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Lavrov accusa l'Occidente, Cina frena e chiede dialogo

La Cina continua sulla linea del pragmatismo rispetto alla guerra in Ucraina e, dal palco delle Nazioni Unite, rivolge un appello a Mosca e Kiev ad evitare che il conflitto si allarghi e a riprendere il prima possibile il dialogo, mentre il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov attacca a testa bassa l’Occidente: accusando gli Stati Uniti di essere una “dittatura” e l’Unione europea di essere un regime autoritario che interferisce nelle questione interni di altri Paesi, come le elezioni in Italia.

“Chiediamo alle parti in guerra in Ucraina di evitare che il conflitto si allarghi e di proteggere i legittimi diritti e gli interessi dei Paesi in via di sviluppo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi nel suo intervento a New York, ribadendo la necessità di avviare al più presto “colloqui di pace equi e pragmatici”. La Cina “sostiene ogni sforzo per arrivare a una soluzione pacifica”, ha sottolineato il rappresentante di Pechino invitando a riprendere il dialogo. “La priorità è la sicurezza di entrambe le parti coinvolte”, ha insistito Wang che a margine dell’Assemblea generale dell’Onu ha avuto un colloquio – per la prima volta dall’invasione del 24 febbraio – con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.

Un incontro significativo per il rappresentante di un Paese che fino a qualche tempo fa era il più stretto alleato di Vladimir Putin, e che aveva fatto temere a Washington una sua discesa in campo con l’invio di armi alle forze russe in Ucraina. Ma, dal vertice di Samarcanda, Pechino ha cominciato a prendere le distanze dal Cremlino.

Di tutt’altro tono l’intervento di Serghiei Lavrov che all’Onu ha sfoderato tutti i classici della retorica di Mosca. “La russofobia dell’Occidente è senza precedenti“, ha attaccato bollandola come “grottesca”. “Invece del dialogo dobbiamo affrontare la disinformazione e le bugie dell’Occidente che minano la fiducia nelle leggi e nelle istituzioni internazionali”, ha aggiunto lasciando intendere che la Russia continuerà dritta per la sua strada a partire dai referendum per l’annessione che si stanno svolgendo nei territori ucraini.

 “Sono basati su una richiesta del governo locale, le condizioni sono state pubblicate e la Russia rispetterà l’espressione della volontà del popolo di quei territori, che da lungo tempo soffre gli abusi del regime nazista”, ha ribadito nella conferenza stampa finale con l’ennesimo affondo al governo di Kiev. Persino sulla minaccia nucleare il ministro russo ha sostenuto che sia stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a parlarne per primo, “molto prima dell’inizio dell’operazione militare speciale”. “Nessuno ricorda che a gennaio Zelensky disse che era stato un grave errore per l’Ucraina rinunciare alle armi nucleari quando l’Unione Sovietica si stava sciogliendo”, ha dichiarato alla stampa a margine dell’Assemblea.

Infine l’attacco agli Stati Uniti e all’Europa, con Bruxelles che da una parte è “soggiogata dalla dittatura” di Washington, dall’altra è essa stessa “un’entità dittatoriale”. In particolare il ministro russo si riferiva alle dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sulle elezioni in Italia. “Sta a loro rispondere ma non ricordo minacce del genere da altri leader dell’Ue”, ha accusato Lavrov. “L’Unione europea sta diventando un’entità dittatoriale”.
   


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