Che succede adesso? E’ il quesito sulla bocca di tutti dopo la terza bocciatura ai Comuni dell’accordo sulla Brexit, proprio nel giorno originariamente fissato per il divorzio di Londra dalla Ue. Pur nell’incertezza, si delineano diversi scenari, da quelli istituzionalmente possibili a quelli che presentano maggiori criticità. Ecco di seguito quali.
* NO DEAL – Al momento fra le opzioni più probabili c’è quella dell’uscita del Regno Unito dall’Ue senza accordo. La data chiave è il 12 aprile, tagliola fissata da Bruxelles in mancanza di ratifica dell’accordo siglato da Theresa May entro le 23 di oggi (se fosse stato approvato, il rinvio sarebbe durato fino al 22 maggio). Entro il 12 aprile il governo britannico dovrà comunicare all’Ue se intende procedere ad un traumatico no deal o chiedere una proroga lunga (si parla di un anno o due), che andrà tuttavia motivata.
* SOFT BREXIT – Una delle alternative allo strappo potrebbe essere uno scenario da ‘Mercato Unico 2.0’, con Londra fuori dall’Ue ma il cui rapporto con Bruxelles rimandi ad una soluzione simile a quella della Norvegia, che mantiene con l’Europa rapporti privilegiati, soprattutto di natura economica.
Una delle ipotesi percorribili (caldeggiata ad esempio dal Labour di Corbyn) è la permanenza del Regno nell’unione doganale, che risolverebbe alla radice il problema del backstop tra Irlanda e Irlanda del Nord.
* SECONDO REFERENDUM – Se ne parla ancora di consultare il popolo per la seconda volta. E c’è chi ci spera davvero, soprattutto in quella fetta di opinione pubblica che dal voto del 2016 ha in crescendo fatto sentire la sua voce contraria alla Brexit. Ma al momento i voti in Parlamento per un secondo referendum non ci sono.
* ELEZIONI POLITICHE ANTICIPATE – Theresa May potrebbe dimettersi e convocare elezioni anticipate. Lo chiedono in moltissimi ormai e il leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn, ha messo pubblicamente il suo sigillo all’appello intervenendo oggi ai Comuni dopo il voto. Teoricamente una possibilità potrebbe essere indire le elezioni assieme a quelle per il rinnovo del Parlamento europeo a maggio. Ma, oltre ad essere politicamente inopportuno, i tempi sarebbero stretti.
* REVOCA DELL’ARTICOLO 50 – Il Parlamento lo ha attivato e, anche qui in teoria, potrebbe anche revocarlo. Alla luce di ostacoli insormontabili, Westminster potrebbe cioè decidere di ritirare l’attivazione dell’articolo dei Trattati che ha fatto scattare la procedura di divorzio di Londra dall’Ue (il referendum popolare del 2016 era infatti consultivo e non vincolante). Uno scenario No Brexit abbastanza estremo però, una probabilità che resta remotissima, al momento più nella sfera della fantapolitica che della realtà, soprattutto senza una nuova consultazione popolare.
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