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    Pier Silvio ai dipendenti Mediaset, torniamo a essere azienda viva

     “Tutte le persone che gli hanno voluto bene si sono sentite toccate in qualche modo dalla sua generosità e grandezza. Da domani, però, noi facciamo un click e torniamo a essere un’azienda viva, piena di energia e forza, come è stata tutta la sua vita”. Con queste parole Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mfe-Mediaset, ha salutato i dipendenti di Mediaset che lo hanno aspettato nello Studio 20 di Cologno Monzese, dopo i funerali, per fargli una sorpresa.    Tra gli altri, era presente anche Gerry Scotti. “Da domani torniamo ad essere quello che siamo sempre stati”, ha aggiunto il secondogenito dell’ex premier nel discorso improvvisato. “Lui rimarrà sempre, sempre, sempre, nei nostri cuori. Continueremo a fare il nostro lavoro. Noi siamo e saremo sempre una prova di libertà”.    

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    L’omelia, Berlusconi ‘amava la vita, le feste, gli affari’

    Un desiderio di vita, di amore, di gioia, tra le feste e gli amici. È stato questo il tragitto umano di Silvio Berlusconi che ora “trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento”. È breve l’omelia dell’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini. E spiazza tutti per la sua apparente semplicità. Apparente perché leggendo tra le righe c’è invece tutta la vita del Cavaliere che in questo momento, dopo i successi e la popolarità, è come gli altri solo “un uomo e ora incontra Dio”.
    Il vescovo a sorpresa non cita le Scritture e neanche ripercorre la vita, o ricordi e aneddoti della persona, come quasi sempre si fa nei funerali. Cita invece l’uomo politico che “ha sostenitori e oppositori”. Parla dell’uomo d’affari che “deve fare affari”, “guarda ai numeri e non ai criteri”. Delpini parla infine del “personaggio” che “è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta”.
    È una predica laica quella di Delpini, anzi non è neanche una predica perché, con delicatezza, non giudica, non fa la morale, non esalta né critica, ma semplicemente (e cristianamente) indica che, ad un certo punto, per chi crede, resta solo l’incontro con Dio e il suo giudizio.
    C’è nel racconto di Delpini tutta la pienezza di vita che in Berlusconi era davvero traboccante, “le feste” o “il gesto simpatico”. Pensiamo solo alle barzellette con le quali il Cavaliere non risparmiava neanche i Papi o i Santi, e neanche se stesso. Ma poi, alla fine della vita, si può sperimentare – sottolinea l’arcivescovo di Milano – che “la gioia è precaria”.
    La predica di Delpini divide. Alla fine, nel Duomo di Milano, in molti applaudono alle parole del presule. Ma c’è anche chi non l’ha apprezzata per niente.”La Chiesa riscatta l’abiezione del moralismo piccolo piccolo”, commenta Giuliano Ferrara. E l’attuale direttore de Il Foglio parla di “un gigantesco Delpini” che ha offerto “un saggio di vita, di fede, di anti moralismo”. “Povero Papa Francesco, è questa la Chiesa italiana che si ritrova”, sottolinea invece Stefano Sodaro, docente di diritto canonico e osservatore delle dinamiche interne della Chiesa italiana.
    Per il governatore della Liguria Giovanni Toti le parole di Delpini hanno ricordato “la caducità della vita”, mentre per Daniele Capezzone la predica è stata costruita “in modo furbo perché suscettibile di interpretazioni opposte”.E poi la voce della rete: “deludente”, “un’omelia gesuitica”, “ha fatto come Ponzio Pilato”.
    Dall’altra parte c’è invece chi premia il vescovo a pieni voti: “Oltre la vuotezza dei commenti politici, si sono ascoltate in chiesa – twitta Lucio Brunelli, ex vaticanista Rai e ex direttore della tv della Cei – le parole più vere sulla vita e la morte di Silvio Berlusconi”.    

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    ‘Da 11 anni Berlusconi regalava le mie cravatte’

    E’ lunga la strada da Torano Castello, paesino di nemmeno 5mila abitanti in provincia di Cosenza, fino a Palazzo Grazioli. A Damiano Presta, artigiano della cravatta sette pieghe, gira quindi la testa quando – 11 anni fa – mette per la prima volta piede nella residenza romana di Silvio Berlusconi: “non ci potevo credere”. Da allora diventa il fornitore ‘ufficiale’ di regali del Cavaliere. Si parla di ordini per migliaia e migliaia di cravatte – ma anche foulard per le donne – che l’ex premier amava donare ad amici ed interlocutori. Anche a personalità come Vladimir Putin e ben 5 presidenti americani, da George Bush senior a Barack Obama.
    Tutto inizia nel febbraio del 2012. Presta riceve una telefonata da un numero anonimo. E’ una donna. “Il presidente Berlusconi vorrebbe incontrarla”. Lui pensa ad uno scherzo di amici e la manda a quel paese. “Ma lei, per fortuna, insiste e mi dà un numero fisso a cui chiamare”. E’ la storica segretaria, Marinella Brambilla, che gli fissa un appuntamento a Palazzo Grazioli con l’allora leader del Pdl .
    “Se ci penso – ricorda l’artigiano – mi emoziono ancora. Mi riceve in giacca e maglione, senza camicia e cravatta e si scusa con me per l’abbigliamento informale. Una cosa che mi ha sconvolto”. Nel Natale precedente, prosegue, “Berlusconi aveva ricevuto innumerevoli regali: qualcuno gli aveva inviato una mia cravatta che gli era piaciuta molto ed aveva quindi dato disposizioni di contattarmi”. Ed ecco Presta “muto per l’emozione” al cospetto del Cavaliere che gli commissiona subito un ordine “molto importante”: mille cravatte. “Mi ha messo in grossa difficoltà – spiega – perché non avevo la capacità produttiva per realizzarle subito. Poi voleva un nuovo packaging, una brochure”. Lui si mette al lavoro e realizza la linea personalizzata per Silvio Berlusconi. “La gratificazione più grande – prosegue – è arrivata il 22 giugno di quello stesso anno quando mi chiama personalmente al telefono: ‘Damiano, la ringrazio per il bellissimo prodotto che ha realizzato, venga a fare colazione da me’. Questa era l’eleganza dell’uomo, generoso, carismatico, di grande classe”.
    Da allora, gli ordini da casa Berlusconi per il laboratorio artigianale calabrese si sono susseguiti con regolarità negli anni. “Si serviva da me in via esclusiva. Da 11 anni non ha mai comprato cravatte da altri – sottolinea Presta – ma a me piace lavorare e non apparire o fare post e non ho mai sfruttato il suo nome per farmi promozione né ho mai approfittato della sua generosità”.
    L’ultima telefonata risale allo scorso 26 dicembre. “‘Scusa Damiano, se ti chiamo in ritardo. Volevo farti i miei auguri’, mi ha detto. Era unico. Avevo in programma di andarlo a trovare quando sarebbe stato meglio, ma è arrivata la tristissima notizia della sua morte. Io gli sono grato e lo sarò per sempre”.   

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    Berlusconi: ad Arcore l’ultimo saluto della pasionaria

    Ultimo saluto a Silvio Berlusconi anche da parte di Noelle, la storica pasionaria, sempre presente anche durante i 45 giorni di ricovero dell’ex premier all’ospedale San Raffaele di Milano. Arrivata ad Arcore poco prima del rientro del feretro dopo i funerali, la storica supporter ha portato un ultimo cartellone: “Silvio Berlusconi resti vivo nel cuore del cielo, grazie”.    La pasionaria ha poi mostrato un borsalino che le fu “regalato” dal presidente di Forza Italia. “Un giorno venne e mi disse ‘te lo compro nuovo’, ma io volevo qualcosa che ha vissuto con lui”. Presente ai funerali, la fan è tornata davanti a Villa San Martino subito dopo. “È stata una omelia stupenda – ha commentato -, sembra fatta su misura. Ci ha dato molta speranza e la certezza che ci rivedremo un giorno”. .   

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    Emilio Fede ad Arcore: Berlusconi ‘è stato la mia vita’

    “Non posso pensare che non ci sia più. Un anno fa ho perso mia moglie e adesso lui, che è stato la mia vita”. Così Emilio Fede ha ricordato lo storico amico Silvio Berlusconi. Seduto su una panchina nel prato che costeggia Villa San Martino, il giornalista, commosso, ha aggiunto: “Non questo Natale ma l’altro, mi ha chiamato ma gli ho detto che non potevo venire perché ero appena caduto, ero in carrozzina e mi sembrava brutto. Sono stato con lui trent’anni”.   

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    Berlusconi: assessori Venezia comprano maxi-spazio pubblicitario

    (ANSA) – VENEZIA, JUN 14 – “Ciao presidente. Grazie per aver
    dedicato la tua vita al tuo Paese, alla tua famiglia, allo sport
    e ai tuoi collaboratori. Venezia e l’Italia ti ringraziano”. E’
    il testo di un maxi-spazio pubblicitario con la foto di Silvio
    Berlusconi, comparso stamani sulla parete di un grattacielo di
    Mestre, che costeggia la linea ferroviaria per Venezia.   
    A ‘firmare’ il messaggio destinato all’ex premier sono stati
    due assessori comunali di Venezia, Renato Boraso e Michele Zuin,
    che hanno acquistato lo spazio, ben visibile da chi percorre il
    tratto di strada che collega la terraferma alla città insulare.   
    Entrambi hanno aderito a Forza Italia. Boraso, assessore
    comunale alla Mobilità, è poi passato a Coraggio Italia, partito
    fondato dal sindaco Luigi Brugnaro; Zuin, assessore al Bilancio,
    è stato fino all’anno scorso coordinatore regionale veneto di
    Fi. (ANSA).   

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    Berlusconi, il TESTO dell’omelia di monsignor Delpini

    Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità
    Vivere
    Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora.
    Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

    Amare ed essere amato.
    Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande.
    Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi.
    Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

    Essere contento.
    Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia.
    Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento

    Cerco l’uomo.
    Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.
    Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte.
    Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta. 
    Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
    Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento.
    Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.

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    Fascina accarezza e bacia la bara di Silvio Berlusconi

    (ANSA) – ROMA, 14 GIU – Marta Fascina, dopo aver seguito i
    funerali con lo sguardo fisso sul feretro e in lacrime,
    accarezza la bara di Silvio Berlusconi. Poi si china e la bacia.   
    Poco dopo tutti i figli accarezzano il feretro. Marina scuote la
    testa, come incredula.   
    I figli di Berlusconi, dopo aver ricevuto il saluto commosso
    del Capo dello Stato Sergio Mattarella e della premier Giorgia
    Meloni, hanno ringraziato la folla che ha seguito nella piazza i
    funerali con grande partecipazione. (ANSA).