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    Palermo: 218 sezioni su 600, Lagalla al 49% e Miceli al 28%

    (ANSA) – PALERMO, 13 GIU – Quando sono state scrutinate 218
    sezioni su 600 il candidato sindaco del centrodestra a Palermo,
    Roberto Lagalla, è al 49,07%. Dopo di lui, il candidato del
    centrosinistra Franco Miceli al 28,73%. Fabrizio Ferrandelli,
    appoggiato da +Europa e Azione, è al 13,84%.   
    Giuseppa Barbera è al 4,06%, Francesca Donato al 3,27% e Ciro
    Lomonte all’1,04%. (ANSA).   

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    Urne battezzano il Terzo polo, è sorpresa centristi

    Il terzo polo è “nato” ed è la sorpresa delle amministrative 2022. Il fronte dei centristi – che va da Azione a + Europa passando per Italia viva – la spunta tra i litiganti a destra e quelli a sinistra e segna un colpo inaspettato. In particolare, fa l’exploit a L’Aquila dove il candidato Americo Di Benedetto arriva secondo con il 23% dei voti – dati provvisori – staccando anche la sfidante del Pd, Stefania Pezzopane. A Palermo sfiora il 15%, altrove supera il 10%. E ora che si sono contati, i centristi vogliono contare.
    Consapevoli di poter diventare l’ago della bilancia alle politiche del prossimo anno e senza reverenze. Anzi, con lo stile di Matteo Renzi gettano l’amo al Pd: “Se fossi ancora un dirigente del Pd – azzarda l’ex segretario Dem – mi porrei il tema di fare un’alleanza col centro riformista anziché coi grillini”. Gongola pure Carlo Calenda che quantifica così la performance: “La nostra è un’area del pragmatismo e della responsabilità che vale dal 10 al 20% a seconda dei Comuni”.
    Alla prima prova elettorale fuori dalla Capitale, l’ex ministro dimostra che il quasi 20% raggiunto da candidato sindaco a Roma l’anno scorso, non era un caso. “Abbiamo intercettato un’area di italiani che si è rotta le scatole di una sinistra con 5 Stelle e i Verdi del no a tutto e dall’altra una destra spaccata su tutto”, spiega. Il nuovo schieramento rivendica il suo ‘pedigree’ fatto di concretezza e sostegno alla maggioranza e al premier Draghi, restando lontanissimo da populisti e sovranisti.
    E guardando al futuro si definisce un polo “forte e in crescita”. La palla passa ora al Pd e chissà che il campo largo fallito con i 5 Stelle, prenderà corpo con il nuovo centro, vista la dote di voti che potrebbe portare tra un anno. Glissa per ora Enrico Letta insistendo sulla necessità di un campo progressista come “unico argine alle destre”. Ma Calenda non ci sta e ribatte: “Enrico, non è una proposta politica. Dopo una legislatura dove tutti si sono alleati con tutti e Salvini ha governato con il tuo alleato Conte, è davvero poco credibile”.
    In attesa di una decisione, è evidente che i centristi tenteranno il pressing alla luce del flop elettorale dei 5 Stelle. A infierire è soprattutto Renzi che più della “vittoria sostanziale del centrodestra”, riconosce che il voto ha segnato “la fine del grillismo”. L’ex premier rivendica il ruolo “decisivo” di Iv nell’elezione al primo turno di tanti sindaci, “da Bucci a Genova fino a Giordani a Padova”. E cita il “risultato splendido di Cosimo Ferri a Carrara (17%)”. Idem a Palermo dove Fabrizio Ferrandelli (sostenuto da Azione) è terzo con oltre il 14%, dopo Roberto Lagalla del centrodestra in testa al 48% e Franco Miceli del Pd col 28. E a riconoscere il merito al candidato di Azione è Gianfranco Miccichè: per il leader di Forza Italia in Sicilia “Ferrandelli da oggi è un soggetto politico con cui bisogna dialogare”. Terzo posto pure per Dario Costi a Parma che incassa il 12% nella città che fu terra di conquista del Movimento dieci anni fa. “Ha fatto un grande risultato – si vanta Calenda – Ma qualcuno mi deve spiegare come ha fatto a votare un signore che ha patteggiato per corruzione e concussione come sindaco di quella città”, riferendosi a Pietro Vignali scalzato da Michele Guerra del centrosinistra.    

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    Il Sud, laboratorio del campo largo, lascia al palo M5s

    Al Sud l’esito del voto nei maggiori comuni in cui si è sperimentata l’alleanza Pd-M5S non consegna una risposta chiara all’interrogativo del Pd sulla forza del suo primo potenziale alleato del campo largo, i 5 stelle.
    A Palermo il candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla, con circa il 47,6% delle preferenze, strapperebbe al primo turno la guida del comune al centrosinistra che ne ha tenuto le redini per cinque mandati con Leoluca Orlando (Pd). Il candidato del M5S e del Partito democratico, Franco Miceli, segue con ben 20 punti di distacco, nonostante le polemiche che hanno caratterizzato la campagna elettorale del suo avversario. Lagalla, oltre a ottenere il supporto di Cuffaro e Dell’Utri, condannati in via definitiva per mafia, ha dovuto anche fare i conti con l’arresto di due candidati consiglieri della sua coalizione negli ultimi giorni.A Taranto, invece, dove secondo i primi dati non sarebbe necessario il ballottaggio, l’alleanza giallo-rossa ha portato il sindaco uscente Rinaldo Melucci a ottenere circa il 62% dei voti: Melucci, già molto apprezzato dai cittadini per le sue battaglie ambientaliste contro l’inquinamento prodotto dai grandi poli industriali, e in particolare per la sua ordinanza che intimava la chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva, era stato sfiduciato lo scorso novembre. Ma il centrosinistra si è compattato per sostenerlo con il M5S. Negli ultimi scorci di campagna elettorale è stato l’ex premier Giuseppe Conte a raggiungere il capoluogo ionico per la volata finale: il presidente del Movimento ha ribadito ai tarantini l’impegno perché in città stiano finalmente insieme il diritto al lavoro e quello alla salute. L’avversario diretto di Melucci, l’ex segretario provinciale del Pd Walter Musillo, sostenuto in questa corsa a Palazzo di città dal centrodestra, otterrebbe circa 30 punti percentuali in meno.
    Un caso particolare è quello di Barletta, nella provincia pugliese Barletta-Andria-Trani, dove la candidatura di Santa Scommegna ha diviso il centrosinistra e ha portato i Pentastellati a correre da soli. Il risultato, secondo le prime proiezioni, è che il candidato del centrodestra, l’ex sindaco Cosimo Cannito, è in testa con circa il 45% dei voti. Scommegna lo insegue con il 33% mentre la candidata del M5S, Maria Angela Carone, raccoglie circa il 2% delle preferenze. Carmine Doronzo, sostenuto da Sinistra italiana e Italia Viva, incassa il 19%.Neppure a Catanzaro, in Calabria, in base ai primi dati disponibili, il binomio Pd-M5S sarebbe riuscito a portare alla vittoria al primo turno il candidato sindaco Nicola Fiorita che si fermerebbe a circa 16 punti dietro Valerio Donato (Fi-Lega) in testa con oltre il 47%. L’intesa giallo-rossa sembra invece funzionare a Nola, in Campania, dove Carlo Buonauro è in vantaggio con il 51% delle preferenze sull’avversario Maurizio Barbato che lo insegue con il 46,4%.    

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    Comunali, YouTrend: Pd prima lista. Fdi supera Lega, crollo 5s

    Nel voto di lista emerge un testa a testa tra centrodestra e centrosinistra. Secondo gli ultimi dati elaborati da YouTrend, nel totale dei comuni con oltre 15mila abitanti la lista più votata è il PD (17,2%),davanti a Fdi (10,3%), Lega (6,7%) e Fi (4,6%). La parte del leone, scrive il portale, la fanno però le liste civiche: quelle di c.destra (che raccolgono ben il 22,2%) ma anche quelle di centrosinistra (18,7%). Nel complesso, le liste di centrodestra ottengono il 43,8% dei voti validi, contro il 41,9% ottenuto dalle liste della coalizione “giallo-rossa”, in cui però spicca in negativo il dato del M5S, che raccoglie solo il 2,1%. 
    I dati, precisa YouTrend, sono calcolati sul totale dei voti validi nei comuni superiori italiani (esclusi quelli in Sicilia e FVG), e che molti partiti hanno presentato le proprie liste solo in una parte – talvolta una minoranza – dei comuni al voto. Analoga a quella appena descritta poi è la situazione, sempre elaborata da YouTrend, relativa ai soli comuni capoluogo: qui le coalizioni di centrodestra ottengono il 46,2% e quelle di centrosinistra il 44,3% e si conferma il forte peso avuto dalla liste civiche sia dell’una che dell’altra coalizione (25% e 16,8% rispettivamente).

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    Comunali, nelle proiezioni Lagalla, Bucci e Biondi eletti al primo turno

    Sindaci di centrodestra a Genova, Palermo e L’Aquila. Ballottaggi a Verona, Parma e Catanzaro. Dove corre unito, il centrodestra vince. Diviso invece arranca e regala al centrosinistra la possibilità di trovarsi in vantaggio in sfide che sembravano in salita, come ad esempio Verona. E’ questa la fotografia che offrono i primi risultati del voto amministrativo. Ma non basta, perchè questa tornata elettorale segna anche nuovi equilibri all’interno delle coalizioni. Fratelli d’Italia supera la Lega nei voti di lista mentre nel campo largo di centrosinistra sembra sbilanciarsi ancora di più il rapporto tra Pd e Movimento. Il Pd tiene, decisamente molto meno i pentastellati, un flop che spinge più di qualcuno tra i dem e non solo (Matteo Renzi lo dice apertamente) a chiedere che si riapra il dossier alleanze in vista delle elezioni politiche delle 2023. Occhi puntati sui risultati dei partiti di centro, Italia Viva ma soprattutto Carlo Calenda. In attesa dei dati definitivi c’è però un dato inconfutabile e riguarda il flop dei referendum sulla giustizia. L’affluenza per la consultazione sui cinque quesiti referendari, tenutasi lo stesso giorno delle amministrative, è la peggiore della storia repubblicana. Ecco come cambiano colore i capoluoghi al voto (VAI)
    PALERMOE’ Roberto Lagalla il nuovo sindaco di Palermo. L’ex rettore, sostenuto dal centrodestra, raccoglie il testimone di Leoluca Orlando, che ha regnato per trent’anni: vince al primo turno con circa il 48%, anche se lo spoglio delle schede nei 600 seggi è ancora in corso. Staccato di circa dieci punti Franco Miceli, che lamenta l’alto astensionismo (non ha votato il 59 per cento degli elettori), problemi nella certificazione del voto disgiunto che lo avrebbero penalizzato e soprattutto non risparmia critiche ai partiti della coalizione che l’hanno sostenuto, soprattutto al Pd. A sorpresa l’outsider Fabrizio Ferrandelli (Azione e +Europa) raggiunge quasi il 15%, il doppio dei pronostici della vigilia, rimediando i complimenti davanti alle telecamere di Gianfranco Miccichè (Fi). Forza Italia con circa il 12% si afferma come primo partito, davanti a FdI e Pd che navigano attorno al 10%. Dimezza i voti rispetto alle scorse comunali il M5s, che si attesta sul 7%. Sul filo del rasoio Lega-Prima l’Italia, che oscilla intorno al 5%, la soglia di sbarramento necessaria per entrare in Consiglio comunale. Balla poco sopra il 5% pure la Dc Nuova, il partito di Totò Cuffaro, che non si fa vedere per tutto il giorno evitando i riflettori. Non dovrebbe entrare nel nuovo consiglio Sinistra civica ecologista che per ora è al 3,4 % il cui leader è l’ex assessore comunale Giusto Catania.

    Agenzia ANSA

    Candidato c.destra tra 43 e 47;Miceli (area progressista) 27-31% (ANSA)

    GENOVASindaco dove va a festeggiare?: “Non festeggio”. E via a concedere la centesima intervista, perchè tutte le televisioni vogliono capire il segreto di Marco Bucci, che cinque anni fa è stato il primo sindaco di centrodestra a governare la Genova della sinistra e oggi addirittura raddoppia. E’ un uomo molto pragmatico Bucci, gli piace chi fa, non chi parla, e i genovesi lo hanno confermato per questo. La tragedia del Morandi, oltre al dolore per i 43 poveri morti, avrebbe potuto portare una devastazione economica ma Bucci un’ora dopo il crollo era già in azione, a dire cosa e come fare, con un ritmo e una forza che trasmetteva positività. E molti, anche tra gli avversari, hanno ringraziato il cielo che in uno dei momenti più drammatici della storia della città al timone ci fosse lui. Non sta mai fermo, non tentenna. “Entro metà luglio avremo la nuova giunta e il primo consiglio comunale, ma non staremo fermi, abbiamo molte cose da fare, sulla metropolitana lavoreremo ardentemente” dice. Una delle qualità riconosciute è la convinzione che ogni problema si affronta e si risolve. “Abbiamo fatto tante cose positive ma ci sono ancora tante parti della città che hanno bisogno del nostro intervento. Investiremo 1 miliardo in manutenzioni nei prossimi cinque anni” dice.

    Agenzia ANSA

    Exit poll lo danno sopra il 51%. Dello Strologo non va oltre 40% (ANSA)

    CATANZAROSarà una sfida tra professori quella che si giocherà a Catanzaro nei prossimi 15 giorni per decidere chi sarà il nuovo sindaco. Valerio Donato, docente di Diritto privato all’università Magna Graecia di Catanzaro, e Nicola Fiorita, docente di Diritto canonico e Diritto ecclesiastico all’Università della Calabria, sono chiamati a giocare i tempi supplementari di questo turno elettorale – che ha registrato un’affluenza del 65,90% in calo rispetto al 72,45% di 5 anni fa – al quale il centrodestra si è presentato spaccato sostenendo 3 candidati diversi, mentre sul fronte opposto si è dato vita a quel campo largo invocato a livello nazionale a trazione Pd-M5S.

    Agenzia ANSA

    Probabile sfida tra ‘civico’ con Lega e Fi e candidato Pd-5s (ANSA)

    PARMAChe fossero Michele Guerra e Pietro Vignali i candidati al ballottaggio per la carica di sindaco del Comune di Parma appariva scontato, ma il risultato numerico delle urne è andato oltre qualsiasi previsione. I due contendenti, uno in rappresentanza del centrosinistra, l’altro del centrodestra senza Fratelli d’Italia, si ritrovano distaccati infatti di oltre venti punti, nessuno sondaggio li aveva segnalati così distanti: 44% Guerra, 22% Vignali, a scrutinio ancora da ultimare. “E’ il successo delle larghe intese, delle coalizioni ampie” ha sottolineato parlando di Parma Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd. Nella città emiliana il candidato, assessore alla cultura della giunta Pizzarotti, ha infatti riunito i partiti più importanti del centrosinistra, con anche Italia Viva oltre ad Effetto Parma, il movimento dell’attuale sindaco Federico Pizzarotti nato dopo la sua uscita dal M5S, che invece non si è presentato alle elezioni.

    Agenzia ANSA

    Fratelli d’Italia non riesce a superare il candidato della Lega (ANSA)

    L’AQUILA”Dedico la vittoria alla famiglia: sarò il sindaco di tutti, la campagna elettorale finisce qui. Ora è tempo di indossare la casacca neroverde e di mettere da parte quella di partito”. Il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Bondi, ricandidato per la coalizione di centrodestra, sbanca al primo turno le elezioni comunali dell’Aquila confermandosi primo cittadino per i prossimi cinque anni. L’annuncio della netta vittoria in piazza Duomo, nel pieno della calura pomeridiana che ha avvolto il capoluogo abruzzese, fuori dal suo comitato elettorale tra gli applausi scroscianti dei sostenitori in una clima di grande festa e soddisfazione. Vittoria al primo turno, che avrà un’eco nazionale visto che L’Aquila era tra i quattro capoluoghi regionali al voto, nonostante i dati non siano ancora definitivi, è stata confermata anche dagli interventi dei due sfidanti di centrosinistra, il consigliere regionale di ‘Legnini Presidente’ Americo Di Benedetto, a capo di tre civiche, e la deputata del Pd Stefania Pezzopane, candidato del centrosinistra ufficiale, che hanno dato vista a un sfida nella sfida, finita a sorpresa a vantaggio del civico, che cinque anni fa perse al ballottaggio proprio contro Biondi, dopo aver vinto nettamente al primo turno. Secondo proiezioni e dati non ancora definitivi, Biondi si attesta intorno al 54%, Di Benedetto al 24, Pezzopane al 22.

    Agenzia ANSA

    Ampia forbice sindaco uscente su Pezzopane e Di Benedetto (ANSA)

    VERONAIn base alla quarta proiezione del consorzio Opinio Italia per la Rai, alle comunali di Verona il candidato Damiano Tommasi (centro-sinistra) raggiunge il 39%, seguito da Federico Sboarina (centro-destra) al 30,5% ; poi c’è Flavio Tosi al 26,5%; infine si piazza Alberto Zelger al 3,1%. La copertura del campione è al 55%.

    Agenzia ANSA

    L’ex calciatore porta centrosinistra in vantaggio al primo round (ANSA)

    “I numeri ci dicono già che dove il centrodestra corre unito si portano a casa i Comuni. Dove invece ci si presenta separati (peggio ancora la separazione è anticipata da dibattiti spesso poco comprensibili ai cittadini) gli elettori giustamente puniscono il centrodestra”. Così il governatore Luca Zaia, sentito dall’ANSA, commenta i primi responsi per il centrodestra alle comunali. “La visibilità politica dei dati – aggiunge Zaia – va a chi rotture non ne crea. Dobbiamo essere uniti e inclusivi, visto che la visione deve essere certamente di una coalizione di centrodestra, però altrettanto rispettosa di tutte quelle aree moderate che magari non si sentono rappresentate nel panorama politico italiano, ma possono trovare una casa comune”. “Vogliamo valutare prima di decidere il da farsi, aspettando anche quello che diranno i candidati”. Flavio Tosi, candidato per Forza Italia a Verona e terzo incomodo nella sfida tra Federico Sboarina e Damiano Tommasi non dice con chi si coalizzerà la sua forza nella seconda tornata elettorale commentando i primi risultati delle urne.
    QUESTI I RISULTATI DEI REFERENDUM- n.1 ABOLIZIONE LEGGE SEVERINO affluenza definitiva 20,95%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 53,97 % dei voti, il NO 46,03% – n.2 LIMITAZIONE CUSTODIA CAUTELARE affluenza definitiva 20,95%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 56,12 % dei voti, il NO 43,88% – n.3 SEPARAZIONE CARRIERE MAGISTRATI affluenza definitiva 20,93%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 74,01 % dei voti, il NO 25,99%   – n.4 VALUTAZIONE SU OPERATO MAGISTRATI affluenza definitiva 20,92%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 71,94 % dei voti, il NO 28,06%   – N.5 ABOLIZIONE RACCOLTA FIRME ELEZIONI CSM affluenza definitiva 20,92%, non c’è quorum – SI’ ha avuto il 72,52 % dei voti, il NO 27,48%     

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    Comunali: come cambiano colore i capoluoghi al voto

    Tredici ballottaggi (in 7 è avanti il centrosinistra, in 6 il centrodestra), 9 sindaci già al centrodestra (anche se a Messina è lista civica), 4 al centrosinistra: è questa finora la fotografia dell’esito del primo turno delle Comunali 2022, al netto dello spoglio ancora in corso a tarda sera.L’impatto più forte sulla geografia delle appartenenze politiche tocca da vicino i 4 capoluoghi di Regione andati al voto, con il centrodestra che si riconferma al primo turno a l’Aquila, con Pierluigi Biondi, e a Genova con Marco Bucci, ma soprattutto riuscendo nell’impresa di strappare al centrosinistra la città di Palermo, con Roberto Lagalla. Un secco quattro a zero nel caso in cui Valerio Donato dovesse riuscire ad imporsi a Catanzaro nel ballottaggio. Il risultato più evidente per il centrosinistra è quello di Lodi con Andrea Furegato che ha strappato il Comune al centrodestra.
    Ecco il quadro delle principali città andate al voto per il rinnovo dei consigli comunali, a scrutinio ancora in corso.L’AQUILA (cd) Ballottaggio, in testa cd VITERBO (cd) Ballottaggio, in testa cs RIETI (cd) Centrodestra FROSINONE (cd) Ballottaggio, in testa cd COMO (cd) Ballottaggio, in testa cs LODI (cd) Centrosinistra MONZA (cd) Ballottaggio, in testa cd BELLUNO (civ) Centrodestra PADOVA (cs) Centrosinistra VERONA (cd) Ballottaggio, in testa cs LUCCA (cs) Ballottaggio, in testa cs PISTOIA (cd) Centrodestra PARMA (ex M5s) Ballottaggio, in testa cs PIACENZA (cd) Ballottaggio, in testa cs PALERMO (cs) Centrodestra MESSINA (commis.) Civico di centrodestra ALESSANDRIA (cd) Ballottaggio, in testa cs ASTI (cd) Centrodestra CUNEO (cs) CentrosinistraBARLETTA (commis.) Ballottaggio, in testa cd TARANTO (commis.) Centrosinistra GENOVA (cd) Centrodestra LA SPEZIA (cd) Centrodestra GORIZIA (cd) Ballottaggio, in testa cd CATANZARO (cd) Ballottaggio, in testa cd ORISTANO (cd) Centrodestra (   

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    Riforma del Csm, Cartabia vede la maggioranza

    I referendum sulla Giustizia non raggiungono il quorum e si fermano a una partecipazione intorno al 20,8%. Secondo l’analisi di You trend, se non ci fossero state le Comunali, l’affluenza sarebbe stata di 5 punti inferiore, intorno al 15%. Ma anche nelle città delle amministrative c’è stato un boom di schede bianche sui quesiti. La Lega protesta: ‘Un complotto contro il quorum’. Anm: ‘Bocciato il disegno della riforma, ora prenderne atto’. Domani riunione dei ministri Cartabia e D’Incà con i capigruppo della maggioranza in commissione al Senato. Sulla riforma del Csm domani ci sarà una riunione dei ministri Marta Cartabia e Federico D’Incà con i capigruppo della maggioranza in Commissione Giustizia del Senato. L’appuntamento si dovrebbe tenere in mattinata.
    “Il voto popolare è una sonora bocciatura di un disegno di riforma della magistratura che non è gradito. Si tratta di prenderne atto”. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia invita il Parlamento ora a modificare la riforma del Csm alla luce dell'”indicazione popolare molto forte” venuta dai referendum, a partire dalla “bocciatura categorica di una separazione delle funzioni così esasperata da essere sostanzialmente delle carriere”. Il voto- dice- “dà la misura che la ministra e il governo si stanno muovendo in direzione contraria a quella che è la sensibilità del corpo elettorale”.
    Il senatore Francesco Laforgia evidenzia come “il dato drammatico, anche se annunciato, della larga astensione deve interrogare tutta la politica, ma in particolare i proponenti dei quesiti sulla giustizia, sulla distanza lunare che intercorre tra gli interessi dei cittadini e l’abuso dello strumento referendario, che andrebbe preceduto da un vero coinvolgimento democratico delle persone e accompagnato da un sano e approfondito dibattito pubblico. Nessuno di questi due elementi essenziali è stato rispettato per le ragioni che sappiamo”.
    “A Salvini non interessava nulla né del merito del referendum né tantomeno della partecipazione democratica a questo appuntamento”, prosegue Laforgia. “A un anno dalle elezioni, ha cercato di riposizionarsi e risalire un po’ nei consensi strizzando l’occhio qui e lì. E gli è andata male, ancora una volta. Sono dispiaciuto per la delusione delle cittadine e dei cittadini che si sono recati alle urne con la voglia di poter dire la propria e che ora invece si sentono inascoltati. La giustizia rimane un tema che va affrontato, a partire dal Parlamento”.
    Per il presidente del senatori di Italia viva, Davide Faraone, il referendum è un istituto da riformare. “Tra le riforme istituzionali che tentammo di introdurre con i referendum istituzionali proposti dal governo Renzi c’era quella dei referendum popolari abrogativi. L’idea era che se fossero stati richiesti da almeno 800 mila elettori, invece che 500 mila, sarebbero stati validi anche nel caso si fosse espressa la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni politiche; se richiesti da almeno 500 mila elettori ma meno di 800 mila, o da cinque Consigli regionali, sarebbe rimasto invariato il quorum della maggioranza degli aventi diritto”, ricorda Faraone su Facebook.
    “Sarebbero stati inoltre introdotti due nuovi tipi di referendum popolari: propositivi e d’indirizzo. Chissà se dopo le tre maggioranze e i tre diversi governi in una sola legislatura, il monocameralismo alternato che di fatto ha soppiantato il bicameralismo, l’uso ormai ordinario della decretazione d’urgenza, la pandemia e il caos della sanità affidata alle regioni, la crisi dell’istituto referendario evidenziata clamorosamente col voto di ieri, sono sufficienti per comprendere adesso la necessità e la bontà delle riforme istituzionali che proponemmo, bocciate col referendum del 2016”, conclude Faraone.
    Nicola Zingaretti, governatore della Lazio, si dice “colpito molto che chi il referendum lo ha promosso, poi non ha fatto campagna elettorale per difenderlo e sostenerlo. Poi possono esserci state distrazioni o silenzi, ma la novità in questo caso è la quasi inesistente campagna elettorale di mobilitazione, quindi i cittadini hanno avuto un messaggio contraddittorio. Ciò sia lezione per il futuro, non bisogna abusare del referendum”.
    “Il processo referendario, come storia ci insegna, è difficile e molto tortuoso: la scelta dei quesiti, la formazione del comitato promotore, il deposito in Cassazione, la raccolta delle firme, il giudizio della Corte Costituzionale, gli spazi televisivi e infine, solo infine, il quorum da superare”, così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. “Ebbene, come denunciamo da decenni, in Italia è quasi impossibile promuovere e vincere referendum: dall’impossibilità di raccogliere 500.000 firme autenticate e certificate, al giudizio politico della Corte Costituzionale (vedi bocciatura dei referendum eutanasia e Cannabis) passando per il boicottaggio del cosiddetto servizio pubblico della Rai e finendo con l’esistenza di un quorum che spazza via quasi ogni consultazione popolare. In tutto questo processo referendario la cosa che siamo riusciti a cambiare è la firma digitale per sottoscrivere i quesiti.

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    Messina, l'outsider Basile verso la vittoria al primo turno

    L’outsider della politica Federico Basile, uomo del sindaco uscente Cateno De Luca, sbaraglia gli avversari e va verso la vittoria al primo turno a Messina superando il 45% delle preferenze secondo i dati raccolti dai vari comitati politici, seguito da Maurizio Croce (Centrodestra) col 27% e Franco De Domenico (Centrosinistra) col 25%. I dati ufficiali, 12 sezioni su 253, dicono che Basile ha il 55,53% dei voti, seguito da Croce, col 23,71% e De Domenico col 18,07%.
    Ex direttore generale del comune che De Luca ha governato dal giugno 2018 fino al gennaio scorso quando si è dimesso annunciando la sua corsa alla presidenza della Regione, Basile ha 44 anni, è sposato e ha due figlie. Il suo padrino politico lo ha definito “il guardiano dei conti” dicendo che ” grazie a lui abbiamo elaborato il piano di riequilibrio”.
    Messinese, commercialista, revisore dei conti dal 2006 del Comune, dipendente dell’Università di Messina, spesso con funzioni da supporto economico-finanziario, è stato esperto dei comuni di Itala e Montalbano Elicona, in materie finanziarie e marketing del territorio, quindi nel 2020 è stato presidente del nucleo di valutazione della Città metropolitana. Basile era appoggiato da nove liste ‘Mai più baracche’, ‘Senza se e senza ma’, ‘Gli amici di Federico’, ‘Basile sindaco’, ‘Con De Luca per Basile sindaco’, ‘Amo Messina’, ‘Orgoglio messinese’ e ‘Insieme per il lavoro Clara Crocé con Basile’. La nona lista della coalizione del candidato sindaco di Sicilia vera è quella di ‘Prima l’Italia’, che fa riferimento al deputato nazionale della Lega Nino Germanà. De Luca non commenta la vittoria del suo pupillo “sto prendendo lezioni di musica in conservatorio” dice e su Facebook ironizza: “Sono distrutto. Ho finito ora dopo sette ore di lezione … Non ho idea di nulla. Come è andata a finire?”. In serata poi appare nella sede di via Oratorio san Francesco dove 5 anni anni esultò per la vittoria ai ballottaggi con più del 65% dei voti e dà appuntamento stasera alle 22.30 a piazza Duomo.
    Neanche Basile commenta la vittoria: “Voglio aspettare i risultati finali e certi” dice. Ma ringrazia “tutti i cittadini che, malgrado i disagi affrontati, hanno esercitato il loro diritto di voto. Abbiamo fatto lunghe file, visto gente andar via delusa, persone alla disperata ricerca del proprio seggio. Disagi e problemi che sono stati determinati o aggravati dalla scelta sbagliata di far votare in un solo giorno. Comunque è stato un esercizio di democrazia importante, seppure faticoso”.
    Nella città dello Stretto ha votato il 55,57% degli elettori il 9,44 % in meno rispetto alle scorse comunali. La vittoria di Basile a Messina dà un ulteriore spinta a De Luca e al suo movimento “Sicilia vera” per la corsa alla presidenza della Regione. Il leader di Forza Italia in Sicilia, e presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, mette in risalto “il risultato del candidato di Cateno De Luca a Messina che supera addirittura il 50% superando di netto le due coalizioni di centrodestra e centrosinistra” e allo stesso tempo dice che Nello Musumeci non sarà candidato alla presidenza della Regione siciliana: “Senza alcun dubbio”.