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    Morto Mario Artali, ex deputato Psi e presidente onorario Fiap

    (ANSA) – MILANO, 02 GEN – E’ morto all’età di 85 anni Mario
    Artali, presidente onorario della Fiap Federazione italiana
    delle associazioni partigiane, di cui era stato presidente
    nazionale dal 2012 al 2021. A darne notizia è l’Anpi di Milano
    con il suo presidente Roberto Cenati.   
    “Mario mancherà tantissimo alla Fiap, all’Anpi, alle
    Associazioni della Resistenza, alla sua Milano – ha spiegato
    Cenati in una nota -. Abbiamo realizzato insieme numerose
    iniziative, ricordo i suoi significativi interventi alle
    cerimonie organizzate al Campo della Gloria, o dal palco di
    piazza Duomo per il 25 aprile. Mario non mancava mai”.   
    Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha ricordato la
    figura di Mario Artali in un tweet in cui ha ricordato il “suo
    impegno per tenere sempre in vita i valori dell’antifascismo
    nella memoria collettiva e contro i mali del nostro tempo”.   
    Artali è stato consigliere comunale a Milano (eletto nel
    1970), capogruppo del Psi in Consiglio comunale e deputato al
    Parlamento nella VI legislatura (1972-76). Presidente del
    Circolo De Amicis di Milano e Presidente della Fondazione “Aldo
    Aniasi”, Artali era Vicepresidente della Confederazione Italiana
    delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane. (ANSA).   

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    Balneari contro +25% dei canoni: “il governo apra un tavolo”

    I balneari chiedono al governo “un tavolo di confronto”. “Meloni mantenga le promesse della campagna elettorale”, spiega Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti, secondo cui “va sospeso” l’aumento del 25,15% dei canoni (il minimo a 3.377,50 euro), frutto della variazione dell’Indice Istat, annunciato venerdì dal ministero delle Infrastrutture.
    “Doveva essere massimo dell’11% – aggiunge -. Entro febbraio, poi, vanno approvati i decreti attuativi sulla concorrenza per le gare dal 2024, che per noi non sono possibili: il governo cosa farà? Meloni diceva che avrebbe lavorato per una diversa applicazione della Bolkestein”.
    L’aumento dei canoni “è una novità preoccupante per la nostra categoria, in un momento di incertezza legato anche all’applicazione della direttiva Bolkestein e ai danni provocati a molti stabilimenti dalle mareggiate dei mesi scorsi – dice all’ANSA Rustignoli -. Il canone minimo si applica anche per chi deve chiedere un allargamento temporaneo, ad esempio per un campo di beach volley: così si rischia di impoverire l’offerta turistica in spiaggia”.
    “Come categoria – aggiunge il presidente di Fiba Confesercenti -, non siamo contrari a rivedere gli importi dei canoni, che in media sono di 8-10mila euro all’anno e sono bassi, lo riconosciamo. Ma va fatto con un intervento organico e un metodo che preveda la giusta valutazione delle spiagge, classificandole in base alla redditività e dando un valore corretto al metro quadro: così lo Stato valorizzerebbe il proprio bene”. Rustignoli ricorda poi che “entro febbraio andrebbero approvati i decreti attuativi della legge sulla concorrenza varata dal governo Draghi, per poi far partire i bandi, anche se secondo noi non ci sono le condizioni tecniche per fare le gare nel 2024. Bisogna capire le intenzioni dell’attuale governo – continua -. In campagna elettorale la presidente Meloni ha detto che avrebbero lavorato per una diversa applicazione della Bolkestein. È ancora in tempo per rispettare le promesse ma temo che, ad esempio, non sia ancora partita la mappatura delle coste. È fondamentale per dimostrare che non è scarsa la risorsa di arenili già mappati per insediamenti turistico-ricreativi e non ancora assegnati: se la risorsa non è scarsa, allora l’applicazione della direttiva può essere rinviata. Meloni aveva promesso che avrebbe lavorato su questo”.

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    Ratzinger: “sana laicità” modello nei rapporti tra Stato e Chiesa

    Sia una “sana laicità” la stella polare nei rapporti tra Stato e Chiesa, ha più volte detto Benedetto XVI, primo papa emerito della Chiesa, morto ieri in Vaticano. Già prima della sua elezione al soglio pontificio, e ancor più durante i quasi otto anni di pontificato, Joseph Ratzinger, insieme ad approfondite riflessioni teologiche, ha consegnato una sorta di istruzione sui rapporti tra Stato e Chiesa, fondata proprio sul concetto di sana laicità.    Secondo Ratzinger, per l’affermazione di tale obiettivo, non può essere la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente; allo stesso modo, lo Stato non può considerare la religione come un semplice sentimento individuale, da confinare al solo ambito privato. Al contrario, la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica.    In realtà – ha più volte osservato l’allora papa Benedetto XVI – oggi la laicità viene comunemente intesa come esclusione della religione dai vari ambiti della società e come suo confino nell’ambito della coscienza individuale. La laicità, dunque – secondo taluni – si esprimerebbe nella totale separazione tra lo Stato e la Chiesa. Rispetto a una tale “visione a-religiosa della vita, del pensiero e della morale: una visione, cioè, in cui non c’è posto per Dio” – ha osservato Ratzinger – è compito “di tutti i credenti, in particolare dei credenti in Cristo, contribuire ad elaborare un concetto di laicità che, da una parte, riconosca a Dio e alla sua legge morale, a Cristo e alla sua Chiesa, il posto che ad essi spetta nella vita umana, individuale e sociale; e, dall’altra, affermi e rispetti la ‘legittima autonomia delle realtà terrene’, come ribadisce il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et spes.    Questa affermazione conciliare – ha spiegato Ratzinger – costituisce “la base dottrinale di quella ‘sana laicità’ che implica l’effettiva autonomia delle realtà terrene, non certo dall’ordine morale, ma dalla sfera ecclesiastica. Non può essere pertanto la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente i modi migliori e più adatti di organizzare la vita politica. Ogni intervento diretto della Chiesa in tale campo sarebbe un’indebita ingerenza”.    D’altra parte, la “sana laicità” comporta che lo Stato non consideri la religione come un semplice sentimento individuale, che si potrebbe confinare al solo ambito privato. Al contrario, la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica. Questo comporta inoltre che a ogni Confessione religiosa (purché non in contrasto con l’ordine morale e non pericolosa per l’ordine pubblico) sia garantito il libero esercizio delle attività di culto – spirituali, culturali, educative e caritative- della comunità dei credenti”.    In base a queste considerazioni, “non è certo espressione di laicità ma sua degenerazione in laicismo” – ha più volte spiegato Benedetto XVI – l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche. Come pure non è segno di sana laicità – ha sostenuto ancora Ratzinger – il rifiuto alla comunità cristiana, e a coloro che legittimamente la rappresentano, del diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi. Non si tratta, infatti, di indebita ingerenza della Chiesa nell’attività legislativa, propria ed esclusiva dello Stato, ma dell’affermazione e della difesa dei grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità. “Questi valori – ha ancora spiegato Ratzinger – prima di essere cristiani, sono umani, tali perciò da non lasciare indifferente e silenziosa la Chiesa, la quale ha il dovere di proclamare con fermezza la verità sull’uomo e sul suo destino”. In definitiva, se è vero che per la sua natura e missione “la Chiesa non è e non intende essere un agente politico”, tuttavia essa “ha un interesse profondo per il bene della comunità politica”. Questo apporto specifico viene dato principalmente dai fedeli laici, i quali, partecipando alla vita pubblica, si impegnano con gli altri membri della società a “costruire un giusto ordine nella società”.    Muovendo da queste premesse, è anche arrivato da Ratzinger un monito deciso: ricordi l’uomo che “senza Dio” egli “è perduto” e “l’esclusione della religione dalla vita sociale, in particolare la marginalizzazione del cristianesimo, mina le basi stesse della convivenza umana. Prima di essere di ordine sociale e politico, queste basi, infatti, sono di ordine morale”.    

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    Il sarto di Benedetto XVI: “Da lui ho capito cos'è la fede”

    Un ricordo personale di Benedetto XVI, un incontro, ce l’ha, ma lo custodisce per sé. “Non potrei mai fare un lavoro di questo tipo se non fossi credente”.
    Filippo Sorcinelli, originario di Mondolfo, nelle Marche, è un artista poliedrico e un organista di fama internazionale.Fondatore dell’atelier Lavs, Laboratorio Atelier Vesti Sacre, nel 2007 è stato chiamato dall’Ufficio delle celebrazioni liturgiche, che cura la regia delle liturgie dei pontefici, per progettare i paramenti sacri per la visita apostolica a Genova di papa Benedetto XVI. Ratzinger “con assoluta umiltà mi ha fatto capire cos’è la fede nel profondo”, dice all’ANSA.Sorcinelli ha progettato le vesti liturgiche per liturgia di due papi: Benedetto XVI e papa Francesco. 
    “La nostra proposta è quella di un’accuratezza dei particolari che si rifanno agli stilemi medievali fino a toccare alcuni barlumi del Rinascimento”, spiega. L’esperienza cominciata 15 anni fa è stata “il segno del mio percorso artistico. È un onore ma anche una grande gratificazione”. Papa Benedetto XVI “è stato sempre un custode della fede e della tradizione che vanno sempre di pari passo nella Chiesa cattolica”, aggiunge. “Il suo intellettualismo altro non è che la profonda ricerca che un cristiano deve avere per vivere un’esperienza di fede salda. Chi ha a cuore la ricerca della fede non può prescindere dalle tradizioni. Un papa deve vestirsi da papa”.
    Le scarpe rosse, dalla bottega artigiana di Adriano Stefanelli, l’aver rispolverato alcuni copricapo che erano andati in disuso nel guardaroba papale hanno destato scalpore negli anni “perché Benedetto XVI è persona timida”, conclude Sorcinelli. “Anche Giovanni Paolo II ha usato le scarpe e il mantello rosso. Cose che descrivono un ruolo e una continuità nella fede e nella testimonianza anche attraverso quello che si indossa”. 

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    Gb: valanga sul Ben Nevis, un morto

    (ANSA) – ROMA, 01 GEN – Una valanga sul Ben Nevis, la vetta
    più alta della Gran Bretagna (1.345 metri di altezza), ha
    causato la morte di un uomo e il ferimento di un’altra persona.   
    Lo riferisce la Bbc sottolineando che a perdere la vita è stato
    uno scalatore di 48 anni mentre l’altra persona coinvolta ha
    riportato gravi ferite ed è stata trasportata al Belford
    Hospital di Fort William. (ANSA).   

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    Gb: Scarborough annulla botti per non spaventare tricheco Thor

    (ANSA) – ROMA, 01 GEN – Scarborough, la località turistica
    inglese della contea britannica del North Yorkshire, ha
    annullato quest’anno i tradizionali fuochi di artificio per
    paura di spaventare un tricheco artico comparso nei giorni
    scorsi sulle banchine della cittadina.   
    L’evento è stato annullato per timore che “potesse causare
    angoscia al mammifero”, riferisce la Bbc, citando il capo del
    Consiglio Steve Siddons che si è detto deluso per la
    cancellazione dell’evento ma ha sottolineato che “il benessere
    del tricheco doveva avere la precedenza”.   
    Si ritiene che il tricheco, che ha attirato folle enormi da
    quando è arrivato sabato, sia lo stesso avvistato sulla costa
    dell’Hampshire tre settimane fa e soprannominato ‘Thor’.   
    Siddons ha affermato che la decisione è stata presa su
    consiglio del British Divers Marine Life Rescue (BDMLR), che ha
    monitorato il mammifero marino. (ANSA).   

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    La democrazia matura e le nostre responsabilità

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    Il discorso di Mattarella: “La Repubblica è di chi paga le imposte”

     L’ottavo discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella agli italiani è durato 16 minuti.
    “Un anno addietro, rivolgendomi a voi in questa occasione, definivo i sette anni precedenti come impegnativi e complessi. Lo è stato anche l’anno trascorso, così denso di eventi politici e istituzionali di rilievo”, afferma Mattarella iniziando il suo messaggio di fine anno agli italiani. Il presidente ricorda “l’elezione del Presidente della Repubblica, con la scelta del Parlamento e dei delegati delle Regioni che, in modo per me inatteso, mi impegna per un secondo mandato”, e “lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche, tenutesi, per la prima volta, in autunno”.
    IL GOVERNO”Il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna. E’ questa una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di fine anno, che viene trasmesso a reti unificate.
    “La concretezza della realtà ha convocato ciascuno alla responsabilità. Sollecita tutti ad applicarsi all’urgenza di problemi che attendono risposte. La nostra democrazia si è dimostrata, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande Paese”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di fine anno agli italiani.
    LA GUERRA”Siamo in attesa di accogliere il nuovo anno ma anche in queste ore il pensiero non riesce a distogliersi dalla guerra che sta insanguinando il nostro Continente. Il 2022 è stato l’anno della folle guerra scatenata dalla Federazione russa. La risposta dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti”, dice Mattarella.
    “Se questo è stato l’anno della guerra, dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze”, prosegue il capo dello Stato. “La pace è parte fondativa dell’identità europea e, fin dall’inizio del conflitto, l’Europa cerca spiragli per raggiungerla nella giustizia e nella libertà. Alla pace esorta costantemente Papa Francesco”.
    “Si prova profonda tristezza per le tante vite umane perdute e perché, ogni giorno, vengono distrutte case, ospedali, scuole, teatri, trasformando città e paesi in un cumulo di rovine. Vengono bruciate, per armamenti, immani quantità di risorse finanziarie che, se destinate alla fame nel mondo, alla lotta alle malattie o alla povertà, sarebbero di sollievo per l’umanità”, osserva Mattarella.
    “Di questi ulteriori gravi danni, la responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi”, rimarca il presidente.
    L’IRAN”La speranza di pace è fondata anche sul rifiuto di una visione che fa tornare indietro la storia, di un oscurantismo fuori dal tempo e dalla ragione. Si basa soprattutto sulla forza della libertà. Sulla volontà di affermare la civiltà dei diritti. Qualcosa che è radicato nel cuore delle donne e degli uomini. Ancor più forte nelle nuove generazioni”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno. “Lo testimoniano le giovani dell’Iran, con il loro coraggio. Le donne afghane che lottano per la loro libertà. Quei ragazzi russi, che sfidano la repressione per dire il loro no alla guerra”.
    IL COVID”Dal Covid – purtroppo non ancora sconfitto definitivamente – abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare”, dice ancora Mattarella nel messaggio di fine anno. “Abbiamo compreso – aggiunge – che la scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta sono risorse preziose di una comunità, e tanto più sono efficaci quanto più sono capaci di integrarsi, di sostenersi a vicenda. Quanto più producono fiducia e responsabilità nelle persone”.
    “Occorre operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive”, sottolinea il Presidente.
    IL LAVORO E LE DISUGUAGLIANZESo bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno. La carenza di lavoro sottrae diritti e dignità: ancora troppo alto è il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà”, dichiara Mattarella. “Allarma soprattutto la condizione di tanti ragazzi in difficoltà. La povertà minorile, dall’inizio della crisi globale del 2008 a oggi, è quadruplicata”. 
    “Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza”.
    “Ci guida ancora la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, la loro piena realizzazione. Senza distinzioni”, continua Mattarella. “Rimuovere gli ostacoli – aggiunge il capo dello Stato – è un impegno da condividere, che richiede unità di intenti, coesione, forza morale”.
    IL FISCO”La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune”, ribadisce il capo dello Stato.
    LA CRISILa nostra capacità di reagire alla crisi generata dalla pandemia è dimostrata dall’importante crescita economica che si è avuta nel 2021 e nel 2022″, dice Mattarella. “Le nostre imprese, a ogni livello – aggiunge -, sono state in grado, appena possibile, di ripartire con slancio: hanno avuto la forza di reagire e, spesso, di rinnovarsi. Le esportazioni dei nostri prodotti hanno tenuto e sono anzi aumentate”.
    “L’Italia è tornata in brevissimo tempo a essere meta di migliaia di persone da ogni parte del mondo. La bellezza dei nostri luoghi e della nostra natura ha ripreso a esercitare una formidabile capacità attrattiva”.
    “Ci sono ragioni concrete che nutrono la nostra speranza ma è necessario uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro”, prosegue il presidente. “Dobbiamo stare dentro il nostro tempo, non in quello passato, con intelligenza e passione”, ha aggiunto il capo dello Stato.
    “Pensiamo alle nuove tecnologie, ai risultati straordinari della ricerca scientifica, della medicina, alle nuove frontiere dello spazio, alle esplorazioni sottomarine. Scenari impensabili fino a pochi anni fa e ora davanti a noi. Sfide globali, sempre. Perché è la modernità, con il suo continuo cambiamento, a essere globale”.
    “Pensare di rigettare il cambiamento, di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore: è anche un’illusione. Il cambiamento va guidato, l’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita, ma non può essere rimossa. La sfida, piuttosto, è progettare il domani con coraggio”, sottolinea ancora Mattarella.
    IL POSIZIONAMENTO INTERNAZIONALE DEL PAESE”le scelte strategiche dell’Italia sono chiare e sono “l’Europa, l’Occidente, le nostre alleanze. La nostra primaria responsabilità nell’area che definiamo Mediterraneo allargato. Il nostro rapporto privilegiato con l’Africa”, afferma Mattarella.
    L’AMBIENTE”Mettere al sicuro il pianeta, e quindi il futuro dell’umanità, significa affrontare con concretezza la transizione energetica. L’energia è ciò che permette alle nostre società di vivere e progredire. Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici. Non è un caso se su questi temi, e in particolare per l’affermazione di una nuova cultura ecologista, registriamo la mobilitazione di tanti giovani”, ribadisce il presidente della Reepubblica.
    LA SCUOLA”Il terzo grande investimento sul futuro è quello sulla scuola, l’università, la ricerca scientifica. E’ lì che prepariamo i protagonisti del mondo di domani. Lì che formiamo le ragazze e i ragazzi che dovranno misurarsi con la complessità di quei fenomeni globali che richiederanno competenze adeguate, che oggi non sempre riusciamo a garantire”, afferma Mattarella.
    IL PNRR”Il Piano nazionale di ripresa e resilienza spinge l’Italia verso” il traguardo di formare i ragazzi e le ragazze ad affrontare le complessità dei fenomeni globali. “Non possiamo permetterci di perdere questa occasione. Lo dobbiamo ai nostri giovani e al loro futuro”, sottolinea il Capo dello Stato.
    I GIOVANIParlando dei giovani vorrei – per un momento – rivolgermi direttamente a loro: siamo tutti colpiti dalla tragedia dei tanti morti sulle strade. Troppi ragazzi perdono la vita di notte per incidenti d’auto, a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti. Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza. Non cancellate il vostro futuro”.
    IL FUTURO”Care concittadine e cari concittadini, guardiamo al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranza. Facciamole nostre”, è l’invito di Mattarella.
    “Facciamo sì che il futuro delle giovani generazioni non sia soltanto quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra. Sfuggendo la pretesa di scegliere per loro, di condizionarne il percorso. La Repubblica vive della partecipazione di tutti. E’ questo il senso della libertà garantita dalla nostra democrazia. E’ anzitutto questa la ragione per cui abbiamo fiducia. Auguri”, conclude il presidente Mattarella.