Si svolge nel segno di Mario Draghi l’elezione del tredicesimo presidente della Repubblica. Una carriera da civil servant al ministero del Tesoro, la guida di Banca d’Italia in anni complicati, poi lo storico ‘Whatever it takes’ pronunciato da presidente della Banca centrale europea, per salvare l’euro dalla crisi del debito sovrano.
Già nel 2015 si fa il suo nome per la successione a Giorgio Napolitano. Lui, da Francoforte, si sfila: “Non voglio essere un politico”.
Quando lascia la Bce, nel 2019, glielo domandano di nuovo: andrà al Quirinale? “Chiedete a mia moglie”, sorride. E sembra quasi un’apertura. Arriva prima però la chiamata di Sergio Mattarella alla presidenza del Consiglio. La pandemia e l’instabilità politica complicano tutto, ma Draghi a inizio 2022 è ancora in cima ai papabili.
Chi nel passato cerca indizi o premonizioni, ricorda che il 13 maggio 1999 c’è Draghi al fianco di Carlo Azeglio Ciampi ad assistere in tv allo spoglio per il Quirinale: Ciampi viene eletto al primo scrutinio, il futuro di Draghi è di là da venire.
Romano, romanista, classe 1947, perde entrambi i genitori quando è ancora adolescente. Va a scuola dai gesuiti, si laurea alla Sapienza nel 1970 con il keynesiano Federico Caffè, poi il Mit di Boston.
Le sue idee sono ispirate al “liberalismo sociale”. La carriera di “Super Mario”, con una sola parentesi nel privato ai vertici di Goldman Sachs, annovera la direzione esecutiva della Banca Mondiale, la direzione generale del Tesoro negli anni ’90, la nomina a governatore di Bankitalia dopo le dimissioni di Antonio Fazio, la presidenza Bce negli anni della crisi finanziaria. A febbraio 2021 Draghi accetta di guidare un governo di unità nazionale: vaccini e ripresa economica, al centro del programma. Scrive il Recovery plan, presiede un G20 all’insegna del multilateralismo, insiste sul sovranismo europeo, a Greta assicura impegno per il clima. “Non è importante ciò che vuoi diventare ma quel che sei”, risponde ai ragazzi che lo interrogano sul futuro. Nel suo potrebbe esserci il Quirinale, Draghi non lo nega: “Io sono un nonno al servizio delle istituzioni”.
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