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Al via la settimana decisiva per il finanziamento UE all’Ucraina. Ma il negoziato sugli asset russi si fa “più difficile”


Bruxelles – Una settimana da “prendere o lasciare”, l’ha definita il capo della diplomazia UE, Kaja Kallas. La posta in gioco è altissima: non si tratta solo di garantire le risorse necessarie perché l’Ucraina non capitoli a un passo dal negoziato di pace, ma in definitiva della credibilità stessa dell’Unione europea, che ha tante volte promesso di sostenere Kiev a ogni costo ma che ora rischia di sfaldarsi di fronte alla cifra monstre di 90 miliardi di euro per i prossimi due anni.

La strada che porta al vertice europeo in programma il 18 e 19 dicembre – per stessa ammissione dell’Alta rappresentante UE per gli Affari esteri –  però in salita. L’ottimismo ostentato dopo la decisione di congelare gli asset a tempo indeterminato sembra svanito. Il negoziato sull’opzione preferita da Bruxelles, quella del prestito di riparazione all’Ucraina con gli asset della Banca Centrale Russa congelati in UE, “è sempre più difficile”. Oltre al Belgio, sede di Euroclear, la società che detiene la maggior parte dei titoli di stato russi sul suolo europeo, si sono sfilati l’Italia, la Bulgaria, Malta, la Repubblica Ceca. Insieme a Ungheria e Slovacchia, i cavalli di Troia di Mosca nell’UE, un manipolo di Paesi che rischia di far saltare il tavolo.

“Non lasceremo il vertice prima di aver ottenuto un risultato, prima di aver preso una decisione sui finanziamenti per l’Ucraina”, è la promessa (o l’avvertimento) di Kallas ai leader. La posizione della Commissione europea però è perentoria: “L’opzione più credibile è il prestito di riparazione, ed è su questo che stiamo lavorando“. Oggi (15 dicembre) a Bruxelles si riuniscono i ministri degli Esteri dei 27, dando il via ad una girandola diplomatica che non si fermerà fino all’ultimo venerdì prima delle feste. Belgio, Italia, Bulgaria e Malta hanno firmato una dichiarazione per chiedere soluzione alternative, come uno strumento di debito comune o un finanziamento ponte. Il Belgio corre un rischio finanziario enorme – i 185 miliardi di euro detenuti da Euroclear sono pari a quasi un terzo del PIL del Paese -, l’Italia (e lo stesso vale per Bulgaria e Malta) teme il peso su un debito già elevatissimo delle garanzie al prestito che sarebbe tenuta a offrire.

Kallas ha chiesto ai 27 di essere “molto lucidi”. Le alternative – quella di un prestito finanziato dal bilancio dell’UE – “non funzionano, le abbiamo già provate in passato”. Quando due anni fa la stessa Kallas, allora premier estone, cercò di insistere per gli eurobond per sostenere l’Ucraina, la discussione naufragò rapidamente. Lo spazio per raggiungere l’unanimità su uno strumento di debito comune è pressoché inesistente. Mentre il via libera al prestito con gli asset russi congelati si può ottenere con un voto a maggioranza qualificata. E oltretutto – ha sottolineato ancora Kallas – “non proviene dal denaro dei nostri contribuenti”.

Il criterio della maggioranza qualificata assicura alla Commissione un margine significativo per imporre la propria volontà. Italia, Belgio, Bulgaria, Malta, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia non bastano per affossare il prestito di riparazione. Nemmeno aggiungendo un altro scettico, il Lussemburgo, la votazione cambierebbe segno. Eppure – ha sottolineato Kallas – senza il Belgio a bordo “sarebbe sempre più difficile, perché detengono la maggior parte degli asset, e penso sia importante che siano coinvolti in qualunque cosa facciamo”. In generale, un accordo a 20 che si basa su coperture finanziare da garantire a 27 sarebbe molto fragile.

Dopo il primo ricorso in giustizia della Banca Centrale Russa contro Euroclear, in alcune cancellerie è scattato un campanello d’allarme. “Naturalmente, alcuni Paesi in Europa sono più abituati di altri alle minacce rappresentate dalla Russia. E voglio dirvi che queste sono solo minacce: se restiamo uniti, siamo molto più forti“, ha insistito l’Alta rappresentante. Forse però, un altro dubbio fa capolino tra le capitali. E cioè che la Russia perda la guerra, o che venga obbligata a risarcire l’Ucraina in un accordo di pace dalle cui trattative, finora, l’UE è stata messa di lato.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed

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