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Lunedì la squadra di governo completa, per ora solo 25% ministre

 Dal Consiglio dei ministri di lunedì, in cui si dovrebbe chiudere la squadra di governo con la nomina di viceministri e sottosegretari, emergerà la quota definitiva di donne presenti nel primo esecutivo italiano guidato proprio da una donna.
    Il governo di Giorgia Meloni, il 65° in 19 legislature di storia repubblicana, ha però nel frattempo “solo” il 25% di presenza femminile a capo dei ministeri. Era dal 2008 che la percentuale non si assottigliava tanto: quell’anno Monti aveva schierate accanto a sé soltanto 3 donne su 18 ministri.
    Dalla nascita della Repubblica è stato necessario aspettare 30 governi monogenere – e quasi 30 anni – per avere la prima ministra: Tina Anselmi, titolare del Lavoro del governo Andreotti III dal ’76 al ’78, poi per due mandati alla Salute. Dal 1994 a oggi la percentuale di esponenti femminili nei governi è aumentata, con andamenti alterni. Il primo governo Berlusconi, nel 1994 appunto, aveva una quota femminile pari al 4% con una sola ministra: la leccese Adriana Poli Bortone all’Agricoltura. La prima volta alla Farnesina per una donna è nel 1995 con il governo Dini: è Susanna Agnelli, già a lungo sottosegretaria sempre agli Esteri, sola titolare donna di un dicastero in quell’esecutivo. Consideriamo nel computo anche gli avvicendamenti ai ministeri ma non gli interim ai premier. Il primo governo Prodi, nel ’96, ha tre ministre (13,6%). Due anni dopo, con Massimo D’Alema, si supera per la prima volta il 20% (21,4%), che diventa 24% nel D’Alema II. Il “declino” ricomincia nel 2000 con il secondo governo guidato da Giuliano Amato: 26 ministri in tutto, di cui 4 donne (15,3%). Con il ritorno di Berlusconi a palazzo Chigi, su 30 componenti di governo, le donne sono solo 2, ovvero il 6,6%. Il Berlusconi III vede la percentuale di ministre aumentare: in realtà sono sempre due, ancora una volta Stefania Prestigiacomo e Letizia Moratti, ma il numero totale di ministri scende a 23. Quando invece è Romano Prodi a tornare a palazzo Chigi nel 2006 la percentuale di ministre sale al 25%. Il successivo Berlusconi IV (ovvero l’unica altra esperienza di governo di Giorgia Meloni, allora ministra della Gioventù) conta 6 donne (21,4%). Battuta d’arresto con Mario Monti: il suo governo ha solo 3 ministre su 18 componenti: il 16,6%. Il governo Letta, dal 15 marzo 2013, vanta 7 ministre su 21 componenti (33,3%) ma il record relativo, mai più ripetuto, lo raggiunge l’esecutivo di Matteo Renzi nel 2014: sono sempre 7 le donne, ma su 20 componenti dell’esecutivo per una percentuale del 35%. Il suo successore, Paolo Gentiloni, frena: le ministre sono 5 e la percentuale scende al 27,7%, mentre il primo governo di Giuseppe Conte nel 2018 rialza la percentuale al 30% con 6 donne su 20 ministri. Fa ancora meglio il Conte II con 8 donne su 23 componenti del governo (34,7%), stessa percentuale e stessi numeri registrati nell’esecutivo appena terminato, guidato da Mario Draghi. Il neonato governo Meloni, pur avendo il primato della prima presidente del Consiglio donna, conta solo 6 donne su 24 componenti, per una percentuale che scende al 24%. Domani vedremo se questa quota si allargherà con l’arrivo significativo di viceministre e sottosegretarie.
   


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