In America latina l’Ue è arrivata tardi e male, e ora sconta la forte presenza della Cina
Bruxelles – L’Unione europea ‘riscopre’ l’America latina. Nuove ragioni rilanciano la necessità di nuove relazioni che sono nei fatti nuovi riposizionamenti su uno scacchiere dove la Cina ha iniziato però a muovere le proprie mosse da tanto, e in modo costante. Per quanto la Commissione europea esulti per i risultati raggiunti con i Paesi del Mercosur (Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, Uruguay più il Venezuela sospeso), e per quanto si prodighi per cercare sponde sul versante caraibico, l’Ue arriva tardi e male in una zona del mondo dove Pechino guarda da tempi non sospetti e investe, in relazioni commerciali e politiche.E’ il centro studi e ricerche del Parlamento europeo a fare la lista degli errori strategici dell’Ue, con tanto di relazione che mette in luce i limiti di un’Unione europea che ha tanto da perdere in questa corsa alla presenza nel continente. Il primo errore è politico: “L’Ue ha perso l’occasione di tenere un summit con la regione per otto anni, dal 2015 al 2023”. Nel frattempo la Repubblica popolare tesseva la sua tela. Tra il 2013 e il 2024 il presidente Xi Jinping si è recato sei volte di persona in America Latina, con i cui Paesi la Cina ha firmato in questo stesso lasso temporale circa mille accordi commerciali bilaterali.Il presidente della Cina, Xi Jinping (foto d’archivio)Il secondo errore dell’Ue è di metodo. Gli analisti del Parlamento europeo fanno notare come il tanto sbandierato accordo di libero scambio Ue-Mercosur non offre certezze, in quanto ci sono resistenze di alcuni Paesi (Francia e Polonia) e parlamenti nazionali che scalpitano per affossarlo. Viceversa, la Cina non ha bisogno di conferme su quanto già sottoscritto. Ancora, durante la pandemia di Covid la Cina ha rifornito prima e di più di vaccini, con l’Ue arrivata dopo. E poi la sostenibilità: il regolamento sulla deforestazioni “è stato percepito come protezionistico”, in particolare in Brasile e Argentina, Paesi non proprio marginali.L’Argentina può offrire accesso al litio tramite l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur, ma c’è molto di più di quello: antimonio, niobio, bauxite, manganese, grafite, metallo di silicio, tantalio e vanadio. Tutte materie prime critiche di cui l’America Latina è ricca e di cui la Cina, attraverso la sua presenza nella regione, vuole garantirsi approvvigionamento e controllo, così da influenzare mercati ed economie globali. La Repubblica popolare sta giocando silenziosamente e pazientemente la sua partita per un nuovo ordine mondiale all’insegna cinese.Una dimostrazione pratica della rinnovata potenza cinese è rappresentata dall’orientamento su Taiwan. Nel 2017 sui 33 Paesi dell’area America Latina e Caraibi, 18 riconoscevano l’isola di Formosa come Stato sovrano, mentre oggi solo sette mantengono relazioni diplomatiche con Taipei (Belize, Guatemala, Haiti, Paraguay, Saint Kitts and Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent and Grenadine). Pechino dunque sta erodendo il sostegno internazionale attorno a Taiwan, considerata parte integrante della Repubblica popolare. Una mossa che è in aperto contrasto alle posizioni dell’Ue, che riconosce ‘due Cine’ mentre per Pechino la Cina è una sola, con Taiwan. La presenza cinese in America Latina contribuisce dunque anche a sminuire l’agenda internazionale Ue.Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump [foto: archivio]La politica dell’Ue verso l’America latina si mostra dunque miope. Da un punto di vista commerciale la Cina è il secondo partner commerciale per la regione dietro agli Stati Uniti, che potrebbero essere scalzati nel 2035. In questo flussi commerciale enorme e crescente, Pechino è l’acquirente principale delle materie prime dei Paesi della regione: nel 2023 un terzo delle materie prime esportate dall’America latina (34 per cento) finivano nella Repubblica popolare. Considerando che delle 34 materie prime critiche contenute nell’allegato 2 della proposta di regolamento in materia ben 25 sono estratte in America Latina, l’Unione europea sta già perdendo la corsa agli approvvigionamenti e ancora di più rischia di perderla.L’accresciuta presenza della Cina in America latina si deve anche alla prima presidenza di Donald Trump (2017-2021). Con lui alla testa degli Stati Uniti l’impostazione protezionistica ha prodotto come risultato quello di spingere i governi dei Paesi della regione verso Pechino, che a differenza degli Usa si è mostrato più conciliante. La seconda presidenza Trump, contraddistinta da una politica dei dazi facili, potrebbe aiutare la Cina a rompere ancor di più le uova europee nel paniere centro-americano. LEGGI TUTTO