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    Meloni pressa gli alleati: 'Subito un vertice per chiarirci'

    Centrodestra Litigioso, penalizzato dall’astensionismo, sconfitto. A partire da Verona, che diventa la fotografia degli errori da non ripetere. Con i leader a scambiarsi accuse. Avranno modo di parlarsi faccia a faccia, in un vertice che nelle intenzioni di Giorgia Meloni deve avvenire a stretto giro: “Chiederò a Berlusconi e Salvini di vederci il prima possibile per evitare ulteriori divisioni”. In quella sede, dovranno dimostrare che è possibile costruire una coalizione e riuscire lì dove a livello locale, divisi, hanno fallito. Il tempo a disposizione non è molto considerando che in autunno si vota per le regionali in Sicilia e la riconferma della corsa del governatore uscente Musumeci (sempre per divisioni interne al centrodestra) è tutt’altro che scontata.

    Agenzia ANSA

    Il centrodestra diviso non sfonda. Al centrosinistra sette sindaci (Verona, Parma, Piacenza, Alessandria, Catanzaro, Monza, Cuneo), quattro al centrodestra (Lucca, Frosinone, Barletta, Gorizia), due alle liste civiche (Como e Viterbo). E’ questo il risultato del turno di ballottaggio

    E’ vero che sono le elezioni locali, ed è opinione, tra i sondaggisti interpellati, che il voto di domenica non abbia nulla a che vedere con le elezioni politiche, ma è altrettanto evidente che l’esito delle urne ha avuto l’effetto di rimescolare gli equilibri delle coalizioni e disegnare gli scenari in vista dell’appuntamento nazionale del 2023. La vittoria netta del centrosinistra scuote i poli, mette in crisi il centrodestra, ma impone anche alle forze di centro di immaginare lo schema di gioco migliore per le urne del prossimo anno. Vince soprattutto il Partito democratico di Enrico Letta che oltre a Verona, città diventata il simbolo della debacle del centrodestra, strappa agli avversari sette capoluoghi su tredici : “L’unità e fondamentale ed è una lezione per le politiche”, osserva il leader Dem mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio non ha dubbi: “Ha perso chi ha picconato il governo”. L’esito delle urne rappresenta una spinta indubbia per il progetto di campo largo del segretario del Pd, che ottiene risultati positivi sia quando si allea con il Movimento, sia quando corre con Carlo Calenda. Il leader di Azione però si chiama fuori dal progetto federatore del Pd: “Letta faccia il campo largo con i Cinque Stelle, noi facciamo un’altra strada”. Per Letta, a rafforzarsi non è soltanto la coalizione di centrosinistra, ma anche il governo di Mario Draghi. L’esecutivo è impegnato a chiudere tutti gli obiettivi del Pnrr entro il 30 giugno per incassare la seconda rata di fondi europei. Se a pesare nel cammino del campo largo ci sono le fibrillazioni interne al Movimento dopo l’addio di Luigi Di Maio, la situazione più complicata al momento resta in “casa” del centrodestra. Berlusconi, Salvini e Meloni per ora sono d’accordo solo su un punto e cioè che le urne, ed in particolare il dato dell’astensionismo certificano che “la sinistra non può cantare vittoria”. E’ evidente che un chiarimento dovrà esserci ma, nonostante Salvini si sia detto pronto ad incontrare “anche domani gli alleati” ed il Cavaliere si sia fatto promotore di un incontro al più presto, una data di convocazione ancora non c’è. Eppure di carne a fuoco ce n’è parecchia. Da un’analisi dell’Istituto Cattaneo così come per il presidente dell’Istituto Ixè Roberto Weber “è innegabile che a pesare sull’esito siano state anche le lacerazioni” della coalizione. Non solo, oltre a dover sciogliere il nodo Sicilia, i tre dovranno affrontare anche la questione Lombardia. ll candidato ufficiale è l’attuale presidente Fontana, ma l’ipotesi che Letizia Moratti possa considerare l’idea di candidarsi agita le acque. La diretta interessata smentisce ma resta alla finestra. E il rischio, secondo alcuni, è che un eventuale no di Lega e Fi a Musumeci in Sicilia possa avere come effetto immediato la messa in discussione di Fontana al Pirellone.

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    Verona: la più votata un'italiana di seconda generazione

    (ANSA) – VERONA, 27 GIU – Sarà Veronica Atitsogbe, 28 anni,
    in qualità di più votata, a presiedere il primo consiglio
    comunale dell’assemblea municipale post Sboarina. L’annuncio è
    stato dato oggi dalla portavoce del nuovo sindaco.   
    Nata a Verona da genitori originari del Togo, laureata in
    scienze politiche, figura tra le fondatrici dell’associazione
    Afroveronesi, lavora in banca, dopo uno stage più assunzione in
    prefettura, ed è la prima italiana di seconda generazione a
    entrare nel consiglio comunale di Verona. (ANSA).   

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    Del Vecchio: Draghi, è stato un grande italiano

    Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Leonardo Del Vecchio, fondatore del Gruppo Luxottica e presidente di EssilorLuxottica. “Per oltre sessant’anni – si legge in una nota – protagonista dell’imprenditoria italiana, Del Vecchio ha creato una delle più grandi aziende del Paese partendo da umili origini, dall’accoglienza presso l’orfanotrofio dei Martinitt a Milano e dall’esperienza come garzone e operaio. Cavaliere del lavoro dal 1986, ha sempre coniugato l’apertura internazionale con l’attenzione per il sociale e per il territorio. Del Vecchio è stato un grande italiano: ha portato la comunità di Agordo e il Paese intero al centro del mondo dell’innovazione. Alla famiglia, le condoglianze di tutto il Governo e mie personali”    

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    M5s: a Roma l'incontro fra Grillo e Conte

    Ancora in corso a Roma l’incontro fra il garante del M5s Beppe Grillo e il presidente del Movimento Giuseppe Conte. Nell’hotel della capitale dove Grillo soggiorna come di consueto, anche Domenico De Masi, il sociologo che ha aderito alla scuola di formazione del M5s. Nel pomeriggio, a partire dalle 17 molto probabilmente alla Camera, Grillo ha in programma una serie di incontri, che proseguiranno anche domani mattina, con i parlamentari 5s delle varie commissioni.   

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    Ribaltone a Lucca, centrodestra unito vince con Pardini

    (ANSA) – FIRENZE, 27 GIU – Vince in volata in piena notte a
    Lucca – e provoca il ribaltone a favore del centrodestra -,
    l’imprenditore Mario Pardini, 49 anni, che in ore di polemiche
    sui moderati divisi e perdenti in Italia, qui dà l’eccezione che
    conferma la regola. Pardini ha saputo riunire con sé voti di
    centro, di destra e pure di estrema destra come Casapound. Erano
    consensi sparsi al primo turno in altre candidature. Pardini
    (51,03%) ha dato due punti di scarto sull’uomo Pd-Sinistra-
    Verdi Francesco Raspini (48,97%), che pure ha ricevuto energiche
    investiture sul campo dal suo leader di partito Enrico Letta e
    anche da Carlo Calenda, venuti a Lucca a sostenerlo di persona,
    oltreché da un appello di intellettuali. Invece Pardini porta in
    Comune una maggioranza molto connotata: oltre a Fdi, Lega, Fi,
    Udc, alla sua civica, dovrà tener conto del sostegno di
    candidati che si erano presentati con liste civiche di destra e
    di movimentismi trasversali della galassia No vax e No pass.   
    Inoltre Pardini aveva ricevuto indicazione di voto dal direttore
    di orchestra Alberto Veronesi, candidato con Rinascimento
    Sgarbi, Iv +Europa e Azione al primo turno.   
    A Carrara larga vittoria della sinistra con Pd, Pri, Europa
    Verde e Sinistra Civica Ecologista che hanno sostenuto
    dall’inizio Serena Arrighi, 50 anni, imprenditrice
    nell’informatica. Arrighi chiude la parentesi di una giunta
    comunale Cinque Stelle. Ha prevalso col 57,79% (12.468 voti) sul
    candidato del centrodestra Simone Caffaz (Lega, Fdi, Fi,
    Socialisti, liste civiche) fermo al 42,21% (9.106 voti), al
    quale non è servito il sostegno di Cosimo Ferri (sostenuto da
    Italia Viva-Psi aveva preso il 15% al primo turno), decisione
    che ha acceso polemiche nel centrosinistra. Il Movimento 5
    Stelle aveva lasciato libero il proprio elettorato di scegliere
    se andare o meno a votare e il Psi (scissosi da Cosimo Ferri di
    Italia Viva che aveva indicato di votare Caffaz) aveva
    formalmente dichiarato di preferire Serena Arrighi alla destra.   
    “Da oggi – ha detto Arrighi – iniziamo a scrivere insieme un
    nuovo capitolo di Carrara. Le persone hanno premiato la nostra
    coerenza, e quella di un progetto che non abbiamo voluto
    inquinare con logiche puramente matematiche”. (ANSA).   

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    A Frosinone vince Mastrangeli con centrodestra unito

    Dopo aver sfiorato la vittoria già al primo turno, Riccardo Mastrangeli vince la sfida al ballottaggio ed è il nuovo sindaco di Frosinone. L’assessore uscente ha vinto con il 55,32% sul candidato di centrosinistra, già in passato sindaco dem del capoluogo, Domenico Marzi, fermo al 44,68%. Il centrodestra si conferma così al governo del capoluogo Ciociaro. Mastrangeli, appoggiato da 7 liste, aveva raggiunto al primo turno il 49,2% dei consensi e ha alle spalle una coalizione più che unita. A sostenere l’assessore, infatti, i tre partiti principali del centrodestra: Fratelli d’Italia, Forza Italia, e Lega. A perdere la sfida è Domenico Marzi, candidato del Pd, anche lui sostenuto da 7 liste, tra cui il Movimento 5 stelle che, con il proprio simbolo, aveva raggiunto al primo turno solo l’1,32%.
    A giocare un brutto tiro a Marzi, già sindaco dal 1998 al 2007, e al centrosinistra in questo ballottaggio è stata Azione, che ha sparigliato le carte. Il partito locale aveva reso pubblica la volontà di appoggiare il candidato del centrodestra Mastrangeli poi il coordinamento provinciale ha lasciato la libertà di voto. Ma la parola fine alle speranze del centrosinistra l’ha probabilmente messa lo stesso Mauro Vicano, ex direttore della Asl locale, da sempre vicino ai dem, indicato inizialmente come candidato di coalizione del centrosinistra e poi candidato in solitaria con Azione di Carlo Calenda. Prima dei ballottaggi, Vicano aveva annunciato che avrebbe sostenuto Mastrangeli. “Prendo atto che la città ha apprezzato l’amministrazione pregressa e ha ritenuto di dare continuità Questa è una considerazione che francamente non riesco a condividere sia dal punto di vista politico e storico, però ne prendo atto con estrema serenità. Ho formulato a Mastrangeli gli auguri di buona amministrazione”, ha detto Marzi incassando la sconfitta. Nella notte la vittoria del candidato del centrodestra ha fatto esplodere la festa nel comitato elettorale e nell’intera città. L’elezione di Mastrangeli è stata salutata anche con i fuochi d’artificio.

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    Neo sindaco di Barletta: 'Ora la città è libera'

    “Non mi aspettavo un risultato così importante ma sono felice e dedico questa vittoria ai cittadini, perché hanno capito che bisognava dire basta a un certo strapotere politico in città, aumenta dunque il senso di responsabilità nei loro confronti, per loro mi impegnerò per risolvere i problemi della città”. E’ la ‘promessa’ del neo sindaco di Barletta Cosimo Damiano Cannito, che ha riscosso il 65% dei voti, a capo di una coalizione di centro destra composta da FI, Fdi, Lega e alcune liste civiche. Cannito, eletto già nel 2018, tre anni più tardi, a ottobre 2021, era stato sfiduciato in consiglio comunale da parte della sua stessa maggioranza che si era unita a PD e SI.
    “Ora la città è libera e per la città dobbiamo lavorare ripartendo da dove avevamo lasciato”, ha aggiunto circondato da centinaia di persone in festa fra il palazzo di città e il teatro “Curci”, improvvisando una sorta di comizio di ringraziamento, in un clima di tifo da stadio. Al ballottaggio Cannito aveva sfidato Santa Scommegna, la candidata del centro sinistra, coalizione che, al secondo turno, con apparentamento, aveva riunito il PD e le liste riconducibili politicamente al presidente della regione Puglia Michele Emiliano con Si, Italia Viva e Italia in comune, che al primo turno avevano sostenuto Carmine Doronzo. Apparentamento che, considerata anche la bassa affluenza al voto, che si è fermata ieri al 43,94%, non è bastato per superare l’avversario del centro destra. “Ora la nostra attenzione sarà tutta sul consiglio comunale – ha detto Scommegna – Io ce l’ho messa tutta, affrontando una campagna elettorale difficile con forza e passione e il mio auspicio è che in città torni un clima di serenità”.
    Soddisfazione, netta, nelle fila del centrodestra, “Ha vinto Mino Cannito, abbiamo vinto noi e ha perso Emiliano. Abbiamo vinto noi perché abbiamo sempre sostenuto Mino Cannito che era e sarà un ottimo sindaco e abbiamo vinto perché abbiamo saputo interpretare la voglia di Barletta di essere liberata dalla cappa clientelare del centrosinistra che governa la Regione”, dice il commissario regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis. Focus, sull’astensionismo, invece, da parte della vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli. “Ci ha ovviamente penalizzato la scarsa affluenza. Il fatto che i sindaci siano stati scelti da un terzo degli elettori dovrebbe preoccupare tutti, i festeggiamenti del Pd, quindi, sono inutili – dice – Questo dimostra che il doppio turno non funziona, come non funziona votare in un solo giorno. Naturalmente l’astensionismo, da sempre, penalizza soprattutto noi. Per il resto, paghiamo le nostre divisioni (che non è certamente mai stata Forza Italia a volere) che ci hanno portato a perdere città nelle quali la maggioranza degli elettori è e rimane di centro-destra, come Verona e Catanzaro”.

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    Per Ziberna festa fino a notte alta a Gorizia

    Festa fino a notte fonda per le strade a Gorizia per Rodolfo Ziberna, confermato sindaco al ballottaggio, vinto con un rotondo 52,23% delle preferenze sulla ex senatrice Pd, Laura Fasiolo, che poteva contare sull’appoggio del centrosinistra e del MoVimento 5 stelle, ma che si è fermata al 47,77% (6.372 voti a favore di Ziberna contro i 5.827 per la Fasiolo). Al primo turno Ziberna aveva raggiunto il 42,56%, Fasiolo il 31,37%, separati da 1.664 voti. Attorniato da sostenitori entusiasti, Ziberna ha stappato una bottiglia per festeggiare la vittoria, brindando alla nuova amministrazione, che guiderà nuovamente a capo di una coalizione di centrodestra. Più tardi la sfidante, Laura Fasiolo, che guida una alleanza di centrosinistra, lo ha raggiunto per complimentarsi personalmente per la vittoria. Questa era apparsa chiara ben prima della chiusura dello scrutinio: Ziberna ha accumulato sin dall’inizio uno scarto di alcune centinaia di voti che è andato progressivamente aumentando. Circa mezz’ora dopo la mezzanotte si è capito che il vantaggio era incolmabile. Ma a complimentarsi con Ziberna per la conferma a sindaco sono stati anche i grandi leader nazionali: “Mi hanno appena chiamato Tajani e Gasparri e i leader locali di Forza Italia Riccardo Riccardi e Sandra Savino: erano felici per il risultato del partito e della coalizione”, ha detto in nottata. Felice ma affaticato, Ziberna ha parlato di una “campagna elettorale lunghissima ed estenuante, che si è conclusa a fine giugno”. Giurando che sarà l’ultima. Un impegnativo appuntamento attende per il 2025 la nuova amministrazione: “Allargherò la compagine di governo alla presenza di un tecnico esterno”, ha commentato Ziberna, tre tre anni Gorizia e Nova Gorica (Slovenia) saranno Capitale europea della cultura.