passati difesi strenuamente dalle generazioni che vi hanno preceduto e richiedono di essere protetti ogni giorno da ogni tipo di minaccia. Di fronte a nuovi potenziali pericoli per la convivenza civile e per le nostre democrazie, dobbiamo fare scudo dimostrando di aver appreso la lezione”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico nella Cerimonia per giorno della memoria. 
     Casellat: non scordare i caduti opposti estremismi
     “Non dimenticare è l’imperativo che questa giornata di memoria e riflessione consegna a tutti noi. Non dimenticare le vittime che il terrorismo ha voluto colpire per il loro impegno al servizio delle Istituzioni repubblicane o per le loro idee. Politici, magistrati, agenti delle forze dell’ordine, giornalisti, docenti, sindacalisti e impiegati pubblici caduti nel mirino del terrorismo degli “opposti estremismi” per il loro lavoro e il loro impegno democratico, sociale e culturale”. Lo ha detto la presidente del Senato Elisabetta Casellati nella cerimonia alla Camera per il giorno della Memoria.
    Marina Orlandi, vedova di Marco Biagi: imperdonabile chi tolse la scorta
     “E’ imperdonabile” l’aver tolto la scorta a Marco Biagi, nonostante non fossero ancora stati identificati e catturati i terroristi che avevano ucciso Massimo D’Antona tre anni prima. A dirlo, è stata la vedova del giuslavorista ucciso dalle Br, Marina Orlandi alla Cerimonia del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo. Orlandi ha aggiunto a braccio questo commento, non presente nel discorso che aveva scritto.

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    Giustizia: Palamara, mi candido alle prossime politiche

    “Giustizia non può essere vendetta. A breve renderò noto le modalità con le quali mi candiderò alle prossime elezioni politiche del 2023 per rispondere alle numerose istanze di tanti cittadini che quotidianamente nell’occasione delle presentazioni dei miei libri verità mi chiedono di impegnarmi per una giustizia giusta”. Lo annuncia l’ex magistrato Luca Palamara.
    “Attenderò con serenità la decisione sulla mia istanza di ricusazione, ma da uomo libero e da cittadino di questo Paese democratico ribadisco che non mi faccio e non mi farò mai intimidire da nessuno. E tantomeno dalla attuale dirigenza dell’Anm molto lontana dai fasti gloriosi che l’hanno caratterizzata. Grave e irrituale il tentativo di condizionamento nei confronti dei giudici della corte d’appello di Perugia chiamati a decidere sulla ricusazione depositando fuori termine una memoria che rischiava di poter diventare una traccia per l’eventuale decisione. Tutto questo rafforza il mio convincimento di essere al centro di un regolamento di conti interno alla magistratura tra le correnti ancor di più in vista delle prossime elezioni del CSM e rafforza l’idea di un mio impegno politico per una giustizia giusta e non vendicativa”.
    Palamara si augura infine che in occasione dell’attuale dibattito sulla riforma della giustizia oltre al tema delle porte girevoli si “affronti anche il tema dei fuori ruolo e del loro rapporto con la politica nonché delle incompatibilità tra magistrati e giornalisti. Pare invece che su questo l’Anm e il Csm stiano facendo orecchie da mercante. Se così non fosse si sarebbe già risolta una situazione imbarazzante e incresciosa, come ad esempio il fatto che non è prevista alcuna forma di incompatibilità tra magistrato e giornalista che pur essendo coniugati lavorano nello stesso palazzo di giustizia”.   

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    Ue: Meloni, i federalisti hanno trasformato la Festa in farsa

    “Oggi si celebra la Festa dell’Europa e si chiudono i lavori della Conferenza sul futuro della Ue. Un’iniziativa che avrebbe potuto gettare le basi per una nuova Europa, più rispettosa delle identità nazionali e più centrale nello scacchiere internazionale, ma che i federalisti hanno trasformato in una farsa”. Lo afferma Giorgia Meloni, leader FdI e Presidente di Ecr. “Hanno imposto la loro agenda, respinto tutte le proposte dei Conservatori”, aggiunge.
    “Hanno allestito una passerella mediatica dai costi sconosciuti – prosegue Giorgia Meloni – e non rappresentativa del sentimento dei popoli. ECR continuerà a lavorare per dare un’anima e una missione all’Europa e costruire una Confederazione di Stati liberi e sovrani capace di stare a testa alta in Occidente e nel mondo. Un’Europa orgogliosa e fiera di sé stessa, capace – conclude – di difendersi dalle minacce delle autocrazie”.

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    Accordo tra ANSA e LUSA, la principale agenzia del Portogallo

    LUSA e ANSA hanno firmato un importante accordo di collaborazione alla presenza dell’Ambasciatore italiano in Portogallo Carlo Formosa. La partnership prevede la disponibilità e lo scambio di contenuti da poter utilizzare sulle rispettive piattaforme informative. Si arricchisce in questo modo per gli abbonati e i clienti delle due Agenzie l’offerta di servizi di informazione internazionale: l’accordo si articola infatti nella possibilità per i partner di utilizzare i rispettivi servizi informativi per uso editoriale e di sviluppare offerte commerciali congiunte a supporto della comunicazione di istituzioni e aziende dei rispettivi paesi.”E’ un accordo che consentirà di innalzare in modo decisivo la capacità di informazione in Italia e Portogallo sulle rispettive realtà in campo politico, economico e commerciale, e contribuirà senz’altro ad accrescere la reciproca conoscenza e la qualità complessiva dei nostri rapporti a tutti i livelli”, ha sottolineato l’Ambasciatore Formosa. L’amministratore delegato di ANSA Stefano De Alessandri ha espresso soddisfazione per questa nuova collaborazione: “Questa partnership costituisce un ulteriore tassello nella nostra strategia di networking internazionale con le principali agenzie di tutto il mondo e contribuirà ad incrementare la conoscenza reciproca dei due Paesi; allo stesso tempo i nostri abbonati potranno contare su un’offerta informativa ancora più completa e capillare”. “Oggi abbiamo firmato un accordo che sigilla una collaborazione con ANSA che va avanti già da molto tempo. L’obiettivo è quello di favorire lo scambio di notizie e immagini, ma anche di aprire nuovi orizzonti a livello commerciale, con condivisione di contenuti che possono essere utilizzati dalle rispettive ambasciate a Lisbona e a Roma”, ha dichiarato il Ceo di LUSA Joaquim Carreira.