Il Regno Unito è tornato oggi a un primo giorno di normalità, dopo le quasi due settimane del lungo addio alla regina Elisabetta – sovrana di una vita spirata 96enne l’8 settembre – culminate ieri nei solenni funerali di Stato di Londra e nella sepoltura a Windsor in un lunedì concesso dal governo come non lavorativo.
La riapertura generale è segnata ancora da manifestazioni di omaggio in alcuni locali pubblici e qua e là per strada. Ma l’ordinarietà ha ripreso per lo più a prevalere. Mentre fra gli osservatori di cose reali ci s’interroga sul futuro del regno di Carlo III, apparso ieri commosso, quanto a tratti turbato o assorto; e tanta gente comune riappare distaccata, o quanto meno costretta a guardare avanti da uno scenario di crisi, d’inflazione, di caro bollette che pesa sul futuro prossimo dell’isola come di altri paesi come effetto della guerra russo-ucraina e non solo.
I giornali comunque sono compatti, per oggi ancora, a riservare inni d’apertura a tutta pagina di saluto a Sua Maestà.
Il Telegraph evoca “l’ondata d’amore” alla sua memoria, espresso da larghi strati della popolazione a margine dello “splendore e della solennità” delle cerimonie di commiato di ieri davanti ai potenti della Terra. Il Times fa eco, descrivendo l’organizzazione come “impeccabile”. E anche il progressista Guardian s’inchina “al congedo finale” dalla regina, congedo che per il liberale I segna “La fine dell’era elisabettiana” bis.
Persino l’edizione britannica del solitamente paludato Financial Times è dominata dalle esequie reali: con un richiamo all’elogio al “raro spirito di servizio” di Elisabetta II, ripreso pari pari dal sermone di una delle ultime liturgie.
Lirici, o addirittura mistici, infine, i toni dei tabloid della stampa popolare: “Dio benedica la Regina, Dio salvi il Re”, titola il Sun; “Che la nostra Regina riposi in Dio”, intona il Daily Express; “Ci rivedremo”, conclude il filo-laburista Mirror.
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