More stories

  • in

    Ucraina, Mattarella: 'Da Ue stesso approccio del post-covid' FOTO

    L’Unione europea e la commissione devono cercare di avere lo stesso approccio utilizzato per le iniziative post covid anche per tentare di trovare tutti gli strumenti per risolvere i tanti problemi scaturiti dalla crisi tra Russia e Ucraina. Lo ha detto Sergio Mattarella – secondo quanto si apprende – nel corso del colloquio, durato circa 50 minuti, avuto con Ursula von der Leyen al Quirinale.
    Non ci deve essere nessuna “sordina” e nessun “ritardo” sui paesi dei balcani occidentali. Lo ha detto il presidente della Repubblica a Ursula von der Leyen, che ha concordato con il Capo dello Stato, per portare avanti la questione dei nuovi ingressi nell’Unione europea. L’Italia si è già espressa sulla candidatura dell’Ucraina, ha aggiunto Mattarella facendo poi riferimento anche alla Moldova e alla Georgia.”Sono molto felice dello scambio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi al Quirinale. Sono grato per il suo sostegno. La guerra di Putin provoca onde d’urto. Per l’approvvigionamento energetico dell’Ue, per la sicurezza alimentare globale e per il nostro ordine mondiale. È fondamentale che l’Europa rimanga unita e trovi soluzioni comuni”. Lo scrive la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un tweet dopo che oggi a Roma ha incontrato il presidente della Repubblica italiana.

  • in

    Papa: 'Interventi e trucchi, l'eterna giovinezza è un'ossessione'

       Il Papa critica chi coltiva “il mito dell’eterna giovinezza come l’ossessione, disperata, di una carne incorruttibile”. “Tanti trucchi, tanti interventi chirurgici”, ha detto il Papa nell’udienza generale proseguendo le catechesi sulla vecchiaia. Francesco ha citato Anna Magnani quando chiedeva di non nasconderle le rughe perché aveva impiegato “tanti anni per averle”. Le rughe sono testimonianza “della esperienza, della maturità” e “la saggezza è come il vino buono: tanto più invecchi più è buono”.
       Sulla medicina e la cosmesi il Papa ha aggiunto: “una cosa è il benessere, altra cosa è l’alimentazione del mito” della giovinezza”. 

  • in

    Genova e La Spezia, centrodestra cerca la conferma

    Genova e La Spezia non erano mai state amministrate dal centrodestra, fino a cinque anni fa, quando con un exploit riuscirono a segnare una pagina storica. In precedenza anche Savona era passata al centrodestra per poi tornare a sinistra. Ora, nelle urne del 12 giugno il centrodestra cerca la conferma di quell’exploit.
    A Genova la sfida si gioca tra “l’uomo del ponte”, il sindaco-commissario uscente Marco Bucci, sostenuto da un’ampia coalizione di centrodestra che vede anche l’endorsement di Italia Viva e Azione, e Ariel Dello Strologo, avvocato e già presidente della comunità ebraica cittadina, candidato di un centrosinistra progressista e verde a trazione Pd insieme al Movimento 5 Stelle. Bucci si presenta, sondaggi alla mano, come il grande favorito e l’obiettivo è vincere al primo turno. Il manager tornato dagli Stati Uniti, quello portato dalla Lega e sostenuto da Giovanni Toti, ora brilla di luce autonoma e, con la flessione annunciata del partito del Carroccio e la crescita di Fratelli d’Italia, nel centrodestra scatterà anche la conta per la leadership della colazione in cui la lista civica del sindaco potrebbe farla da padrona. Sul campo opposto i progressisti, pur indietro nei sondaggi, sperano nel ballottaggio, soprattutto cercando di convincere quel 50% di elettori che nel 2017 non andarono a votare. Il ritorno alle urne di questo mega partito potrebbe cambiare completamente gli scenari. Per cercare di intaccare l’immagine del sindaco uscente, l’ex premier Giuseppe Conte, arrivato a Genova per sostenere Ariel Dello Strologo ha detto: “Il ponte non l’ha costruito Bucci, esagerato prendersi tutti i meriti. Il M5s al Governo ha permesso che ciò avvenisse”. D’altro canto il centrodestra sta spingendo proprio sulla città del fare anche in vista dei 10 miliardi di finanziamenti che arriveranno in città, tra Pnrr e altri fondi,. “Vogliamo fare grande Genova, non gestire il declino”, lo slogan di Bucci che in queste settimane ha più volte sottolineato: “Fareste gestire questi soldi a chi negli anni non è stato in grado di chiudere un buco”, riferendosi al cratere all’ospedale San Martino dove è stato realizzato un parcheggio. “Allargare gli orizzonti, ridurre le distanze”, è lo slogan del suo avversario che punta su un ruolo più centrale per i municipi, su politiche giovani, sulla Case di quartiere per legare le periferie al Comune. Sulla scheda elettorale anche il nome di Mattia Crucioli, senatore ex pentastellato, oggi di L’Alternativa c’è, spinto da una coalizione che va da Italexit e formazioni “no green pass” fino al Pc di Marco Rizzo. Completano il quadro Antonella Marras e Cinzia Ronzitti, candidate da partiti di sinistra radicale, l’imprenditore Carlo Carpi e il no vax Martino Manzano.
    Se a Genova il centrodestra con Bucci può sperare in un successo al primo turno, lo stesso risultato appare difficile da raggiungere per il collega Pierluigi Peracchini. Il centrosinistra, dopo cinque anni di amministrazione di centrodestra, tenterà di invertire la rotta. Il sindaco uscente, Pierluigi Peracchini, è riuscito a tenere compatta la coalizione di centrodestra ottenendo il sostegno di Lista Toti, Lega, Fratelli d’Italia, Udc, Forza Italia, Liguria Popolare e liste civiche, ma ha perso quello dell’ex commissario di Forza Italia Giovanni Grazzini, sceso in campo con una lista civica e fermo oppositore del sindaco uscente. A opporsi a Peracchini c’è soprattutto la candidata dell’area progressista, l’avvocato Piera Sommovigo. Qui a differenza di Genova, Italia Viva e Azione hanno deciso di competere con loro candidati. Iv e Psi puntano su Antonella Franciosi, il partito di Calenda Andrea Buondonno. 

  • in

    Comunali, votano 26 capoluoghi, 16 sindaci di centrodestra

    Sono 978 i Comuni chiamati al voto il 12 giugno nell’election day per il primo turno delle amministrative, per un totale di circa 8 milioni 890mila cittadini. Sono 26 i capoluoghi: 4 di Regione e 22 di Provincia. Sessantotto tra i Comuni chiamati a rinnovare le Giunte andranno al voto per ragioni diverse dalla scadenza naturale del mandato: dimissioni dei sindaci o voto di sfiducia.
    Tra i capoluoghi, 16 sono governati dal centrodestra (Alessandria, Asti, Catanzaro, Como, Frosinone, Genova, Gorizia, L’Aquila, La Spezia, Lodi, Monza, Oristano, Piacenza, Pistoia, Rieti e Verona), 4 dal centrosinistra (Cuneo, Lucca, Padova e Palermo), 2 da coalizioni civiche (Belluno e Parma), mentre 4 sono quelli commissariati (Barletta e Taranto dopo un voto di sfiducia, Messina e Viterbo a causa delle dimissioni del sindaco).
    Sette tra i sindaci uscenti dei capoluoghi non hanno potuto ricandidarsi perchè già in carica per due mandati consecutivi, mentre 14 primi cittadini al primo mandato hanno chiesto di nuovo la fiducia dei propri concittadini (inclusi i sindaci di Barletta e Taranto che sono stati sfiduciati dal Consiglio comunale). 

  • in

    Attesa per il voto del Parlamento Ue sulle auto inquinantii, via libera in bilico

     E’ previsto per le 17 il voto sul capitolo auto nell’ambito del pacchetto clima. La votazione, nonostante la serie di rinvii ad altri dossier del Fit for 55, è confermata e riguarderà lo stop alla vendita di auto a benzina, gpl o diesel dal 2035. Il rischio è che anche questo capitolo del pacchetto clima non passi, come è accaduto per la riforma del sistema Ets. Sullo stop alle auto a combustione interna, peraltro, si oppone il Ppe, che ha presentato un emendamento che riduce al 90% delle emissioni inquinanti lo stop.    “Dire no a questo emendamento significa far perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro in Italia. Spiace che la sinistra abbia dimenticato cosa significa la politica industriale”, ha sottolinea il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani.

    Le principali novità contenute nel pacchetto clima (ANSA)

       

  • in

    A Catanzaro 6 candidati a sindaco, il centrodestra diviso

    Sei aspiranti sindaci e poco più di 700 candidati consiglieri, distribuiti in 23 liste. Dopo vent’anni di governo della città appannaggio quasi ininterrotto del centrodestra e dell’uscente Sergio Abramo, imprenditore prestato alla politica, in carica dal 1997 ad oggi, salvo una parentesi di centrosinistra durata solo un lustro, il capoluogo calabrese si accinge a tornare alle urne per eleggere un nuovo primo cittadino ed il nuovo Consiglio comunale. E lo fa al termine di una campagna elettorale caratterizzata dai toni anche molto accesi e vibranti e resa più piccante dal solito contorno di polemiche e colpi di scena, alla presenza di molti ma non di tutti i big nazionali di partito.
    C’è chi parla di quadro politico frantumato e di smarrimento nell’elettorato. Certo non è da trascurare la spaccatura netta nel centrodestra tradizionale determinatasi al termine di vertici e tavoli estenuanti e improduttivi. Spaccatura che ha visto e vede l’un contro l’altro armati Forza Italia e Lega, da una parte, saldatesi, pur senza simboli di partito, nel sostegno alla candidatura civica a sindaco di Valerio Donato, docente di Diritto privato all’università Magna Graecia di Catanzaro, uscito recentemente dal Pd sbattendo la porta, e, dall’altra, Fdi in corsa solitaria, decisa sul filo di lana, pare, dalla stessa leader nazionale Giorgia Meloni, presente con la lista di partito e che candida a primo cittadino Wanda Ferro, vice capogruppo alla Camera, sostenuta anche dall’uscente Sergio Abramo. Donato, che respinge etichettature e collocazioni parlando di “civismo”, ha dalla sua 10 liste in cui non mancano militanti storici della sinistra ma anche molti consiglieri uscenti di centrodestra: Alleanza per Catanzaro, Prima L’Italia, Riformisti Avanti, Catanzaro Azzurra, Italia al centro, Fare per Catanzaro, Catanzaro prima di tutto, Progetto Catanzaro, Rinascita e Volare Alto. E fuori dalle scelte di coalizione si posiziona uno dei cespugli del centrodestra, Noi con l’Italia, che sostiene invece Antonello Talerico, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Il professionista può contare su cinque liste di area: oltre a Noi con l’Italia, Io scelgo Catanzaro, Catanzaro al Centro, Officine del Sud e Azione popolare. Decisamente più omogeneo lo schieramento di centrosinistra, in cui si celebra l’unione di Pd e M5s all’insegna del campo largo che tanto sta a cuore a Enrico Letta e che il segretario dem ha anche benedetto nel corso di una sua recente visita in città. Il “laboratorio Catanzaro” si affida, come candidato a sindaco, a Nicola Fiorita, docente di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico all’Università della Calabria. Al suo secondo tentativo da candidato a sindaco, Fiorita, oltre all’apporto di dem e pentastellati (a favore della sua candidatura si è speso anche Giuseppe Conte), può fare leva su cinque formazioni: Pd, M5S, Cambiavento, Mo’ – Fiorita Sindaco, Catanzaro Fiorita.
    Completano il quadro Francesco Di Lieto, avvocato e vicepresidente nazionale del Codacons, espressione della sinistra antagonista, sostenuto dalla lista “Osiamo Insieme” con presenze riconducibili a Prc, Calabria solidale e resistente e Potere al Popolo, e Antonio Campo, imprenditore, già vicino a Italexit di Gianluigi Paragone, sostenuto dalla lista “Catanzaro Oltre”.

  • in

    Test campo largo nel Lazio, centrodestra diviso a Viterbo

    Alleanze classiche, nuovi ‘amori’, ma anche divorzi dolorosi per le coalizioni in alcune città, e outsider che tentano il colpo: è il quadro generale del Lazio alle amministrative del 12 giugno, un banco di prova anche per il campo largo Pd-M5s. Ad andare al voto nella tornata elettorale di domenica saranno 53 comuni tra cui tre capoluoghi di provincia, Frosinone, Rieti e Viterbo, dove il centrosinistra cerca di riproporre il campo largo della giunta del presidente di Nicola Zingaretti. In vista delle regionali del 2023 l’alleanza Pd con il Movimento 5 Stelle regge in quasi in tutti e tre i capoluoghi e nei comuni più popolosi, mentre il centrodestra si presenta unito tranne che a Viterbo dove, dopo le dimissioni anticipate del forzista Giovanni Arena, il sindaco uscente ha deciso di appoggiare con una lista la candidata del Pd, Alessandra Troncarelli, che ha anche incassato il sostegno del centrosinistra unito, compreso il M5s.
    L’alleanza giallorossa tiene anche a Frosinone, dove i pentastellati corrono infatti con una loro lista per il candidato dem, Domenico Marzi. Il tentativo del centrosinistra di mantenere il campo largo non è però riuscito del tutto a Frosinone. Come espressione di un polo di centro è infatti sceso in campo Mauro Vicano. A sostenerlo una lista civica e il partito di Carlo Calenda, Azione. Fronte unito qui per la destra con Riccardo Mastrangeli . A Viterbo l’alleanza giallorossa è nata attorno all’assessora della Regione Lazio Alessandra Troncarelli, fatta eccezione per Italia Viva. Sono 8 le liste che sostengono Troncarelli tra cui anche quella del M5s. Il campo a Viterbo si è allargato ancora di più con i ‘fuoriusciti’ di Forza Italia con la lista ‘Viterbo Cresce’, capitanata dal sindaco uscente Arena. Qui il centrodestra non è riuscito a trovare l’accordo sul candidato: Fratelli d’Italia sosterrà l’attuale vice sindaca Laura Allegrini, mentre Lega, Forza Italia e Udc appoggeranno Claudio Ubertini. A Viterbo tenta la corsa anche Italexit con Marco Cardona, candidato che ha proposto una sorta di ‘nuova lira elettronica”.
    A Rieti la partita si è complicata invece per la sinistra: il candidato Simone Petrangeli, già sindaco, espressione dell’area Sinistra civica ecologista ha avuto sostegno del Pd e ottenuto l’appoggio del M5s che però correrà senza simbolo. I pentastellati qui hanno infatti deciso di dare il loro appoggio a Petrangeli con la lista civica, ‘Rieti ConTe’, con un evidente gioco di parole. Qui Italia Viva continua ad uscire dal coro decidendo di correre per il centrodestra appoggiando, con la lista ‘Rieti al Centro’, il candidato di Fratelli d’Italia, Daniele Sinibaldi. L’asse Pd-M5s si replica anche negli altri comuni come ad Ardea, Cerveteri, Ciampino, Grottaferrata, Guidonia Montecelio e Ladispoli, mentre gli azzurri tengono unita la coalizione a Cerveteri, Ciampino, Grottaferrata, Guidonia Montecelio. Ad Ardea come a Viterbo il Pd ha deciso di appoggiare il candidato M5s Lucio Zito, attuale presidente del consiglio comunale. A Guidonia non viene ricandidato il sindaco uscente pentastellato Michel Barbet, e i giallorossi puntano così su Alberto Cuccuru mentre il centrodestra schiera il 72enne Alfredo Masini.
    Ad andare al voto nella provincia di Latina saranno i comuni i di Sabaudia, San Felice Circeo e Gaeta ma l’attenzione sarà puntata sulle isole pontine, soprattutto a Ventotene, dove, tra gli altri, si presenta la sfida tra due partiti agli antipodi: il Popolo della Famiglia, che vede schierato il fondatore del movimento, Mario Adinolfi, e la lista del partito gay, con l’attivista per i diritti Lgbt+, Luca Vittori.

  • in

    Gorizia, sfida a sette per la città senza frontiere

    Sono sei gli aspiranti candidati sindaco a Gorizia pronti a sfidare l’uscente Rodolfo Ziberna, che tenterà il bis sostenuto dal centrodestra unito in ognuna delle sue componenti, anche la più piccola e marginale. Contro di lui si schierano Laura Fasiolo (Noi mi noaltris Go!, Slovenska Skupnost, Laura Fasiolo per Gorizia, Gorizia è tua, Pd), Franco Zotti (Zotti contro tutti), Pierpaolo Martina (Martina sindaco), Serenella Ferrari (La gente per Gorizia), Antonio Devetag (Devetag sindaco, Azione), Mario De Marco (De Marco per Gorizia). Per capire l’importanza della sfida, nel capoluogo isontino sono già transitati il segretario Pd, Enrico Letta, e il leader della Lega, Matteo Salvini, mentre Giorgia Meloni e Antonio Tajani chiuderanno la campagna elettorale nella giornata di venerdì. Dopo il testa a testa, per certi versi sorprendente, con cui Russo, lo scorso autunno, ha quasi avuto la meglio su Dipiazza a Trieste, il centrosinistra sta facendo più di un pensiero sulla conquista della città senza più frontiere. E Letta ha ricordato, come buon auspicio, che quando vennero eliminate, nel 2004, al potere c’era proprio il centrosinistra, unica parentesi nella storia recente di una città che ha sempre avuto una guida orientata a destra. In ogni caso, quello di Gorizia – più che della vicina Monfalcone, che ha sempre avuto una storia a sé – è considerato un test elettorale probante in vista delle Regionali 2023, a cui ha già annunciato la propria presenza il governatore in carica, Fedriga, smentendo presunte velleità di salire ai vertici del Carroccio nazionale. Lo stesso Letta ha sottolineato l’importanza di una coalizione allargata, che potrebbe garantire il risultato pieno, dopo anni in cui il centrosinistra – e il M5S – si sono presentati divisi, collezionando praticamente ovunque sonore sconfitte, come quella nel feudo dei Ciriani, a Pordenone. Entrambi gli schieramenti fanno inoltre un punto di orgoglio il poter governare nel 2025, quando Gorizia e Nova Gorica saranno Capitale europea della Cultura, con una visibilità mondiale e investimenti straordinari sia dai due governi interessati sia dall’Unione europea. Tra tanti candidati civici o di schieramenti locali che si daranno battaglia domenica, spicca anche Mario De Marco, per il quale si è scomodato in prima persona il leader di Italexit, Gianluigi Paragone. La grande frammentazione delle liste potrebbe favorire un epilogo al ballottaggio.