Un piano triennale, e non più annuale, per le quote di stranieri da far entrare in Italia con permesso di lavoro. La stretta su trafficanti e scafisti con l’innalzamento delle pene e l’introduzione di un nuovo specifico reato che punisce chi promuove i viaggi della disperazione che si trasformano in tragedie come quella di Cutro, un “reato universale” perseguito anche se il naufragio avviene in acque internazionali. E poi la compressione della protezione speciale, con un parziale ritorno ai decreti Salvini. Questo prevede il decreto legge di 12 articoli con le “Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare” approvato dal Consiglio dei ministri e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
– DECRETO FLUSSI E PERMESSI TRIENNALI – Si sta facendo strada nel governo la necessità di un intervento complessivo in materia di immigrazione. Da ultimo si registra l’apertura del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano a mettere mano alla Bossi-Fini, diventata a forza di modifiche una “legge-arlecchino”. Intanto secondo il testo approvato il 9 marzo, viene fissata la cornice per il decreto flussi, che stabilisce quanti stranieri possono entrare per motivi di lavoro: diventa triennale, e quello per il 2023-2025 sarà definito con una delibera del Consiglio dei ministri poi trasmessa al parlamento. “Al fine di prevenire l’immigrazione irregolare”, le quote di ingresso saranno riservate “in via preferenziale” ai lavoratori di Stati che, “anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari”. “Qualora se ne ravvisi l’opportunità, ulteriori decreti possono essere adottati durante il triennio”.
E’ anche previsto l’ingresso per chi completa corsi di formazione professionale riconosciuti, tramite una richiesta “corredata dalla conferma della disponibilità ad assumere da parte del datore di lavoro”. Viene poi esteso il permesso di soggiorno per lavoro, che ora sarà triennale.
– PENE PER TRAFFICANTI E SCAFISTI – Il decreto punta a contrastare i traffici di essere umani anche con la leva penale. Per chi “promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato”: finora la reclusione era da 1 a 5 anni ora sarà da 2 a 6 anni. E’ stato poi introdotto il nuovo reato, “Morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”, che punisce con la reclusione da venti a trent’anni chi organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri “se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone”. Se il viaggio è finalizzato all’ingresso in Italia sarà punito anche se il naufragio avviene fuori dall’acque italiane, in questo caso saranno determinanti le testimonianze dei sopravvissuti sui motivi del viaggio.
– STRETTA SULLA PROTEZIONE SPECIALE – Il provvedimento riporta poi parzialmente in vita la stretta sulle forme di protezione. Uno dei decreti sicurezza del 2018 aveva abolito la protezione umanitaria sostituendola con la protezione speciale limitata a casi circoscritti, come malattia o calamità nei Paesi d’origine. Nel 2020 le maglie erano state nuovamente allargate, ma ora il decreto le restringe, escludendo i casi in cui il permesso viene concesso in ragione dei legami familiari e sociali, a quelle persone che sono in Italia da molti anni e si sono integrate.
– CENTRI DI ACCOGLIENZA E PER I RIMPATRI – C’è, infine il potenziamento della rete dei Centri di permanenza per i rimpatri. La realizzazione di queste strutture si può fare anche in deroga alla legge, fatto salvo il rispetto del codice antimafia e dei vincoli europei. E si interviene poi sulla gestione dei centri per migranti: nel caso di gravi inadempimenti, il prefetto può nominare un commissario per assicurare il mantenimento dei posti in accoglienza.
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