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    Cannabis: ok della Commissione, depenalizzata la coltivazione domestica

     Via libera della Commissione Giustizia della Camera alla proposta di legge che depenalizza la coltivazione domestica di quattro piantine.
    “Bene, sono soddisfatto del lavoro e del dialogo intercorso tra i gruppi e che ha portato al via libera alla pdl che depenalizza la coltivazione domestica di quattro piantine di cannabis: un modo per sostenere chi ne fa un uso terapeutico e per togliere terreno allo spaccio”. Lo annuncia con una nota Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, deputato M5S e relatore del provvedimento.
     “Tra le altre novità che rafforzano l’impianto del progetto iniziale – prosegue Perantoni – segnalo: le pene detentive per lo spaccio di lieve entità di cannabis scendono dagli attuali 4 anni a due anni e due mesi; il consolidamento di un principio già contenuto nel testo base, cioè non potrà essere mai considerato ‘fatto di lieve entità’ la cessione di sostanze stupefacenti a minori da parte di persone di maggiore eta’; l’istituzione di una giornata nazionale sui danni derivanti dall’alcolismo, dal tabagismo, dall’uso delle sostanze stupefacenti o psicotrope da tenere ogni inizio di anno scolastico negli istituti di primo e secondo grado. Grazie al contributo costruttivo di tutti i colleghi abbiamo scritto un testo molto equilibrato e concreto che va incontro alle istanze di larghissima parte della societa’ senza compromettere l’esigenza di rigore nel contrasto alla diffusione delle sostanze stupefacenti”.    

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    Draghi: il testo integrale dell'intervento in Parlamento

    Presidente Casellati,Onorevoli Senatrici e senatori
    Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno affronterà i seguenti temi: –    gli sviluppi della guerra in Ucraina e il sostegno europeo a Kiev;-    le ricadute umanitarie, alimentari, energetiche e securitarie del conflitto;-    gli aiuti a famiglie e imprese colpite dalla crisi;-    le prospettive di allargamento dell’Ue;-    i seguiti della Conferenza sul futuro dell’Europa.
    Ci avviciniamo al quarto mese dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio. Mosca continua ad aggredire militarmente città ucraine nel tentativo di espandere il controllo sul territorio e rafforzare la propria posizione. I combattimenti a Severodoneck, nella regione di Luhansk, sono particolarmente feroci. Il bombardamento russo di Kharkiv, la seconda città più popolosa dell’Ucraina, aggrava il già terribile bilancio di morti e feriti.  Al 20 giugno sono 4.569 civili morti, 5.691 quelli feriti secondo le nazioni unite. Ma il numero reale probabilmente è molto, molto più alto. Continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni dei civili da parte dell’esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti. Anche il numero delle persone in fuga dal conflitto continua ad aumentare. Soltanto in Italia sono oltre 135 mila i cittadini ucraini arrivati dall’inizio dell’invasione. Voglio esprimere ancora una volta la mia gratitudine alle italiane e agli italiani che li hanno accolti. La strategia dell’Italia in accordo con l’Ue e con gli Alleati del G7 si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi davvero al tavolo dei negoziati. Durante la mia recente visita a Kiev insieme al Cancelliere tedesco Scholz, al Presidente francese Macron e al Presidente rumeno Iohannis, ho visto da vicino le devastazioni della guerra e constatato la determinazione degli ucraini nel difendere il loro Paese.
    Siamo andati a Kiev per testimoniare di persona che i nostri Paesi e l’Unione sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella sua lotta a difesa della sua democrazia e della sua libertà.Durante la visita il Presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina per poter raggiungere una pace che rispetti i loro diritti e la loro volontà. Solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura. La sottomissione violenta e la repressione di un popolo per mano di un esercito, non portano alla pace ma al prolungamento del conflitto, forse con altre modalità, certo con altre distruzioni. Il Governo italiano, insieme ai partner dell’Ue e del G7, intende continuare a sostenere l’Ucraina così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare.Il nostro sostegno a favore di Kiev è anche un impegno alla ricostruzione del Paese. Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio ha discusso di questo, e le conclusioni del prossimo Consiglio riaffermeranno questo impegno. 
    Non è un’impresa che possono affrontare i singoli Stati. Lo sforzo deve essere collettivo e coinvolgere anche gli Organismi internazionali e le Banche di sviluppo, la Banca mondiale e il Fondo monetario primi tra tutti. Vogliamo ricostruire per ridare una casa alle famiglie che l’hanno persa, per riportare i bambini nelle scuole, per aiutare la ripresa della vita economica e sociale in Ucraina. Oggi spetta a tuti noi aiutare l’Ucraina a rinascere.  A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue e vuole che abbia lo status di candidato. Il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione, in Europa e in Occidente. Se non sbaglio la prima volta che ho affermato questo punto è stato proprio in questo Parlamento. Continueremo a farlo in ogni consesso internazionale, a partire dal prossimo Consiglio europeo. Sono consapevole che non tutti gli Stati membri oggi condividono questa posizione.  Ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio europeo possa raggiungere una posizione consensuale in merito.Gran parte dei Paesi vicini alla Russia, grandi e piccoli, guardano ora all’Unione Europea per la sicurezza, per la pace, per la stabilità. Il percorso da Paese candidato a Stato membro è lungo per via delle impegnative riforme strutturali richieste. Ma il segnale europeo deve essere chiaro e coraggioso da subito. Oggi i Paesi, tra l’altro, sono in grado di portare avanti queste riforme strutturali più velocemente rispetto al passato. Il 3 giugno il Consiglio europeo ha adottato il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. E’ stato introdotto l’embargo su tutto il petrolio e sui prodotti petroliferi importati in Europa via mare, rispettivamente a partire dalla fine del 2022 e dall’inizio del 2023. Gli operatori europei non potranno più assicurare e finanziare il trasporto di petrolio a Paesi terzi. Sono state escluse dal sistema Swift altre tre banche russe, tra cui la più grande del Paese, Sberbank, e una banca bielorussa. E’ stato ampliato l’elenco di beni soggetti al blocco delle esportazioni, compresi prodotti chimici che possono essere usati per finalità belliche. Vengono sanzionate altre 18 entità russe e 65 persone, tra cui quello che è considerato il responsabile degli orrori di Bucha. Sono state sospese in Europa le trasmissioni di altre tre organi statali di informazione russa che diffondono propaganda.
    Le sanzioni funzionano. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che quest’anno il costo inflitto all’economia russa sarà pari a 8,5 punti del Prodotto interno lordo. Il tempo ha rivelato e sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma lo voglio sottolineare ancora una volta: i nostri canali di dialogo rimangono aperti. Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina. Anche dei miei colloqui col presidente Putin, ho più volte ribadito la necessità di porre fine all’aggressione e parlare di pace, di definirne concretamente i termini e i tempi. Durante il Consiglio Europeo si discuterà anche dell’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali. Il governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia del Nord. Nella discussione, che inizierà a questo Consiglio Europeo, inoltre il presidente Macron presenterà il suo impegno per una Comunità politica europea. Come ha già chiarito il Presidente francese questo progetto non sarà un canale sostitutivo allo status di Paese candidato.
    Il consiglio di fine mese rappresenta un’occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell’Unione, i suoi confini, la sua sicurezza, il suo sviluppo economico.Il parere positivo della Commissione europea sull’adozione dell’Euro da parte della Croazia a partire dal 2023 è un ottimo segnale, che naturalmente l’Italia accoglie con favore.Negli ultimi decenni l’allargamento dell’Unione Europea ha dato pace e stabilità a Paesi segnati dalla guerra. L’allargamento ha trasformato l’Unione Europea nel più grande mercato unico del mondo, che rappresenta tra il 5 e 6 per cento della popolazione e circa un sesto del prodotto globale. Ha creato nuove opportunità di cooperazione tra Paesi in aree di fondamentale importanza: campo energetico, nei trasporti, nella sicurezza alimentare, nella salute, nello studio, nel lavoro. Ha stimolato negli Stati membri lo sviluppo di un’economia di mercato funzionante e favorito un processo di riforme sin dalla domanda di adesione. Ha esteso diritti e tutele, diritti e tutele sul lavoro assenti ancora oggi in altre parti del mondo. Ha fornito un potente incentivo allo sviluppo della vita democratica, al rispetto della dignità umana e dello stato di diritto. Come scritto nel Trattato sull’Unione Europea, ogni Stato europeo che rispetti questi valori e che si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell’Unione. L’adesione a questi principi non è una considerazione secondaria, è alla base del progetto europeo.  L’allargamento dell’Unione Europea però comporterà certamente anche una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento, in politica estera, di sicurezza, in politica economica, in politica sociale. E’ opportuno convocare al più presto una conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida. Uno stimolo il cambiamento è arrivato anche dalla Conferenza sul futuro dell’Europa che si è conclusa a maggio. Le proposte dei cittadini europei, soprattutto giovani, presentate in quell’occasione riguardano temi di grande importanza per il futuro dell’Unione, dal cambiamento climatico allo stato di diritto, e meritano di essere valutate con attenzione.
    Il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie. Le forniture di grano sono a rischio nei paesi più poveri del mondo. Già adesso il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente che rischiano di marcire. Le devastazioni della guerra peggioreranno la situazione nei prossimi mesi. Recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell’Ucraina, nel porto di Mykolaiv, che secondo le autorità ucraine conteneva tra 250 e 300 mila tonnellate di cereali. Le proiezioni fornite dall’Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50% rispetto all’anno scorso. Dobbiamo liberare le scorte che sono in magazzino in modo da sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Nell’immediato è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l’uscita delle navi in sicurezza. Dopo vari tentativi falliti, non vedo alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione e dove l’ONU garantisca sotto la propria egida la sua esecuzione.L’Europa, sia sul piano G7 che bilaterale, ha messo in atto uno sforzo di cooperazione su larga scala per aiutare i Paesi più vulnerabili. Negli ultimi giorni la Russia ha ridotto le forniture di gas all’Europa, compresa l’Italia. Dall’inizio della guerra, il nostro governo – questo governo – si è mosso con rapidità per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. Abbiamo stretto accordi importanti con vari Paesi fornitori, dall’Algeria all’Azerbaijan, e promosso nuovi investimenti, anche nelle rinnovabili.Grazie a queste misure potremmo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza dal gas russo già dall’anno prossimo.
    In Europa l’andamento del prezzo dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi di inflazione degli ultimi mesi. A maggio in Italia l’inflazione ha raggiunto il 7,3%, ma l’inflazione di fondo – che esclude i beni energetici e alimentari – è meno della metà. Per frenare l’aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d’acquisto dei cittadini, è essenziale agire anche – e sottolineo ‘anche’, perché i campi di intervento sono vari e non si limitano a questo – sulla fonte del problema e contenere i rincari di gas ed energia. I governi hanno gli strumenti per farlo. La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un controllo, un tetto al prezzo. Questa misura è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca. Le forniture sono ridotte, il prezzo aumenta, l’incasso da parte di Mosca resta lo stesso, le difficoltà per l’Europa aumentano vertiginosamente.
    L’Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute della crisi innescate dalla guerra. Dall’anno scorso l’Italia ha stanziato circa 30 miliardi di euro in aiuti a famiglie e imprese. Parte di questi interventi sono stati finanziati con un contributo straordinario delle grandi aziende energetiche, che hanno maturato profitti enormi grazie all’aumento dei prezzi. Con questa misura abbiamo dunque chiamato le imprese che hanno beneficiato di rincari eccezionali a compartecipare a costi che tutta la società sta sopportando. È stata una scelta dettata da un principio di solidarietà e di responsabilità.L’Italia continuerà a lavorare con l’Unione europea e i nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi.Questo è il mandato che il governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione.Grazie

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    Mattarella, sanzioni sono strumento contro chi minaccia pace

    “Il contesto nel quale vi trovate ad agire, fortemente interdipendente, esalta la cooperazione tra Stati contro la criminalità finanziaria ed economica e per l’affermazione dei principi propri alla comunità’ internazionale. Si inserisce in questo ambito l’azione espressa nella esecuzione dei provvedimenti sanzionatori verso i soggetti che minacciano la pace e la sicurezza, come intervenuto in occasione dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Zafarana.

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    Sala, senza stagione di riforme il Paese rimarrà bloccato

    (ANSA) – MILANO, 21 GIU – “Noi ce la possiamo fare, abbiamo
    tutto ma sia chiaro che senza una stagione di riforme, una
    stagione davvero riformista, noi rimarremo bloccati”. Lo ha
    sottolineato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in
    collegamento con l’evento ‘Tech Emotion’, dedicato ai temi
    dell’innovazione, organizzato da Corriere della Sera con Emotion
    Network.   
    “La politica adesso deve sentire che è anche una speranza per
    la gente e deve sapere coniugare il breve periodo con una
    visione di lungo termine. Perché Milano funziona? Perché
    raccoglie le sfide, abbiamo fatto Expo e abbiamo vinto anche se
    avevo paura inizialmente – ha spiegato -. Abbiamo provato a
    portare a casa Ema e abbiamo perso per un sorteggio, poi però
    abbiamo portato a casa le Olimpiadi invernali e io spero di
    portare a Milano il Tribunale dei brevetti. Questo modello è
    unico per Milano? Non penso”. (ANSA).   

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    Ucraina: al via riunione maggioranza-governo

    Al via in uno dei palazzi che ospitano gli uffici del Senato la riunione tra governo e maggioranza sulla risoluzione sulle comunicazioni del presidente del consiglio Mario Draghi in vista del prossimo Consiglio Ue, in calendario a Palazzo Madama per il pomeriggio di oggi. Alla riunione per il governo ci sono il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e il sottosegretario Enzo Amendola.    
    Coinvolgere il Parlamento. Più di quanto fatto finora. Nei passaggi essenziali, come potrebbero essere quelli su nuovi invii di armi, che comunque non sarebbero esplicitamente citate. Non basta una riunione fiume, di un intero pomeriggio, per trovare la sintesi con le istanze M5S ed evitare che la maggioranza si spacchi sul sostegno dell’Italia all’Ucraina, su cui Mario Draghi tornerà a chiedere nel pomeriggio la massima unità alle Camere, prima di volare a Bruxelles per il Consiglio europeo.
    Il premier torna in Senato (e domani alla Camera) dopo una settimana delicata per l’azione diplomatica italiana, che lo ha portato a cercare nuove alleanze per raggiungere l’indipendenza dal gas russo in Israele, e poi a Kiev insieme a Emmanuel Macron e Olaf Scholz proprio mentre Mosca riduceva le forniture all’Europa. L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, la necessità di una risposta economica comune alla crisi energetica amplificata dalla guerra, e dell’imposizione di un tetto al prezzo del gas anche per cercare di frenare la corsa dell’inflazione saranno il cuore delle comunicazioni di Draghi. Tutte questioni su cui la maggioranza si schiera compatta attorno al premier. A dividere i partiti tra loro, ma anche con il governo, sono invece “forme e modi” con cui rendere partecipi senatori e deputati delle scelte dell’esecutivo. Enzo Amendola e Federico D’Incà si siedono attorno al tavolo con i capigruppo delle commissioni Esteri e Politiche Ue dei due rami del Parlamento nel primo pomeriggio. E a sera ancora non si trova la quadra. Accolta l’idea di spingere sulla de-escalation militare e sull’iniziativa diplomatica, il minimo per i 5S che erano partiti dalla richiesta di un voto sull’invio delle armi, le trattative si arenano sul modo in cui coinvolgere il Parlamento. Il Movimento, scosso dalla faida interna proprio con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, alla fine di un Consiglio nazionale notturno, a metà pomeriggio produce il suo documento che ribadisce la necessità di “un più pieno e costante coinvolgimento delle camere sulle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo a qualsiasi livello, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari”. Non un buon viatico per trovare un punto di caduta comune.
    Anche perché i pontieri da palazzo Chigi da giorni hanno fatto filtrare massima disponibilità alla mediazione con il limite invalicabile, però, del saldo posizionamento in linea con i partner Ue e dell’alleanza atlantica, anche sugli armamenti. No, in sostanza il messaggio fatto pervenire alle forze politiche, al commissariamento del governo su scelte cruciali di politica estera, a guerra in corso. Per uscire dall’impasse il governo propone di rifarsi al primo decreto Ucraina, che prevedeva un “atto di indirizzo” delle Camere – arrivato a larghissima maggioranza – cui fare seguire decreti ministeriali per le forniture militari all’esercito ucraino. E l’impegno dei ministri della Difesa e degli Esteri a riferire almeno ogni tre mesi sull’evoluzione della situazione. La dicitura proposta è di “coinvolgere il Parlamento secondo le procedure” previste dal decreto. Ma i 5 Stelle, e pure Leu, chiedono di fare un passo in più, un ulteriore coinvolgimento che vada oltre quanto fatto finora. La richiesta è quindi di “coinvolgere il Parlamento, ferme restando” le procedure già previste fin qui. Attorno a questa formulazione si incaglia il dibattito – nei toni sempre pacato, riferisce più di un partecipante. I dem Alfieri e De Luca tentano mediazioni che vengono bocciate.

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    Tregua armata nel M5s, il vertice contro Di Maio

    Tensione sempre più elevata all’interno del Movimento 5 Stelle dopo la riunione del consiglio nazionale sulle parole di Luigi Di Maio sulla questione delle armi per l’Ucraina. Congelata l’espulsione del ministro degli Esteri ma non le polemiche. Il presidente della Camera, Roberto Fico, scende in campo accanto a Giuseppe Conte descrivendo un movimento ‘deluso e arrabbiato’ con Di Maio. Dura la replica del ministro attraverso il suo portavoce. Di Maio si è detto ‘stupito’ degli attacchi subiti. Intanto esce la nota del Consiglio nazionale tenutosi in nottata.
    Le “recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio” sulla linea di politica estera M5s sono “esternazioni” che “distorcono le chiare posizioni” assunte a maggio e “oggi integralmente ribadite, sempre all’unanimità”. E’ quanto scritto nel comunicato del Consiglio Nazionale del M5s. Sono parole “inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta” dal Movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito” dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea. Dichiarazioni che “sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno”. “Un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento – si chiede ancora nella nota – con riguardo alle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo italiano nei più rilevanti consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari, funzionale a rafforzare il mandato del Presidente del Consiglio in tali consessi”. Questi sono i punti su cui “auspica che l’intero Parlamento o, quantomeno, i Gruppi parlamentari che sostengono il Governo possano convenire”.

    Agenzia ANSA

    L’ATTACCO DI FICO”Siamo arrabbiati e delusi. Non riesco a comprendere che il ministro degli esteri Di Maio attacchi su delle posizioni rispetto alla Nato e all’Europa che nel Movimento non ci sono e non se ne dibatteva prima”. Lo ha detto il presidente della Camera Roberto Fico, commentando a Napoli le frizioni all’Interno del M5S. “Non capisco – ha detto ancora Fico – perché nel Movimento ci sono questi attacchi su Ue e Nato in questo momento. Subiamo una cosa che secondo me è mistificatrice, non aderente alla realtà del M5S rimasto sempre legato a Ue e Nato”. “Non c’è nessun Conte-Di Maio, state sbagliando prospettiva”, ha detto in un altro passaggio. “L’unica cosa che c’è è, al massimo, Movimento-Di Maio – ha aggiunto – perché attaccare il M5s su posizioni che non sono in discussione dispiace a tutta la comunità del Movimento. È questo il punto”. “Di Maio sarà espulso? Di questo non voglio parlare. Il mio punto di vista è solo chiedermi perché si deve attaccare il Movimento e metterlo in fibrillazione in un momento in cui queste cose nel M5S non sono in discussione”.”Quello che Luigi fa nella costruzione di altro io non ho idea, perché non ne ho contezza. Poi se si sta costruendo qualcos’altro lo vedremo solo vivendo”. “A me quello che interessa – ha aggiunto – è lavorare in modo tranquillo e costruttivo nel Movimento 5 Stelle e oggi ci sono tanti gruppi di lavoro, c’è un consiglio nazionale, abbiamo i comitati, gli organi funzionanti, stiamo completando l’operatività totale dello statuto che oggi è al 100% operativo perché il Tribunale di Napoli ha rigettato la causa degli ex M5S”.

    Agenzia ANSA

    L’accordo di maggioranza sulla risoluzione sull’Ucraina, in parte, sarebbe già definito: nessun riferimento allo stop alle armi, ma l’impegno ad un maggiore sforzo diplomatico nell’approccio alla guerra

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    M5s: ecco la nota del consiglio nazionale

    Il Consiglio Nazionale del MoVimento 5 Stelle si è riunito in data odierna per un aggiornamento sulla situazione politica internazionale, con particolare riguardo al conflitto ucraino. Dopo avere discusso e valutato l’evoluzione del conflitto in corso e gli accadimenti europei e internazionali più recenti, il Consiglio Nazionale ribadisce la linea politica già puntualmente definita all’esito della riunione del 16-17 maggio 2022 del Consiglio Nazionale stesso, che qui di seguito si riporta in estratto:
    “Il Consiglio Nazionale, riunitosi in data odierna, ha deliberato all’unanimità:
    • la conferma della risoluta condanna dell’aggressione militare condotta dalla Russia contro l’Ucraina, perché contraria ai più elementari principi di diritto internazionale, non provocata e non giustificabile in nessun modo;
    • la profonda riprovazione per i ripetuti attacchi arrecati dalle forze militari russe alla popolazione e alle infrastrutture civili che contrastano con il diritto internazionale umanitario e configurano crimini di guerra;
    • di considerare necessario mantenere un incisivo piano di sanzioni per dissuadere la Russia dal proseguire nell’invasione e, se del caso, di incrementare il livello sanzionatorio con misure ancora più severe;
    • di considerare necessario perseverare negli aiuti umanitari per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e accogliere i profughi che abbandonano la loro terra per cercare salvezza dagli orrori della guerra;
    • di ritenere necessario che l’Italia si faccia interprete e sia protagonista di una nuova fase degli sforzi diplomatici in tutte le sedi internazionali affinché sia scongiurato il rischio di una escalation militare e siano invece promosse serie e credibili negoziazioni diplomatiche, che valgano a evitare che il confitto attuale deflagri in uno scontro militare di proporzioni sempre più vaste e incontrollabili;
    • di ritenere assolutamente opportuno che l’Italia, dopo avere già inviato varie forniture comprensive anche di armamenti per consentire all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa di cui all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, concentri adesso i suoi sforzi sul piano diplomatico, promuovendo, in particolare, un’azione sinergica anche con altri Paesi europei per giungere a una soluzione equilibrata, equa e sostenibile;
    • di ritenere necessario – dopo quasi tre mesi di confitto nel cuore dell’Europa, con uno scenario in continua evoluzione – un confronto in Parlamento tra le varie forze politiche, con la possibilità di pervenire a un atto di indirizzo del Parlamento che possa contribuire a rafforzare l’azione politica del Governo in tutti i consessi internazionali e a perseguire un indirizzo ampiamente condiviso dal Governo e dal Parlamento; • di considerare non sufficiente, in base ai principi del nostro ordinamento democratico, il vaglio parlamentare che è stato effettuato in corrispondenza del c.d. “decreto Ucraina”, che risale ai giorni immediatamente successivi all’aggressione militare russa, e che non tiene conto dei mutamenti nel frattempo intercorsi e delle strategie che si stanno delineando anche a livello internazionale;
    • di sostenere un ruolo dell’Italia, in prima linea, in direzione del rafforzamento del pilastro europeo della difesa comune, che adeguatamente posto a supporto di una politica estera europea, può garantire maggiore sicurezza all’Unione europea e consentire una razionalizzazione delle spese e degli investimenti militari, in modo da dotarsi di uno strumento militare europeo più moderno ed efficiente, oltreché più economico per i singoli Stati membri;
    • di considerare imprescindibile che, nel quadro delle iniziative europee, venga adottata una strategia comune di sostegno energetico (Energy Recovery Fund), che possa renderci, nel più breve tempo possibile, indipendenti dall’approvvigionamento energetico russo, attraverso piani di acquisto e di stoccaggio comuni, un tetto massimo al prezzo del gas da azionare in tutte le situazioni più critiche di mercato e un massiccio investimento nelle fonti rinnovabili anche attraverso il ricorso del debito comune europeo; • di promuovere immediatamente un’azione coordinata di accoglienza comune europea per affrontare l’ondata migratoria, proveniente dal continente africano, dovuta alla drammatica crisi alimentare provocata dal mancato approvvigionamento per molti paesi dell’Africa del grano ucraino;
    • di ritenere necessario che il Governo intervenga immediatamente e incisivamente, senza attendere il peggioramento delle già difficili condizioni delle famiglie e delle imprese: a) per azzerare o, comunque, abbassare l’Iva per i beni di largo consumo a favore delle famiglie con redditi più bassi, anche attraverso interventi selettivi attuati per il tramite del cashback fiscale; b) per detassare gli aumenti degli stipendi e dei rinnovi contrattuali, in modo da rendere più pesanti le buste paga dei lavoratori; c) per incentivare e semplificare gli investimenti nel settore delle rinnovabili; d) per riformare il mercato dell’energia al fine di limitare la formazione degli extraprofitti e sostenere la transizione alle energie rinnovabili. Il Movimento, per quanto sopra, si impegnerà nelle varie sedi istituzionali, attraverso i suoi rappresentanti, affinché tutte le iniziative e gli atti che verranno posti in essere dal nostro Paese siano costantemente orientati a sostenere l’Ucraina in linea con i principi della Carta delle Nazioni Unite, con particolare riguardo ai limiti di cui all’art. 51 della suddetta Carta e affinché l’agenda politica governativa riponga massima attenzione alle priorità sociali ed economiche delle famiglie e delle imprese, quali indicate in premessa. Il Movimento chiederà che il Presidente del Consiglio dei Ministri venga in Parlamento a riferire sulle iniziative sin qui attuate e su quelle programmate in modo che ci sia piena condivisione dell’indirizzo politico a tutti i livelli istituzionali – Roma, 16-17 maggio 2022”.
    Queste considerazioni vengono qui riprese e ribadite dal Consiglio Nazionale, il quale aggiunge che le preoccupazioni già allora espresse con riguardo alle difficoltà economiche di famiglie e imprese hanno trovato piena conferma rispetto all’attuale andamento della situazione economica e sociale e al chiaro rischio di una spirale recessiva che si sta materializzando in modo sempre più evidente. Il combinato disposto del caro bollette, della bolla inflazionistica, di un costo del denaro crescente, di una maggiore onerosità dello Stato italiano, rispetto al passato, di finanziarsi sui mercati internazionali, sono fattori destinati ad aggravare la condizione delle imprese italiane e di sempre più ampie fasce della popolazione, che richiede interventi ampi e organici da parte del Governo che vorremmo discutere urgentemente. Occorre intervenire con urgenza per assicurare un salario minimo a una platea molto ampia di lavoratori che hanno paghe molto modeste e una più ampia politica salariale che possa garantire buste paga più pesanti ai lavoratori, anche del c.d. ceto medio. Il Consiglio Nazionale apprezza il lavoro che i Gruppi parlamentari del Movimento stanno svolgendo in vista della risoluzione che sarà approvata dai due rami del Parlamento in occasione delle Comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà il 21 giugno p.v. prima del prossimo Consiglio Europeo. In particolare, il Consiglio Nazionale auspica che l’intero Parlamento o, quantomeno, i Gruppi parlamentari che sostengono il Governo possano convenire sulla necessità di: a) una descalation militare in favore di una escalation diplomatica che porti al più presto a un cessate il fuoco e, in prospettiva, a una definizione pacifica del conflitto in atto; b) di un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento con riguardo alle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo italiano nei più rilevanti consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari, funzionale a rafforzare il mandato del Presidente del Consiglio in tali consessi.
    Quanto alle recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio riguardanti la linea di politica estera del Movimento 5 Stelle, rileva il Consiglio Nazionale che queste esternazioni distorcono le chiare posizioni assunte in questa sede il 16-17 maggio (e prima ancora dello scorso 26 aprile), e oggi integralmente ribadita, sempre all’unanimità. In particolare, le dichiarazioni circa una presunta volontà del M5S di operare un “disallineamento” dell’Italia rispetto all’Alleanza euro-atlantica e rispetto all’Unione Europea sono inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta da questo Consiglio Nazionale e dal Movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito di queste tradizionali alleanze.
    Queste dichiarazioni, unitamente a quelle che evocano un clima di incertezza e di allarme in materia di “sicurezza nazionale” e quindi di instabilità del nostro Paese, sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno. La nostra posizione – ribadita in ogni occasione – è invece saldamente ancorata alla Carta delle Nazioni Unite, all’appartenenza euro-atlantica dell’Italia e costantemente orientata a rafforzare il processo di integrazione dell’Unione Europea, e auspica fortemente un deciso protagonismo del nostro Paese, nel quadro di queste tradizionali alleanze, al fine di favorire un’escalation diplomatica che, unitamente alla rigida applicazione delle sanzioni contro il regime russo, contribuisca alla soluzione diplomatica e politica del conflitto ucraino. Il Consiglio Nazionale, pertanto, confida che cessino queste esternazioni lesive dell’immagine e della credibilità dell’azione politica del Movimento 5 Stelle. Tutto quanto sopra deliberato all’unanimità.

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    Ergastolo ostativo: Garante, il testo della Camera peggiora le norme

    Il testo licenziato dalla Camera sull’ergastolo ostativo “è in tensione”, con le indicazioni date dalla Corte costituzionale e introduce “disposizioni decisamente peggiorative rispetto alla disciplina su cui essa è intervenuta”. La critica alla riforma, che dovà essere licenziata dal Senato, prima dell’8 novembre – in base al nuovo termine che la Consulta ha dato alle Camere – arriva dal Garante delle persone private della libertà Mauro Palma. Ed è contenuta nella relazione al Parlamento che sarà presentata stamattina al Senato alla presenza del capo dello Stato. 
    L’ergastolo ostativo, il carcere anche per pene molto brevi, la malattia psichica: sono i tre “punti di crisi” su cui il Parlamento “può e, in parte, deve” intervenire in questo scorcio di legislatura. Lo chiede l’ufficio del Garante Nazionale dei diritti delle persone privata dalla libertà personale”. Al 31 marzo sono 1.822 le persone condannate all’ergastolo, di cui 1.280 all’ergastolo ostativo. “I numeri – sottolinea Emilia Rossi, vice dell’autorità garante – dicono che nel nostro Paese l’ergastolo è essenzialmente ostativo: una pena diversa, quasi di specie diversa, rispetto a quelle previste dal codice penale, perché non definitiva bensì sostanziata dal tempo”. “Il Parlamento sa e può trovare una sintesi, come ha fatto in altre occasioni”, esorta. Il secondo punto di “crisi del sistema”, sottolinea è rappresentato dall’esecuzione in carcere di pene così brevi da non consentire nemmeno l’avvio di un percorso di risocializzazione: al 7 giugno, sono 1.317 le persone presenti in carcere per scontare una condanna inferiore a 1 anno, 2.467 per una condanna compresa tra 1 e 2 anni, numeri che sollecitano la ricerca di soluzioni diverse dalla detenzione in carcere. Infine, l’ultima criticità è la malattina psichica in carcere: al 22 marzo erano 381 le persone detenute cui è stata accertata una patologia di natura psichica che ne comporta l’inquadramento negli istituti, giuridici e penitenziari, predisposti per affrontarla, “ma la soluzione non è e non può essere solo sanitaria e tantomeno di sola sicurezza: va cercata nel coinvolgimento attivo di figure professionali ulteriori e nuove”.
    “Il sovraffollamento, insieme ad una grave carenza di strutture, risorse e personale,- rappresenta uno dei principali ostacoli alla salvaguardia di diritti fondamentali della persona, come quello all’istruzione, al lavoro o alla sfera degli affetti. Diritti che non sono solo guarentigie di una dignità umana che il carcere non può sopprimere, ma anche strumenti irrinunciabili per trasformare la pena in un’occasione di riscatto, recupero e rinascita sociale, come prescrive la Costituzione”. Così la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati sulla Relazione del Garante per la tutela delle persone private della libertà.