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    Draghi al telefono con Putin chiede il cessate il fuoco per sostenere i negoziati

    Roma – Mario Draghi e Vladimir Putin, un’ora al telefono,  “un colloquio per fare il punto “sull’andamento del negoziato tra la Russia e Ucraina” e gli ultimi sviluppi dopo il tavolo di trattative di Istanbul. In una nota diffusa da Palazzo Chigi spiegano che il presidente del Consiglio “ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale”.
    Dopo il gelo dei giorni scorsi e le accuse all’Italia, è stato riaperto il contatto tra Roma e Mosca con Draghi che “ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia”.
    Durante il colloquio è stato affrontato anche il tema del pagamento delle forniture di gas in rubli, richiesto da Putin. Il presidente russo, secondo come riferito anche dall’agenzia Tass, ha spiegato le ragioni di tale richiesta e “sono stati forniti chiarimenti” sulla decisione di passare alle transazioni con la valuta russa per le forniture di gas naturale a diversi paesi, tra cui l’Italia.
    I due leader, secondo la nota del governo, “hanno concordato sull’opportunità di mantenersi in contatto”.

    Nessuna concessione da Mosca. Al centro della telefonata l’andamento dei negoziati il giorno dopo l’incontro delle due delegazioni in Turchia. Il presidente russo insiste sul pagamento delle forniture di gas in rubli

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    L’ufficio della missione UE a Mariupol è stato bombardato dall’esercito di occupazione russo in Ucraina

    Bruxelles – Anche l’UE inizia a fare la conta dei primi danni causati dai bombardamenti dell’esercito russo a Mariupol, la città portuale nel sud-est dell’Ucraina sotto assedio da fine febbraio. L’ufficio della missione consultiva dell’UE in Ucraina (EUAM) a Mariupol è stato “recentemente colpito da uno bombardamento russo e ha subito gravi danni”, ha fatto sapere l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. “Nessun membro della missione è rimasto ferito”, ha precisato.
    L’attacco all’ufficio della missione dell’UE a Mariupol si inserisce nella strategia di distruzione sistematica degli edifici della città, anche quelli civili, come dimostrato dagli attacchi all’ospedale pediatrico e al teatro cittadino, dove sono morte sotto le macerie circa 300 persone che avevano cercato riparo dai bombardamenti dell’esercito russo. Proprio l’alto rappresentante UE la settimana scorsa aveva accusato il Cremlino di “crimini di guerra” per quanto messo in atto in Ucraina in generale e a Mariupol in particolare. Una città grande come Genova – come ha ricordato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante il suo intervento al Parlamento italiano – “completamente bombardata e rasa al suolo”.
    Non ha fatto eccezione l’edificio che ospita i locali dell’UEAM a Mariupol. “Condanniamo fermamente questi attacchi, così come qualsiasi attacco contro la popolazione e le infrastrutture civili“, ha attaccato Borrell, ribadendo la ferma richiesta di Bruxelles al Cremlino di “cessare immediatamente la sua offensiva militare e di ritirare incondizionatamente tutte le forze e le attrezzature militari dall’intero territorio dell’Ucraina”. La stessa richiesta è arrivata dalla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e soprattutto dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, lo scorso 16 marzo. La Russia però non riconosce la giurisdizione della Corte sulla controversia con l’Ucraina: per Mosca il tribunale internazionale con sede all’Aia non ha alcun potere indipendente per far rispettare le sue decisioni.

    .@EUAM_Ukraine #Mariupol Field Office were recently hit by Russian shelling, sustaining major damage. No Mission members or contractors were injured.
    Strongly condemn these attacks, as well as any attack targeting civilians and civilian infrastructure. https://t.co/fEt5TLhAEZ
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) March 29, 2022

    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha fatto sapere che l’edificio dove ha sede l’UEAM nella città ucraina “ha subito gravi danni” dopo il recente attacco, anche se “nessun membro della missione è rimasto ferito”

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    Migranti, Papa il 2-3 aprile a Malta: al Sud dell’Europa per chi cerca rifugio

    Roma – Pellegrino al Sud dell’Europa, al centro del Mediterraneo, per “incontrare gli abitanti di un Paese oggi ancora più impegnato nell’accoglienza di tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio”. Papa Francesco inquadra il suo prossimo viaggio all’estero, il 36esimo del suo Pontificato, a Malta (2-3 aprile). Asilo ed Europa al centro, senza perdere le “orme dell’Apostolo Paolo”, accolto durante un naufragio mentre era diretto a Roma. Alle sorgenti di una comunità cristiana dalla storia millenaria.
    Il motto del viaggio è, appunto, ‘Ci trattarono con rara umanità’. Un tema affrontato anche nell’ultima visita all’estero a Cipro e in Grecia (2-6 dicembre 2021), quando il Papa ha fatto tappa nell’isola di Lesbo, per la seconda volta. A Mitilene il Pontefice ha incontrato i migranti nel Reception and Identification Centre, che ha sostituito il campo di Moria, dopo il grande incendio del 2020. E se da Moria è rientrato a Roma, nel 2016, con 12 rifugiati siriani nel suo stesso aereo, a Cipro ha raggiunto un accordo per il ricollocamento di 50 migranti a spese del Vaticano.
    Fitto il programma di sabato e domenica che, in due giorni,  prevede un incontro con il presidente della Repubblica, George Vella, il primo ministro, Roberto Abela, le autorità e il corpo diplomatico. Ma anche una visita nell’isola di Gozo, che raggiungerà in catamarano dal Porto Grande di La Valletta, per pregare nel Santuario di ‘Ta’ Pinu’ e non mancherà il tradizionale incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù. In programma la visita della grotta di San Paolo nella basilica di Rabat, costruita nel luogo del naufragio, dove incontrerà un gruppo di malati e assistiti dalla Caritas.
    Prima di ripartire, il Papa visiterà il Centro per migranti ‘Giovanni XXIII Peace Lab’ ad Hal Far, l’ex aeroporto, dove incontrerà 200 profughi e ascolterà le testimonianze di due di loro. Qui, prevedibilmente, Francesco inchioderà ancora l’Europa alle sue responsabilità. Nell’intervista rilasciata il mese scorso a ‘Che tempo che fa’ Bergoglio ha parlato della gestione dell’accoglienza dei migranti da parte dei paesi membri come “criminale”. Da anni gli accordi con alcuni Paesi al di fuori dell’Unione bloccano i migranti e impediscono con la forza di fare richiesta d’asilo in Ue. Sotto accusa c’è soprattutto la Libia e i suoi campi che più volte il Papa ha definito “veri e propri lager”.

    Asilo ed Europa al centro dei suoi messaggi, senza perdere le “orme dell’Apostolo Paolo”, accolto durante un naufragio mentre era diretto a Roma

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    Il Belgio espelle 21 diplomatici russi per spionaggio

    Bruxelles – Il governo federale del Belgio ha annunciato che espellerà 21 diplomatici russi dall’Ambasciata russa a Bruxelles e dal Consolato Generale ad Anversa “per il loro ruolo nello spionaggio e nella diffusione dell’influenza russa in Belgio”, spiega la ministra degli Affari esteri Sophie Wilmès, così come riporta l’agenzia Belga.
    Durante un dibattito nella commissione per le relazioni estere e la difesa del Senato belga, è stato annunciato che i diplomatici avranno 15 giorni per lasciare il territorio del Belgio.
    Il Belgio agisce in coordinamento con gli alleati Paesi Bassi, Irlanda e Repubblica Ceca. 17 diplomatici sono stati espulsi dall’Aia, 4 dall’ambasciata russa a Dublino e uno dall’ambasciata russa a Praga.
    “Questa decisione non è una sanzione – ha spiegato Wilmès -,è solo legata alla nostra sicurezza nazionale. I canali diplomatici rimangono aperti con la Russia, l’ambasciata russa può continuare a operare e noi continuiamo a sostenere un dialogo”.
    Il 7 marzo, il Belgio è stato aggiunto all’elenco russo dei “paesi ostili”, in risposta alle sanzioni imposte a Mosca. La Russia concede ingressi limitati per i cittadini di “stati ostili”, che include i belgi che non possono più entrare nella Federazione.
    L’Unione europea ha già invitato le autorità belghe a intensificare le misure di contrasto allo spionaggio in risposta alle attività maligne straniere. Un rapporto dell’UE pubblicato il 9 marzo affermava che lo spionaggio sta diventando più articolato, utilizzando l’intelligenza artificiale (IA) per penetrare le istituzioni europee. Il rapporto invita il Belgio a rafforzare il suo quadro anti-spionaggio per “consentire un’efficace individuazione, perseguimento e sanzione dei trasgressori”.

    Un rapporto dell’UE pubblicato il 9 marzo affermava che lo spionaggio sta diventando più articolato, utilizzando l’intelligenza artificiale (IA) per penetrare le istituzioni europee

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    Sospese le pubblicazioni del giornale indipendente russo Novaya Gazeta. Condanna UE: “Intimidazioni sistematiche”

    Bruxelles – È sempre più stretto il cappio attorno al collo dei (pochi) media russi non allineati alla propaganda del Cremlino. La censura del regime di Vladimir Putin si è abbattuta ieri pomeriggio (lunedì 28 marzo) su Novaya Gazeta, il principale giornale indipendente in Russia, che ha annunciato la sospensione di ogni pubblicazione sia cartacea (bisettimanale) sia online, almeno “fino alla fine dell’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”. Da come è stata presentata la sospensione si capisce il mandante: “Operazione speciale sul territorio dell’Ucraina” è come Putin ha ordinato sia chiamata l’invasione – o la guerra – contro Kiev.
    “È il risultato della sistematica intimidazione e repressione dei media da parte del Cremlino“, è stata la dura condanna dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, contro il regime di censura e di propaganda instaurato in Russia e aggravato da quando sono iniziati i combattimenti sul suolo ucraino. “Novaya Gazeta è un’istituzione giornalistica il cui lavoro è riconosciuto ben oltre la Russia”, ha ricordato la vicepresidente della Commissione UE per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová, ribadendo con forza che “l’Unione Europea è al fianco dei media indipendenti che si sforzano di informare il popolo russo sulla guerra“.

    Newspaper @novaya_gazeta is a journalistic institution whose work is acknowledged far beyond Russia.
    Its name is inseparable from those of Dmitry Muratov and Anna Politkovskaya.
    The EU stands by independent media who strive to inform the Russian people about the war. https://t.co/J3qSGeSpct
    — Věra Jourová (@VeraJourova) March 28, 2022

    Da Bruxelles è arrivato nuovamente il sostegno ai media indipendenti e ai giornalisti russi, dopo che il direttore, Dmitry Muratov, si è trovato costretto a sospendere le pubblicazioni per il livello di minacce subite in questo mese di guerra dal governo russo, a causa del modo in cui il suo giornale stava raccontando gli eventi bellici. La decisione del direttore ha anticipato l’analogo provvedimento che avrebbe preso Roskomnadzor, l’agenzia statale delle comunicazioni: in Russia, dopo due ammonimenti un giornale viene chiuso e Novaya Gazeta aveva appena ricevuto il secondo. L’ammonimento era arrivato con la motivazione che il giornale non aveva segnalato un’organizzazione citata in un articolo come “agente straniero”, ovvero come gli organi di stampa russi devono definire i soggetti che secondo il Cremlino ricevono fondi dall’estero.
    Come ricordato dalla vicepresidente della Commissione UE Jourová, il nome del periodico è “inseparabile” da quello di Muratov, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2021 insieme alla giornalista filippina Maria Ressa, e da quello di Anna Politkovskaya, professionista dell’informazione freddata il 7 ottobre del 2006 dopo aver denunciato proprio dalle colonne di Novaya Gazeta le brutalità commesse dal Cremlino in Cecenia. Dalla fondazione del giornale nel 1993, sei giornalisti di questa testata sono stati uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro e a tutti loro Muratov ha dedicato il Premio Nobel ricevuto lo scorso anno.

    La censura del Cremlino si è abbattuta sul giornale fondato e diretto dal Premio Nobel per la Pace 2021, Dmitry Muratov. Al bando sia la versione cartacea sia quella online, “fino al termine dell’operazione speciale sul territorio ucraino”

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    Unanimità dai ministri UE degli Interni al piano in 10 punti della Commissione sull’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina

    Bruxelles – Tutti gli Stati membri allineati sull’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina, senza eccezioni. Dopo la presentazione delle linee-guida per l’assistenza delle persone in fuga dalla guerra scatenata dalla Russia di Vladimir Putin, la Commissione Europea ha ricevuto il via libera dei 27 ministri UE degli Interni al piano in 10 punti per il coordinamento più stretto tra gli Stati membri sull’accoglienza di queste persone in arrivo (o già arrivate) nel territorio comunitario. La decisione è stata presa dopo la presentazione del piano da parte del vicepresidente esecutivo della Commissione, Margaritis Schinas, e della commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, al Consiglio straordinario Giustizia e Affari interni di ieri pomeriggio (lunedì 28 marzo).
    Secondo quanto già previsto dalla direttiva sulla protezione temporanea applicata per la prima volta in 21 anni, si andrà a creare una piattaforma europea di registrazione dei rifugiati dall’Ucraina per lo scambio di informazioni tra i Paesi membri, anche grazie al supporto dell’Agenzia UE per la gestione operativa dei sistemi informatici su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (eu-LISA). Coordinamento è la parola-chiave e passa anche dall’approccio alla gestione dei trasporti e dei centri di informazione, sostenuti dalla nuova Agenzia per l’Asilo, che si occuperà anche dei piani operativi per le capacità di accoglienza dei Ventisette: l’obiettivo è mettere in condivisione l’offerta di alloggi e organizzare i trasferimenti da uno Stato membro all’altro, anche grazie all’iniziativa “Case sicure”.
    Sempre a livello di accoglienza, saranno messe in campo procedure operative per il sostegno dei bambini e il trasferimento dei minori non accompagnati, così come un piano comune per prevenire il traffico e lo sfruttamento di esseri umani. La rete della piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT) ed Europol saranno incaricati di sostenere gli Stati membri sia per assicurare la vigilanza contro la criminalità organizzata, sia per garantire l’applicazione delle sanzioni UE contro oligarchi russi e bielorussi.
    Centrale nel piano è lo sviluppare di piani di emergenza nazionali che rispondano alle esigenze di medio e lungo termine, a partire da un piano europeo di emergenza e risposta. Sarà la Commissione a sviluppare un indice comune per la condivisione dell’onere, secondo quanto anticipato nelle linee-guida della settimana scorsa, ma anche uno sportello unico per il sostegno “personalizzato” degli Stati membri e l’uso “flessibile” dei finanziamenti messi in campo dall’Unione. Sul piano della solidarietà, è stata rafforzata la collaborazione con la Repubblica di Moldova, con più trasferimenti di rifugiati dall’Ucraina verso il territorio UE sostenuti da finanziamenti comunitari e il rapido dispiegamento di squadre dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) nel Paese. Nel quadro di cooperazione internazionale per garantire destinazioni sicure, la piattaforma di solidarietà sarà condivisa con Canada, Stati Uniti, Regno Unito e altri partner internazionali.
    Intanto dall’Italia è arrivata la firma da parte del premier, Mario Draghi, al decreto ministeriale sulla protezione temporanea e l’assistenza per i profughi provenienti dall’Ucraina. La durata annuale (prima di due possibili rinnovi semestrali) parte dal 4 marzo scorso e i beneficiari sono tutti gli sfollati a partire dallo scoppio della guerra nel Paese il 24 febbraio, sia i residenti sia i cittadini di Paesi terzi a cui era garantita la protezione internazionale. Il permesso di soggiorno garantirà l’accesso all’assistenza erogata dal Sistema sanitario nazionale, al mercato del lavoro e allo studio. Il provvedimento prevede anche “specifiche misure assistenziali” e permette il ricongiungimento dei cittadini ucraini già presenti in Italia con i familiari in fuga dalla guerra.

    Prevista una piattaforma di registrazione per il coordinamento dei Ventisette, linee-guida per il supporto dei bambini, un piano anti-tratta di esseri umani e l’uso flessibile dei fondi europei a sostegno dei Paesi membri e della Moldova

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    L’Unione Europea vuole che tutti i suoi Paesi membri mettano al bando i passaporti d’oro (e controllino meglio i visti)

    Bruxelles – Risolvere un problema di lunga data per “chiudere le maglie larghe” delle sanzioni contro gli oligarchi russi. La promessa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di “perfezionare un regime di sanzioni ancora non perfetto” – come aveva affermato al vertice dei leader UE della settimana scorsa – si è concretizzata in un primo passo concreto che va in questa direzione. In una raccomandazione (fonte del diritto comunitario, non vincolante), l’esecutivo UE ha esortato tutti gli Stati membri ad abrogare “immediatamente” i passaporti d’oro, ovvero i programmi rivolti ai Paesi extra-UE per ottenere la cittadinanza in cambio di denaro.
    Come già denunciato in una relazione del Parlamento Europeo, i passaporti d’oro costituiscono uno degli strumenti più utilizzati per raggirare le misure restrittive (congelamento dei beni e divieto di viaggio sul territorio UE) e sono ancora consentiti a Malta, Bulgaria e Cipro. Ma il problema è più vasto e riguarda anche i cosiddetti visti d’oro, vale a dire la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno sotto pagamento in un Paese membro (tra cui l’Italia): la Commissione ha chiesto “forti controlli”, dopo aver sollevato “serie preoccupazioni riguardo ai regimi di cittadinanza e residenza degli investitori e ai rischi intrinseci che essi comportano”. Rischi messi ancora più in evidenza dall’aggressione russa in Ucraina, dal momento in cui “alcuni cittadini russi o bielorussi soggetti a sanzioni potrebbero aver acquisito la cittadinanza UE, o potrebbero avere accesso a viaggiare liberamente nello spazio Schengen”, sottolinea l’esecutivo comunitario.

    “Chiediamo agli Stati membri di controllare chi sono i beneficiari di questi programmi e di incrociarli con la lista dei sanzionati“, ha specificato il portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, nel corso del punto quotidiano con la stampa di Bruxelles. La raccomandazione è quella di valutare se i passaporti o i visti d’oro concessi da un Paese membro UE a cittadini russi o bielorussi debbano essere ritirati, “a seguito di una valutazione individuale e nel rispetto del principio di proporzionalità, dei diritti fondamentali e del diritto nazionale degli Stati membri”. Tra le misure raccomandate, c’è anche il rifiuto del rinnovo o la sospensione dei programmi di permessi di soggiorno concessi nell’ambito del regime di residenza a tutti i cittadini russi e bielorussi. Entro la fine di maggio i Paesi membri interessati dovranno riferire sull’attuazione della raccomandazione, tenendo poi l’esecutivo comunitario costantemente informato.
    Nel caso dei passaporti d’oro, è stato messo in chiaro che “non sono compatibili a livello generale con il principio di “cooperazione sincera e di cittadinanza dell’UE” sancito dai Trattati. Nel 2020 la Commissione ha aperto due procedure d’infrazione contro Malta e Cipro, mentre la Bulgaria ha annunciato di essere pronta ad abolirlo. “I valori europei non sono in vendita”, ha attaccato il commissario per la Giustizia, Didier Reynders, sottolineando che la vendita della cittadinanza attraverso i passaporti d’oro è “illegale secondo il diritto dell’UE e pone seri rischi alla nostra sicurezza”, dal momento in cui “apre la porta alla corruzione, al riciclaggio di denaro e all’evasione fiscale“. A fargli eco la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson: “Di fronte alla guerra, dobbiamo assicurare che i russi e i bielorussi sotto sanzioni e quelli che sostengono la guerra di aggressione di Putin non possano comprarsi l’ingresso nell’UE”, senza dimenticare che “il diritto di viaggiare liberamente all’interno dell’area Schengen è uno dei nostri più grandi beni e abbiamo bisogno di controlli forti perché questo diritto non venga abusato”.

    In una raccomandazione, la Commissione UE ha esortato i Ventisette ad abolire i programmi di cittadinanza in cambio di denaro, per non indebolire le sanzioni contro gli oligarchi russi: “Aprono le porte a corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale”

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    Unione Europea e Giappone verso un memorandum di cooperazione sull’idrogeno

    Bruxelles – Entro fine anno l’Unione Europea è intenzionata a finalizzare con il Giappone un memorandum di cooperazione sull’idrogeno, per aumentarne lo sviluppo su larga scala. E’ quanto emerso da un incontro a Bruxelles tra la commissaria per l’Energia Kadri Simson e il ministro giapponese dell’Economia, del commercio e dell’industria Koichi Hagiuda, che si sono impegnati a “lavorare a stretto contatto per affrontare le attuali sfide sui mercati energetici mondiali”, compresa la guerra di Russia in Ucraina.
    Entrambi hanno sottolineato l’importanza della transizione verso l’energia verde e l’ambizione comune di essere climaticamente neutrali entro il 2050, ma rafforzare la cooperazione con il governo giapponese è sopratutto un ulteriore passo che l’UE fa nella diversificazione dei propri fornitori di risorse energetiche per affrancarsi dalla dipendenza da Mosca. La commissaria Simson ha spiegato che l’UE conta sul Giappone “come alleato nei nostri sforzi per stabilizzare i mercati del gas e del petrolio e aiutare l’Europa a porre fine alla sua dipendenza dai combustibili fossili russi”. Proprio nelle scorse settimane il Giappone, su richiesta di Washington e Bruxelles, ha deciso di dirottare alcuni carichi di gas naturale liquefatto (GNL), con spedizioni extra che hanno iniziato ad arrivare già questo prossimo.
    Oggi il presente è nel gas e nel gnl, ma guardando al domani il futuro è rinnovabile. “Speriamo di concordare presto un Memorandum di cooperazione sull’idrogeno ed espandere la nostra collaborazione su questioni come l’eolico offshore, le reti elettriche e le emissioni di metano“, ha aggiunto la commissaria.

    La collaborazione su eolico offshore, reti elettriche e le emissioni di metano al centro dei colloqui tra la commissaria Kadri Simson e il ministro giapponese dell’Economia Koichi Hagiuda, che si sono impegnati a “lavorare a stretto contatto per affrontare le attuali sfide sui mercati energetici mondiali”, compresa la guerra in Ucraina