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    Sfida a 4 per il sindaco di Oristano, test per Solinas

    Duecentomila elettori chiamati alle urne in Sardegna per le amministrative di domenica 12 giugno in 65 Comuni. Tra questi, possibile coda del ballottaggio il 26 giugno nell’unico capoluogo di provincia, Oristano, e a Selargius, importante centro dell’hinterland cagliaritano di quasi trentamila abitanti. Entrambi sono considerati roccaforti del centrodestra e il risultato costituirà un test per la Giunta regionale a trazione Lega-Psd’Az nella misura in cui i candidati in campo non dovessero riuscire a imporsi al primo turno. Una vittoria non netta potrebbe essere la spia di qualcosa che non sta funzionando nella coalizione che sostiene il presidente della Regione Christian Solinas. La tornata di domenica prossima sarà ricordata anche per il numero considerevole di Comuni in cui è stata presentata una sola lista: 27 su 65 dove si dovrà raggiungere il quorum del 40% affinché il voto sia valido. Nell’elenco dei monolista sorprende vedere Carloforte e Arzachena, due comuni grossi e importanti soprattutto dal punto di vista turistico. Tra i centri costieri, si rinnovano sindaci e Consigli comunali anche a Pula (sud Sardegna), Bari Sardo (Ogliastra) e Stintino (Sassari). La competizione più attesa resta comunque quella di Oristano.
    Qui si affrontano quattro candidati: il vicesindaco uscente Massimiliano Sanna per il centrodestra, Efisio Sanna per il centrosinistra, Sergio Locci e Filippo Murgia sostenuti da due liste civiche. A sostegno del candidato del centrosinistra c’è anche il M5s che ha presentato una sua lista, cosa non scontata vista la tradizionale “poca confidenza” del movimento con le elezioni a carattere locale. Il centrodestra è favorito ma va ricordato che la coalizione ha fatto di tutto per complicarsi la vita prima di scegliere il nome del candidato: le trattative si sono sovrapposte a quelle per il rimpasto dell’Esecutivo regionale guidato da Solinas, finendo per esserne fagocitate.
    Verifica che, secondo quanto si apprende, il governatore ha deciso di posticipare a dopo il 12 giugno, forse anche per “pesare” meglio alla luce dei risultati la forza degli alleati di governo che chiedono di essere rappresentati in Giunta. E sempre a dopo le Comunali la maggioranza ha deciso di far slittare le interlocuzione per mettere in campo la legge omnibus 2, assestamento di bilancio molto atteso nell’Isola ma che probabilmente non approderà in Consiglio regionale prima di agosto. E’ particolare anche la situazione che si profila a Selargius, dove il Psd’As (partito del presidente della Regione) scende in campo con Pd e Cinquestelle per affrontare gli alleati di centrodestra con cui governa la Regione. Il voto del 12 giugno segue di poco l’impugnazione da parte del Governo della legge sarda che ha portato da tre a quattro il numero massimo di mandati consentiti per i sindaci di Comuni con meno di tremila abitanti, e da due a tre quelli per i sindaci di centri tra i tre e cinquemila abitanti. Provvedimento impugnato ma in vigore fino al pronunciamento della Corte Costituzionale. Per questo sarà legittima l’eventuale elezione di chi, come il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini e gli uscenti di Serri, Sagama, Siamanna e Badesi, si presenta per un quarto mandato.   

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    L'Aquila al voto. Sisma e Pnrr, in gioco ci sono 5 miliardi

    Completamento della ricostruzione privata post terremoto ed un impulso decisivo in quella pubblica; utilizzo dei fondi Pnrr per la quota assegnata dallo Stato ma soprattutto del fondo complementare, di circa 1,8 miliardi di euro, riservato al cratere del sisma: alle comunali dell’Aquila di domenica è in ballo il futuro della città che, nei prossimi cinque anni, vede passaggi determinati per la piena rinascita economica e sociale dopo la tragedia di 13 anni fa, con una straordinaria disponibilità economica di circa 5 miliardi. Ai quali va aggiunta la quota nazionale, altrettanto ingente, del Piano di ripresa e resilienza.
    A giocarsi questa carta irripetibile nella consultazione per il rinnovo del Consiglio comunale del capoluogo regionale, il più importante tra i 49 comuni al voto in Abruzzo, sono quattro candidati sindaci: il primo cittadino uscente e ricandidato per il centrodestra, Pierluigi Biondi, (53 anni), il deputato del Pd Stefania Pezzopane, 62 anni, a capo della coalizione di centrosinistra, il consigliere regionale abruzzese della lista civica Legnini Presidente, Americo Di Benedetto, (54), ex Pd oggi leader del gruppo civico Il Passo Possibile, e Simona Volpe, (53), avvocato e manager privato in una multinazionale, candidato di un altra lista civica, Liber L’Aquila. Un parterre, secondo molti, di assoluto valore e in questo senso, non diffuso in Italia, per una sfida che ha una valenza nazionale: non a caso, all’Aquila sono arrivati praticamente tutti i big della politica nazionale, da Giorgia Meloni ad Enrico Letta e Matteo Salvini, eccezionale fatta per il Movimento Cinque Stelle, che sostiene Pezzopane, che comunque nel capoluogo abruzzese non ha mai avuto una tradizione troppo consolidata. In sostanza, a livello politico nel più importante comune al voto nel territorio regionale, il Centrodestra si presenta compatto, una esperienza non diffusa negli altri centri, mentre il Centrosinistra si presenta diviso dal momento che Di Benedetto era candidato sindaco in quota Pd alla guida della coalizione che nel 2017 ha perso clamorosamente le elezioni al ballottaggio proprio contro l’allora emergente Biondi, dopo aver vinto nettamente il primo turno con il 47,7 % a fronte del 35,84% del centrodestra. La sfida in campagna elettorale è stata caratterizzata da toni tutto sommato sobri con pochi sussulti, anche perché il clima è stato influenzato dalla tragedia nella scuola dell’infanzia Primo Maggio nella frazione di Pile dove il 18 maggio scorso una Passat si è sfrenata sfondando il giardino dell’asilo uccidendo il piccolo Tommaso e ferendone cinque.

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    Pd-M5s insieme ad Alessandria e Asti ma divisi a Cuneo

    Pd e M5s alleati ad Asti e Alessandria, divisi a Cuneo nella tornata elettorale del 12 giugno in Piemonte. Voto in 93 Comuni di cui 10 con più di 15 mila abitanti, compresi i tre capoluoghi di Provincia dove i candidati sindaci sono complessivamente 19. Alle urne anche per il rinnovo del consiglio comunale a Grugliasco e Chivasso, nel Torinese, Acqui Terme (Alessandria), Mondovì e Savigliano (Cuneo), Borgomanero (Novara), Omegna (Verbano-Cusio-Ossola). Cuneo sceglie il successore di Federico Borgna, sindaco e presidente della Provincia, di centrosinistra, che esce di scena dopo due mandati, lascia la politica attiva e si prepara alla corsa alla presidenza della Fondazione CRC. Il centrosinistra ha puntato su Patrizia Manassero, 61 anni, attuale vice di Borgna e senatrice del 2016 al 2019, sostenuta da 4 liste: Pd e tre civiche. Il centrodestra schiera Franco Civallero, 71 anni, ex manager e imprenditore, alla prima esperienza in politica, con 4 liste (una civica, Lega, FdI e Forza Italia-Udc). In lizza anche Giancarlo Boselli 60 anni, bancario, vicesindaco e assessore comunale nel 2002-2012 (in passato Ds e Pd, oggi sostenuto dalla lista Indipendenti); Silvia Cina è la candidata del Movimento 5 Stelle, 67 anni, ingegnere, oggi consigliere d’opposizione; Luciana Toselli, 70 anni, medico in pensione, consigliere d’opposizione di sinistra, sostenuta da tre liste; Giuseppe Lauria, 61 anni, consulente del lavoro, sostenuto da Popolo della Famiglia, Italexit con Paragone, Io Apro Vittorio Sgarbi). Il settimo candidato è Juan Carlos Cid Esposito, 48 anni, origini cilene in corsa per (Partito 3V, Vaccini Vogliamo Verità). Sette i candidati a sindaco anche ad Asti. L’uscente Maurizio Rasero (centrodestra) punta al secondo mandato, il suo diretto avversario è il medico Paolo Crivelli, candidato del centro sinistra con il sostegno di una vasta coalizione tra cui il M5S. A sfidare i due principali concorrenti la lista ‘Adesso Asti’, guidata dal capitano dei carabinieri in congedo Salvatore Puglisi: in lizza anche Azione con Marco Demaria, ‘Ancora Italia’ con Maurizio Tomasini, Italexit con Chiara Chirio, Il popolo della famiglia con Margherita Ruffino.
    Corsa a 5, infine, ad Alessandria. Il sindaco uscente Gianfranco Cuttica di Revigliasco (Lega) tenta il secondo mandato con il sostegno del centro destra, più 3 Civiche, tra cui Libertas, che segna il ritorno sulla scheda elettorale dello scudo crociato con 32 candidati e rappresentante di lista l’ex primo cittadino Piercarlo Fabbio. Giorgio Abonante (Pd), consigliere di minoranza per il quinquennio, ed ex assessore nella giunta Rossa, corre in una coalizione Dem-M5S, compattando le forze di opposizione a Palazzo Rosso con tre civiche di ispirazione progressista. A sfidarli Giovanni Barosini, assessore di Cuttica, dimissionario alcuni mesi fa – con Azione di Calenda, più tre liste civiche. In corsa anche Vincenzo Costantino, candidato di Italexit con Paragone; Angelo Mandelli per il Popolo della Famiglia.

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    In Toscana in gioco Lucca e Pistoia, vota anche Carrara

    Sono 28, su 273, i comuni toscani che andranno al voto per le amministrative del 12 giugno: le sfide principali sono nei due capoluoghi di provincia, Lucca e Pistoia, e a Carrara (Massa Carrara). A Lucca sono sette i candidati per la successione ad Alessandro Tambellini: corre per il centrosinistra Francesco Raspini, 38 anni, assessore comunale sostenuto da Lucca Civica-Volt-Lucca è Popolare, Lucca è un grande noi, Pd, Lucca Futura, Sinistra con Lucca Civica Ecologista ed Europa Verde. Per il centrodestra, con l’appoggio di Fdi, Lega, Fi-Udc, Lucca 2032, Centrodestra per Lucca, si presenta l’imprenditore Mario Pardini, 48 anni, ex presidente di Lucca Crea, società partecipata che organizza il Lucca Comics and games. Con le liste Lucca sul serio e Veronesi sindaco si candida Alberto Veronesi, 57 anni, figlio di Umberto Veronesi, direttore d’orchestra che è stato direttore artistico del Festival Pucciniano. In lizza, con le liste Centrodestra per Barsanti, Difendere Lucca e Prima Lucca-Italexit con Paragone, anche Fabio Barsanti, 41 anni, consigliere comunale uscente che nel 2017 fu eletto con CasaPound.
    A Pistoia è corsa a nove. Il sindaco uscente Alessandro Tomasi, 43 anni, tenta il bis sostenuto da tutto il centrodestra: Fi, Fdi e Lega e due liste civiche. Federica Fratoni, 49 anni, consigliera regionale, ex assessore toscana ed ex presidente della Provincia di Pistoia, è la candidata di Pd, Iv, Socialisti, M5s e due liste civiche. Francesco Branchetti, 58 anni, infermiere, corre per il polo composto da Sinistra civica ecologista, Verdi e Prc. Carla Breschi, 66 anni, già consigliera comunale del Pd, è sostenuta da Prima Pistoia Italexit e da Ancora Italia. A Carrara invece non corre per il secondo mandato l’uscente Francesco De Pasquale, ultimo dei sindaci M5s rimasti nelle principali città della Toscana. Centrodestra e centrosinistra si presentano frammentati. Fdi e Fi sostengono Andrea Vannucci, mentre la Lega è schierata per Simone Caffaz. Nel centrosinistra Serena Arrighi è la candidata di Pd, Azione Carrara, Sinistra Italia, Pri, Giovani Democratici, Sinistra civica ecologista, Europa Verde e Volt. Cosimo Maria Ferri corre invece per Iv e Psi, mentre Rigoletta Vincenti è la candidata di M5s, Articolo Uno, Carrara Progressista e Prc. Tra le sfide elettorali anche quella a Forte dei Marmi (Lucca), in Versilia, dove in corsa ci sono anche due cugini: il sindaco uscente Bruno Murzi, candidato per una lista civica, e il deputato Pd Umberto Buratti, già sindaco tra il 2007 e il 2012.   

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    In Puglia 50 comuni al voto, alleanze 'fluide'

    In Puglia sono 50 i comuni in cui domenica si vota per l’elezione dei nuovi sindaci e consiglieri. Tra questi sono due i capoluoghi di provincia: Taranto e Barletta. A contraddistinguere questa tornata elettorale sono coalizioni ‘fluide’ con alleanze trasversali. E’ il caso di Bitonto, nel Barese, dove l’ex consigliere regionale di Forza Italia, Domenico Damascelli, candidato per il centrodestra, potrà contare anche sull’appoggio della lista ‘Con’ che fa riferimento al governatore pugliese Michele Emiliano. Damascelli sfida Francesco Paolo Ricci, sostenuto da quasi tutto il centrosinistra (manca il M5S). A Taranto, invece, il centrosinistra si è compattato sull’ex sindaco Rinaldo Melucci: a sostenerlo ci saranno il Pd, il M5S, i Verdi, il movimento ‘Con’, Taranto Popolare, Psi e altre cinque liste civiche. Il centrodestra, per “strappare” agli avversari la città, ha scommesso sull’ex segretario del Pd, Walter Musillo, tra i fondatori del raggruppamento Patto per Taranto, appoggiato anche da chi ha contributo alla caduta, nel novembre scorso, del sindaco Melucci grazie alle dimissioni contestuali di 17 consiglieri, tra cui alcuni della maggioranza. Sono dieci le liste che sostengono Musillo, tra cui Forza Italia, Fratelli d’Italia, Prima l’Italia, Patto popolare. Gli altri due sfidanti sono Massimo Battista, operaio in cassa integrazione di Ilva in Amministrazione straordinaria e consigliere comunale uscente; e il giornalista Luigi Abbate sostenuto da tre liste. Anche a Barletta sono quattro i candidati sindaci, ma nel capoluogo della provincia Barletta-Andria-Trani il centrosinistra non è riuscito a riproporre l’alleanza Pd-M5S e il caso è finito sul tavolo nazionale con le quasi dimissioni del segretario regionale Dem, Marco Lacarra, poi non accettate dal leader del Pd Enrico Letta. Tutto è nato dalla decisione del Pd locale di puntare su Santa Scommegna, senza però aver avuto l’ok dai pentastellati e da Sinistra italiana. Una decisione che non è piaciuta ai vertici nazionali del Partito democratico. Il risultato finale è che il M5S correrà da solo con l’ex consigliera Maria Angela Carone. Tra gli aspiranti alla carica di primo cittadino a Barletta c’è anche l’ex sindaco Cosimo Cannito, sfiduciato dal Consiglio a ottobre del 2021: si ricandida alla guida di una coalizione di centrodestra, con otto liste a suo sostegno tra cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. C’è poi Scommegna, che era al vertice dell’ufficio dello staff dell’ex sindaco: è sostenuta dal Pd e dalle liste Con, Cantiere Puglia per Emiliano, Barletta Popolare, Emiliano sindaco di Puglia e la lista del sindaco. Per il M5S c’è Maria Angela Carone; e infine corre Carmine Doronzo, consigliere comunale uscente di Coalizione civica, sostenuto da quattro liste tra cui Sinistra italiana e Italia Viva.

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    In Emilia Romagna votano Parma e Piacenza, test per le coalizioni

    Il tramonto del M5s a Parma, il centrodestra che a Piacenza manda segnali di unità ai leader nazionali, il Pd che per una volta può giocare all’attacco, trovandosi all’opposizione in tutti e quattro i Comuni con più di 15mila abitanti dove si va al voto, cosa insolita a queste latitudini. In Emilia-Romagna le elezioni riguardano 21 Comuni, circa 360mila elettori e due capoluoghi di provincia. Parma e Piacenza sono due città vicine e legate per moltissimi aspetti sociali, economici e culturali, ma la situazione politica fra le due città non potrebbe essere più diversa: intanto perché a Parma finisce l’era di Federico Pizzarotti che ha portato a termine il suo secondo mandato e quindi non è ricandidabile, mentre a Piacenza la sindaca uscente Patrizia Barbieri può andare a caccia del bis. Poi perché le coalizioni e i partiti si presentano in forma molto diversa, un po’ per specificità locali, un po’ per le scosse di assestamento della politica nazionale che ha in queste elezioni l’ultimo test prima delle politiche dell’anno prossimo.
    A Parma non è presente il Movimento 5 Stelle, che nel 2012 conquistò proprio qui e proprio con Pizzarotti, la sua prima vittoria importante. Per il resto il centrosinistra è unito dietro a Michele Guerra, assessore alla cultura uscente, sostenuto, anche dal Pd che, dopo dieci anni alla sua opposizione, ha siglato un’alleanza con ‘Effetto Parma’, il movimento civico fondato da Pizzarotti dopo la sua uscita dal M5s. Il centrodestra invece si è frammentato: la Lega e Forza Italia sostengono una vecchia conoscenza della politica parmigiana, Pietro Vignali, sindaco dal 2007 al 2011 (quando si dimise dopo un’inchiesta giudiziaria), mentre Fratelli d’Italia ha scelto la corsa solitaria, sostenendo Priamo Bocchi. Civiltà parmigiana, storica lista civica di Elvio Ubaldi, candida Dario Costi, in alleanza con Azione.
    A Piacenza la situazione è sostanzialmente ribaltata, con i partiti principali del centrodestra compatti a sostegno della sindaca uscente Patrizia Barbieri. A dividersi, in questo caso, è il centrosinistra: il Pd, con Italia Viva e Piacenza Coraggiosa, sostiene la consigliera regionale Katia Tarasconi, mentre la sinistra, in tandem con il M5s, ma anche con +Europa, candida l’ex assessore comunale Stefano Cugini. Un’altra candidatura, tuttavia, potrebbe pescare nel bacino di Barbieri: quella dello storico leader dei liberali piacentini Corrado Sforza Fogliani, ex presidente nazionale di Confedilizia.
    Viste le forze in campo non è per niente da escludere che la partita decisiva per chi governerà le due città nei prossimi cinque anni si giocherà il 26 giugno al ballottaggio, quando sarà interessante capire come si collocheranno le forze che non sono riuscite a piazzare il proprio candidato fra i due più votati.
    Oltre a Budrio (Bologna), si vota anche a Riccione (Rimini) dove si candida lo storico disc jockey e talent scout Claudio Cecchetto a capo di una lista civica. Proverà a infilarsi nella sfida fra il centrodestra che governa dal 2014 la ‘Perla verde’ dell’Adriatico e il centrosinistra che cercherà di riconquistare il suo storico feudo. 

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    Veneto: il centrodestra spaccato rischia a Verona

    Matteo Salvini concluderà assieme a Giorgia Meloni la campagna elettorale per le amministrative di Verona, per non dare adito alle tensioni. E’ qui, infatti, che si gioca la partita più interessante in questo turno delle elezioni amministrative per il Veneto, dove si misurerà il rapporto di forze all’interno della coalizione di centrodestra, con Forza Italia che ha deciso di correre da sola rispetto a Lega-Fdi. E tra questi due partiti la competizione è evidente, mentre negli altri due capoluoghi, Padova e Belluno, il centrosinistra cerca la conferma. E’ corsa a tre per il rinnovo dell’amministrazione del capoluogo scaligero, con la probabilità che il candidato per il centrosinistra possa godere dei ‘giochi pericolosi’ dell’alleanza che governa la città.
    Il sindaco uscente è Federico Sboarina, che cinque anni fa aveva vinto con il centrodestra unito, e che nel frattempo ha smesso i panni del ‘civico’ per entrare in Fratelli d’Italia. Il suo mandato è stato contrassegnato da forti polemiche politiche, per alcune prese di posizione della sua coalizione che strizzavano l’occhio all’ultradestra cattolica, un controverso “Convegno della famiglia” sostenuto anche da organizzazioni vicine al regime di Putin. Il sindaco è andato avanti ma lo ‘scivolamento’ verso destra gli ha inimicato le forze di centro della coalizione, che alla fine hanno deciso di rompere facendo rientrare in gioco il ‘vecchio’ sindaco, l’ex leghista Flavio Tosi. Sboarina ha dalla sua Lega e Fdi, ma anche qui le tensioni non mancano. Fa specie soprattutto l’accusa di una ‘spartizione’ sulla ricca Fiera di Verona, il cui cda è stato recentemente rinnovato, giusto a poche settimane dal voto, composto da soli maschi e con la presidenza affidata a Federico Bricolo, leghista della prima ora, già capogruppo del Carroccio al Senato e fedelissimo a Salvini. Tosi – che ancora riscuote un certo seguito in città – torna alla carica con la sua lista “Fare” e altre formazioni, tra cui soprattutto Forza Italia.
    Terzo incomodo è Damiano Tommasi, ex calciatore campione d’Italia con la Roma e già alla testa dell’Aic, che si presenta con centrosinistra e Movimento 5 Stelle uniti. Niente grandi manifestazioni, una campagna elettorale fatta di incontri e strette di mano, niente fotografie o camminate con i leader nazionali. I litigi del centrodestra lo potrebbero favorire per un ballottaggio, ma c’è anche il rischio che possa finire ‘stritolato’ qualora gli avversari si ricompattassero.
    Coalizioni ‘regolari’ invece nelle altre due città capoluogo al voto, Padova e Belluno, dove il centrosinistra ha governato e ora cerca la conferma. Nella città euganea sarà una sfida tra manager prestati alla politica. Sergio Giordani punta alla rielezione contro l’imprenditore Francesco Peghin, scelto da Salvini su suggerimento dell’ex sindaco Massimo Bitonci. La campagna elettorale è stata contrassegnata da un sostanziale ‘fair play’, anche se Peghin ha cercato qualche stoccata polemica verso il sindaco uscente, ma senza grossi sussulti.
    A Belluno, infine, il centrodestra unito scommette su Oscar De Pellegrin, campione paralimpico, dopo dieci anni di opposizione. Dopo due mandati il sindaco uscente Jacopo Massaro lascia il posto a Giuseppe Vignato, manager di grosse aziende come Luxottica e amministratore in diverse società, che oltre al Pd ha incassato l’appoggio dei Cinquestelle, trainati dal ministro bellunese ai rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. 

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    Harry Potter sull'Osservatore, Ratzinger lo aveva bocciato

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 08 GIU – L’Osservatore Romano
    torna ad occuparsi di Harry Potter. Lo fa con una recensione al
    libro di don Gianluca Bracalante, sacerdote abruzzese. Il saggio
    in questione è il frutto di uno studio alla Pontificia
    Università Lateranense, dal titolo “Harry Potter: una lettura
    teologica” (Cittadella Editrice).   
    Non è la prima volta che il giornale del Papa si occupa del
    maghetto uscito dalla penna di J. K. Rowling. Restò famosa poi
    la bocciatura di Joseph Ratzinger, nel periodo in cui era il
    cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della
    Fede. Il futuro Papa Benedetto XVI aveva infatti incoraggiato,
    con una lettera, la studiosa tedesca Gabriele Kuby, autrice di
    un volumetto contrario ad Harry Potter. “E’ un bene che lei
    illumini la gente su Harry Potter, perché si tratta di subdole
    seduzioni, che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente
    la cristianità nell’anima, prima che possa crescere
    propriamente”, scriveva Ratzinger.   
    Nella post-fazione al volume, rilanciata dall’Osservatore,
    monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, mostra le
    ragioni che hanno guidato don Bracalante ad affrontare
    l’argomento: “Sviluppata con intelligenza, intuito e tanta
    documentazione, la ricerca si fa apprezzare perché tratta con
    acume critico e fine analisi teologico-filosofica una materia
    che, a prima vista, sembrerebbe lontana dal mondo dei teologi”.   
    Monsignor Forte ritiene che sia soprattutto il messaggio etico
    la prerogativa dell’analisi condotta da Gianluca Bracalante, che
    può essere messo in contrapposizione con Peter Pan e la sua
    ricerca del padre, ma anche con la figura del self-made man. Il
    libro diventa allora un “originale, serio e affascinante
    tentativo di cogliere nel ‘fantasy’ della saga di Harry Potter
    il logos dell’amore per il prossimo e della fede nel Dio che è
    Amore”. (ANSA).