(di Norberto Vitale)
(ANSA) – CAIRANO (AVELLINO), 15 APR – “Leonetti chi”? I 275
abitanti di Cairano – Irpinia d’Oriente, borgo arroccato su una
rupe a quasi ottocento metri d’altezza – questo candidato
sindaco ‘Leonetti Francesco’, che si propone di governare il
Comune per i prossimi cinque anni, non l’hanno mai visto nè
sentito. Stesso discorso per gli altri due aspiranti primi
cittadini, Simone Fiume e Gennaro Marchesano, atterrati soltanto
virtualmente su quest’angolo della provincia di Avellino,
considerato un modello di sostenibilità a livello nazionale.
Fiume è alla testa della lista “L’Altra Italia”; Marchesano
“La mia Città”, mentre Leonetti punta su un più convincente
“Uniti si Vince”. Ma ad essere uniti sono soprattutto loro, che
– dicono in paese – “non si preoccupano del benessere di
Cairano, ma del proprio”. Il riferimento è ai trenta giorni di
permesso retribuito che una legge del 1981 configura come
“aspettativa speciale” per tutta la durata della campagna
elettorale. Una legge pensata in particolare per consentire agli
appartenenti delle forze dell’ordine di esercitare il diritto
costituzionale all’attività politica.
Secondo le “indagini” di Luigi D’Angelis, sindaco uscente,
Leonetti, Fiume e Marchesano e i trenta candidati consiglieri
che li accompagnano, dieci per ogni lista, in perfetto
equilibrio di genere, sarebbero appartenenti a diverse forze di
polizia e alla polizia penitenziaria provenienti da Napoli,
Caserta, dalla Puglia e persino dalla Sicilia.
Le liste da loro presentate sono formalmente corrette,
nessuna sbavatura burocratica o possibilità di contestazioni.
Inoltre, non essendo contemplato nei comuni con meno di
cinquemila abitanti l’obbligo di raccogliere le firme per
depositare le liste, il gioco è ancor più facile.
Ma D’Angelis, che dopo tre mandati consecutivi si presenta
come consigliere della lista “Democrazia e Sviluppo” a sostegno
della candidata sindaco Maria Antonietta Russo, opposta a
“Costruiamo il Futuro” guidata da Giuseppe Frieri, non ci sta e
chiede interventi legislativi per modificare una legge che
produce simili storture. (ANSA).
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