Si è avviato il primo voto per l’elezione del presidente della Repubblica. Non c’è accordo tra le forze politiche che almeno oggi hanno avviato un dialogo, come conferma una nota congiunta Lega-Pd al termine dell’incontro tra Salvini e Letta. Attivissimo infatti è proprio Matteo Salvini che sta incontrando i leader dei partiti senza soluzione di continuità. C’è il massimo riserbo sui risultati di questi colloqui ma tutti danno per scontato che bisognerà arrivare almeno alla quarta votazione – quando il quorum scenderà alla maggioranza asoluta – per immaginare un esito positivo. I protagonisti dei due schieramenti sono impegnati in un tourbillion di colloqui che segnalano la volontà di lasciarsi alle spalle il muro contro muro.
“Sto lavorando perché nelle prossime ore il centrodestra unito offra non una ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi, che gli italiani non meritano in un momento così delicato dal punto di vista economico e sociale”, ha detto in serata Salvini.
Nell’Aula di Montecitorio la prima votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali per eleggere il presidente della Repubblica. Al banco della presidenza i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati. Prima dell’inizio della chiama Fico ha spiegato le modalità di voto. Il primo ad essere chiamato a votare è stato Umberto Bossi. Ogni grande elettore ha disinfettato le mani prima di ricevere la scheda, vota e quindi la depone nell’Insalatiera, l’urna in vimini e oro rivestita di raso verde che le contiene.
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Transatlantico pieno alla Camera per il primo scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica, come non si vedeva da molto tempo. A popolare l’ampio spazio davanti l’ingresso dell’aula non solo i grandi elettori, ma anche numerosi giornalisti. I deputati questori stanno controllando, assieme ai commessi, che tutto si svolga secondo i piani. Le grandi porte finestre che danno sul cortile sono tenute spalancate per favorire il cambio d’aria.
“Il voto è segreto, non lo direi mai a nessuno cosa ho votato“, ha detto la senatrice a vita Liliana Segre in Transatlantico a Montecitorio dopo aver votato. Segre ha votato tra i primi, assieme agli altri senatori a vita, e una volta uscita dall’Aula si è fermata su un divanetto del Transatlantico, dove è stata salutata da molti grandi elettori, alcuni dei quali hanno voluto farsi un selfie con lei. Ai cronisti che l’anno interpellata sul voto ha detto “di sentire molto la responsabilità di questo scelta”, ma di non voler rivelare il proprio voto: “non l’ho deto a nessuno, non potrei dirlo a lei” ha risposto al cronista.
“Noi di +Europa e Azione abbiamo deciso di votare fin dal primo scrutinio la ministra Marta Cartabia. Non parteciperemo al rito della scheda bianca che è semplicemente un tatticismo per coprire il fatto che i grandi partiti non hanno ancora trovato un accordo. Dopo tanto blaterare di donne, una donna competente c’è e noi la votiamo convintamente da subito”. Lo dichiara la senatrice di Più Europa, Emma Bonino entrando a Montecitorio. “L’elezione del Presidente della Repubblica non è un gioco: è una cosa seria. Noi riteniamo che la Cartabia abbia un curriculum adeguato e grande esperienza in uno dei settori più disastrati del nostro paese, ovvero la giustizia. Spero che i nostri colleghi grandi elettori non si prestino alla scheda bianca ma votino anche loro la Cartabia”, conclude Bonino.
E la Cei lancia un appello al Parlamento affinché ascolti, nelle elezioni per il Quirinale, “il desiderio di unità” che arriva dal Paese. “L’ascolto della realtà non è disincanto o esercizio astratto, ma è un dovere che interpella direttamente anche le responsabilità della politica”. Oggi “iniziano le votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica. Il Parlamento in seduta comune saprà cogliere il desiderio di unità espresso dal Paese? Non possiamo che auspicarlo nell’interesse generale”, ha detto il cardinale presidente Gualtiero Bassetti introducendo i lavori del Consiglio episcopale permanente.
Dopo i tanti nomi annunciati nei giorni scorsi i partiti scelgono di votare scheda bianca in questa giornata che ha visto il primo grande elettore positivo arrivare in ambulanza nel drive in allestito nel cortile di Montecitorio. Solo Fratelli d’Italia si è espressa annunciando che voterà l’ex magistrato Carlo Nordio. Ma alla prima votazione FdI voterà scheda bianca. Salvini in mattinata ha visto il premier Mario Draghi per un colloquio che doveva restare riservato. “No comment” sui contenuti sia da fonti di palazzo Chigi che della Lega. Il premier ha anche avuto in giornata un colloquio, a quanto si apprende, con il segretario del Pd, Enrico Letta. Sia da Palazzo Chigi che dal Nazareno, anche in questo caso, si risponde con un “no comment” alla notizia.
Sempre Salvini si è consultato con il segretario del Pd Enrico Letta e l’incontro è stato particolarmente importante per l’inizio di un percorso comune tra i due schieramenti che fino ad oggi si sono osservati in cagnesco dalle due sponde del fiume. A segnalare come qualcosa sia cambiato è il Pd. Il Nazareno infatti ha confermato che esiste “un’apertura di dialogo vero con il centrodestra e la volontà di preservare Andrea Riccardi come profilo ideale” di candidato alla presidenza della Repubblica. Ma sembra, ad oggi, essere un candidato di bandiera. Per chiudere il cerchio Salvini ha visto anche Giuseppe Conte, il leader dei Cinque stelle che, è bene ricordare, rappresenta il più robusto gruppo parlamentare in questa elezione. Ancora alle prese con il dopo-Berlusconi Forza Italia sembra in attesa delle determinazioni altrui. Antonio Tajani si è limitato a confermare che per gli azzurri Mario Draghi deve restare a palazzo Chigi.
“La Lega voterà scheda bianca” è stata appunto l’indicazione emersa durante la riunione con Matteo Salvini alla Camera. “Confermeremo di essere seri e responsabili” ha detto il leader del partito.
Draghi al Quirinale “è una delle ipotesi in campo ma sta in piedi solo in un quadro di accordo politico. L’elezione del presidente della Repubblica non può essere un gesto di risulta tecnocratica ma è una scelta politica e prevede un accordo sul governo del dopo. Draghi è una ipotesi in campo, non è la sola”. Lo dice Matteo Renzi parlando con i cronisti in Transatlantico e spiegando di non aver incontrato il premier. “Ci sono soluzioni diverse, Draghi ha sempre detto di essere un nonno a disposizione delle istituzioni, penso che gli si debba dire grazie per quello che ha fatto, che sta facendo e che farà”.
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