Gli Usa hanno tentato vanamente per tre mesi di fare pressione su Pechino presentando informazioni sulle truppe russe ammassate intorno all’Ucraina e “supplicando” un intervento anti-invasione. E’ la rivelazione del New York Times, che racconta i ripetuti sforzi dell’amministrazione Biden con il ministro degli Esteri e l’ambasciatore cinese negli Usa. Ma a dicembre gli Usa capirono che Pechino aveva condiviso le informazioni con Mosca presentandole come un tentativo americano di seminare discordia e assicurando che la Cina non avrebbe fermato i piani russi. Un retroscena che rafforza i timori di Washington di un asse di ferro tra i due Paesi, con possibili ripercussioni anche sulle rivendicazioni cinesi in Asia, a partire da Taiwan. Intanto il commander in chief pensa allo scacchiere europeo, deciso a non mandare truppe americane a combattere in Ucraina ma a garantire assistenza militare a Kiev e a difendere “ogni centimetro del territorio Nato” rafforzandone il fianco orientale, dossier discusso oggi nel summit virtuale dell’Alleanza. Si rafforza inoltre l’ipotesi di ulteriori sanzioni. Oggi però il presidente americano si dedica anche al fronte interno facendo la storia con la nomina della prima giudice afroamericana della Corte suprema, la 51enne Ketanji Jackson. Una scelta non divisiva, che dovrebbe avere un consenso bipartisan: quello di cui Biden continua ad aver bisogno anche nella gestione della crisi ucraina.
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