Bruxelles – Tra tutti i Paesi partecipanti al vertice per la pace in Ucraina ospitato dall’Arabia Saudita, i riflettori erano puntati sulla Cina, che aveva disertato il primo round di colloqui a Copenaghen, lo scorso giugno. E il rappresentante speciale di Pechino per gli Affari euroasiatici, Li Hui, riferiscono fonti europee, “ha partecipato attivamente ed è stato favorevole all’idea di un terzo incontro a questo livello”.
Al summit tenutosi sabato e domenica 5-6 agosto a Jeddah, sul mar Rosso, erano presenti 40 delegazioni nazionali, più rappresentanti dell’Unione europea e delle Nazioni Unite. L’obiettivo era trovare un fronte comune a sostegno della pace in Ucraina soprattutto con i Brics, o meglio i Bics (Brasile, India, Cina e Sud Africa), vista l’assenza di Mosca. E nonostante dal vertice non sia uscita alcuna dichiarazione congiunta, da Bruxelles raccontano di un “accordo secondo cui qualsiasi processo di pace debba avere al centro il rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina e il ripristino del primato della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”.
Lettura confermata dal Andriy Yermak, capo dell’Ufficio di Zelensky, che in una nota ha evidenziato le “consultazioni molto produttive sui principi chiave su cui dovrebbe essere costruita una pace giusta e duratura”. Secondo Kiev, pur con “punti di vista diversi, tutti i partecipanti hanno dimostrato l’impegno dei loro Paesi nei confronti della Formula di pace” in dieci punti proposta a settembre 2022 all’Assemblea generale dell’Onu dal presidente Zelensky. I consiglieri per la sicurezza nazionale presenti a Jeddah si sarebbero accordati per la “formazione di gruppi di lavoro sui temi chiave” del piano di pace di Kiev, come “la sicurezza alimentare globale, la sicurezza nucleare, la sicurezza ambientale, il rilascio di aiuti umanitari, dei prigionieri di guerra e dei bambini ucraini” deportati in Russia.
Secondo fonti Ue, è “plausibile” un vertice a livello dei capi di stato e di governo “prima della fine dell’anno”. Un summit di tale tenore rappresenterebbe un importante segnale politico e una vittoria dello sforzo diplomatico saudita. Duramente criticata per l’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018 e per le atrocità commesse in Yemen, Riyad sta cercando di cogliere l’opportunità di ripulire la propria immagine a livello diplomatico presentandosi come importante mediatrice nel conflitto in Ucraina.
Nella due giorni di Jeddah, la delegazione ucraina ha poi condotto una serie di incontri bilaterali: con Simon Mordue, consigliere capo per la politica estera del presidente del Consiglio europeo, Yermak si sarebbe soffermato in particolare sul processo di adesione di Kiev al blocco dei 27.