Elon Musk si ritira dalla guerra in Ucraina. L’uomo più ricco del mondo ha annunciato di non essere più in grado di sostenere i costi della cruciale rete di comunicazione garantita dai 20mila terminali satellitari Starlink donati al governo di Kiev dall’inizio dell’invasione da parte della Russia e rivela di aver chiesto al Pentagono di farsene carico.
Ennesimo coup de theatre del patron di Tesla, che una settimana fa aveva proposto su Twitter il suo piano per risolvere la guerra, o mossa dettata da vere esigenze economiche anche in vista dell’acquisto di Twitter, la decisione di Musk è destinata comunque a pesare in modo significativo sulla popolazione ucraina ma soprattutto sulle forze armate che usavano i satelliti per comunicare da una parte all’altra del Paese.
Solo a luglio il comandante generale dell’esercito ucraino, il generale Valerii Zaluzhniy, aveva chiesto a Musk altri 8.000 terminali Starlink, diventati una fonte vitale di informazioni per le truppe di Kiev, perché gli consentono di combattere e restare collegate anche quando i network per i cellulari ed internet sono in blackout a causa degli attacchi di Mosca.
Per l’imprenditore miliardario, però, non si può più andare avanti. Secondo quanto ha fatto sapere, la sua SpaceX ha speso 80 milioni di dollari finora, ma i costi potrebbero superare i 120 milioni entro fine anno e i 400 nei successivi 12 mesi. “Non siamo nella posizione di donare altri terminali all’Ucraina o di finanziare i terminali esistenti per un periodo di tempo indefinito”, ha comunicato il patron di Tesla nella sua lettera al Pentagono al quale ha chiesto di coprire i costi per il resto dell’anno sottolineando che alcuni Paesi alleati degli Stati Uniti hanno già contribuito a finanziare la rete satellitare. Un alto funzionario della Difesa Usa ha confermato al Washington Post la richiesta di Musk non nascondendo una certa irritazione del Pentagono per il comportamento dell’eccentrico miliardario.
“Prima fa balenare davanti a milioni di persone una speranza e poi ci presenta il conto per un sistema che nessuno gli ha chiesto ma dal quale ormai dipendono in così tanti”, ha commentato il funzionario definendolo un atteggiamento “tipico” di Musk.
Musk non è nuovo a questi colpi di testa e poche ore dopo aver rivelato la sua decisione era già su Twitter che rispondeva con sarcasmo a chi gli ricordava che solo qualche giorno fa l’ambasciatore ucraino in Germania lo aveva mandato letteralmente “a quel Paese”. “Stiamo seguendo la sua raccomandazione”, ha risposto il patron di Tesla. Il diplomatico aveva reagito con rabbia alla proposta di pace del miliardario che prevedeva, tra gli altri punti, la riproposizione dei referendum farsa con i quali la Russia ha annesso parte del territorio ucraino. Un piano controverso che, secondo una rivelazione del politologo Ian Bremmer poi smentita dallo stesso Musk, il miliardario avrebbe concordato con il presidente Vladimir Putin in una telefonata.
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