in

Meloni ha la febbre, non sarà alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza

Fra l’apertura di un’indagine su Andrea Delmastro e le scintille fra maggioranza e governo sui crediti del superbonus, mancava solo la febbre a complicare la giornata di Giorgia Meloni.

I sintomi per cui ha annullato tutti gli impegni di lunedì e martedì sono ricomparsi, costringendola a presiedere da casa il Consiglio dei ministri, ad annullare l’incontro di venerdì con Roberta Metsola, la partecipazione alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza e ogni altro impegno, nei giorni in cui è a Roma anche Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese. “Una brutta influenza”, la definisce chi le ha parlato in una delle decine di telefonate avute dalla premier per gestire i vari fronti aperti.

Il primo si è aperto alla vigilia del Consiglio dei ministri, quando nel governo ha preso forma la decisione di intervenire con un decreto legge per impedire agli enti locali di acquistare i crediti fiscali incagliati del superbonus. Diverso l’orientamento di una parte della maggioranza, in particolare Forza Italia, che ha rilanciato le preoccupazioni dell’Ance e prima del Cdm ha avuto una riunione interna, prendendo atto che alla fine non si può agire altrimenti. Meloni a novembre denunciava “un buco da 38 miliardi” generato dal superbonus, anticipando la stretta sui bonus edilizi. Il timore dell’impatto negativo sui conti pubblici ha portato a un nuovo intervento urgente la premier e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha citato la reprimenda di Mario Draghi a luglio contro chi ha disegnato i meccanismi di cessione.

Alla fine il decreto legge è passato all’unanimità, senza discussioni, assicurano i presenti, ma con la condivisione del “timore dell’effetto sui conti dello Stato di 110 miliardi di debito”. Una scelta difficile ma inevitabile, per dirla con un ministro. Una direzione ben diversa da quella di alcune proposte presentate, anche nei giorni scorsi, dalla maggioranza. Anche su questo fronte, così come sulle concessioni balneari, si registra la difficoltà di far convivere le pulsioni della coalizione in Parlamento con la realpolitik del governo, nel rapporto con conti pubblici e vincoli comunitari. Resta incandescente il fronte giustizia. All’indomani del giubilo della maggioranza per l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel Ruby ter, è arrivata l’apertura dell’indagine su Delmastro per la rivelazione delle informazioni su Alfredo Cospito. C’era la possibilità che fosse sentito solo come persona informata dei fatti, invece in Procura nei prossimi giorni si dovrà presentare con un avvocato. Non un fulmine a ciel sereno, dicono da FdI: il sottosegretario alla Giustizia è tranquillo, ha fiducia nei magistrati, non ha intenzione di dimettersi, né gli è stato chiesto, assicurano. Altre fonti di maggioranza raccontano di scintille fra lo stesso Delmastro e il sottosegretario Alfredo Mantovano. “L’iscrizione nel registro degli indagati non è una condanna – ha detto in serata Mantovano – e non c’è nulla di diverso rispetto a quanto già detto dal presidente del Consiglio”.

Ossia, le parole della premier il 7 febbraio, “non c’è bisogno delle dimissioni”. Per il governo, insomma, fanno fede le parole del guardasigilli Carlo Nordio. Per FdI, come ha chiarito la ministra Daniela Santanchè, non è all’ordine del giorno neanche la commissione d’inchiesta sull’uso politico della magistratura, rilanciata da FI. Un’idea che “nasce addirittura nella scorsa legislatura firmata da tutti i partiti maggioranza e opposizione”, ha sottolineato la capogruppo azzurra al Senato, Licia Ronzulli. “È importante ma non è la priorità – la puntualizzazione del vicepremier Antonio Tajani -. La prima cosa da fare è la riforma della giustizia”. Anche in FI si continua a intravedere un’anima di lotta e una di governo. 


Source: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/politica_rss.xml

Primarie Pd, cosa unisce e cosa divide i 4 candidati

Alessandra Costante eletta nuova segretaria della Fnsi