L’esito delle elezioni presidenziali francesi per qualcuno sarà forse scontato, visto l’ampio margine di Emmanuel Macron su Marine Le Pen fotografato dai sondaggi, ma la politica italiana vive la vigilia del voto Oltralpe con una certa agitazione. Le diverse percentuali che otterranno i due contendenti per l’Eliseo rafforzeranno determinate istanze dei partiti all’interno delle coalizioni italiane, con riflessi anche sull’assetto della maggioranza di governo.
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, diversamente dai colleghi tedesco, spagnolo e portoghese – che hanno fatto un endorsemente per Macron – ha mantenuto uno stretto riserbo, stando lontano dagli umori della maggioranza trasversale che lo sostiene. Dopo il primo turno, infatti, se il segretario del Pd Enrico Letta o il leader di Iv Matteo Renzi hanno plaudito alla “pole position” di Macron, Matteo Salvini si è complimentato con Le Pen. Certamente l’attuale inquilino dell’Eliseo è in questo momento il partner più forte di Draghi in Europa e – hanno osservato i commentatori – la sua conferma renderebbe più semplice per il premier italiano portare avanti in Europa alcune istanze fondamentali, a partire dal tetto europeo per il prezzo del gas, fino al debito comune per alcuni investimenti europei.
Se nel centrodestra la faglia è stata meno clamorosa, nel centrosinistra il chiarimento di Giuseppe Conte venerdì sulla sua iniziale equidistanza tra Macron e Le Pen ha calmato le acque. Letta, pur senza polemizzare, ha ribadito di “tifare” per Macron: “Se vincesse Le Pen – ha detto – finirebbe l’Europa, Putin avrebbe vinto e le forze di destra populiste e antieuropee nel nostro Paese avrebbero una spinta unica e fondamentale”.
Forse per prendere ulteriormente le distanze dall’iniziale posizione di Conte, Letta ha detto ancora: “Io penso che le elezioni di domani siano un referendum sull’Ue, da una parte c’è chi la vuol distruggere e chi ha ascoltato Putin, cioè la Le Pen, dall’altra chi vuole una Europa più forte e difende il popolo dell’Ucraina. Noi speriamo che vinca Macron”. Intanto, dentro il Pd, l’area riformista, a cui ha dato voce Andrea Marcucci, insiste per evitare l’alleanza con M5s, in sintonia con il leader di Azione Carlo Calenda.
Dentro al Movimento, tuttavia, l’ala che fa riferimento a Luigi Di Maio, è “macroniana” per i motivi detti da Letta, come ricorda Sergio Battelli, presidente della Commissione della Camera per le Politiche Ue. “In questo momento – ha chiosato il ministro degli Esteri – se vogliamo una Ue forte e che sia in grado di istituire il tetto al costo del gas, che è una battaglia importantissima, è chiaro che a noi serve più europeismo e il sovranismo tende a chiudere gli Stati e a distruggere l’Ue e la Nato”.
Nel centrodestra se Salvini si è complimentato con Le Pen, tutta Fi spera in un successo di Macron, definito da Silvio Berlusconi “un europeista, un moderato, un uomo che guarda l’Occidente”. Tra gli azzurri si teme che, qualora la forbice tra Macron e Le Pen si restringesse sotto i 10 punti, con la seconda in grado di sfondare parzialmente al centro, Salvini possa essere tentato da una operazione analoga in Italia, con riflessi anche sulla stabilità della maggioranza e dell’esecutivo Draghi. La leader di FdI Giorgia Meloni, invece, nei giorni scorsi ha ribadito di condividere molte delle battaglie della Le Pen , chiosando: “Se arriva al ballottaggio con Macron e il risultato è meno scontato dell’ultima volta vuol dire che le posizioni di Le Pen hanno un consenso in Francia e io ho grande rispetto della democrazia, a differenza di altri”.
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