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    In Moldova si è dimesso il governo europeista di Gavrilița. Un missile russo viola lo spazio aereo del Paese

    Aggiornamento: Il segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza ed ex-ministro degli Affari Interni, Dorin Recean, è stato nominato nuovo primo ministro della Moldova. Entro due settimane dovrà presentarsi al Parlamento nazionale per il voto di fiducia e nel frattempo rimarrà in carica il governo dimissionario di Natalia Gavrilița.
    Bruxelles – Si dimette a sorpresa il governo filo-Ue della Repubblica di Moldova guidato da Natalia Gavrilița. Questa mattina (10 febbraio) la leader dell’esecutivo moldavo ha convocato una conferenza stampa per annunciare lo scioglimento del suo gabinetto, lanciando più di un’accusa all’opinione pubblica nel Paese: “Se avessimo avuto in patria lo stesso sostegno dei nostri partner europei, avremmo potuto avanzare più rapidamente” sul percorso verso l’adesione all’Unione Europea e sul piano della sicurezza. Sotto la pressione della Russia di Vladimir Putin – che da anni cerca di destabilizzare il Paese con un contingente militare nella nell’autoproclamata Repubblica separatista della Transnistria – Chișinău si trova ora a dover affrontare una crisi di governo a meno di quattro mesi dalla seconda riunione della Comunità Politica Europea, che il primo giugno porterà i capi di Stato e di governo di tutti i Paesi del continente proprio nella capitale moldava.
    Da sinistra: la prima ministra dimissionaria della Moldova, Natalia Gavrilița, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (7 febbraio 2023)
    Le dimissioni del governo europeista di Gavrilița arrivano a pochi giorni dalla visita della premier moldava a Bruxelles, per partecipare al Consiglio di Associazione Ue-Moldova con i presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Ue, Charles Michel, e per approfondire le discussioni sulle prospettive di adesione Ue del Paese (che ha ottenuto lo status di candidato dal 23 giugno dello scorso anno) e del supporto di Bruxelles alle conseguenze della guerra russa in Ucraina. Mentre la presidente della Moldova, Maia Sandu, ha già annunciato che avvierà il confronto con i partiti in Parlamento – dove il Partito di Azione e Solidarietà (centro-destra liberale) della premier dimissionaria conta 63 seggi su 101 – per la nomina di un nuovo primo ministro, Gavrilița ha lasciato l’incarico di governo ricordando che “la sicurezza è la nostra priorità“.
    La notizia che arriva da Chișinău questa mattina rende più instabile la situazione in Moldova, proprio di fronte alle mire del Cremlino di dividere un Paese candidato all’adesione all’Ue. Alle tensioni che nell’ultimo anno sono continuate a covare nell’autoproclamata Repubblica filo-russa nell’est del Paese, lungo il confine con l’Ucraina, si sono sommate le recenti azioni di provocazione di Mosca. Poche ore prima dell’annuncio della premier Gavrilița, “alle 10.18 un missile ha attraversato lo spazio aereo della Repubblica di Moldova, sopra la città di Mocra nella regione della Transnistria e, successivamente, sopra la città di Cosauți nel distretto di Soroca, dirigendosi verso l’Ucraina”, è quanto rende noto il ministero della Difesa in un comunicato. Alla “ferma condanna” della violazione dello spazio aereo, è seguita la convocazione dell’ambasciatore russo per fornire spiegazioni.
    Un episodio che solleva particolari preoccupazioni nel Paese, alla luce di quanto riportato dai servizi segreti ucraini (e confermati anche da quelli moldavi su “attività sovversive”). Nel corso dello storico confronto a Bruxelles tra il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e i 27 leader Ue riuniti al Consiglio Europeo nella giornata di ieri (9 febbraio), lo stesso numero uno di Kiev ha reso noto che “di recente ho parlato con la presidente Sandu e l’ho informata che la nostra intelligence è riuscita a intercettare un piano russo dettagliato per minare la situazione politica della Moldova“. Un documento che mostrerebbe “chi, quando e con quali azioni avrebbe distrutto” il Paese, per “romperne l’ordine democratico e stabilire il controllo”. Di fronte al Consiglio Ue il presidente Zelensky ha fatto il paragone con quanto accaduto prima del 24 febbraio 2022 in Ucraina e non solo: “Non sappiamo se Mosca abbia dato l’ordine di agire secondo questo piano, ma abbiamo riconosciuto che era esattamente quello che avevano già cercato di fare contro l’Ucraina e contro altri Stati in Europa“, come “i Paesi baltici, la Polonia e in particolari i Balcani”.
    La presidente della Repubblica di Moldova, Maia Sandu, alla sessione plenaria del Parlamento Europeo (18 maggio 2022)
    Ritornano così alla mente le parole della presidente moldava Sandu, nel suo intervento del 18 maggio dello scorso anno alla sessione plenaria del Parlamento Ue: “Dopo l’indipendenza, ci aspettavamo che le sfere di influenza e gli Stati cuscinetto sarebbero stati relegati nel passato“. Ma con l’inizio dell’invasione dell’Ucraina il Cremlino “ha cercato di porre fine a queste speranze e ci ha portato indietro di cent’anni, con mire geopolitiche per rimodellare la regione e accaparrarsi territori”.

    La premier ha annunciato il passo indietro, sottolineando di godere del supporto internazionale ma non più della popolazione. Nel giugno 2022 a Chișinău è stato concesso lo status candidato all’adesione Ue e fra quattro mesi ospiterà la seconda riunione della Comunità Politica Europea

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    Von der Leyen promette a Zelensky il 10° pacchetto di sanzioni prima del 24 febbraio. Presto nuovi stop all’export russo per 10 miliardi

    Bruxelles – Dieci pacchetti di sanzioni contro la Russia per dodici mesi di guerra. Ursula von Leyen approfitta del viaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Bruxelles per confermare che la Commissione Ue proporrà il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. In conferenza stampa dopo l’intervento di Zelensky al Consiglio europeo straordinario, la presidente della Commissione europea ha confermato che presenterà a breve il decimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino, prima della data simbolica del 24 febbraio quando ricorrerà il primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.
    Von der Leyen ha anticipato alcuni degli elementi di novità che saranno incluse nel pacchetto di sanzioni. Leader politici e militari saranno aggiunti alla lista nera dell’Ue a cui congelare i beni e impedire i viaggi in Ue. Come aveva già anticipato nel suo viaggio a Kiev della scorsa settimana, il nuovo pacchetto di misure restrittive prenderà di mira la macchina di propaganda di Putin. “Le loro bugie stanno avvelenando lo spazio pubblico in Russia e all’estero”. Secondo le parole di von der Leyen il pacchetto includerà anche ulteriori divieti di esportazione per un valore di 10 miliardi di euro, ha detto

    Russia must pay for the destruction caused and blood spilt.
    Our 10th package of sanctions will further weaken Russia’s war machine.
    And we have the will to hold Russia accountable for its crimes, including the crime of aggression. pic.twitter.com/6rPcZFFPsO
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 9, 2023

    In secondo luogo, il pacchetto includerà ulteriori divieti di esportazione per un valore superiore a 10 miliardi di euro. Questo “affamerà ulteriormente la macchina militare russa e continuerà a scuotere le fondamenta della sua economia”, ha spiegato von der Leyen, da cui è arrivata la promessa di lavorare insieme alla comunità internazionale per dare vita a un tribunale speciale per i crimini della guerra in Ucraina. Riuniti a al Vertice straordinario i capi di stato e governo hanno riaffermato nelle conclusioni adottate nella notte che l’Unione europea manterrà e cercherà di aumentare ulteriormente, in consultazione con i partner internazionali, la pressione collettiva sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra di aggressione” nei confronti dell’Ucraina. Nel capitolo relativo all’Ucraina i leader Ue hanno ricordato che “per aumentare ulteriormente il costo che la Russia deve sostenere per la sua guerra di aggressione, è stato adottato un tetto ai prezzi dei prodotti petroliferi” di Mosca, ma l’Unione Europea “è pronta a continuare a rafforzare le sue misure restrittive in stretto coordinamento e in cooperazione con i partner globali” e “saranno rafforzate le misure antielusione” al regime di sanzioni in vigore.

    Prenderà di mira la propaganda del Cremlino e ci saranno nuovi divieti all’esportazione. La data simbolica del 24 febbraio quando ricorrerà il primo anniversario dell’aggressione russa

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    I Ventisette promettono a Zelensky che “non risparmieremo sforzi nella battaglia per la difesa e la pace” in Ucraina

    Bruxelles – Dopo sette incontri virtuali, il momento del confronto viso a viso. Uscito dall’emiciclo del Parlamento Europeo – dove ha rivolto agli eurodeputati un intenso appello sui valori comuni – il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha proseguito la sua prima visita a Bruxelles con la partecipazione al Consiglio Europeo straordinario. “È giusto partecipare alla riunione dei leader Ue, la lingua ucraina farà parte della discussione e della prassi europea, non appena faremo parte dell’Unione”, ha sottolineato il numero uno ucraino. Un confronto incentrato sul percorso verso l’adesione Ue, la pace “a lungo termine”, ma soprattutto sulla necessità di garantire “sicurezza su tutto il continente” e la fornitura di armi per vincere la guerra contro la Russia: “Significa difendere i valori europei, l’Ucraina e voi stessi“, ha messo in chiaro Zelensky, puntualizzando che “se lo fate ora, non dovrete farlo più tardi”.
    Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al Consiglio Europeo straordinario (9 febbraio 2023)
    Come confermato dallo stesso presidente ucraino al termine della tavola rotonda con i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri, al Consiglio Ue è stato ribadito il sostegno dell’Unione “fino alla vittoria”, con “tutte le armi necessarie, compresi i jet“. Il percorso per arrivare a ottenere jet da combattimento “è lungo” ed è iniziato con la visita di ieri (8 febbraio) a Londra, per proseguire oggi con i confronti bilaterali con i singoli leader.
    Ma intanto del vertice a tre con il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz – da cui l’Italia di Giorgia Meloni è stata esclusa – il numero uno ucraino si ritiene soddisfatto: “Abbiamo preso decisioni concrete, lavoreremo per rafforzare le capacità sull’aspetto offensivo, sui carri armati e sull’artiglieria”. Zelensky ha però avvertito che “non posso tornare in patria senza risultati” dai confronti informali con tutti i 27 leader, “è un punto di vista pragmatico”. Su questo fronte il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha chiesto “fermezza anche sul piano militare” ai Ventisette: “Dobbiamo rispondere ai bisogni militari dell’Ucraina, perché le prossime settimane e mesi saranno cruciali“. L’esortazione è su “missili, munizioni, carri armati, sistemi di difesa”, che servono “ora”. Dopo i carri armati pesanti tedeschi Leopard 2, il nuovo punto di caduta che dovranno trovare i leader Ue sarà proprio sui jet da combattimento.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (9 febbraio 2023)
    La guerra non è la prospettiva ucraina, né sul breve né sul lungo termine: “Non siamo come la Russia, noi non obblighiamo la nostra gente a combattere, ma dobbiamo difendere la democrazia e programmare la pace”, è il punto fermo di Zelensky. Ed è per questo che il secondo punto del dossier Ucraina sul tavolo del Consiglio Ue è sul “garantire la pace, che sia giusta“, ha ribadito in conferenza stampa la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, confermando quanto già annunciato al termine del vertice Ue-Ucraina di venerdì scorso (3 febbraio). “Siamo totalmente d’accordo con tutti i 10 punti della formula di pace, dalla sicurezza economica a quella nucleare, dagli approvvigionamenti alimentari a quelli energetici”, ha precisato von der Leyen, aggiungendo di voler “garantire che ci sia ampio sostegno a livello internazionale”. A farle eco il numero uno del Consiglio Ue, che ha confermato la volontà dell’Unione di “non risparmiare nessuno per vincere anche la battaglia diplomatica“. Michel appoggia l’idea di “un vertice per la pace”, per cui “non possiamo esitare o farci intimidire dalla Russia”.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (9 febbraio 2023)
    E infine c’è la questione del garantire la responsabilità per gli autori dei crimini di guerra dell’esercito russo in Ucraina. “È impossibile vivere senza giustizia, deve esserci un tribunale contro la Russia per questa aggressione e un meccanismo di compensazione per tutti i danni causati dal terrore russo“, è la richiesta senza sconti del presidente Zelensky. Il processo sostenuto dai Ventisette sarà articolato in “tre tappe“, ha spiegato la leader dell’esecutivo comunitario. Il primo passo è “raccogliere le prove dei crimini e abbiamo già iniziato”, poi è necessario spingere sulla “cooperazione tra procuratori, e per questo abbiamo creato un centro comune all’Aia”. E infine c’è proprio la questione della creazione del tribunale: “Ci sono discussioni sulla struttura, ma c’è anche la piena volontà politica che tutti i responsabili rispondano del crimine di aggressione” contro l’Ucraina.

    Il presidente ucraino è intervenuto per la prima volta di persona al Consiglio Europeo, incentrando il confronto con i leader dell’Unione sulla sicurezza del continente, la fornitura di armi per arrivare alla vittoria nella guerra contro la Russia e la pace “a lungo termine”

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    Zelensky all’Ue: “Avvio negoziati adesione quest’anno, il 2023”

    Bruxelles – Fare il possibile per permettere l’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’Ue entro la fine dell’anno. Volodymir Zelensky, tra le richieste ai capi di Stato e di governo dei Ventisette e ai presidenti delle istituzioni comunitarie, presenta quelle relative al futuro politico del suo Paese. Il presidente ucraino ringrazia per quanto fatto finora, il riconoscimento dello status di candidato è un certamente un passo avanti anche più che gradito. Adesso però si vorrebbe evitare di attendere troppo a lungo. ” Vorremmo molto l’avvio di questi negoziati quest’anno, il 2023, per motivare noi stessi” ma soprattutto “per motivare il nostro esercito” impegnato a rispondere all’aggressione dell’armata russa.
    Zelensky è consapevole del procedimento e delle sue tappe, e sa che occorre innanzitutto attendere il risultato delle raccomandazioni che la Commissione europea dovrà produrre nei prossimi mesi. Ma, e lo ribadisce con forza nel corso della conferenza stampa con i presidenti di Consiglio e Commissione Ue, “vogliamo molto l’adesione”. Dal podio della sala stampa del Consiglio europeo ricorda la situazione di un Paese e di un popolo alla prese con una guerra che “sfortunatamente va avanti”. Tenuto conto questo, “c’è bisogno di sostegno psicologico”, e un’eventuale concessione dell’avvio negoziale servirebbe non poco.
    Zelensky trova dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la massima disponibilità. “Sappiamo che la Commissione presenterà le sue valutazioni, e farò il massimo perché il Consiglio non scappi dalle sue responsabilità”. Un lavoro di convincimento sembra servire, dato che sull’accelerazione del procedimento dell’allargamento i 27 si mostrano con idee diverse. La Lituania vorrebbe che la Commissione li raccomandi per ottobre, “così che il Consiglio possa dare il via libera entro fine anno”. L’auspicio del presidente lituano Gitanas Nauseda è condivisa dal premier irlandese, mentre il lussemburghese Xavier Bettel invita al pragmatismo. “Non promettiamo ciò che non siamo certi di poter mantenere”.

    L’appello ai leader ai presidente delle istituzioni comunitarie. “Per motivare noi stessi e per motivare il nostro esercito”

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    Ucraina, i fighter jet animano il vertice dei leader Ue

    Bruxelles – Immigrazione, ripresa economica, ma soprattutto fighter jet. Gli aerei da guerra che l’Ucraina vorrebbe dopo la richiesta dei carroarmati sono il tema caldo della riunione dei capo di Stato e di governo dei Paesi Ue, chiamati a doversi confrontare sui modi di sostenere l’alleato ucraino. Se i Paesi piccoli spingono per “dare tutto ciò che serve per permettere la vittoria della guerra”, come sottolinea il primo ministro lettone Kristjan Karins, i grandi invece frenano o evitano di esprimersi in termini espliciti.
    “La Russia non deve vincere questa guerra”, sottolinea il presidente francese, Emmanuel Macron, convinto che occorre “continuare a sostenere militarmente” Kiev. L’inquilino dell’Eliseo sceglie la via della prudenza ma del ragionamento. “Serve definire i bisogni e le strategie”. Si dice sicuro che “queste sono settimane decisive” per prosieguo ma soprattutto destino del conflitto, ma sugli aerei da guerra non si sbilancia, preferendo dichiarazioni aperte ad ogni possibilità.
    Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si limita a ricordare che fin qui la Germania è stato e ed è il Paese membro dell’Unione europea che ha concesso il maggior sostegno militare e finanziario, lasciando intendere che per ora di fighter jet non è opportuno parlare. Anche perché ogni decisione in materia richiede passaggi parlamentari non scontati anche per via di una dottrina tutta germanica che sulle operazioni di guerra ha fin qui mantenuto posizioni conservative. Già la concessione di carrarmati rompe con il tradizionale non interventismo tedesco in conflitti aperti altrui.
    Servirà un confronto, che il primo ministro olandese, Mark Rutte, preferisce però “lasciare a porte chiuse, perché la questione è delicata”, dice entrando in Consiglio per i lavori del vertice dei leader. C’è la scelta in sé, ma c’è anche la questione di fondo delle implicazioni, che pure vanno considerate. L’Estonia, però, insiste. “Noi non abbiamo aerei da guerra” capaci di condurre operazioni d’aria. Ma, sottolinea Kaja Kallas, “se li avessimo, sosterremo l’Ucraina con tutti i nostri mezzi”.
    Gli unici mezzi presi in considerazione da Viktor Orban sono quelli non militari, marcando le distanze dal resto dei partner attorno al tavolo. “L’Ungheria continuerà a fornire sostegno umanitario e finanziario”, scandisce il primo ministri di Budapest. “Sosteniamo un cessate il fuoco immediato al fine di prevenire l’ulteriore perdita di vite umane. L’Ungheria appartiene al campo della pace”.
    I 27 si mostrano con idee diverse anche sull’altra questione che tocca da vicino il dossier ucraino, quello dell’avvio dei negoziati di adesione. La Lituania vorrebbe che la Commissione li raccomandi per ottobre, “così che il Consiglio possa dare il via libera entro fine anno”. L’auspicio del presidente lituano Gitanas Nauseda è condivisa dal premier irlandese, mentre il lussemburghese Xavier Bettel invita al pragmatismo. “Non promettiamo ciò che non siamo certi di poter mantenere”.

    I baltici premono per l’invio degli aerei da guerra, Francia e Germania non si sbilanciano. I Paesi Bassi: “Tema sensibile, discuterne a porte chiuse”

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    Inizia a Londra il primo viaggio continentale di Zelensky. Domani è atteso a Bruxelles da Parlamento e Consiglio Ue

    Bruxelles – Ora è ufficiale. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha lasciato il Paese invaso dall’esercito russo dal 24 febbraio 2022 per il suo primo viaggio sul continente europeo. A renderlo noto è il governo britannico, annunciando che il leader dell’Ucraina è in viaggio per il Regno Unito, prima tappa della trasferta europea che domani (9 febbraio) lo vedrà a Bruxelles per partecipare alla sessione plenaria straordinaria del Parlamento Europeo e al vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri Ue. Per questa sera è invece prevista una seconda tappa a Parigi, dove all’Eliseo si svolgerà un colloquio a tre tra il presidente ucraino, l’omologo francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
    Da sinistra: il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Londra l’8 febbraio 2023 (credits: Justin Tallis / Afp)
    “La visita del presidente Zelensky nel Regno Unito è una testimonianza del coraggio, della determinazione e della lotta del suo Paese, e una testimonianza dell’amicizia indissolubile tra i nostri due Paesi”, è il saluto del primo ministro britannico, Rishi Sunak, a poche ore dall’arrivo del numero uno di Kiev a Londra. Nel confronto tra Sunak e Zelensky sarà discussa l’ulteriore fornitura militare a sostegno della difesa del Paese, l’addestramento di piloti di aerei da combattimento e nuove sanzioni contro la Russia, si apprende dalla nota diffusa da Downing Street 10. Il presidente ucraino si rivolgerà poi al Parlamento britannico a Westminster, dove esporrà il piano per una pace “giusta e sostenibile”, e ci si aspetta un incontro anche con re Carlo II.
    Ma a Bruxelles si aspetta solo lo scoccare della mezzanotte di giovedì 9 febbraio, quando avrà inizio la lunga giornata del presidente Zelensky presso le istituzioni comunitarie, per la prima volta di persona da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni ancora non sono arrivate conferme ufficiali – per questioni di sicurezza – dai portavoce del Consiglio e del Parlamento Ue, ma ormai nella capitale dell’Unione si stanno facendo tutti i preparativi per accogliere il leader ucraino sia nell’emiciclo dell’Eurocamera sia al Consiglio Europeo straordinario (che dopo migrazione e aiuti di Stato ora avrà un terzo dossier di peso sul tavolo). Non solo è stata spostata la riunione del Comitato delle Regioni, organizzata inizialmente nell’emiciclo del Parlamento Ue, ma anche la conferenza dei presidenti dei gruppi all’Eurocamera, prevista per domani, è slitatta di un giorno.
    Un camion dei pompieri distrutto da una mina a Kiev e un’ambulanza colpita dall’esercito russo a Kharkiv, davanti alla sede del Parlamento Europeo a Bruxelles (8 febbraio 2023)
    Come anticipano fonti europee, Zelensky domattina comparirà tra le 10 e le 11 davanti a tutti gli eurodeputati all’emiciclo di Bruxelles, presieduto dalla sua leader Roberta Metsola. Considerati gli stretti orari degli appuntamenti delle due istituzioni, è possibile che Zelensky si recherà prima a Palazzo Europa e poi si sposterà in rue Wiertz 60: altre fonti Ue prevedono che l’inizio dei lavori del vertice dei leader dei Ventisette sarà verso le ore 9.30/10, appena prima della visita di Zelensky all’Eurocamera. Il discorso del presidente ucraino al Consiglio Ue dovrebbe anticipare le discussioni previste su migrazione e risposta Ue all’Inflation Reduction Act (Ira) statunitense, che al momento si puntano a chiudere entrambe in una sola giornata.

    Tappa nel Regno Unito per il leader del Paese invaso dall’esercito russo da quasi un anno. Dopo il confronto con il premier Sunak e re Carlo III si dirigerà verso la capitale dell’Unione per partecipare alla sessione plenaria dell’Eurocamera e al vertice dei leader dei Ventisette

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    La guardia costiera libica ha una motovedetta “antimigranti” in più. Ed è italiana

    Bruxelles – Una motovedetta inaffondabile, capace di ospitare fino a 200 naufraghi. La prima delle 5 imbarcazioni che l’Italia consegnerà alla guardia costiera libica per “rafforzarne in maniera significativa le capacità nelle attività di salvataggio in mare e di contrasto al traffico di esseri umani” è una motovedetta ts-lcg 300, costruita al cantiere navale Vittoria a Adria, in provincia di Rovigo. Ieri sera (7 febbraio) la consegna delle chiavi, a cui hanno presenziato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, il commissario Ue per l’Allargamento e la politica di vicinato, Oliver Varhelyi, e la ministra degli Esteri di Tripoli, Najla Mangoush.
    Da sinistra: Oliver Varhelyi, Antonio Tajani e Najla Mangoush
    “Siamo convinti che questo progetto porterà risultati concreti”, ha dichiarato il commissario Varhelyi. Il supporto alla guardia costiera libica rientra nel programma Support to integrated border and migration management in Lybia (Sibmmil) , finanziato dalla Commissione europea attraverso il fondo Emergency Trust Fund for Africa, avviato nel 2017 con l’obiettivo di rafforzare le autorità libiche logorate da anni di guerra civile.
    L’Italia, principale attuatore del programma, è da sempre in prima linea quando si tratta dei rapporti tra l’Ue e il partner nordafricano: solamente nell’ultima settimana, il 28 gennaio la premier Meloni era a Tripoli per firmare un accordo tra Eni e la Compagnia petrolifera nazionale libica “Noc” e il 2 febbraio è stato rinnovato per la sesta volta il discusso Memorandum d’intesa Italia-Libia “sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere”. Memorandum che la Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha invitato a sospendere, viste le “numerose prove che documentano le gravi violazioni dei diritti umani subite da rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia”.
    La motovedetta ts-lcg 300
    Ma nella rinnovata determinazione della presidenza svedese del Consiglio dell’Ue e della Commissione europea nel combattere gli ingressi irregolari e nel proteggere le frontiere esterne dell’Unione, con l’adozione di un piano d’azione specifico per la rotta del Mediterraneo centrale, la guardia costiera libica gioca un ruolo di primo piano. “Vogliamo aiutare i partner del Nord Africa a proteggere i loro confini, perché li proteggono anche per noi”, ha spiegato Varhelyi, specificando che a questo scopo Bruxelles “sta fornendo attrezzatura come navi e camere a visione notturna”. Per l’Europa e per l’Italia, i progetti di rafforzamento di capacità e formazione della guardia costiera libica restano quindi fondamentali: “Le autorità libiche hanno compiuto sforzi significativi nelle operazioni di salvataggio in mare e nel contenimento delle partenze irregolari, ma i flussi sono ancora molto alti”, ha dichiarato il ministro Tajani.
    Per ridurre gli oltre 300 mila ingressi irregolari registrati nel 2022, di cui 102 mila dal Mediterraneo centrale, secondo Tajani Roma e Tripoli “devono lavorare insieme, con il sostegno dell’Ue, per trovare soluzioni sostenibili assicurando un trattamento umano alle persone più vulnerabili”. Che la soluzione migliore sia equipaggiare la guardia costiera libica, che più volte si è resa protagonista di attacchi armati anche verso pescherecci italiani, resta da vedere. Vista oltretutto l’instabilità cronica del Paese e delle sue istituzioni. Ne sono consapevoli sia a Bruxelles che e Roma: il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, ha dichiarato che “non ci sono alternative alla ricerca di dialogo e cooperazione” con le autorità di Tripoli, mentre Tajani non rinuncia all’ambizione di “essere protagonista dell’unità nazionale libica, per arrivare a un voto democratico”. Per questo la prossima settimana il ministro incontrerà l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, con il quale “si confronterà per valutare le possibili iniziative” che possano portare a una maggiore stabilità a Tripoli e soprattutto nella Cirenaica del generale Haftar.

    Il ministro degli Esteri Tajani ha consegnato la prima dei cinque mezzi finanziati dall’Ue. “Non vogliamo più che il Mediterraneo sia un cimitero di migranti”, ha dichiarato. Ma le polemiche sulla cooperazione con le autorità di Tripoli non si placano: per la Commissione Ue “non ci sono alternative”

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    Il presidente ucraino Zelensky potrebbe partecipare di persona al Consiglio Europeo del 9 febbraio a Bruxelles

    Bruxelles – Si rincorrono voci tra i corridoi delle istituzioni comunitarie che giovedì (9 febbraio) il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, potrebbe partecipare di persona al prossimo Consiglio Europeo. Dopo la visita di fine dicembre a Washington, negli Stati Uniti, si tratterebbe del primo viaggio del leader ucraino sul continente europeo dall’inizio dell’invasione russa del Paese.
    L’intervento del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al Consiglio Europeo del 23 giugno 2022
    La notizia è emersa nella giornata di ieri (6 gennaio) con la pubblicazione da parte di alcune testate europee di quanto riferito da alcuni funzionari del Parlamento Ue sul prossimo viaggio di Zelensky a Bruxelles, in occasione del vertice dei leader Ue straordinario, di cui si dovrebbe discutere in particolare di migrazione e aiuti di Stato, ma anche della futura proposta di un decimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia.
    La fuga di notizie dal gabinetto della presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, sui preparativi per una mini-sessione plenaria straordinaria prima dell’incontro con i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri ha però sollevato preoccupazioni – in particolare tra Consiglio e Commissione – per i rischi su una visita di grande sensibilità e che avrebbe richiesto maggiore riservatezza. Di fronte alle richieste della stampa, sono arrivati “no comment” sia dai portavoce della presidente Metsola, sia da quelli del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
    Tuttavia, nella serata di ieri il portavoce del Consiglio, Barend Leyts, ha pubblicato un tweet con cui ha cercato di gettare acqua sul fuoco: “Il presidente Michel ha invitato il presidente Zelensky a partecipare di persona a un futuro Consiglio Europeo“, ma “per motivi di sicurezza, non saranno fornite ulteriori informazioni”. Non necessariamente il prossimo vertice straordinario del 9 febbraio. Solo venerdì scorso (3 febbraio) al vertice Ue-Ucraina, il leader ucraino aveva assicurato che “vorrei venire a Bruxelles, ma ora è troppo pericoloso viaggiare all’estero“. A maggior ragione se una fuga di notizie dalle istituzioni comunitarie pone ulteriori questioni di sicurezza per il presidente Zelensky e per l’intera bolla Ue a Bruxelles.

    @eucopresident has invited President @ZelenskyyUa to participate in person in a future summit of the European Council #EUCO
    For security reasons, no further information will be provided.
    — Barend Leyts (@BarendLeyts) February 6, 2023

    Nessuna conferma ufficiale dalle istituzioni Ue per questioni di sicurezza, ma solo anticipazioni del portavoce del Consiglio su un invito “a un prossimo” vertice dei leader Ue. Lo scorso 3 febbraio il leader del Paese invaso dall’esercito russo aveva escluso un viaggio a breve nel continente